Era andato fino al reattore per vedere sua madre, dopo aver finito di leggere tutte quelle informazioni.
Fiumi e fiumi di parole erano entrate nella sua mente creando un vortice di confusione.
E lui, per la prima volta nella sua vita, si era sentito impotente e privo di forze.
Aveva trovato conferme su quello che Genesis gli aveva detto quando l'aveva visto l'ultima volta.
Prima della fine.
Prima dell'inizio di ogni cosa.
Si era portato una mano alla fronte, iniziando a ridere sommessamente.
Era in quel momento che l'aveva sentita la prima volta: una voce profonda e femminile.
Si era girato per vedere se qualcuno fosse entrato nella stanza senza che lui se ne accorgesse.
Una risatina e Sephiroth capì che quella che sentiva era una presenza chiusa dentro di lui.
« Chi sei? »
« Nessuno può comprendere ciò che provo. » aveva detto lui, voltandosi verso la porta per uscire.
A quelle parole si era fermato.
Un espressione sorpresa, come di un bambino che vede per la prima volta un regalo di Natale, aveva colto il suo viso sempre così freddo e nei suoi occhi così distaccati era spuntato un nuovo scintillio.
« Tu ... sei mia madre? »
« Aiutami figliolo caro! »
Aveva scosso la testa, cercando di scacciare tutte quelle voci insistenti.
Lui non capiva.
Lui non comprendeva.
Voleva solo essere lasciato in pace, libero di pensare a tutte le informazioni che aveva appreso in quel luogo chiuso.
« Stai zitto... » si era stretto le mani sulle orecchie iniziando a scuotere la testa, mentre quelle voci insistevano a tormentarlo, fino a sovrapporsi.
« Sephiroth ... ho bisogno di te! »
« Fa vedere a quei patetici umani il frutto delle loro ambizioni! Dimostra loro chi è veramente degno di vivere in questo mondo! »
« Sephiroth ... »
E questo mondo ci è stato portato via da loro. »
E una risata priva di gioia - la folle risata di una persona sopraffatta - aveva riempito il silenzio di quella grande sala.