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Autore: Shatzy    15/05/2011    10 recensioni
“Lo sapevo che dovevo accompagnarti fin dentro casa, ieri”.
“Oh, non ti sei salvato nemmeno tu, fidati. Mio padre ha detto che devo smetterla di comportarmi come una primadonna, di trattarti come il mio cavalier servente e di farti fare tutto quello che voglio con la scusa del senso di colpa”.
[SPOILER 2x20][Klaine]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: la storia non è scritta a scopo di lucro, la canzone citata (ripresa anche nel titolo) è "Fairytale ending" di Brock Warbler Baker.

Note: Ambientata post 2x20 Prom Queen
Il problema è che non riesco più a staccarmi dal video che conteneva la canzone che dà il titolo a questa storia. Per questo motivo non ho nulla da dire, a parte che amo i Warblers fanboys <3 e Roby quando mi passa 'ste cosette che mi rovinano <3
Grazie alla mia Elisa per un betaggio al volo, finalmente <3 Che scappa a vedere Bones e mi dà in pasto video che mi deconcentrano, non dandomi il tempo di ringraziarla a dovere e in diretta.



Living in a fairytale ending



When the dark gets too dark Then
I will be your light

When the pain's too great Then
I will be your fight

When you're blind to love
Then I will be your sight, oh

I will be your knight in tattered armor



“Mio padre non ha preso bene la notizia”.
Blaine smise di curiosare tra i libri del suo ragazzo, voltandosi a fissarlo.
“Voleva venire a scuola domani per parlare con il preside Figgins, convocare il Consiglio e cose così, ma fortunatamente Carole è riuscita a calmarlo e a farlo ragionare” aggiunse Kurt, incrociando strette le braccia al petto e fissando gli occhi ben lontano dall’altro. “Sai, per evitare complicazioni con Finn”.
Attese con pazienza, poggiandosi alla scrivania, ma, quando si accorse che nessun’altra parola sarebbe uscita da quelle labbra, Blaine gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui sul letto. “Ascolta, Kurt, quello che è successo ieri sera-”
“Avevi ragione” sbottò l’altro, guardandolo finalmente negli occhi. “Su tutto quanto, d’accordo? Sono un ingenuo, e non dovevo attirare l’attenzione in quel modo, e… e la gente non cambierà mai. Non qui, non in Ohio, almeno” continuò, con un tono di voce a metà tra la rabbia e la frustrazione. “Hai vinto tu”.
E lo sapevano entrambi quanto gli facesse male ammettere quella sconfitta.
“No, Kurt, calmati” gli disse Blaine dolcemente, prendendogli le mani nelle sue e sciogliendo quell’abbraccio stretto in cui si era avvolto. “Non ho vinto nulla. Non ti devi scusare per come sei”.
“A quanto pare mio padre non la pensa come te. Strano” ammise con una punta di sarcasmo, ben ricordando il tradimento che aveva subito quando Blaine aveva dato ragione a Burt, sulla scelta del vestito per il ballo scolastico. Scelta che si era rivelata un umiliante disastro, ma che tuttavia non gli faceva accettare tanto facilmente di essere stato in torto.
“Tuo padre è solo preoccupato per te. Non rovinare la fortuna che hai con uno stupido litigio” provò l’altro, abbassando lo sguardo.
Kurt sospirò, stringendogli le mani. Blaine era in grado di fargli provare sentimenti così intensi da levargli il fiato, ma la cosa non era poi tanto emozionante se si trattava di senso di colpa. “Blaine, lo so che non hai un buon rapporto con tuo padre, e che non ha ancora accettato del tutto… questo” disse, facendo cenno verso le loro mani intrecciate. “E lo sai che hai tutto il mio appoggio, oltre a quello della mia famiglia, ma ti assicuro che ieri sera è stato terribile dopo che mio padre ha visto la corona. Più terribile di quando ha poggiato la sua birra sul mio nuovo numero di Vogue. Più terribile di quando mi ha chiesto se quiche lorraine fosse il nome di una casa di moda spagnola. Spagnola!”
“Si è arrabbiato così tanto?” chiese l’altro, bloccando la lista infinita di aneddoti che sarebbe potuta andare avanti per ore; era sinceramente preoccupato di come si erano evolute le cose la sera prima, dopo che aveva accompagnato Kurt a casa, ed anche un po’ curioso.
“Pensavo gli venisse un altro infarto. E il fatto che Finn fosse stato cacciato dal ballo per aver preso a pugni Jesse St. James non ha aiutato. Non che abbia da ridire sul suo comportamento, anzi, gliene siamo tutti grati. Ti ho mai detto che ho messo la stessa maglia per due giorni di seguito quando i Vocal Adrenaline ci avevano volutamente umiliato? No, perché è una delle cose di cui più mi vergogno nella mia intera vit-”
“Kurt” lo fermò, di nuovo, sorridendo e scuotendo la testa. “Tuo padre era solo preoccupato per te” ripeté.
“Lo so! Ma ha fatto preoccupare me così! E Carole! Dovevi vederla”.  
Blaine sorrise più apertamente, ormai iniziando a comprendere lo strano rapporto che legava i due Hummel. Discutevano perché erano preoccupati l’uno per l’altro. Il dubbio che fosse una cosa normale in una famiglia gli rimase. “Lo sapevo che dovevo accompagnarti fin dentro casa, ieri”.
“Oh, non ti sei salvato nemmeno tu, fidati. Ha detto che devo smetterla di comportarmi come una primadonna, di trattarti come il mio cavalier servente e di farti fare tutto quello che voglio con la scusa del senso di colpa” ammise Kurt, alzando gli occhi al soffito e lasciando andare un sospiro.
“Non mi fai sentire in colpa” precisò Blaine, piccato. “E non faccio tutto quello che vuoi. Non sempre, almeno. È che spesso sai essere convincente” commentò, facendo finalmente sorridere l’altro. E il primo sorriso di Kurt della giornata era importante.
Sfiorò la fronte con la sua, dandogli un piccolo bacio sulla guancia. Non pensava si potessero provare tutte quelle emozioni diverse in una stessa sera – paura, euforia, agitazione, impotenza, felicità – ma stare con Kurt gli faceva da sempre lo stesso effetto.
Quel ballo studentesco era stato a dir poco terribile, e non era certo di poterne affrontare un altro l’anno prossimo, o nel resto della sua vita.
Tuttavia, era impossibile trovare le parole per ringraziarlo per quello che aveva fatto per lui, per aver insistito così tanto nell’ottenere il loro riscatto. Era la cosa giusta da fare, Kurt aveva sempre avuto ragione: era lui il vero cavaliere nella loro storia. Sempre così forte e sicuro, anche con gli occhi arrossati, così pronto a rialzarsi velocemente, con o senza la mano di Blaine, così coraggioso e ingenuo al tempo stesso.
E non avrebbe mai voluto vederlo umiliato così, né vederlo piangere lacrime che non era riuscito ad impedire, ma che aveva solo potuto asciugare.
“Grazie” sussurrò all’improvviso Kurt, con gli occhi socchiusi e le labbra troppo vicine alle sue. Lo sapeva, Blaine, a cosa si riferiva. Lo ringraziava per essere rimasto con lui fino alla fine, per aver affrontato le sue paure, le loro, insieme, per essere fiero e orgoglioso di ciò che era e di ciò che avevano. Eppure, avrebbe voluto fare di più. Così tanto di più, per lui.
“Grazie a te” ricambiò sorridendo, allontanandosi di poco dal suo viso e accarezzandogli una guancia con la mano. “Ma tuo padre si sbaglia, non sono un granché come cavaliere senza macchia e senza paura, eh?”
Kurt sorrise di nuovo, stavolta più allegro e sincero. “Hai impedito che la tua reginetta venisse umiliata ancora per essere stata abbandonata dal re durante il ballo, è quello che un bravo cavaliere fa” precisò. Per non contare tutto il resto che hai già fatto, avrebbe voluto dirgli. Ma, in qualche modo, era certo che Blaine sapesse quanto gli fosse grato.  
“È stato un onore” scherzò l’altro. “Ma non ti ho mai considerato come una damigella in pericolo. L’unica cosa da cui potrei salvarti è da un attacco di panico se della salsa tartara ti finisse sulla camicia, e solo perché conosco ogni trucco per eliminare qualsiasi macchia. Hai idea di quanto sia difficile mantenere un’uniforme impeccabile? Alla Dalton si rischiano sospensioni per un solo bottone slacciato” spiegò con fare drammatico.
Si ritrovarono a ridere insieme, fino a quando Kurt non lo abbracciò forte, stringendosi al suo petto e posando la testa sulla sua spalla. Blaine gli accarezzò piano i capelli, senza dire una parola.
Non era stato facile, tutto quell’odio, quegli sguardi, quelle risate, quel silenzio teso e opprimente… Non era stato facile. Si erano sentiti mancare l’aria così come era mancata la loro accettazione.
L’indifferenza sarebbe stata molto, molto meglio. Almeno non avrebbe visto Kurt piangere in quel corridoio deserto, e non lo avrebbe sentito ora, tra le sue braccia, mentre sfogava la sua frustrazione e lasciava andare la tensione accumulata.
Lo sapeva che non andava tutto bene, nonostante le rassicurazioni che il ragazzo gli aveva scritto per tutta la notte; lo sapeva, altrimenti non sarebbe tornato da lui dopo appena otto ore da quando si erano lasciati, e con quattro ore scarse di sonno.
“Forse non avrei dovuto insistere, aveva ragione mio padre. Non voglio che ti senta a disagio, con me” Kurt gli aveva sussurrato appena tra le lacrime.
Blaine avrebbe voluto essere un cavaliere perfetto, senza la macchia dell’insicurezza di non essere abbastanza per Kurt, senza la paura di vederlo soffrire. Aveva voluto proteggerlo da tutto quanto fin dal primo giorno che lo aveva incontrato, percependo troppo bene quel cieco terrore che lui stesso aveva provato. E Kurt era ancora in tempo, lui poteva salvarsi. Avrebbe voluto tenerlo al sicuro accanto a sé, preservarlo da un mondo troppo cattivo e ingiusto, allontanarlo dalla violenza che poteva subire. Era per questo che perdeva le staffe ogni volta che vedeva quel Karofsky? Perché ricordava tutto quello che aveva subito - i lividi, il sangue, l’odore forte del disinfettante, la luce fredda dell’ospedale, i sorrisi falsi delle infermiere, sei gay, è normale che la tua vita sia miserabile - e lo proiettava su Kurt? Sul corpo di Kurt?
Doveva smetterla di pensarci o sarebbe impazzito.  
“No… Kurt, non era per me che avevo paura” chiarì, stringendolo inconsciamente ancora di più a sé. “Ehi, è stata una serata grandiosa, no? Il nostro ballo se lo ricorderanno per anni, non pensi?”
Eppure adesso l’unica cosa che poteva fare era abbracciarlo forte, sussurrargli dolcemente che quello che avevano loro era più prezioso di qualsiasi corona, che i loro sentimenti erano così puri che non potevano essere sbagliati, che quelle lacrime che scivolavano veloci sulle guance erano una colpa che il mondo avrebbe pagato, prima o poi. Poteva accarezzargli piano i capelli, ancora e ancora, baciargli la fronte, gli occhi, le labbra, poteva sentirlo calmarsi contro il suo petto mentre gli diceva che non sarebbe mai andato da nessuna parte.
“Oh be’, in effetti siamo stati molto meglio di una banale coppia etero. Che ci vuoi fare, siamo nati per stare sotto i riflettori” ridacchiò Kurt, seppur con una punta di amaro.
Era il suo principe azzurro da proteggere e rispettare, la persona per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avesse mai chiesto con quegli occhi profondi e delicati, per cui combattere i propri mostri e diventare più forte, per cui migliorarsi continuamente solo per stare al suo fianco, fiero e orgoglioso di quel magnifico ragazzo che aveva scelto proprio lui, e lui soltanto, e per cui era totalmente pazzo.
Sorrise di fronte a quegli occhi azzurri leggermente arrossati e a quelle labbra strette. Sorrise, incurante di quella tiara e quello scettro ricoperti di finti diamanti lanciati la sera prima sul pavimento, e che erano stati calciati in un angolo. Sorrise, baciandogli piano le labbra con una tenerezza che non pensava di avere.
Era sempre così, l’amore? Sentirsi un cavaliere per qualcuno che ti considera a sua volta il suo principe azzurro?
“E comunque la corona sta molto meglio a te che a Kate Middleton”.
È l’unica certezza che hai fin dalla prima frase di una fiaba – Scusa, posso farti una domanda? Sono nuovo –, no?
Per quanto impossibile sembri, il lieto fine arriva sempre.



Welcome, welcome, welcome
To happily ever after









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Ma qual è il problema? Il fandom è attivo, il numero di letture è altissimo e voi non siete pigri, perché noto altre storie con un numero alto di commenti. Quindi? Con che criterio si commenta qui? Come fa una nuova autrice a volersi inserire? Mi impegno tanto su ogni storia, esattamente come fa qualsiasi altra autrice penso, o almeno la maggior parte, ma se non vedo un consenso decente lascio perdere. Sono piena di idee e storie scritte per metà, ma ha senso concluderle? Se il problema sono le critiche, prego, sono qui per ascoltare. C’è qualcuno che effettivamente arriva alla fine delle mie storie o mi perdo tutti prima? XD Insomma, il fandom inglese è quanto di più adorabile e pazzo possa esistere, diamoci da fare anche noi, no? Io ci sto.
   
 
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