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Autore: Arthemisia    17/05/2011    4 recensioni
Non bisogna mai rinnegare se stessi. Mai.
Nessuno può essere punito o deve punire se stesso perché prova amore e questo amore non corrisponde ai canoni della società.
Cosa importa che sia per un uomo o per una donna? L'importante è amare ed esserne orgogliosi.
Caspian l'ha capito.
Caspian ha aperto gli occhi sul suo vero essere e non se ne potrà mai pentire.
"Shot scritta per il 17 maggio, giornata mondiale contro l'omofobia"
{Caspian/Edmund}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aslan, Caspian, Edmund Pevensie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il grande leone lo fissava, come in attesa che prendesse la decisione che tanto lo stava tormentando

Ciao :)

Come saprete, oggi, 17 maggio, è la giornata internazionale contro l’omofobia.

Siamo tutti a conoscenza delle discriminazioni che ci sono in questo mondo contro determinate persone, solo per il sesso di coloro che amano.

Una cosa ridicola, a parer mio. Non si può punire qualcuno perché prova amore. Sarebbe più giusto punire chi non prova questo sentimento, non credete?

Come ha detto Aslan: Che importa se ami un uomo, una donna o un procione?

Io credo, però, che ci sia un altro tipo di omofobia che non corrisponda al modello “classico”.

L’omofobia verso se stessi.

Quanti ragazzi e ragazze rifiutano il proprio essere perché non corrispondono ai canoni impressi dalla società? Quante persone si condannano per non essere ciò che gli altri desiderano che siano?

È a queste persone che dedico la mia shot, così che decidano di non rinnegare il proprio essere.

A.

We are beautiful in every single way

 

Beautiful

 

Il grande leone lo fissava, come in attesa che prendesse la decisione che tanto lo stava tormentando. Aslan aveva capito? Che sciocchezza, probabilmente lo sapeva già prima che lui stesso se ne accorgesse. Quasi certamente lo stava guardando per trovare il modo migliore di commiserarlo, di chiamarlo “scherzo della natura”.

Non era una cosa normale, Caspian se ne rendeva conto. Non era mica stupido. Pazzo, forse, ma non stupido.

Era contro natura, maledizione! Schifosamente contro natura e decisamente inappropriato per uno come lui.

Non doveva pensarci, sarebbe passato tutto.

Esattamente come quando veniva un mal di pancia spaventoso: se non gli si prestava attenzione, il dolore spariva.

Ma come poteva permettersi di non pensarci? Come?

Era tormentato. Nel suo petto si era aperta un’enorme voragine nello stesso momento in cui Aslan aveva confermato che non sarebbero più tornati.

Si era aperto un enorme buco nero che stava risucchiando lentamente ogni fibra del suo essere. Piano, con deliberata lentezza. Più il tempo passava, più il dolore aumentava.

Aveva ricevuto molti colpi di spada, Caspian, ma nessuno era stato più doloroso della stoccata che il grande Aslan gli aveva appena inferto.

Il Leone lo fissava con i suoi occhi d’ambra. Fermo, come una statua o un dipinto. Però Caspian sentiva il suo essere. Sentiva quella presenza nel profondo della sua anima, dilaniava tutto ciò a cui andava incontro, tutte le sue convinzioni.

Era Aslan? Era la sua ragione che lo abbandonava? Era…

No, non poteva certamente essere ciò che aveva pensato.

Sarebbe stato estremamente sciocco, da parte sua, credere una cosa del genere. Impossibile e contro natura.

Per tutti i fauni, gli veniva da vomitare. La nausea verso se stesso aveva raggiunto livelli incredibili.

Il Grande Leone distolse lo sguardo e, con un suo forte ruggito, fece aprire un grande varco nelle acque che li circondavano, quasi fossero un enorme muro.

Stavano andando via. Non li avrebbe più rivisti. Non avrebbe più rivisto lui.

Doveva comportarsi da uomo, da re.

« Voi siete come una famiglia, per me » affermò, con un pesantissimo groppo che gli bloccava il respiro. Se avesse continuato a guardarlo per più di due minuti, sarebbe scoppiato a piangere.

« E tu sei compreso, Eustace » disse allora, per spostare il suo sguardo e cercare di riprendersi. Non poteva permettersi di fare quello che il suo cuore - o la ragazzina che era il lui e che era appena saltata fuori - gli aveva ordinato di fare. Era un re. Un re con doveri e sani principi morali, maledizione.

Il povero ragazzino sembrò spaventato dalle fiamme che probabilmente si espandevano nei suoi occhi. Forse lo credeva pronto ad ammazzare qualcuno.

« Ehm… grazie » rispose, dandogli una pacca leggera sul braccio e scostandosi, in modo talmente garbato e pieno di nonchalance che, se non avesse fatto attenzione, neppure Caspian se ne sarebbe accorto. Sicuramente Eustace aveva capito il motivo del suo turbamento e provava ribrezzo all’idea di farsi toccare da lui. Caspian aveva ribrezzo di essere se stesso!

Oppure Eustace era estremamente timido e non amava particolarmente le dimostrazioni pubbliche d’affetto, e Caspian si stava facendo una montagna di film mentali.

Non sapeva più nulla, in quel momento.

Specialmente quando aveva incontrato nuovamente gli occhi scuri del suo tormento. Gli occhi scuri che l’avrebbero perseguitato nelle notti più oscure, a Cair Paravel, che non gli avrebbero mai permesso di crearsi una vita.

Non doveva muoversi. Non doveva assolutamente toccarlo.

Ma a decidere non era il suo cervello, il suo cuore aveva le redini. O, quantomeno, sperava fosse il cuore e non qualcosa di più… privato.

Fu quasi automatico abbracciarlo. Stringere le braccia intorno a quel busto non estremamente muscoloso ma che aveva sopportato il peso di guerre, decisioni e situazioni ben più gravi di quelle che lui aveva ancora solo immaginato.

Un re nel corpo di un ragazzino.

Mentre lui cos’era?

Un ragazzino - o peggio, ragazzina - nel corpo di un re.

Sentiva il suo calore sulla pelle, attraverso quell’insulsa camicia che non gli stava permettendo di godere appieno di un abbraccio vero. Pelle contro pelle. Cuore contro cuore.

Finì tutto troppo presto, per i gusti di Caspian.

Edmund si separò, voltandosi immediatamente verso Aslan e lasciando spazio alla piccola Lucy.

« Mi mancherai tanto, Caspian » gli sussurrò la piccola regina, tentando invano di non scoppiare a piangere. Pregò che si trattenesse, lui l’avrebbe seguita senza indugio.

« Anche tu, Lucy » ed era vero. La piccola gli sarebbe mancata tantissimo, quasi quanto gli sarebbe mancato lui. Era la sorella che la sua povera madre non gli aveva mai potuto dare.

I tre si avviarono lentamente verso il varco. Ogni loro passo era una pugnalata al cuore di Caspian. Non poteva staccare gli occhi dalla distesa blu che si estendeva davanti a lui, lontano da colui che avrebbe portato con se il suo cuore.

Erano lontani, ormai. A pochi passi dal loro mondo, tanti passi lontani da Narnia. Tanti passi da lui.

« Cosa ti sta frenando, Caspian? » domandò improvvisamente il leone, puntando il suo sguardo ambrato su di lui. Quegli occhi lo stavano trapassando da parte a parte, senza pietà. La verità si era rivelata improvvisamente ai suoi occhi.

Aslan sapeva tutto.

« Come puoi dire una cosa del genere? È una cosa contro natura, ripugnante. Io sono un abominio » sussurrò tremante il giovane re, tentando di abbassare il più possibile il suo tono di voce. Non voleva essere ascoltato da altri. Non poteva essere ascoltato da lui.

La sua voce era piena di ribrezzo, per se stesso e per i suoi sentimenti.

« Sei innamorato, Caspian? » domandò allora Aslan, senza fare alcuna piega. Per un momento lui pensò che gli avesse appena chiesto cosa pensasse del tempo.

Il ragazzo si ritrovò a riflettere.

Non poteva chiedergli, così, di punto in bianco, se era innamorato. Anche perché non lo sapeva neanche lui.

Amare significava reputare perfetta ogni cosa del suo corpo e della sua anima?

Amare significava passare tantissimo tempo insieme senza mai annoiarsi?

Amare significava litigare furiosamente, senza che l’affetto possa esserne scalfito, ma, semmai rafforzato?

Amare significava voler dare la vita per salvare la sua? Mettere a repentaglio un popolo per lui?

Se amare era tutto ciò, lui era perdutamente innamorato.

« Sì. Ma è sbagliato, disgustoso! Questo amore non può e non deve esistere. Io non voglio essere un mostro » sbottò Caspian, vomitando tutto il disprezzo che aveva accumulato durante tutto il viaggio. Dallo stesso istante in cui aveva incrociato il suo sguardo.

« Tu non sei un mostro, Caspian. Nessun essere capace di provare amore può esserlo. Che importa se ami un uomo, una donna o un procione? Tu ami. Tu sei capace di provare il sentimento più nobile di tutti, il patriarca di ogni buona azione. Cosa ti renderebbe un mostro? » rispose allora il leone, impassibile. I tre ragazzi continuavano a camminare verso quel tunnel. Erano sempre più lontani.

Un passo, una pugnalata.

« È contro natura! Vorrei non essermi mai innamorato » sbottò allora il re, abbassando il capo per impedire al vero re di Narnia di vedere i suoi occhi tremendamente umidi.

« Come puoi dire una cosa del genere? Una vita senza amore non è degna di essere definita come tale. Davvero vorresti eliminare quello che ti lega a lui? Davvero vorresti considerarlo solo un buon amico? L’amore non è mai contro natura, Caspian. Che sia per una donna, un uomo, un procione o una quercia. Cosa importa? L’importante è amare » lo riprese Aslan, quasi come un padre che riprende il figlio per una marachella innocente. La tranquillità mostrata stava facendo deprimere sempre di più il povero re. Il buco nero al centro del suo petto aveva ricoperto il cuore, impedendogli di battere, ed i polmoni, impedendogli di respirare. Presto sarebbe arrivato al cervello, ed anche la sua ragione l’avrebbe abbandonato.

« Cosa potrebbe pensare il mio popolo? Il loro re che… il loro re che ama un uomo! » scoppiò allora lui, esternando quello che davvero era il suo freno.

Cosa avrebbero detto di lui?

« Davvero ti importa di quello che pensano gli altri, Caspian? Davvero sei così superficiale e sciocco? Amare qualcuno non significa accontentare gli altri. Tu non ami per far comodo a qualcun altro, tu ami per te stesso. Questa è la tua vita, Caspian. La tua. È il tuo cuore che deve parlare, non la codardia. Non sarà il popolo a dover vivere per sempre rinnegando i propri sentimenti, con la distruzione presente nel petto. Devi essere tu a prendere in mano il tuo destino. Il tuo cuore ed il tuo regno sono due cose separate, è vero. Ma con un cuore felice potrai governare al meglio, non dimenticarlo » per la prima volta, Caspian aveva sentito il leone alzare il tono di voce. Sembrava… quasi deluso.

Anche lui lo era, del comportamento che aveva avuto fino a quel momento. Era stato un codardo. Un dannatissimo codardo.

Era lui a dover decidere. Lui, nessun altro.

« Non puoi vergognarti di provare amore. Devi essere sempre fiero di te stesso e di ciò che provi. Sarai sempre una persona meravigliosa, non importa quello che gli altri diranno di te » concluse Aslan, tornando a fissare il trio che era ormai a pochi passi dall’abbandonare Narnia per sempre.

Sarai sempre una persona meravigliosa, non importa quello che gli altri diranno di te.

Fu in quel momento che decise.

Partì con passo svelto e deciso, ogni falcata sarebbe stata di due, normalmente. La sua velocità aumentava millesimo di secondo dopo millesimo di secondo. Si era ritrovato a correre come un pazzo verso di lui. Edmund. Il suo unico e vero amore.

« Edmund! Aspetta! » urlò, arrivando con il fiatone davanti a loro. Il ragazzi in questione si separò dal gruppo, preoccupato. Lo raggiunse e gli poggiò una mano sulla spalla, tentando invano di capire cosa diamine gli fosse successo da farlo correre in quel modo.

« Che ti pren… » non lo fece finire. In un attimo le sue labbra si ritrovarono poggiate ermeticamente si quelle del re Caspian, coinvolte in un fantastico primo bacio.

Edmund non riusciva a muoversi dalla sorpresa.

« Ti amo, giusto perché tu lo sappia. Dovevo dirtelo prima che te ne andassi, perché altrimenti sarei stato sempre con il rimorso nel cuore. Non potevo lasciarti andare senza farlo, mi capisci? So che mi starai reputando un pazzo, un maniaco. Magari un abominio contro natura. Però io dovevo farlo, ne andava della salute mentale » Caspian disse tutto ad una velocità incredibile, arretrando di diversi passi e senza staccare gli occhi dal viso di uno scioccato Edmund.

Lui, effettivamente, impiegò parecchio tempo per assorbire tutte le sue parole e, alla fine, sul suo viso si formò uno strano sorriso.

« Non ti considero un abominio contro natura, un pazzo o un maniaco. Sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto e che conoscerò in tutta la mia vita. Ah, ti amo anch’io, giusto perché tu lo sappia » affermò, avvicinandosi al re e continuando a sorridere. Sorriso che venne subito ricambiato, prima che venisse coinvolto in un altro, questa volta ultimo e voluto da entrambi, bacio.

« Non ci vedremo più, lo sai? » disse allora Edmund, sentendosi un po’ sciocco ad affermare qualcosa di scontato.

« Già. Ma sai che ti dico? Non mi importa. Io ti amo, è tutto ciò che mi interessa » rispose Caspian, arretrando fino a ritrovarsi accanto al grande leone. Sorrideva tranquillo, nonostante fosse consapevole che non avrebbe più potuto sfiorare il suo amato.

« Ottima filosofia di vita. Addio » anche Edmund si voltò, raggiungendo la sorella ed il cugino all’interno del tunnel d’acqua. Poco prima che questo si chiudesse, con un vortice, alzò una mano ed urlò « Ti amo! »

Caspian avrebbe sempre ricordato quelle parole. Sempre. E non se ne sarebbe mai vergognato, non avrebbe mai perso occasione per far partecipi gli altri del suo sentimento. Non si sarebbe mai preoccupato delle voci che correvano alle sue spalle. Il suo modo di essere non sarebbe cambiato in base al suo sentimento. Cosa ci sarebbe stato di così diverso, se al posto di Edmund si fosse innamorato di Susan?

Dopotutto, un leone molto saggio gli aveva detto che sarebbe stato sempre una persona meravigliosa, a prescindere da quello che gli altri avrebbero detto di lui.

 

You are beautiful no matter what they say
Words can't bring you down
You are beautiful in every single way
Yes, words can't bring you down
Don't you bring me down today

 

 

   
 
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