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Autore: Any Ikisy    17/05/2011    5 recensioni
Nonostante sembri impossibile, la solitudine permette di distinguere il silenzio da una pesante assenza di suono; i battiti di un solo cuore non sono sufficienti a scandire il tempo.
Seguito di 'Sottile scambio di Favori'
[ III classificata al Yaoi Contest -Citazioni di Alessandro Baricco- indetto da _ALE2_ ]
[ I classificata e vincitrice del premio Yaoi al Lovecontest indetto da Tifa_Lockheart90 ]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kaworu Nagisa, Shinji Ikari
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Any Ikisy
Personaggi principali:
Kaworu Nagisa, Shinji Ikari
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico, Slice of Life
Rating: Arancione
Avvertimenti: Yaoi, AU, Lime
Citazione Baricco: “Stava lì, come una candela accesa in un granaio che brucia.” [12]
Introduzione: Nonostante sembri impossibile, la solitudine permette di distinguere il silenzio da una pesante assenza di suono; i battiti di un solo cuore non sono sufficienti a scandire il tempo.
Note dell'autore (non obbligatoria): Questa è il seguito di Sottile scambio di Favori, a chiunque possa interessare; sarebbe meglio leggerle entrambe, potendo: aiuterebbe la comprensione.

 

 

 Banner Yaoi Contest

 

COME la PRIMA VOLTA

 

 

Lungo le strade del centro, affollate da mendicanti disillusi e uomini incravattati, si percepiva distintamente l’aroma dolciastro tipico delle pasticcerie, trasportato da una brezza prettamente autunnale che accompagnava le foglie accartocciate prima che giungessero il suolo.

Il profumo di cannella e vaniglia si mescolava ai passi frettolosi e disordinati, ai respiri che si tramutavano in condensa e parole non appena esordivano dalle labbra dei passanti; la temperatura rigida giustificava i loro cappotti pesanti o i guanti attorno ai cellulari che tenevano tra le mani infreddolite.

Fermo di fronte ad un semaforo pedonale spento, Kaworu notò come si affollasse la fermata dell’autobus, nonostante fossero le sette di sera: in molti, senza distinzione d’età, s’affaccendavano per salire a bordo del veicolo. Alcuni indifferenti, altri incuriositi da ciò che rimaneva alle loro spalle, fuori dal finestrino e ormai parte del passato.

Qualche tempo addietro, Kaworu avrebbe sicuramente trovato suggestivo un simile scenario; probabilmente non si sarebbe disturbato ad attraversare le strisce bianche che lo separavano dall’altro lato della strada –in cui avevano da poco smesso di sfrecciare motori di grossa cilindrata. Ma le sue scarpe da ginnastica bianche mossero comunque i primi passi lungo un tracciato che riconobbe familiare.

Avere una meta era totalmente differente dal passeggio fine a se stesso, come semplice passatempo; non rimpiangeva il tempo libero che trascorreva con Shinji, tuttavia riconosceva una certa nostalgia in momenti come quello.

Affondò le mani nelle tasche, tentando di ripararle dal freddo che iniziava a pizzicargli la pelle; intercettò alcuni dei sguardi confusi che gli vennero rivolti lungo la via, senza realmente interessarsene. In breve tempo giunse a destinazione, ma non entrò subito: si soffermò sulla soglia, di fronte alla porta d’ingresso, e avvicinò il proprio viso al vetro trasparente di cui era maggiormente composta.

Riconobbe il proprio respiro caldo condensarsi di fronte ai suoi occhi e appannargli la vista, mentre osservava assorto il commesso che sistemava alcuni scatoloni dietro al bancone, immemore dell’interesse che gli rivolgeva.

Aveva una postura malferma e un equilibrio alquanto precario, ma riconobbe un’invidiabile naturalezza nei suoi movimenti; si spostava senza fretta fra le mura e gli scaffali dell’angusto negozio di dischi.

Stava lì, come una candela accesa in un granaio che brucia, mentre fuori la gente rincasava e il sole tramontava; tutto ruotava attorno a lui senza che vi prestasse alcuna attenzione, assorto nei propri pensieri –immerso nella sua stessa oscurità, tingeva di luce intorno a sé col fioco bagliore della propria, piccola fiamma; un calore unico e indipendente.

«Il più fragile e delicato…» e, forse proprio per questo, il più amabile e ricercato.

Diede una lieve spinta alla porta, affinché il campanello posto all’entrata non suonasse troppo bruscamente, muovendo i primi passi all’interno; l’orario di chiusura era da poco passata ed ebbe l’impressione che Shinji fosse sul punto di farglielo notare, prima di alzare gli occhi sfuggenti su di lui ed arrossire lievemente –in imbarazzo, presuppose.

Assistette alla nascita in un sorriso genuino sulle sue labbra e se ne prese orgogliosamente il merito. Si domandò quanto tempo aveva impiegato, nella speranza di suscitare quella spontanea reazione ad ogni loro incontro; quanto, prima di tramutare una maschera di cortesia da rivolgere a chiunque in un piccolo frammento di gioia da serbare solo a lui?

«Ciao! Sei in anticipo!»

«Solo un po’… avevo voglia di vederti.»

Posò indolentemente una mano sul tavolo, percorrendolo pigramente finché l’intero braccio non fu steso sul mobile; il freddo della superficie subito ricordò alla sua pelle esposta cosa significasse non indossare un cappotto nella stagione autunnale; un brivido lo scosse, cogliendolo di sorpresa.

«Dov’è la tua giacca?»

«Non l’ho portata con me.»

«Cosa? Non dirmi che sei venuto sin qui senza!»

«Prestamene una, se ti rassicura. –sorrise, noncurante– Come hai passato la giornata?»

«Niente di particolare… ho appena finito; dammi un minuto.»

«D’accordo.»

Aggiustò i capelli, scombinati poco prima dal vento, prima di seguire con gli occhi la figura di Shinji allontanarsi; inevitabilmente il suo sguardo scivolò lungo la sua spina dorsale, delineando i glutei dell’altro in modo piuttosto dettagliato, compiaciuto –durò poco, ma si concesse questo piccolo lusso.

Shinji era cambiato dalla prima volta che lo aveva incontrato: aveva da tempo arginato la timidezza in qualche angolo recondito della sua mente, lontana da lui. Un po’ quasi ne aveva nostalgia.

«Ah! Prima che mi dimentichi…» udì uno sbuffo, smorzato dalle parole che seguitarono. «Toji mi ha chiesto di farti ascoltare una canzone.»

Vagamente sorpreso, Kaworu si chiese da quando Suzuhara s’interessasse della sua opinione musicale; vide tra le mani di Ikari una custodia vuota, sulla cui copertina era riportata una raffigurazione tetra dalle tinte violacee, in netto contrasto col bianco delle lettere gotiche usate per il nome del gruppo.

In un primo momento, riconobbe diffondersi nell’aria il suono armonioso di un pianoforte, ma ben presto una chitarra elettrica lo coprì prepotentemente, impetuosamente; dei colpi energici di batteria accompagnarono la melodia che ne risultava, rendendola incalzante e quasi angosciante.

Ciò che però lo colse alla sprovvista fu la voce del cantante, che giunse dopo una ventina scarsa di secondi: sbatté le palpebre un paio di volte quando esordì, grave e fervente, dalle casse poste poco sopra le sue spalle.

Shinji studiava il suo volto con discrezione mentre il diaframma del cantante si contorceva e graffiava la gola con insistenza; immaginò l’ossigeno che veniva a mancare dai suoi polmoni, la vibrazione che gli scuoteva le membra…

 

Keep this on your mind!
Keep it within your eyelids!
We have ascended countless stairs!
Perhaps it has interrupted our thoug–


Kaworu non mancò di notare che, poco prima di piegarsi in avanti e fermare repentinamente la musica con un clic della tastiera, Shinji aveva torturato nervosamente il proprio labbro inferiore.

«Si chiedeva se ti piacesse l’Hardcore e mi ha dato questo CD da farti ascoltare, ma non penso sia una buona idea andare avanti.»

Poté immaginare il diverbio che sarebbe nato quasi certamente in breve tempo, Shinji pareva aver frainteso le intenzioni di Toji, sempre che non fosse lui a sbagliare; «Gliel’avevo detto che non era il caso, però ha insistito e…»

D’altro canto, rimase meravigliato dal modo in cui Suzuhara mostrava propensione nel creare un legame con lui, nonostante una certa gelosia; Shinji aveva davvero dei buoni amici, anche se non sembrava esserne cosciente.

«Mi piace.»

«Non gli darò– cosa

«Ho detto, mi piac–»

«Sì, ho capito questo ma… che intendi?»

Inarcò le labbra, affascinato dall’espressione disorientata sul suo volto.

Vi lesse tuttavia una forte diffidenza, oltre che rammarico.

«Trovo sia un genere poco apprezzato, ma non per questo meno raffinato. Immagino siano necessari anni di pratica per raggiungere una tale padronanza del suono.»

«Ma… sai scherzando?»

«Affatto. Non è il tipo di musica che ascolto ma, senza togliergli niente, lo trovo comunque una forma d’arte canora singolare.»

«Sei serio? Voglio dire, non si capisce–»

Non resistette oltre alle labbra frenetiche di Shinji e si allungò verso il bancone per baciarlo, ma non gli lasciò il tempo per domandarsi se lo avesse fatto per metterlo a tacere o meno.

«Shinji, non dovevamo uscire?»

«… Giusto! Arrivo subito!»

 

Regret is an inception, regret is a beginning…
Miles and miles of wires build the apparatus,
but don’t mistake power lines for shelter!


Non era un caso che Shinji lavorasse come commesso in quel negozio di dischi, dato che la sua tutrice legale ne era la proprietaria; entrambi vivevano per altro nell’appartamento al piano immediatamente superiore, per comodità.

Probabilmente la signorina Misato aveva adibito il locale in dislivello appositamente perché Shinji vi trascorresse in maniera costruttiva gran parte dei pomeriggi lavorando e, al contempo, si creasse un’esperienza utile per il futuro, visto che non ve n’era alcuna esigenza economica. Aveva discorso a lungo con Katsuragi, in proposito, deducendo che la mancanza di attenzioni che la donna poteva dedicare al ragazzo sotto la sua custodia costituisse un’ulteriore motivazione.

Non le nascondeva il proprio desiderio di farsi assumere a sua volta, per restare più a lungo al fianco di Shinji e sostenerlo, in caso di necessità.

Sul retro del locale era stata edificata una scala antincendio per agevolare il passaggio da un piano all’altro; un lampione lì vicino definiva le loro ombre unite, mentre salivano gli scalini metallici con calma. La porta di legno consunta di fronte a loro stonava col design sofisticato ed essenziale del corrimano della ringhiera laterale, ma nessuno dei due vi fece particolarmente caso –avvezzi ormai all’ossimoro.

L’attenzione di Kaworu venne colta, per lo più, dalle mani di Shinji, che rovistavano all’interno delle tasche alla ricerca delle chiavi per aprire la porta –solitamente non le teneva altrove, ma pareva piuttosto evidente che non ricordasse precisamente dove le avesse messe.

Non riusciva a scorgere il suo volto, ma probabilmente era contratto in una smorfia di disappunto che, col trascorrere dei minuti, sarebbe andato accentuandosi; aveva un viso molto espressivo, peccato non sorridesse poi molto spesso ultimamente.

Non si chiese come mai Shinji sembrasse aver dimenticato quale chiave aprisse il proprio appartamento, quando poi tenne il mazzo in mano: preferì studiare i giochi di luce che risultavano sulle sue spalle e sui pantaloni, poco sotto la cintura; spostando il peso da un piede all’altro, le pieghe scorrevano lungo la stoffa in modo curioso, attirando la sua totale attenzione –un invito al tatto che rifiutava con riluttanza.

Però ammise che sarebbe stato interessante costringere Shinji a godere sull’entrata di casa, a dispetto dei passanti disinteressanti che percorrevano la strada dietro le loro spalle.

Le ombre sulla giacca variavano in base all’angolatura della luce e seguivano i movimenti meccanici delle braccia –ancora non aveva trovato le chiavi.

Allungò una mano, anticipando la sua espressione combattuta tra il piacere ed il terrore di veder comparire Misato sulla soglia a momenti –quando scattò la serratura.

«Entriamo?»

A dispetto dei propositi di pochi attimi prima, lo seguì sommessamente all’interno –si vide costretto a posticipare le proprie intenzioni, magari conservarle per un’occasione migliore.

Nell’appartamento l’aria era pesante ma, se avessero provato ad aprire la finestra per farla cambiare, sarebbe entrato solo un vento freddo e il gas di scarico delle macchine che sfrecciavano ad alta velocità poco distante; il ronzio continuo della lampada a risparmio energetico si propagò lungo il corridoio, mentre la luce artificiale ne scaldava gradualmente le pareti ingiallite.

Per il resto, le stanze erano immerse in un religioso silenzio; Shinji stesso pareva trasudarne, di fatti la sua camera era senz’altro la più spoglia ed impersonale, nonostante Misato praticamente non abitasse lì e non avesse modo di sistemare l’arredamento di proprio gusto.

Kaworu non disprezzava il silenzio, se non gravava in quel modo sulle spalle.

«Suoneresti il violoncello per me, Shinji?»

Si accostò ad una sedia, allo stesso tempo, offrendola come sostegno durante l’uso dello strumento; colse lo stupore sul suo volto, la tacita replica giunse poi quando annuì nonostante non ne capisse l’esigenza –come avrebbe potuto, in ogni caso? Era lui stesso l’ignaro artefice di un tale mortorio.

Lisciò le striature del legno con il dorso della mano mentre attendeva che Shinji tornasse, poi lo aiutò ad estrarre il violoncello dalla custodia e a sistemarlo tra le gambe; stette in piedi, di fronte a lui, con le mani in tasca, e chiuse gli occhi, attendendo che il silenzio si disperdesse.

La scelta del brano ricadde casualmente su un testo di esercitazione piuttosto consueto; Shinji si limitò ad eseguirlo facendo scorrere l’archetto lungo le quattro corde e modulando il suono greve con tocco fermo e delicato delle dita.

Era la stessa disinvoltura a rendere il brano ineccepibile; Ikari non suonava per chi diceva che il suo fosse un talento da incentivare: lo faceva perché rendeva tutto più semplice e sopportabile, di modo da recuperare calma e serenità nei momenti in cui normalmente l’avrebbe persa.

Shinji si rilassava, suonando, almeno quanto passeggiare rasserenava Kaworu.

«Sai…»

Fermò le sue note.

«Trovo che l’aria si sia fatta più respirabile. Il silenzio non è più solo assenza di suono, quanto invece diletto nella contemplazione reciproca.»

«Non… credo di seguirti.»

«Sono troppo assorto dalla tua presenza per concentrarmi su ciò che ci circonda.»

 

I forgot and it will more than likely happen again.
Drink and binge the waters of the sea.
Keep this on your mind,
keep it within your eyelids…


Quando riuscì a stendere Shinji sul morbido letto in camera con ancora le scarpe addosso, non pensò a spegnere l’interruttore appena in parte all’entrata. Poteva avvertire il respiro greve di Ikari che s’infrangeva contro il proprio collo, le sue mani tra i capelli, la sua pelle contro la propria; desiderò solamente per un attimo di non aver bisogno di una cintura, nel momento in cui si accorse quanto fosse complicato dover togliere la propria e quella dell’altro ragazzo quanto più velocemente possibile, specialmente se le mani continuavano a tremare in quel modo. E Shinji non era d’aiuto.

Tentò di sedersi sul suo busto e bloccargli i polsi per impedire che ostacolasse i suoi intenti con quelle mani oziose, ma finì per gettarsi sulle sue labbra ed iniziare a strusciarsi contro il suo corpo senza pensare ad altro che alla frizione creata dai loro pantaloni –delizioso, stuzzicante contatto che non faceva altro che incrementare la loro necessità, seppur donando loro in parte sollievo.

Frappose una mano tra i loro corpi accaldati, portandola sul cavallo dei pantaloni perché li sbottonasse e vi entrasse; si stupì della tensione che percepì tra le dita una volta che ci riuscì.

Si sollevò appena per guardare il viso sconvolto dal piacere di Shinji non appena iniziò a pompare lentamente; sempre più velocemente, gradualmente, insistentemente.

«Kaworu–» invocava il suo nome come se ne dipendesse il suo amplesso, rendendo semplici, tacite preghiere come nettare per le sue orecchie fameliche, senza tuttavia saziarle mai: avrebbe continuato ad ascoltarlo ancora ed ancora, fin quando la sua esasperazione non fosse giunta al culmine.

Il braccio ormai gli doleva, se doveva essere sincero, ma Kaworu convenne che avrebbe sopportato il fastidio fintanto fosse stato necessario per assistere a quel espressione stravolta, godendo al solo pensiero di esserne la causa. Non credeva di avere un tale ascendente –forse si sarebbe comportato allo stesso modo se Shinji avesse provato a farlo godere in quel modo.

Un leggero tremore dato dall’eccitazione scuoteva il bacino del ragazzo e donava un colorito più rosato alla sua pelle, segno che il sangue stava affiorando in superficie –un meccanismo di dispersione del calore interno.

Pausò il bacio, raccogliendo la saliva che rimase in sospeso tra le loro bocche, prima di slittare a sua volta in sostituzione della mano; Shinji protestò e si lamentò appena, visto che aveva smesso di pompare, ma annaspò vistosamente quando le sue labbra sostituirono le dita che circondavano il suo membro. Ormai disfatti, i capelli chiari ondeggiarono assieme alle spinte che involontariamente Shinji assestava per andare incontro al calore di quella lingua umida, mentre Kaworu accarezzava col proprio respiro caldo i peli serici che ricoprivano il suo pube.

Avrebbe voluto non percepire la stessa necessità attanagliare il proprio basso ventre, da cui giungevano dolorose fitte per l’insoddisfazione, ma dovette toccarsi con la mano libera per lenire almeno in parte l’eccitazione provocata dai gemiti incontrollati del ragazzo; sostenne lo sguardo finché non si concentrò a raccogliere con la lingua gli umori biancastri fuoriusciti dalla fessura posta all’apice, sorprendendosi dell’odore che gli pervase le narici.

Distingueva ancora perfettamente la sua essenza.

Una scia di saliva mista a sperma scivolò dalle sue labbra, mentre la schiena inarcata del suo amante si rilassava contro le lenzuola sfatte.

Si sollevò, incespicando sui propri passi, e tornò ai suoi occhi offuscati dal piacere.

Presupponendo avesse la gola secca, si arrischiò a baciarlo per risolvere il problema.

«Ti è piaciuto?»

«È stato… imbarazzante…»

«Come la prima volta.»

Aveva riempito la stanza spoglia e vuota coi loro respiri affannati.

Sentì il sangue scorrere nelle vene, misto a irreprensibile felicità e profonda soddisfazione; prima che Kaworu ne fosse vagamente cosciente, aveva trasformato la loro relazione in un’esigenza. Il bisogno di restare al fianco l’uno dell’altro, incondizionatamente e reciprocamente.

Esitò con gli avambracci distesi, leccò lascivamente il collo di Shinji per imprimervi poi un segno rosso che testimoniasse il passaggio della sua bocca e ne decretasse la proprietà. Poi ripeté il gesto, poco sotto all’orecchio, dando al ragazzo una motivazione per indossare una sciarpa il giorno seguente.

Kaworu riscoprì il desiderio di porre presto fine alle aspettative del proprio corpo, con un certo fastidio, così lo costrinse a spogliarsi totalmente continuando ad affondare la lingua nella sua bocca.

Shinji non opponeva più alcuna resistenza, semplicemente lasciava che le sue mani ricercassero i capezzoli del ragazzo che lo sovrastava –aveva preso l’abitudine di disturbare almeno in parte l’operato di chi mostrava piacere nel creargli fastidi per il gusto di farlo.

Dimostrava in parte che Kaworu faceva il primo passo, il secondo, ma già al terzo erano in due a camminare lungo lo stesso tracciato, seguendo la stessa meta.

Mentre gli sbottonava la camicia, avvertì la passione ardente sprigionata dalle sue carni e, istintivamente, si chiese se la sua fiamma sarebbe mai stata alla sua altezza.

Dubitò per un secondo che fosse stato un caso il loro incontro, contrariamente alle apparenze, perché mai prima di allora aveva creduto di poter entrare in armonia con qualcuno come lui.

«Chissà, può darsi che io sia nato proprio per incontrarti ¹

 

Don’t climb for a lifetime only to fall short of infinity;
everything is left.
With faith, some minds are sand

but I prefer concrete.


A ben vedersi, Kaworu doveva ringraziare Shinji per avergli mostrato la distinzione tra grida ed urla; per quanto la grammatica li indicasse sinonimi, non avrebbe mai paragonato i gemiti voluttuosi di estasi al ringhio graffiante e mordace proveniente dalle casse acustiche poste ai quattro angoli del negozio di dischi.

Si chiese quale sarebbe stata la reazione di Misato, entrando nel locale in quel momento.

«Puoi passarmi il nastro adesivo?»

Distogliendo l’attenzione dallo ‘Scream’ –così si chiamava il presunto tipo di canto per cui aveva riscoperto una forte antipatia– tentando di celare il proprio distacco, fece come gli era stato chiesto.

La mattina stessa Shinji aveva mostrato di non essere in condizione di occuparsi del negozio, per via di alcuni dolori lombari riscontrati in seguito alla serata con Nagisa –la sciarpa attorno al suo collo faceva pensare ad un mal di gola, comunque.

«Grazie per l’aiuto…»

«Figurati, non mi è di alcun disturbo. Mi fa piacere aiutarti.»

Svolse uno scatolone e ne ripose il contenuto nella sezione di musica straniera, seguendo le direttive di Shinji, il quale restava in piedi dietro il bancone cercando di compiere solo i movimenti strettamente indispensabili.

«… comunque non ci credo, che ti piace l’Hardcore.»

Soggiunse Ikari, riportandolo rudemente al discorso del giorno prima; sogghignò poco dopo, pronto a puntualizzare riguardo alla pertinenza dell’affermazione, ma non ne ebbe il tempo, visto che la porta del locale si aprì, percuotendo il campanello che vi era posto sopra con una certa tempestività, ed entrarono Suzuhara ed Aida.

Aggiustò i pantaloni e la maglietta, riportandosi velocemente in posizione eretta per andare loro incontro, supponendo che fosse stato Shinji a chiamarli per trasformare il loro casuale incontro nella presentazione ufficiale che attendeva trepidante ormai da tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ citazione di Kaworu, puntata ventiquattro.

Si ringraziano _ALE2_ per il banner meraviglioso di testata; LoLLy_DeAdGirLTifa_Lockheart90 per i gioiellini in fondo.

Gimme Half © The Devil wears Prada

 

 

 


Credo che l’unica ragione valida per cui la storia sia arrivata prima -ehi, ma quando è successo?- sia da imputare all’inesperienza della giudice; non è un’offesa o altro… semplicemente non me ne capacito, dev’esserci qualche errore. Se davvero le è piaciuta così tanto, comunque, non le dispiacerà se gliela dedico;

 

Grazie per aver premiato la storia non una, ma due volte.

Potrà non sembrare molto, ma lo scritto è dedicato a te!

Spero riuscirai ad apprezzare nuovamente il genere, in futuro…

per Shige

 

 

Ciò non toglie che sia felice di questo posto. Non sento mi appartenga, ma non ho mai rotolato tanto dalla gioia; è gratificante, una sensazione che non penso proverò ancora, ma ricorderò ogni volta che mi sentirò chiedere ‘Perché perdi tempo dietro a quel sito?

Non smetterò di provarci, comunque.

 

 

Any Ikisy ♥

 

  
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