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Autore: LonelySpring    17/05/2011    9 recensioni
[Susan Pevensie/Caspian]
Aveva ritrovato anch’egli un sorriso che credeva perduto. Non sorrideva così da quando con lui c’erano ancora suo figlio e sua moglie.
Susan portava la gioia nel suo cuore.
Non amarla sarebbe stato un eufemismo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La loro vita non era in quelle stanze.

Non avrebbe mai funzionato comunque.

Le ginocchia incominciavano ormai a bruciare per il dolore. La ragazza era rimasta per due ore chinata su se stessa; adesso, prostrata davanti a quell’altare con le mani congiunte, pregava senza mai alzarsi o muovere un muscolo. La chiesa era deserta e l’eco delle preghiere uscite dalla sua bocca era l’unica melodia di quel silenzio religioso. 

Perché?

La sua voce – dura, ma giovane allo stesso tempo, di chi sa come guidare un popolo – pareva, a tratti, che risuonasse ancora tra quelle pareti fredde, ma era solo l’illusione creata dal suo cuore.

Ho milletrecento anni in più di te.

Non c’era giorno in cui non ripensasse a quel dialogo. Non c’era giorno in cui non sentisse la leggera pressione che le labbra di lui avevano esercitato sulle sue, con dolcezza travolgente.

 

« Padre, Padre Misericordioso riportami da lui! La figlia d’Adamo t’implora. Per favore, cambia ciò che è stato deciso. »
Susan era l’unica dei fratelli Pevensie ad aver percepito la presenza di Aslan nel loro mondo. Ancor prima di capire chi fosse però, era sempre rimasta legata a quel Dio. Ed ora non poteva abbandonarla.
Portami da lui. Portami da Caspian, ti prego!
Silenzio. La chiesa continuava a riposare immersa in quel mare di silenzio.
Susan non parlava, non si muoveva, non respirava quasi. Dai suoi occhi, calde lacrime iniziarono a scendere.
Si era alzata e barcollando, era uscita dal banco in cui era seduta e si era immessa nella navata centrale, diretta verso l’altare. E poi era caduta a pochi passi dalle scalinate che precedevano il presbiterio, finita ancora una volta in ginocchio a Dio.
« Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Dicevi ai tuoi figli “chiedete e vi sarà dato”. Ebbene, io ti chiedo di rivedere Caspian! Perché, perché non me lo concedi? Vorrei rivederlo, anche solo per poco, anche solo per un istante. » Lo sussurrò sottovoce, come solo la Gentile sapeva fare, anche se la voce era lievemente incrinata da amarezza e sconforto. Si sentiva smarrita, come la prima volta in cui era arrivata a Narnia.
D’improvviso, una luce proveniente da destra entrò nella chiesa semi-buia, qualche secondo prima rischiarata solamente da lieve tremolio di qualche candela accesa dai fedeli.
Una porta spalancata era apparsa dal nulla, in una nicchia di quella costruzione. Susan riconobbe le foglie verdissime di quegli alberi e le torri alte di quel castello.
Narnia era venuta a prenderla ancora una volta.
 
 
Si era alzata e malgrado le gambe fossero ancora intorpidite, aveva iniziato a correre, catapultandosi letteralmente nell’ingresso luminoso, temendo che quella porta potesse chiudersi da un momento all’altro.
Grazie, grazie, grazie!
Le torri si stagliavano sopra i suoi occhi, troneggiando imponenti da quel terreno in pendenza, ma non le facevano paura. La prima volta che era entrata in quel castello si era sentita parte di una spirale di sangue e morte; ora, nonostante l’alabastro con cui era costruita la fortezza sembrasse opera di creature malvagie, Susan non aveva paura.
La pace aveva ridato a Narnia il suo antico aspetto gentile.
Splendeva il sole quel giorno, facendo rilucere di una magia sottile tutto ciò che li circondava. Sembrava che la gioia trasparisse dalle fredde mura di quel borgo medioevale.
La figlia era tornata a casa.
 
 
« Mio Re ho un’importante notizia da comunicarvi. »
Il giovane Re stava seduto solennemente sul trono posto nella sala. Teneva la schiena ritta e la testa alta, anche se avrebbe voluto accasciarsi pigramente e lasciarsi andare ad un sonno riposante. Fare il Re non era facile. Non lo era mai stato a dirla tutta.
« È tornata! ».
« Chi, buon uomo? ».
« La regina Susan. »
Gli occhi neri brillarono di gioia.
« Fatela entrare. » Esclamò sorridendo.
Un soldato posto proprio all’entrata si girò e fece un cenno a qualcuno dietro di lui.
Morbide ciocche castane ed occhi azzurri entrarono nella sala. Caspian si alzò dal trono e vide quella figura dalle vesti ondeggianti precipitarsi verso le sue braccia. Allargò gli arti superiori e l’accolse nel suo petto, assaporando il dolce profumo del passato che tornava vivo alla sua mente.
« Mi sei mancato. »
Il re accolse le parole come una benedizione ricevuta da un’entità superiore.
Continuava stringerla a sé, quasi non volesse più lasciarla andare.
Era felice ma affamato di quell’amore che credeva perduto da troppo tempo. Ed ora, dopo tutto quel digiuno, lo stava gustando.
Stava assaporando la manna caduta dal cielo.
 
 
Avevano camminato per tutto il giorno, mano nella mano, attaccati ai ricordi di quello che erano stati tanti anni addietro. Quant’è bella Narnia ora, non faceva altro che ripetere la ragazza all’uomo, che grato, le sorrideva.
Di tanto in tanto, il re le accarezzava la guancia, per capire se quello era o meno un sogno; gli pareva che Susan potesse evaporare sotto le sue dita come un fantasma.
Il tocco delle sue dita contro la sua pelle calda lo tranquillizzava e il sorriso della ragazza lo quietava di colpo.
Aveva ritrovato anch’egli un sorriso che credeva perduto. Non sorrideva così da quando con lui c’erano ancora suo figlio e sua moglie.
Susan portava la gioia nel suo cuore.
Non amarla sarebbe stato un eufemismo.
 
 
« Caspian… ».
Sussurrò quel nome al vento, agli alberi che li circondavano, agli steli d’erba sui quali erano distesi. Le vesti dei due re frusciavano lontane, adagiate poco in là. Se ne erano liberati ormai da tempo.
Le mani di lui accarezzavano delicate il bacino della giovane, il suo seno appena abbozzato, le sue cosce socchiuse, timide quasi. Ed ogni volta che poteva, s'immergeva in quegli occhi del mare nordico – chiari, di un’acqua fredda che lambiva coste a lui sconosciute – per poi richiuderli velocemente, andando a baciare dolcemente la sua bocca rossa.
Caspian continuava ad avere paura di profanare qualcosa di così sacro anche negli istanti in cui la baciava con casta passione.
Solo il sacro è degno di essere profanato, gli rispondeva allora una voce nella mente. E lui reprimeva i sensi di colpa, immergendosi nel profumo della Gentile.
Non poteva fare altro. Non potevano fare altro.
Erano amanti separati da troppo tempo, troppo per dar retta alle voci della coscienza.
 
 
Pareti spente, non più quel bellissimo giardino profumato del loro amore.
Candele sottili, non più la luce del sole ad illuminarli – ad illuminarla.
Un anziano signore davanti ai suoi occhi, non più il sorriso stanco ma vero di lui.
Oh Susan, hai forse sognato tutto?
 
 
 
 
 
 
 
 
Ogni cosa attorno a te si è tinta di buio. Un incidente in treno, quale stupida coincidenza. E così la tua vita è spezzata a ventun’anni. E adesso dove andrai? In Paradiso? Oh, non c’è posto per te. Aslan non ti ha più voluta a Narnia… perché mai ora dovrebbe volerti nel suo regno?
Ma dopo poco, una figura si materializza davanti a te, lentamente. È Caspian che ti tende la mano. Afferri la sua mano e ti fai condurre aldilà di quella cancellata dorata.
Li riconosci tutti: ci sono Peter, Edmund e la cara Lucy, e tutto il popolo di Narnia, chi hai conosciuto e chi non. C’è persino Aslan.
Le tue preghiere sono state ascoltate – tutte, senza nessuna esclusione – e ora puoi godere del suo amore eterno per tutta la vita.
La tua vita con lui non era in quelle stanze, a Narnia. Eri destinata ad amarlo in un’altra vita semplicemente.
Ed ora sorridi al nuovo mondo che ti attende. Sei finalmente pronta a vivere la tua nuova vita.


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Close your eyes and I kiss you, tomorrow I miss you.
(Ed eccola che s'intromette in un nuovo fandom...)
Yes, eccomi anche qua, nelle "Cronache di Narnia" con una storia "Suspian". Premetto che sono una Suspian convinta da quando li ho visti, e volevo da tantissimo tempo scrivere su di loro, ma in realtà ho scritto questa one-shot su richiesta di rolly too, a cui mi sembra doveroso dedicare la fanfiction anche se non è poi tutto 'sto granché poiché l'ha chiesta.
Ecco, qua e là ci sono riferimenti vari tratti dalla Bibbia, poi una citazione di Oscar Wilde, il titolo è una frase - modificata - del film "Mine Vaganti" e, naturalmente, la frase delle note d'autore non è altro che un verso appartenente ad "All my Loving" dei Beatles - ci sta benissimo con la fanfiction, non trovate?
Susan, a mio giudizio, è credente e una timorata di Dio, ma è un parere piuttosto personale quindi bo, potete anche ignorare questa mia concezione.
Grazie di essere arrivati fin qua. ♥
Un salutone!

Lonely

 

   
 
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