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Autore: Claudia Ponto    16/05/2011    2 recensioni
[Le avventure di Jackie Chan]Strikemaster Ice, DJ Fist and MC Cobra scappano dalla prigione nella quale erano detenuti grazie all'intervento inaspettato di una giovane ragazzina. Una volta tornati a San Francisco, assistono al ritorno di Drago, il demone che aveva quasi conquistato il mondo e di cui loro erano i suoi seguaci, scoprendo che esso è profondamente legato con la ragazza che li ha liberati.Proveniente dal cartone animato Le avventure di Jackie chan. *ATTENZIONE: la storia ha il rating Verde, ma si avvisa la presenza di parole pesanti e parolaccie*
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 1: Libertà.
San Francisco era sempre stata considerata una città laboriosa, turisticamente interessante e soprattutto tranquilla per poterci vivere. Si trovava al dodicesimo posto tra le città più popolose degli Stati Uniti D’America, i turisti arrivavano a frotte per ammirare le sue meraviglie quali il Golden Gate Bridge, il Golden Gate Park o la Millenium Tower, oltre ad altre numerose meraviglie lì presenti.
 
Questo… prima che venisse quasi rasa al suolo.
 
Due anni fa, nel bel mezzo di una notte apparentemente tranquilla, la città era stata scossa da un evento talmente tremendo che tutto il mondo ne aveva risentito,  preannunciato da un terremoto il cui epicentro era stato registrato proprio a San Francisco, esattamente dov’era situato il Golden Gate Bridge.
Da lì in poi la situazione era andata peggiorando: il cielo si tinse di rosso sangue, immensi banchi di nuvole temporalesche sprigionavano fulmini a non finire, violenti tornado demolirono i solidi grattacieli come carta lasciando dietro di sé delle scie di macerie e morte, e da ogni parte orrende creature scheletriche simili a serpenti levitavano nell’aria sibilando minacciose, iniettando paura nel cuore della gente.
Quegli attimi di puro terrore avevano convinto la popolazione mondiale che la fine del mondo fosse giunta.
Ma come succede in ogni tragedia, la luce torna sempre a brillare riportando la pace.
 
Nessuno ha mai capito cosa sia successo esattamente quel giorno.
Nemmeno gli stessi abitanti di San Francisco.
Tranne però tre carcerati detenuti nella prigione di Stato che scontavano l’ergastolo anni per un grave crimine commesso contro l’umanità.
 
I tre giovani teppisti di stradase ne stavano in disparte in un angolo del cortile del carcere, disinteressati alle attività dell’ora d’aria concessa dalla struttura come lo sport o la palestra, tenendosi alla larga dagli altri detenuti con cui non tenevano alcuna conversazione.
Non avevano intenzione di fare conoscenza dei loro compagni di prigionia o di entrare a far parte delle bande rivali formatasi lì dentro, volevano restare da soli, a contemplare e odiare la loro prigionia che non avrebbe mai avuto fine.
<< Dude, odio questo posto. Questo buco non fa per me. >> Disse il più magro dei tre, passandosi una mano tra i folti capelli viola, pettinati in avanti in una chioma particolare.
<< Yo man, ultime notizie: la nostra “vacanza” durerà per tutta la nostra vita. >> Gli rispose il suo capo, un teenager di 19 anni biondo e dagli occhi verdi, con l’acne sulle guancie e il sopraciglio destro tagliato in un angolo.
<< Con la sbobba con cui ci avvelenano, facendola passare per cibo, forse usciremo prima… ma in una bara. >> Il terzo ragazzo, più muscoloso e grosso dei tre, dai capelli a spazzola neri e le folte basette, annuì in silenzio, osservando disgustato quello che sarebbe dovuto essere un sandwich.
Strike master Ice, il ragazzo biondo, diede uno sguardo al cielo nuvoloso che spariva oltre le alte mura di cemento della prigione le cui cime erano adornate da filo spinato attorcigliato su se stesso, costantemente controllato dalle guardie che come avvoltoi si tenevano pronti a piombare sui detenuti in caso di rivolta, i fucili carichi e pronti a sparare: ripensò al giorno in cui il mondo stava per cambiare radicalmente, così lontano ormai nel tempo, ma le cui emozioni e sensazioni persistevano ancora sulla sua pelle.
Sorrise.
Quella volta, per la prima volta nella sua vita, aveva visto il vero potere assoluto in tutta la sua purezza e capacità distruttiva: per aver lavorato insieme ai suoi compagni MC Cobra e DJ Fist al seguito di un demone ( un Vero demone, non uno che si definiva come tale ), era stato premiato per la sua fedeltà con un dono unico nel suo genere che lo aveva reso più spietato, più distruttivo, e più assetato di sangue di qualsiasi essere umano presente sulla faccia terra.
L’adrenalina che aveva invaso le vene del suo corpo era stata incandescente, qualcosa che in una sola parola definì “fenomenale”.
Quanto gli mancava quella sensazione!
Avrebbe pagato qualsiasi cifra pur di sentirmi nuovamente un “dio”!
Sfortunatamente, i piedipiatti gli avevano tolto tutto, riducendo in polvere tutto quel per cui aveva lavorato.
 
Una guardia richiamò l’ordine all’interno del cortile. L’ora d’aria era giunta al termine e ognuno dei detenuti tornò nella propria cella.
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Ore 00:15.
 
Nel carcere tutto era calmo e silenzioso.
I secondini del turno di notte stavano per completare il loro giro, impazienti del cambio per buttarsi finalmente a letto e uscire finalmente fuori da quel posto colmo di assassini, psicopatici e violentatori. Anche per quella notte non c’erano stati problemi, i “residenti” dormivano profondamente e nessun movimento sospetto era stato segnalato da parte dei colleghi nelle altre aree dell’edificio o dalla sala delle videocamere della sicurezza.
L’unica cosa fastidiosa era quel maledetto freddo.
Va bene che erano in estate e che anche i criminali avevano il diritto di stare al fresco, ma abbassare l’aria condizionata a tal punto da rabbrividire era esagerato; non riuscivano a credere che quei vecchi aggeggi fossero capaci di abbassare la temperatura a tal punto.
<< Ehi Jones, date una regolata all’impianto, qui ci stiamo congelando le chiappe. >> Disse una delle guardie al walkie talkie, senza ricevere risposta.
<< Jones? Chris? Mi ricevete? >> ripeté l’uomo, ottenendo lo stesso risultato. Imprecando mentalmente, inforcò radio e fucile e andò alla sala di controllo per avere chiarimenti, dove l’aria era addirittura gelida… ma mai si sarebbe aspettato di trovare del ghiaccio sui bordi della parete e del soffitto.
<< Ma che diavolo….? >> Insospettito e impaurito da quel fenomeno innaturale, corse verso la stanza delle videocamere trovando la maniglia bloccata, trasformatasi in un unico blocco di ghiaccio alla quale dovette sparare per sbloccare la serratura. Aprì la porta con un calcio, trovandoci all’interno due statue di ghiaccio umane che, bloccate con un’espressione di terrore sul viso, guizzavano gli occhi da una parte all’altra.
<< Oh Merda…. >>
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<< Atchiuuu!!! Ma che cazzo sta succedendo?! Qui dentro si muore di freddo! >> esclamò MC Cobra, quando ormai la temperatura all’interno della prigione era diventata insopportabile.
Ghiaccio e neve erano ovunque, continuando a formarsi rapidamente nell’ambiente che aveva assunto una colorazione bianca e azzurra.
Tutti i prigionieri si erano svegliati ormai, urlando di fare qualcosa per quella dannata assurdità, tremando incessantemente e cercando di coprirsi il più possibile con le poche coperte a disposizione mentre aspettavano che i loro guardiani si facessero vivi. Nessuno gli prestò aiuto, non una persona intervenne per sistemare la situazione in corso che aveva trasformato quel luogo di detenzione in una cella frigorifera.
<< Brutti stronzi! Avete davvero di farci morire così?! Senza mostrare le vostre facce di culo?! Se riesco a mettervi le mani addosso vi farò pentire di aver deciso di mettervi da parte della legge! Mi avete sentito?! >>
<< Yo bro’, calmati, risparmia il fiato per… per… Atchiuuu!... Per riscaldarti! >>
<< Me ne fotto! >>
 << Già biondino, datti una calmata. Altrimenti come farai a uscire da qui? >> una voce estranea attirò l’attenzione del trio che, sporgendosi dalle sbarre, si affacciò in direzione di chi aveva parlato. Una figura femminile se ne stava a pochi passi dalla loro cella, appoggiata sulla parete opposta con un sorriso beffardo e lo sguardo vivace: era una ragazzina di circa 15 anni, alta un 1,55 dalla pelle ambrata, i capelli castani tagliati a caschetto e gli occhi verde smeraldo. Indossava un paio di pantaloni beige corti fino al ginocchio provvisti di un piccolo marsupio blu attaccato alla cintura e una maglietta viola senza maniche, dal colletto alto.
L’Ice Crew la guardò come si trattasse di una bestia rara.
Non era consueto vedere in un posto malfamato come quello una persona così giovane, gli unici individui con cui avevano a che fare erano le guardie e i loro avvocati, solo raramente si riusciva ad avere la fortuna di incontrare qualche persona estranea o una bella donna in visita ad un detenuto in particolare.
Ma una bambina… cosa diavolo ci faceva lì?
<< Yo, tu chi sei, shrimp? Questo non è un parco giochi per i mocciosi. >>
<< Ehi! Non chiamarmi piccoletta! E non trattarmi da bambina visto che non lo sono! Sono qui, se può darti piacere saperlo, per liberare te e i tuoi amici. >>
<< Tu? Liberare noi? >> sentendo quelle parole, il trio dopo un rapido scambio di sguardi scoppiò a ridere, incredulo a ciò che aveva appena sentito.
<< Cosa ci trovate di tanto buffo? Guardate che sto parlando seriamente. >> chiese la ragazzina seria.
<< Oh si, certo. Come no! Non vediamo l’ora di vederti piegare le sbarre con i tuoi incredibili muscoli! >>
<< No! No! Userà la sua vista laser per fondere l’acciaio! >>
Per quanto li divertissero, le “battute” non sortirono la stessa ilarità sulla particolare ospite che ne rimase totalmente impassibile.
Dopo qualche minuto anche lei sorrise, ma solo quando quelle dei tre si interruppero bruscamente, soffocate da un collare alla gola, generato da un sottile strato di ghiaccio formatosi improvvisamente sulle sbarre della loro cella dalla quali si erano affacciati: nonostante la loro apparente fragilità, gli oggetti gli impedirono di ritirare la testa; il sangue cominciava a non fluire regolarmente e il fiato iniziò a mancare, troppo in fretta anche solo per riuscire pensare; come sei non bastasse, degli aculei di ghiaccio erano puntati sopra i loro capi, pronti a trafiggerli il cervello da un momento all’altro. Altro ghiaccio si propagò lungo il corridoio nella quale si trovavano, avvolgendo qualunque cosa si trovasse nei paragi che venne imprigionata in uno strato cristallino, comprese le persone le cui voci si spensero una dietro l’altra, facendo così calare un silenzio tombale nella prigione.
<< Questo vi diverte? >> chiese lei.
I tre scossero la testa in risposta negativa.
<< Dite davvero? Strano, perché io lo trovo esilarante. Ma avete ragione, non abbiamo tempo per scherzare, abbiamo degli affari urgenti da sbrigare. >> Concluse, schioccando le dita in quel momento, il quale li liberò dalla mortale stretta e dalla prigione le cui sbarre si trasformarono in soffice neve. Increduli, i ragazzi fissarono i rimasugli di acciaio mescolati alla sostanza bianca che giaceva ai loro piedi, strofinandosi il collo che presentava dei segni rossi.
<< Muovetemi ora, i poliziotti non rimarranno assiderati per sempre. >> Disse la ragazzina, facendogli segno di seguirla.
 
Frattanto che il ghiaccio cominciava a sciogliersi, i quattro dopo una breve corsa raggiunsero il cortile dove un furgone azzurro, destinato normalmente a rifornire le cucine di viveri, li aspettava con il motore già accesso. Saltarono a bordo e partirono a tutta velocità, sfondando la recinzione che si frantumò in schegge di ghiaccio e sparendo nella notte senza luna, mentre una sirena a malapena udibile dava un allarme che nessuno avrebbe potuto udire.
Affacciati dalla cabina, Ice Fist e Cobra fissarono la prigione diventare sempre più lontana fino a quando non sparì del tutto, restando in silenzio per tutto il tempo prima di esultare a squarciagola.
<< Woh! Non posso crederci! Siamo liberi! >>
<< Yo man! Li abbiamo fregati di brutto quelle mezze seghe! Nessuno può incatenarci! >>
<< Visto? Non stavo cazzeggiando quando vi ho detto che vi avrei resi liberi.>>
<< Bella mossa nanerottola. Chiunque tu sia, ci hai impedito di ammuffire in quel posto di sfigati. >>
<< Allora non vi dispiacerà aiutare me di conseguenza. Questo fa di voi miei debitori. >>
<< Debitori? Wooooh! Frena pulce! Non siamo così “grati” da ricambiare quel che hai fatto per noi, you feel me? >>
<< Va bene, come volete… però fossi in voi cambierei idea, adesso, per evitare di tornare in prigione con le ossa rotte. >>
<< E pensi che le tue ridicole minacce ci faranno cambiare idea? >>
 << Minacce? Veramente io sto solo cercando di dirvi che non so guidare! >> urlò la ragazzina, facendo notare ai passeggeri che il furgone si trovava pericolosamente in bilico sulle sole ruote di destra.
 
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SanFrancisco, ore 4:00
 
La metropoli era ancora assopita in un sonno profondo quando il gruppo finalmente la raggiunse.
Sembrava un cantiere in costruzione a causa delle numerose gru, le impastatrici di cemento e le scavatrici parcheggiate nei pressi di case ed edifici semidistrutte, circondate da impalcature di ferro che proteggevano quel poco rimasto in piedi.
Il vecchio e il nuovo conviveva insieme: tra le rovine della San Francisco post-apocalittica, caratterizzata da cumuli di mattoni rotti e scheletri di una civiltà che aveva rischiato l’estinzione, grattacieli scintillanti e strutture commerciali d’acciaio puro brillavano per il loro aspetto lucido e pulito. Nonostante la tragedia scampata per un soffio, la popolazione in quei due anni si stava riprendendo in fretta e stava lavorando duramente per recuperare la normalità perduta. L’Ice Crew dovette ammettere che il fatto li sorprese e non vedevano l’ora di approfittarne per recuperare il tempo perso in cella, proprio come ai vecchi tempi.
Prima si sbrigavano a pareggiare i conti con la piccoletta, prima potevano tornare alle care vecchie abitudini.
Li costrinse ad andare al vecchio Stadio di Baseball dove, aperta una breccia nella recinzione che ne impediva l’accesso, gli fece scaricare delle casse con dentro del materiale insolito composto da statue di marmo nero raffiguranti creature forse appartenenti alla mitologia occidentale, pennelli e boccette d’inchiostro, polvere dall’odore nauseabondo e altra roba che pareva parte di animali morti. Portarono tutto al centro dell’ex campo da gioco, facendo attenzione a non inciampare nei sedili degli spettatori sparpagliati ovunque o nelle larghe fosse colme di ferri arrugginiti.
A lavoro concluso se ne andarono, ignorando la ragazzina che armeggiava con i suoi “giochi”, blaterando frasi incomprensibili: il loro debito era estinto e seppure la bizzarria, non ci fecero caso.
<< Ok boss, cosa facciamo ora che siamo liberi? >>
<< Primo: ci sbarazziamo di questi ridicoli stracci arancioni. Secondo: recuperiamo i nostri skate e il resto della roba. Terzo: ci scateniamo fino a quando avremmo fiato nei nostri polmoni! >>
<< Yeah! Ci sto. Ma… se dovessero beccarci quelli che ci hanno sbattuto dentro? >>
<< Occhio per occhio, dente per dente, amico mio. >>
Alla risposta di Ice, Cobra e Fist risero malignamente, scrocchiandosi le dita.
Prima di poter andare via, la ragazzina gli passò davanti mentre tingeva l’erba del campo con uno dei suoi pennelli, completando un intricato disegno: ai loro piedi era stato disegnato un rombo il cui centro era riempito una croce celtica adornata da rovi, esternamente racchiuso da un cerchio perfetto con quattro diramazioni a forma di cuore sulla quale erano state poste le statuette che sinistramente fissavano un’anfora di porcellana sistemata al centro dell’opera dove la piccoletta inserì all’interno i resti di animali, più una ciocca di capelli che si strappò dalla folta chioma. Incuriositi dal suo lavoro, il trio rimase ad osservarla per capire cosa stesse facendo, quando questa alzò l’oggetto sopra la sua testa con una certa difficoltà, iniziando a pronunciare una specie di ritornello, pensarono che fosse impazzita, ma quando il complicato disegno iniziò a brillare di una luce rosso cremisi accecante, a tal punto che l’inchiostro che lo formava ribollì come lava, sprigionando dei vapori asfissianti che rendevano difficile la respirazione, sobbalzarono increduli allontanandosi da lei.
Ma non era finita lì.
Il cerchio si sollevò letteralmente da terra, volteggiando nel cielo per parecchi minuti prima di conficcarsi a terra perfettamente dritto, sprigionando al suo interno una sostanza liquida arancione che lo faceva assomigliare ad uno Stargate, e come tale, si rivelò essere un portale: una figura umanoide balzò fuori da quel “passaggio” avvolta dal fuoco che ne impedì il riconoscimento, rotolando su se stessa prima di fermarsi supina e nel più assoluto silenzio.
Ice, Cobra e Fist erano senza parole.
La ragazza al contrario era gioiosa e con voce tremante disse:
<< Bentornato Drago! >>
 
PERSONAGGI:da sinistra verso destra: mc cobra, strikemaster ice, dj fist
 L'ice Crew. questo trio, composto da Strikemaster Ice - MC Cobra - DJ Fist, appare per la prima volta nella quarta stagione del cartone animato nell'episodio The good guys. Questi tre teppisti un tempo si allenavano nelle arti marziali in un tempio isolato dal resto del mondo prima che venissero buttati fuori dai monaci per il loro comportamento poco corretto.
Furiosi per questo motivo, rubano un prezioso opale che si rivela essere un'arma pericolosa che useranno per distruggere il tempio e vendicarsi dei monaci. Jackie chan insieme agli Enforcens riuscirà a sventare il loro piano, e dopo la sconfitta di loro non si sa più nulla fino alla quinta saga.
i tre ritornano in scena nel terzo episodio della quinta stagione quando Drago, fallito l'ennesimo tentativo di recuperare i Chi dai Chan, cerca degli alleati per il suo scopo. I ragazzi si dimostrano degli assi nello skatebord ( e più avanti nella serie anche in altri sport come lo snowboard ) e soprattutto forti, ottenendo così "l'impiego" dal demone che li fornisce di una piccola parte del suo potere, trasformandoli in una specie di mezzi demoni. Ognuno di loro avrà una capacità particolare: Strikemaster di lanciare fiamme, DJ Fist avrà forza sovrumana, MC Cobra la supervelocità.
Alla fine della serie il trio, stanco delle angherie di Drago, si ribellerà, ma cambieranno idea quando il loro capo otterrà i poteri dei demoni, decidendo poi di "perdonarli" donando loro una parte della sua forza.
Torneranno alla forma umana dopo la sconfitta di Drago.




Spiegazione dell'episodio: Salve a tutti amici lettori :)
questa sezione presente a fine capitolo servirà a spiegare, soprattutto per chi non conosce tale cartone, alcune cose riguardanti l'origine della fiction dal cartone animato da cui è stato preso: Le avventure di Jackie chan (titolo originale: jackie chan adventure).
In questa prima parte mi limiterò a spiegare alcuni elementi fondamentali della trama del cartone per poi arrivare a quegli episodi da cui sono presi i personaggi protagonisti della fiction.
Nel cartone animato l'archeologo Jackie Chan, residente della città di San Francisco, si trova ad affrontare involontariamente insieme ad alcuni membri della sua famiglia le terribili forze del male che intendono conquistare il mondo; riuscendo sempre ( ovviamente) a fermarli. Gli antagonisti saranno demoni e mostri legati alla mitologia o alle credenze della cultura cinese/giapponese tra cui stregoni, mostri e demoni.
questi ultimi saranno l'elemento base di tutto il cartone, nonchè della mia fiction.

I primi personaggi presentati , di cui potete vedere la presentazione e il loro ruolo nel cartone, sono stati alleati con uno di questi demoni.... ma vi spiegherò meglio più avanti.
Come avrete notato ci sono parole molto strane che usano: questo loro linguaggio realmente esistente in america e detto "gangsta" style che sarebbe praticamente la parlata rapper delle nostre parti tipo "bella zio" e simili. Ho deciso di inserire queste parole poichè sono molto ricorrenti quando parlarono e caratterizzano molto la loro personalità.
  
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