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Autore: Infinity19    19/05/2011    38 recensioni
Draco riesce a fare chiarezza nei sentimenti che cela nel cuore grazie ad Harry, che tornato bambino, lo considera il suo Principe dei sogni.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il piccolo Harry e il principe Draco 23 EFP N.A. Prima che iniziate a leggere, è obbligatorio per me porgervi le mie più sentite scuse  per avervi fatto attendere per l’ennesima volta tutto questo tempo per avere l’aggiornamento. Spero comunque che apprezziate anche questo capitolo che avrei intitolato, nel caso lo avessi fatto anche con gli altri, “Scacco al Re” e che non lo troviate, come suggerisce Piton, ‘uno spettacolo oltremodo imbarazzante e disgustosamente patetico!” ^__^ Buona lettura!




Il piccolo Harry e il principe Draco



CAPITOLO 23

“Maledizione! Dobbiamo trovare quei due prima che lo facciano quei dannati Grifondoro! Ma dove diavolo saranno? Questo castello è peggio di un labirinto!” Blaise spazientito inveì ad alta voce verso i suoi compagni, mentre veloci percorrevano i bui corridoi dei sotterranei.  
“Mmm… non molto lontano.” Rispose la voce pacata e tranquilla di Hermione, che stava leggendo una vecchia mappa ingiallita.
Le Serpi si voltarono sorprese, notando solo ora che la ragazza e Paciock li avevano seguiti per tutto il tempo camminando silenziosi qualche passo dietro di loro.
“E voi cosa volete? Siete venuti a spiarci per poi riferire ai vostri compagni dove sono Draco e Potter?” Li accusò sospettosa la Buldstrode.
“No. In effetti, no. Siamo qui perché…” Hermione alzò lo sguardo dalla Mappa del Malandrino per guardare negli occhi i Serpeverde e mostrare d’essere sincera. “… direi che siamo dalla stessa parte. Vogliamo anche noi che Harry rimanga con Malfoy.”
“Certo! E noi dovremmo credervi, perché…?!” Fece con tono sarcastico Nott.
“Perché…” Neville attinse a tutto il suo coraggio Grifondoro per continuare. “… ci fidiamo di Malfoy e di voi Serpeverde…” Ammise guardando fisso Zabini, il cui cuore cominciò a battergli all’impazzata nel petto perché pervaso di nuova speranza.
“… e abbiamo compreso che tenete sul serio alla felicità di Harry.”
Il timido Grifoncino adesso abbassò gli occhi incapace di sostenere oltre la dolcezza e il calore dello sguardo di Blaise, ma in questo modo si perse l’espressione dura e gelosa che attraversò le iridi cobalto del moretto, quando sentì il nome di Potter uscire dalle sue labbra con tanta tenerezza e affetto.
“Va bene. Va bene, vi crediamo. Ora però Granger, ti prego, dimmi subito dove sono Draco e il piccolo Harry. Sono da soli? O li hanno trovati? E stanno bene?” Chiese ansiosa e pallida Daphne, che ancora non riusciva a darsi pace per l’esplosione avvenuta dal suo calderone e che aveva rischiato di ferire gravemente il bambino.
“Greengrass, siamo qui.” Le rispose la voce strascicata di Draco che insieme al piccino stava raggiungendo il gruppetto da un corridoio laterale. Ed Harry, non appena la scorse, lasciò immediatamente la mano che stringeva del Principe e le corse incontro per poi abbracciarla strettissima.
“Daphne!!! Daphne, stai bene?” Le domandò agitato. “Ero così tanto preoccupato per te! Il Principe diceva che dovevo stare tranquillo e che non ti eri fatta niente. Però lo scoppio è stato davvero tanto brutto e io ti volevo vedere subito, perché prima in quella stupida sfera magica non ci sono riuscito.”
“Oh, piccolo! Tu eri preoccupato per me?” Fece sinceramente commossa la bionda Serpeverde, prendendoselo in braccio e tastandolo frenetica sul viso per accertarsi che anche lui stesse bene. “Allora non ci credi, vero, che l’abbia fatto apposta a far esplodere il calderone per farti del male?”
“Lui, no!” Rispose per Harry Draco, ma usando un tono accusatorio che indicò chiaramente a tutti che lui al contrario la pensava diversamente.
“Malfoy, lei non c’entra!” La difese immediatamente Theo.
“Sì, Draco. La sua pozione era ottima, senza errori. E se io e Nott non l’avessimo protetta contemporaneamente con i nostri incantesimo Scudo, adesso Daphne sarebbe sicuramente al San Mungo in condizioni critiche.” Aggiunse con tono conciliante Blaise.
“Beh, allora se non è stata lei, è stato sicuramente uno di voi!” Desunse con sguardo gelido Draco.
“E perché non potresti essere stato davvero tu invece, come ti hanno accusato i Grifondoro? Infondo poco fa lo hai ammesso tu stesso che odi Potter e che lo vorresti morto!” Contrattaccò Pansy, facendo in modo da sviare il discorso e non essere subito scoperta, dato che tra le Serpi lei era l’unica ad aver mostrato sin dall’inizio ostilità e antipatia verso il moccioso.
“A che gioco stai giocando, Parkinson?” Le domandò però diffidente e sospettoso Zabini, ripensando anche a quanto accaduto in aula.
“Io, non parlavo del bambino!” Ripeté invece ancora più frustrato il biondino, la cui confusione non fece che aumentare.
Tra i Serpeverde scese un silenzio teso e nervoso, permeato di dubbio e sospetto, che fu però interrotto dall’improvviso e sonoro brontolio dello stomaco di Harry.
“Hai fame piccolino?” Gli chiese premurosa Daphne, con una carezza gentile tra i capelli.
“Sì, tanta.” Ammise il piccino con un lieve pigolio e poggiando imbarazzato la testa sulla sua spalla, perché consapevole d’aver interrotto qualcosa di molto importante.
Draco si avvicinò alla ragazza e sfiorò con un dito la guancia del bambino notando quanto fosse pallida, probabilmente per lo spavento di prima, e dando al piccolo la precedenza perché preoccupato, suggerì di andare in Sala Grande per il pranzo e di rimandare a più tardi il confronto con i compagni.
E prima che potesse scendere: “Harry, ti ci posso portare io tenendoti ancora un po’ in braccio?” La bionda Serpeverde chiese un tantino insicura, bisognosa ancora di rassicurazioni per esser certa che il piccino non ce l’avesse davvero con lei.
Il bimbo annuì sereno, dato che gli piaceva proprio tanto il suo delicato profumo e come la ragazza lo stringeva a sé: era una bella sensazione, proprio come quando ad abbracciarlo era il Principe, eppure diversa, perché tutto era più… morbido e confortevole e lo faceva sentire stranamente avvolto e sicuro.
Harry, che non ricordava d’aver mai ricevuto quel tipo di attenzioni e premure, si chiese se era questo ciò che si provava a stare in braccio alla propria mamma.
“D’accordo, basta solo che non diventi un’abitudine!” Acconsentì anche Draco, ma con tono decisamente infastidito e geloso.
“Guarda Malfoy, che non mi serve il tuo permesso!” Fece piccata la ragazza per poi assumere un’espressione altezzosa e aggiungere, col chiaro intento di stuzzicare e provocare il biondino ma in realtà con l’inconscio desiderio di ferire Theo: “E sappi che non ne ho neanche bisogno, dato che ho deciso che diventerò la fidanzata di questo bel tesoro! Vuoi anche tu piccolo Harry?”
Draco si rabbuiò ma anche se non pronunciò parola, la sua vocina interiore gridò inferocita: ‘No!!! Potter è mio!!!’ Ma la rabbia si trasformò in timore e insicurezza quando vide il bambino rifuggire il suo sguardo e nascondere imbarazzato, in un gesto del tutto innocente e senza malizia, il viso rossissimo tra le pieghe della veste di lei proprio all’altezza del suo seno.
Non immaginava che il motivo di tanto impaccio e rossore era perché il piccino non aveva avuto il coraggio di ammettere, e rivelare al diretto interessato, il suo sogno di sposare da grande il suo amato Principe Draco.  
Le due bionde Serpi cominciarono allora a battibeccare tra loro, contendendosi il bambino e su chi avesse dovuto portarlo in Sala Grande finché Potter, stanco e affamato, non volendo deludere nessuno dei due, scese dalle braccia della ragazza e prese entrambi per mano.
E così, con identici ghigni compiaciuti e soddisfatti, ma continuando a guardarsi in cagnesco, Daphne e Draco si avviarono a pranzo tenendo tra loro il piccino che sorrideva loro gioioso.
Visti da dietro sembravano davvero una bella famiglia felice: questo almeno è ciò che pensarono le restanti Serpi e i due Grifondoro.
Il viso di Theo di conseguenza assunse lo stesso scuro colore di Blaise: solo che Nott, a differenza di Zabini, non sapeva se essere più geloso di Potter o di Malfoy.
La Parkinson invece, osservando quanto complici e amabili erano gli sguardi che, nonostante l’apparente ostilità, si lanciavano ora Draco e Daphne per far divertire il moccioso, intuì che probabilmente oltre a Potter aveva una nuova rivale: si chiese quindi, mentre insieme agli altri si incamminava verso la Sala Grande, se non era più saggio cercare un modo per sbarazzarsi anche di lei.
Comunque, contrariamente a quanto avevano previsto, una volta varcata la soglia della sala da pranzo nessuno provò ad attaccarli, piuttosto trovarono l’intera scolaresca seduta alle rispettive tavolate compresa la Casa di Grifondoro, i cui componenti però sembravano parecchio agitati.
E la causa di tanto nervosismo era dovuta all’ansia e alla preoccupazione per quell’unica persona, la più pericolosa probabilmente a giudizio di Malfoy, che li aveva invece attesi in piedi proprio in direzione a dove stava la loro tavolata e che non potevano evitare se volevano andare a sedersi.
E quando inevitabilmente le furono di fronte il Serpeverde non le permise neppure di parlare, piuttosto con voce fredda e sguardo gelido, tanto che il piccino se ne spaventò, le intimò di levarsi immediatamente di torno se non voleva rischiare di essere affatturata.
La ragazza però non si mosse, piuttosto gli restituì uno sguardo carico di sfida e si inginocchiò avanti al bambino.  
“Harry, piccolo, ho sentito cosa è successo nell’aula di Pozioni. Come stai? Ti sei spaventato? Senti male da qualche parte? Vuoi che andiamo in Infermeria?” Chiese ora con occhi ricolmi di dolcezza e sincera apprensione e tendendo una mano per accarezzarne il viso, ma Malfoy portò il bimbo con irruenza dietro di sé e le impedì anche solo di sfiorarlo.
“Weasley, non toccarlo!” Sibilò minaccioso, puntandole contro la bacchetta.
Ginny si costrinse allora a fare qualcosa che nessuno mai si sarebbe aspettato: anche se le mani le tremavano di stizza e avversione per ciò che era in procinto di dire, non reagì, ma anzi, con espressione triste e sinceramente preoccupata, implorò con tono supplice: “Ti prego Malfoy, lasciamelo vedere. Voglio solo accertarmi che stia bene! Sai… che ne ho tutto il diritto.” Gli occhi castani che le brillavano di tutto… l’Amore che provava per Potter… il suo Potty…
E Draco, mai come in quel momento, la odiò con tutto se stesso perché, crudele e spietata con le sue poche parole, gli aveva rammentato che il bambino, Potter o non Potter, non era veramente suo…
In Harry invece, che era rimasto profondamente colpito da quello sguardo così limpido e sincero, i sentimenti di avversione e antipatia, provati fin dal primo istante verso la ragazza, scomparvero venendo sostituiti da un’emozione del tutto diversa, che lo portarono a dispiacersi per lei per come ingiustamente il Principe la stava trattando.
“Avanti, per piacere!” Ginny provò ancora vista l’indecisione del Serpeverde. “E poi guardami: sono sola e disarmata! E sai che non potrei mai ferirlo. Quindi non capisco perché continui a puntarmi contro la bacchetta: gesto questo da parte tua che non trovo affatto né nobile né molto cavalleresco. Non lo pensi anche tu, Harry?” Osservò sarcastica rivolgendosi ora però direttamente al bambino, che sussultò riconoscendo vere le sue parole.
D’impulso allora, Harry si staccò da Draco e si frappose tra lui e la rossa Grifondoro, nell’istintivo tentativo di prenderne le difese. Con sguardo triste e un pizzico di delusione lo pregò poi di lasciarla stare e non farle del male.
E quel gesto ferì Draco più di mille Cruciatus, perché davanti a sé non vide più il bambino, ma il Potter diciassettenne ergersi a scudo della Weasley… con la forza del suo Amore per lei…
Con mano tremante abbassò quindi la bacchetta e distolse lo sguardo, incapace di sostenere oltre l’evidenza della propria disfatta, ma così facendo si perse il sorriso fiero e orgoglioso che gli rivolse il piccino e il ghigno gridante vittoria di Ginny.
“Visto?” Harry fece ora voltandosi verso la ragazza ancora inginocchiata. “Il mio Principe è davvero tanto, tanto, tanto nobile e generoso!” Calcò con enfasi ogni parola con vanto e incrociando le braccia, quasi a sfidarla ad ammettere il contrario, tanto che Malfoy percepì il proprio cuore accelerare e la vocina della speranza divenire di nuovo più forte e squillante.
“Ed è anche bellissimo, bravo e…” Il bimbo continuò ad elencare le sue lodi finché l’improvviso e avvolgente abbraccio, in cui lo strinse Ginny, non lo fece ammutolire di colpo.
“Oh, Harry! Finalmente! Mi sei mancato così tanto!” La piccola Weasley esclamò con voce incrinata ed Harry ancora una volta non capì che senso avesse quell’ennesima frase: com’era possibile che persone per lui del tutto sconosciute sembrassero invece essergli così affezionate o trattarlo come se lo conoscessero da sempre?
Ma neppure adesso decise di palesare ad alta voce i suoi dubbi perché, ritrovatosi col viso circondato dai rossi capelli di Ginny, fu  sopraffatto di nuovo dalla stessa forte sensazione provata tra le braccia di Daphne: quella dolce malinconia che profumava di Amore materno.
Socchiudendo le palpebre il bimbo allora si rilassò completamente nell’abbraccio della Grifondoro e, abbandonatosi a quelle intense emozioni frutto di ricordi lontani e confusi, le carezzò gentilmente i capelli e lieve sussurrò: “Sì anche tu!” Per poi riprendersi immediatamente e continuare imbarazzato: “Cioè…, no… Scusa! È che i tuoi capelli rossi sono davvero tanto belli e... lo so è strano… ma è come se li avessi già visti… toccati… tanto tempo fa però…” Disse sempre più scarlatto in viso perché consapevole che le sue parole non avessero alcun senso, benché Ginny aveva continuato a sorridergli gentile e i suoi occhi sembravano adesso essere diventati un po’ più lucidi. “Mi piacciono così tanto!” Ammise infine. “Anche se…non so perché… ma mi fanno venire tanta voglia di ridere e allo stesso tempo anche di piangere.”
E gli occhi di Hermione inevitabilmente si inumidirono e fievole anche lei, in modo che solo chi le era accanto riuscì a sentirla, tra cui anche Draco, disse: “ Oh Merlino! Lily, la mamma di Harry: anche lei aveva i capelli dello stesso colore di Ginny!”   
E Malfoy percepì il proprio cuore spaccarsi a metà, tra la compassione e la sofferenza per l’infelice infanzia del piccolo Potty e l’invidia sempre più forte verso la Weasley e quel legame, così speciale e ricco di un significato ancora più profondo, che la univa con Potter.
“Sì Harry, lo so. Me lo dici spesso quando siamo da soli.” Sospirò invece distrattamente la sedicenne Grifondoro, che per un istante, ripensando a  quei complimenti che tante volte il moretto le aveva rivolto su quanto adorava i suoi capelli, aveva creduto di riavere tra le braccia l’Harry adulto.
Ma questo ebbe l’effetto di rompere l’incanto che si era creato tra loro, spezzando il filo sottile di fiducia che il bambino aveva cominciato a tendere verso di lei.
Harry infatti si allontanò leggermente dalla ragazza per poterla guardare negli occhi e, un tantino arrabbiato e seccato, replicò: “Non è vero: non te l’ho mai detto prima! E noi non siamo mai stati da soli! È una bugia, proprio come quando parli male del mio Principe Draco!”
“No Harry, è tutto vero! Ascolta, adesso… adesso non posso spiegarti! È complicato… una magia… Però credimi, non ti sto mentendo. Così come quando ti dico che Malfoy è cattivo e crudele.” Ginny provò a persuaderlo, mentre concitata si sforzava a non farlo scappare dal suo abbraccio. “Aspetta! Non tornare da lui! È troppo pericoloso, perché il suo desiderio più grande è da sempre stato ferirti e farti del male.”
E se Draco, i Serpeverde, Hermione e Neville a quel punto non intervennero per separarli, fu perché scoprirono troppo tardi di essere sotto il tiro di decine di bacchette, che si erano alzate verso di loro non appena la rossa Grifondoro aveva preso il bambino con sé, e perché soprattutto, per come erano vicini l’una all’altro, rischiavano di colpire il piccino se avessero provato a lanciare un incantesimo contro la Weasley.
Nel contempo il preside e i professori, all’esclusione di Piton che non era ancora arrivato, erano rimasti ad osservare il tutto senza intervenire o battere ciglio.
“Non è vero!!!” Gridò ora esasperato Harry. “Il mio Principe... lui mi vuole tanto…”  
“Cosa? Bene, Harry? Te lo ha mai detto chiaramente?” Domandò scettica Ginny ed Harry non rispose subito, perché solo in quel momento si rese conto che, nonostante i tanti gesti pieni di premure e affetto, il Principe non aveva mai pronunciato ad alta voce quelle parole.
Ma in fondo era lo stesso, no? Tutte quelle attenzioni significavano proprio questo, non era così?
Ragionò adesso un pochino insicuro il piccino, mentre nel contempo Draco si rimproverava e pentiva di non essere stato più esplicito con il bambino sui propri sentimenti.
Ma prima che uno dei due potesse controbattere, la ragazza continuò: “No, giusto? E sai perché? Perché chi ti sta mentendo è lui piccolo. So che ora non ti appare così, ma la sua gentilezza, le sua bontà nei tuoi confronti sono solo una messinscena, una finzione! Malfoy in realtà ti odia!” Cercò imperterrita di convincerlo Ginny.
“No, lui odia solamente il vostro stupido Principe Grifondoro!” Rispose risoluto e deciso il piccino.
Ginny sembrò allora per un attimo indecisa su come replicare: mordendosi un labbro si volse verso Hermione per poi distogliere subito lo sguardo con fare colpevole.
“Ma Harry, sei proprio tu…”
“No Ginny, non farlo!!!” Le urlò la Granger, pallida in volto. “È troppo rischioso! Non sappiamo quali conseguenze avrebbe con l’incantesimo spazio-temporale di Malfoy! Potremmo non rivedere più il nostro Harry!!!”
Draco, così come l’intera Sala all’esclusione di un fin troppo sereno Silente, non afferrò il senso di quelle parole, al contrario di Ginny che però decise di ignorarle, convinta com’era che l’unico modo per salvare Harry da Malfoy era raccontargli la verità.
“Harry, sei tu il Principe dei Grifondoro!” Rivelò infine la piccola Weasley. “È te che Malfoy odia dal profondo del cuore e chiama Sfregiato per la cicatrice che porti sulla fronte!”
Il bimbo sbarrò gli occhi e automaticamente portò una mano ai capelli per nascondere quella cicatrice a forma di saetta, di cui si era da sempre sentito orgoglioso perché lo rendeva unico e speciale.
‘Sfregiato’… lui quella parola l’aveva già sentita… lo aveva chiamato così Pansy quando era andato per la prima volta al tavolo Serpeverde… Ma era un’offesa davvero tanto brutta! Non era possibile che l’avesse pronunciata o anche solo pensata il suo amato Principe Draco! Così come era impossibile che lui fosse  il Principe di Grifondoro, vero?
Eppure qualcosa non tornava: tutte quelle mezze frasi ascoltate che lo paragonavano ad un lui senza nome… l’insistenza e l’ostinazione di Ron e i Grifondoro ad allontanarlo a tutti i costi da quello che loro ritenevano il più spietato dei Serpeverde… quegli sguardi che ogni tanto il Principe gli lanciava in cui però sembrava vedere, cercare, qualcun altro nei suoi occhi… tutti quei “No, non è lui!”, o quel: “Vieni con me, Potty! Adesso vedremo se sei veramente lui o meno!", pronunciata dal Principe con tanta rabbia giusto il giorno prima, quando di forza lo aveva trascinato all’aperto per dimostrargli se sapesse volare o meno con la scopa… lo scambio di battute avvenute quella stessa mattina tra Pansy e il biondino nell’aula di Pozioni… tutto sembrava acquistare un senso se Ginny avesse detto la verità.
Eppure, non poteva essere… non doveva essere! Sì perché Harry non voleva assolutamente essere il Principe di Grifondoro!!!
“È una bugia, vero? È solo una bugia, vero?!” Il piccino domandò allora con voce insicura e tremolante all’intera Sala Grande, ansioso di trovare qualcuno che smentisse quell’ennesima assurdità e che gli dicesse che quello era solo uno stupido scherzo per prenderlo un po’ in giro.
Ma il silenzio fu l’unica risposta che ottenne e anzi, a parte Ginny, nessuno sembrava capace di sostenere il suo sguardo per più di qualche frazione di secondo, compresi i suoi amici Serpeverde.
E il suo mondo crollò definitivamente e la disperazione si impadronì del suo cuore con la conferma che era invece tutto vero, quando incontrò il muro di ghiaccio che erano diventate le iridi grigie del suo Principe, in cui ogni traccia di dolcezza e affetto erano scomparse per lasciare il posto a quella stessa fredda indifferenza e a quell’ostilità che tante volte aveva già trovato nello sguardo di zia Petunia, zio Vernon e Dudley.
Occhi che non risplendevano più d’Amore e accettazione ma di rifiuto e disprezzo… e per la prima volta, da che si era risvegliato in quel magico castello, il piccino provò di nuovo le asfissianti e opprimenti sensazioni di solitudine e abbandono, che tante volte avevano tormentato le sue notti nel buio del suo piccolo stanzino.
Ma questa volta il suo dolore e la sua paura, ancora più intensi e devastanti perché il suo cuore non poteva accettare di essere detestato anche dal suo amato Principe Draco, non si manifestarono solo sotto forma di cocenti lacrime, che Harry cominciò a versare copiose, ma esplosero letteralmente con la potenza della sua magia innata che, incontrollata, fece tremare i tavoli più vicini, sollevandone tutto ciò che vi era sopra, e incrinando i vetri degli alti finestroni.
Solo che più il pianto dirompeva e diveniva forte, più la sua magia si faceva instabile: gli oggetti cominciarono infatti a vorticare sempre più velocemente e alcuni studenti dovettero usare incantesimi per proteggersi e non esserne colpiti, ma soprattutto l’aria intorno al piccino cominciò ad arroventarsi, tanto che per l’eccessivo calore Ginny fu costretta ad allontanarsi.
Nella Sala Grande scoppiò di nuovo il caos.
“Albus, direi che ora basta!” Minerva si alzò dalla sedia e insieme con lei anche altri professori decisi ad andare ad aiutare gli studenti. “Serpeverde e Grifondoro non potranno mai scendere a compromessi pacifici e non riesco ancora a credere come tu abbia fatto a convincerci a concedere loro anche solo una possibilità, soprattutto poi se a rimetterci deve essere quel piccolo bimbo innocente. Non possiamo restarcene fermi qui a guardare oltre senza intervenire!”
“E invece mia cara, vi pregherei tutti di pazientare ancora qualche istante e di non agire in alcun modo per arginare la situazione che, a mio giudizio, è ancora sottocontrollo. Vi assicuro comunque che provvederò immediatamente a sistemare ogni cosa non appena lo riterrò strettamente necessario.” Il preside replicò con tono serio e perentorio, mentre attento osservava l’evolversi di quanto stava accadendo in fondo al salone. “Prima però…” Silente adesso aggiunse sovrappensiero, quasi stesse ragionando più fra sé che non con gli insegnati. “… devo constatare un’ultima cosa… anche perché a questo punto ritengo che nessuno di noi sia in grado di contenere, affrontare e placare la magia del piccolo Harry!” E poi dopo un mesto sospiro, che allarmò maggiormente la McGranitt, concluse con espressione rassegnata e triste: “E a quanto pare nemmeno il Signor Malfoy…”
Nel frattempo infatti: “Draco, fa qualcosa! Fermalo! Solo tu puoi!” Blaise aveva afferrato il compagno per le spalle per smuoverlo ad intervenire, ma questi si era limitato a sorridergli beffardo e a rispondere con sarcasmo: “No, non è vero! Non posso, quello… quello è Potter!” E nella sua ironia, in quegli occhi che sembravano così imperturbabili, quasi assenti, Zabini vi lesse la dolorosa consapevolezza di un’illusione infranta.
Draco si era finalmente risvegliato dal suo idilliaco sogno di un Amore possibile, per ricadere nella crudele realtà in cui non esisteva alcun piccolo e dolce Potty, ma un Potter adulto che non lo avrebbe mai ricambiato…
Probabilmente il suo cuore in quel momento stava piangendo disperato proprio come il bambino, e la sua indifferenza non era altro che l’ennesima maschera, per nascondere a se stesso e al mondo, di essere innamorato follemente, e probabilmente da sempre, della sua nemesi Grifondoro…
E se lo capiva con tutto se stesso, perché la situazione per lui non era affatto diversa, Blaise possedeva però quel pizzico di speranza in più rispetto all’amico, che lo portava a credere che per un sentimento così travolgente e sincero, come quello che lui e Draco provavano per Neville e Potter, doveva esistere almeno una possibilità.  
Possibilità che dovevano fare di tutto per cogliere prima di arrendersi definitivamente al destino avverso.
“Bella scoperta, idiota! Quel bambino è sempre stato Potter e ti vuole bene!” Zabini riprese con fermezza e decisione, sogghignando quando vide il suo amico tornare in sé e il suo viso tingersi di rosso per il significato delle sue parole.
Potter, non mi vuol…” Cominciò ad obbiettare, decisamente in imbarazzo e arrabbiato, Draco, per poi essere immediatamente contraddetto.
“Certo che sì! O almeno sicuramente quel bambino! E anche tu, mio stupido amico, vuoi bene a Potter!
“No! Non è vero!” Si rifiutò categoricamente di ammettere Malfoy con le guance sempre più accese. “Io odio quel maledetto Sfregiato!”
Blaise allora lo afferrò di prepotenza con una mano sotto al mento e lo volse in direzione del piccino, che ancora piangeva racchiuso nel suo bozzolo di magia protettiva, mentre, impotenti, Daphne, la Granger e Paciock provavano invano a calmarlo.
“Dannazione Draco! Credevo ci fossi finalmente arrivato! È quel bambino il tuo Sfregiato!!!”
“Non chiamarlo così!!!” Malfoy ruggì con tutta la rabbia che teneva in corpo.
“Beh, tu lo hai fatto per ben sette anni, non capisco quale sia il problema adesso!” Blaise lo provocò ulteriormente.
Draco chiuse allora gli occhi incapace di sostenere oltre la vista di quelle lacrime, che sentiva sue, e sopraffatto dai ricordi e dalle troppe e belle emozioni provate con quel meraviglioso piccolo Angelo in quei pochi giorni, non riuscì più a mentire a se stesso: amava il piccolo Potty pur sapendo che era Potter!!!
“Per Potty è diverso!” Sospirò riaprendo gli occhi.
“E tu non lo odi giusto?”
“No!” Draco finalmente confessò ad alta voce, sentendo il proprio petto alleggerirsi di un peso. “Anche se è Potter, non odio quel bambino!”
“Bene! Allora va là e diglielo!” Lo incitò Zabini con un sorriso soddisfatto. “E fermalo prima che l’intera Sala Grande ci crolli addosso! Poi penseremo insieme a trovare una soluzione per il dopo…” Adesso lo spinse letteralmente verso la barriera magica con un ghigno sul viso, mentre Malfoy arrossiva ulteriormente per il significato implicito di quel dopo.
Ma quando si inginocchiò e provò a penetrare lo scudo magico, come era già successo nell’ora di Storia della Magia, Draco scoprì, con suo enorme sgomento, che questa volta era inaccessibile anche per lui.
“Ma cosa…? Potty, sono io… il tuo Principe… fammi entrare!” Implorò con voce sempre più angosciata.
Ma il piccino non gli rispose né lo guardò in viso, troppo spaventato di rincontrare ancora quegli occhi cattivi, piuttosto il suo pianto divenne ancora più straziato e intenso.
“No, ti prego Potty, non piangere…” Malfoy provò ancora ad oltrepassare la barriera, ma una mano lieve si poggiò sulla sua e gli impedì di compiere quel gesto che non avrebbe portato a nulla.
Era stata la Granger, che ora scuoteva la testa. “No. È inutile Malfoy. Questa volta lo scudo protettivo, che la magia di Harry ha creato, è scaturito dal desiderio di quel bambino di difendersi proprio e unicamente da te… o meglio dal tuo odio!” Gli disse a voce più bassa in modo che il bimbo non potesse sentirli.
Draco adesso sbiancò: “Ma io non…”
“Sì, lo so! L’ho capito che non lo odi ed è per questo che ora mi fido di te, ma per un attimo ti sei lasciato sopraffare dai sentimenti che invece provi…” ‘O pensi di provare’, pensò fra sé Harmione. “… per l’adulto che un giorno sarà quel piccino, ma di cui quel bambino non sa nulla. Ed Harry, che è cresciuto tra persone che lo hanno sempre detestato apertamente facendolo sentire un peso, soffrendo per anni per la mancanza di affetto e calore umano, adesso che finalmente pensava di averli trovati in te, è terrorizzato dall’idea di scoprire che invece anche il suo amato Principe non lo voglia più.”  
“Maledizione! Maledizione!!!” Esclamò amareggiato Draco. “Come faccio allora a convincerlo che non è così?”
Harmione sorrise di fronte a quell’ennesima dimostrazione d’affetto che il Serpeverde provava per il suo migliore amico e, proprio come Blaise, provocatrice rispose: “In effetti è abbastanza complicato. La cosa migliore sarebbe convincerlo che la storia di Ginny sia davvero solo una bugia, il problema però è che Harry adesso è troppo confuso e non sa più in cosa credere o di chi fidarsi. Penso quindi che l’unica soluzione sia che tu ammetta di volergli bene anche se è il Principe di Grifondoro, proprio perché è il Principe di Grifondoro!
“Granger, non ti seguo!” Digrignò tra i denti Draco, ma arrossendo sul viso e dimostrando così alla ragazza che aveva invece capito tutto.
“Sarò più chiara allora.” Fece adesso seria Harmione. “Devi dire a quel bambino che tieni e sei affezionato anche alla sua versione adulta!”
Draco trasalì e involontariamente portò il suo sguardo sulla Weasley: tutta la furia allora, che aveva provato due giorni prima quando Potter nel parco le sorrideva e le teneva la mano, tornò a galla e si avvinghiò forte al suo cuore impedendogli di confessare ciò che realmente sentiva.
“Non lo farò mai!!!” Tuonò con veemenza. “Io quel dannato Grifondoro lo odio con tutto me stesso!!!”
“Beh, e allora levati dai piedi Malfoy!” La Granger adesso, con espressione dura, gli puntò la bacchetta contro frapponendosi tra lui e la barriera magica. “Se è così che veramente la pensi non ti permetterò di avvicinarti oltre ad Harry, perché ora che sei riuscito a fare breccia nel suo cuore di bambino con la tua codardia e ottusità verso l’adulto puoi ferirlo molto di più di quanto, da piccolo o da grande, non abbia già sofferto fino ad oggi.”
“Codardo io?” Sibilò stizzito Draco. “Io non ho mai avuto paura di Potter!”
‘Ma dei sentimenti che provi per lui, sì!’ Harmione però non riuscì a formulare in parole questo suo pensiero, perché interrotta dal fragoroso rumore che fece il portone della Sala Grande quando si spalancò per far entrare il professor Piton.
“Cosa diamine sta succedendo adesso?” L’insegnante tuonò tagliente e con sguardo truce non appena si accorse della confusione che stava regnando nella Sala, con le tavolate di Corvonero e Serpeverde completamente svuotate, piatti e bicchieri che volavano in aria veloci come proiettili, gli studenti assiepati in due angoli nella stanza, con quelli più grandi che con incantesimi Scudo proteggevano i più piccoli dalle posate impazzite, e fra tutto questo, protetto da una potente barriera dorata, la causa di tutto quel casino che naturalmente non poteva essere nessun’altro se non...  
“Potteeer!!!” Piton sibilò con voce aspra avvicinandosi al bambino. “Smettila immediatamente!”
Ma il piccino, che non sapeva nemmeno che tutta quella magia fosse opera sua e quindi neanche come fermarla, non appena sentì la voce del professore alzò finalmente il volto, che aveva tenuto basso tutto quel tempo, e di slancio fece quei pochi passi che li separavano e lo abbracciò stretto.    
E Severus che, per l’imprevedibilità e la velocità dell’azione del bimbo, non aveva potuto proteggersi in tempo ed era quindi convinto che si sarebbe scontrato dolorosamente contro la barriera magica, scoprì  invece, con sua enorme stupore, di non essersi fatto nulla e non perché lo scudo incantato fosse scomparso, ma perché vi era passato attraverso incolume.
E questo significava un’unica dannatissima cosa: il moccioso si era affezionato e si fidava di lui!
Silente sorrise di nuovo, Draco invece si incupì ancora di più per la nascente gelosia che sentì crescere verso il proprio padrino: non immaginava però che i sentimenti che il bambino cominciava a nutrire per l’insegnante erano di tutt’altra natura rispetto a quelli che invece provava per lui.  
“Re Severus!” Harry pigolò ancora tra le lacrime. “Ginny ha detto che sono il principe di Grifondoro e adesso… adesso il Principe Draco mi odia!!!” Riuscì a farfugliare tra i singhiozzi. “Però è una bugia, vero? Vero?” Gridò aggrappandosi speranzoso alle vesti del professore alla ricerca disperata di rassicurazioni. “Io… io non voglio essere il principe dei Grifondoro! Ti prego Re Severus… dimmi che non è vero… Non voglio che… che il mio Principe mi odi!!! Ti prego…” E le sue parole accorate e imploranti toccarono e commossero i cuori di tutti i presenti nella Sala Grande, tranne apparentemente del professore di Pozioni che in tutta risposta, invece di donargli il conforto che cercava, sogghignò crudele.
“E tu continui a dubitarne?” Fu infatti la sprezzante risposta di Piton.
Questa era infatti l’occasione perfetta per separare definitivamente Potter e Malfoy e quindi deciso l’insegnate maligno confermò: “Certo che è vero!”
Ma non era nemmeno ancora svanito nell’aria il riverbero delle sue ultime sillabe pronunciate che quella strana inquietudine, quel malessere lancinante che lo aveva già colpito durante le ultime due ore di lezione, tornò prepotente tormentandolo con sensi di colpa così devastanti che Severus si sentì il fiato mancare e una fitta lancinante partire dalle ginocchia, dove distintamente avvertiva la sensazione umidiccia della stoffa bagnata sulla pelle, e arrivargli diritta al cuore.
Maledizione! Perché diamine quel bambino cercava conforto proprio da lui? E perché le sue lacrime sembravano conficcarglisi nel petto come tante pugnalate?
E poi Harry alzò il viso mostrando i suoi occhioni verdi traboccanti di sofferenza e disperazione e finalmente Severus capì: Potter lo guardava con gli stessi bellissimi occhi della sua Lily e lui non poteva tollerare che quel verde speranza, che tanto aveva amato in passato, fosse offuscato ancora dalle ombre scure del dolore.
Lo aveva già fatto una volta per vigliaccheria e perché accecato dall’invidia, ma ora non lo avrebbe permesso mai più.
Il gelo nel suo petto, che per anni aveva racchiuso e indurito il suo cuore, lentamente cominciò a dissolversi, facendo fuoriuscire emozioni che l’uomo credeva aver dimenticato da tempo.
“Proprio come è vero che hai diciassette anni, Potter!” Piton aggiunse con tono forzatamente ironico, dopo un sospiro che sancì la sua resa momentanea a quel sentimento che cominciava con la A…  “E che hai passato i tuoi ultimi sei di scuola in questo castello magico che, come naturalmente immagino non sai, è in Scozia!”  
Il bimbo trasalì e gli oggetti, pur rimanendo sospesi in aria, smisero di muoversi. “No, io…” Harry aprì tutte e cinque le dita della mano sinistra e il pollice di quella destra mostrandole poi al professore. “… ne ho sei di anni!” Constatò con voce un tantino insicura. “E non sono mai andato più lontano di Londra né visitato un vero castello prima d’ora, figuriamoci poi uno magico!”
“O vero come il fatto che Ginny Weasley è la tua fidanzata e suo fratello Ron il tuo migliore amico!” Piton sputò fuori con espressione disgustata.
Harry smise di botto di piangere e un piccolo sorriso illuminò di nuovo il suo viso, mentre le varie posate, non trattenute più dalla magia, precipitavano a terra. “Naa! Non è possibile! A me non piacciono le femmine e Ron il Grifondoro è mio nemico!” Esclamò con fervore.
“O vero come è vero che il Cappello Parlante ti ha smistato a Grifondoro, giusto piccolo idiota?” Severus questa volta domandò assottigliando le palpebre con uno sguardo carico di commiserazione e compatimento, sotto il quale il piccino avvampò per l’imbarazzo di non averci pensato lui stesso.
Con gli occhi accesi di gioia e la mano sullo stemma, che orgoglioso portava sul maglioncino all’altezza del cuore, Harry ricordò quindi fiero: “No, io sono un Serpeverde!”
“Quindi, Potter?” Digrignò infine con voce infastidita il professore per l’ovvia ed evidente conclusione a cui portavano tutte quelle affermazioni.
“Io non posso essere il Principe di Grifondoro!” Harry mormorò ancora rosso in viso per la vergogna d’averci invece creduto, ma con lo sguardo raggiante e ricolmo di gratitudine e adorazione che fece perdere qualche battito al neoritrovato cuore di Piton.
Piton che però fece una faccia letteralmente schifata quando vide quel piccolo impiastro, che da quando aveva smesso di piangere aveva continuato imperterrito a tirare su col naso, cercare di asciugarselo infine sulla manica del suo golfino producendo un inguacchio ancora peggiore.
E poiché stranamente la barriera magica non era ancora scomparsa, Severus, incurante degli sguardi allibiti dell’intera scuola ma con sentimenti del tutto opposti al disgusto che invece mostrava il suo volto, fu obbligato a fare qualcosa che scioccò l’intera Sala per la dolcezza intrinseca del gesto: prese il proprio fazzoletto e pulì la faccia del bambino, asciugandogli, naturalmente non proprio delicatamente, il naso e portandovi via le ultime tracce delle lacrime che ancora gli bagnavano le guance.
“No ragazzo, non lo sei!” Borbottò rassegnato tra i denti il professore, provando invano a convincere più se stesso che non il bambino, con quella che lui sapeva essere una bugia, e cercando al contempo di giustificarsi con la sua parte razionale per quella sua azione così intima e familiare che sarebbe stata del tutto inconcepibile con l’altro Potter!
Ed ecco qui: questa era la prova che era impazzito anche lui, proprio come Draco, se cominciava a non discernere più tra adulto e bambino.
Almeno, si rincuorò, gli rimaneva la magra consolazione di non esserne innamorato! Lui Potter lo odiava di sicuro!!! Qualsiasi età avesse!!! Ci tenne ad aggiungere la sua ragione.
Ma gli bastò incontrare per un solo attimo lo sguardo del piccino, perché la luce smeraldina dei suoi occhi desse la forza al proprio cuore di contestare irremovibile che no, le cose stavano ben diversamente!
Ma quanto diversamente Piton non dovette scoprirlo immediatamente.
“No, non lo sei! Anche perché tu non mi odi, vero mio piccolo Potty?” Risuonò dolce la voce di Draco che, proprio come Harry, aveva creduto alla bugia di Severus, trovando in essa l’ennesimo appiglio che il suo cuore dilaniato agognava per rifuggire dalla cruda e spietata realtà.
Il biondo Serpeverde si era inchinato di nuovo accanto alla barriera magica e stava provando a forzarla ma, solo quando il piccino si voltò e i loro occhi finalmente si ritrovarono, scoprì nel legame che li univa il potere per infrangerla.
“Vieni da me!” Draco abbracciò Harry a sé con tutta la forza di quel sentimento che iniziava con la A…, di cui aveva ormai capito il nome, per quanto però non riuscisse ancora a pronunciarlo col piccino, ammetterlo per l’adulto.
Ed Harry ricambiò la stretta con altrettanta intensità, intossicandosi dell’odore di fiori del suo amato Principe e desiderando di non doversi sciogliere mai più dal calore delle sue braccia.
“No Principe Draco, non ti odio! Non ti odio!!! Io ti voglio tanto, tanto bene come… come tutto il mondo e le stelle del cielo e ancora, ancora di più!!!” Harry professò ancora, ma questa volta al vero e unico destinatario del suo affetto, l’ innocente dichiarazione d’Amore del suo cuore bambino.
E Draco si sentì travolgere da una gioia così immensa che spontanee gli salirono alle labbra quelle parole che troppo a lungo aveva tenute celate. Prese allora il viso del piccino tra le mani e lo avvicinò al suo affinché potesse leggere nell’intensità del suo sguardo la sincerità dei suoi sentimenti.
“Anch’io…” Rotto dall’emozione cominciò con voce tremula, per poi schiarirsela e continuare più sicuro. “… anch’io ti voglio…”
Ma proprio come il giorno precedente il giovane Serpeverde fu di nuovo interrotto: questa volta non da Ron Weasley ma dalla sorella.
“Malfoy!!!” Ruggì inviperita la ragazza. “Smettila con le tue menzogne! Non ti permetterò di fargli ancora del male!!! Allontanati immediatamente da Harry!!!” Disse ora puntandogli la bacchetta contro, mentre Draco si rialzava e metteva al sicuro dietro di sé il piccolo. “Ridammelo e restituiscilo alla sua vera Casa!” Aggiunse ora indicando la tavolata Grifondoro.
Ma inaspettatamente, persino per Silente, molti componenti delle altre tre Case si schierarono dalla parte di Draco e più di una voce gridò: “No, lascialo stare con i Serpeverde!” “Non lo vedi che Potter vuole stare con Malfoy?” “Malfoy non gli farà del male!” “Siete voi Grifondoro che gliene state facendo!” E altre frasi ancora che testimoniavano quanto il palese affetto di Draco e Harry avesse rivalutato l’opinione generale e negativa che molti studenti avevano avuto fino a quel momento sulle Serpi e sul loro altezzoso Principe biondo.
Ma la stoccata finale, per la meraviglia generale ma soprattutto del preside, che in cuor suo gioì per la commozione, fu però di Piton.
“Signorina Weasley, mi rincresce ricordarle che il moccioso Potter è un Serpeverde! E disgraziatamente per me che ne subirò le conseguenze, la colpa è proprio di suo fratello Ron! Quindi se la prenda con lui se la cosa non le sta bene.” Sbottò seccato Severus. “Per cui, come le regole della scuola impongono e come lei giustamente richiede…” Adesso continuò chiaramente infastidito. “…ma contrariamente alla mia volontà, Potter rimarrà nella sua vera Casa, ovvero la mia!” Silente a questo punto sorrise riconoscendo nell’avversione evidente delle parole del suo professore di Pozioni tutt’altre emozioni, come un pizzico di orgoglio e anche compiacimento.  
“Ma professore, perché? Lei lo sa che questa è solo una bugia! Harry è uno di noi!!!” Provò ancora ostinata Ginny, incurante di qualsiasi punizione potesse ricevere e spinta unicamente dal puro desiderio di salvare il bambino dalle grinfie di Malfoy. “E con Malfoy rischia un serio pericolo!”
Piton le restituì uno sguardo tagliente e replicò: “Nessuna bugia, non per quel bambino almeno, che non è la persona che lei vorrebbe…”
“Ma…” La Grifondoro tentò di protestare.
“Non lo è ancora!” Si spiegò meglio Severus, ottenendo però di turbare così nuovamente Draco. “Ma presto, entro massimo due, tre giorni, le assicuro che avremo, per mio ulteriore disappunto, il dispiacere di riavere di nuovo indietro il suo tanto agognato Grifondoro.” Questa volta l’inquietudine non prese solo il biondo Serpeverde ma anche Daphne, che impallidita afferrò con forza un braccio di Blaise, al punto da conficcargli letteralmente le unghia nella carne, e agitata domandò: “Che vuol dire?”
Il moro Serpeverde sospirò preoccupato per i suoi due amici, ricordando la conversazione udita nello studio del preside qualche giorno prima riguardo la breve permanenza del piccolo Potter ad Hogwarts, ma prima di poter rispondere Piton continuò: “Ma su una questione ha ragione: questo bambino è in serio pericolo, lo è per se stesso e per chi lo circonda, perché dotato di un potere troppo grande e incontrollabile che da solo non può gestire. E per quanto la causa scatenante della sua magia innata è proprio l’instabilità emotiva che lo lega al signor Malfoy, purtroppo questi, da quanto abbiamo potuto tutti constatare, è anche l’unico che sembri in grado di poterlo placare.”
Severus a questo punto però omise di ricordare, perché troppo imbarazzato ad ammetterlo, che malauguratamente ne era capace anche lui.
“Quindi a meno che, signorina Weasley, non voglia prendersi la responsabilità dei gravi incidenti che potrebbero occorrere se li separassimo, la custodia di Potter rimane a Draco ma, per essere più sicuri che la situazione non degeneri nuovamente a causa della possibile volubilità di sentimenti proprio di quest’ultimo, anche alla Greengrass e a Zabini!" Perentorio ordinò.
Le due Serpi nominate assentirono, mentre Harry, che non aveva capito proprio tutto ma che aveva afferrato la cosa più importante e cioè che poteva rimanere col suo Principe, donò al professore di Pozioni il suo sorriso più bello.
Severus sentì per questo infonderglisi nel petto un’euforica sensazione di contentezza dovuta unicamente alla consapevolezza di aver reso felice l’odiato marmocchio, quindi sempre più frustrato e avvilito di fronte a quelle emozioni per lui del tutto nuove e inammissibili, visto chi ne era la causa, decise che più tardi se ne sarebbe punito!
“Professore!” Intervenne adesso Hermione. “Sarebbe consigliabile, per acquietare la giustificabile preoccupazione della nostra Casa, che anche a qualcuno di noi sia permesso di constatare che in effetti Harry non corre rischi a stare con i Serpeverde. Visti i trascorsi passati a molti Grifondoro riesce piuttosto difficile fidarsi di loro, soprattutto poi quanto riguarda Malfoy. E non posso escludere che scontri come quelli avvenuti oggi o ieri tra i componenti delle nostre due Case accadano ancora. Ma se avessimo la sicurezza che tutto procede per il meglio, nessuno di noi avrebbe più motivo per richiedere l’allontanamento del bambino dai Serpeverde. Nel caso però riscontrassimo che le cose stiano diversamente…” Adesso la ragazza guardò seria Malfoy negli occhi. “… e che l’incolumità di Harry non sia sicura con loro, chiedo formalmente che il bambino venga affidato a noi Grifondoro.”   
“Concesso.” Acconsentì Piton giudicandola una buona soluzione, sia per tenere sotto controllo la tensione fin troppo palpabile che rimaneva tra i verde-argento e i rosso-oro, sia per avere la certezza che, con la presenza della fin troppo attenta e scrupolosa Grifondoro, la Parkinson, o chi per lei, ci avesse pensato due volte prima di agire a discapito della sicurezza di Potter.
“Lei Granger e…” L’insegnante si guardò intorno alla ricerca di qualcun altro altrettanto ponderato e riflessivo come la ragazza e non impulsivo e avventato come i due fratelli Weasley, che escluse a priori. “Paciock…” Decise infine, ritenendolo l’unica opzione accettabile per entrambe le Case. “… se lo riterrete necessario avete il permesso di affiancarvi a chiunque Serpeverde accompagni Potter durante le ore diurne, comprese lezioni, i pranzi, le cene e persino, se siete così incoscienti da provarci, di intrattenervi nella Sala Comune Serpeverde ma non oltre il coprifuoco. Per le notti non ammetto eccezioni di alcun tipo. Farete poi rapporto prima a me o alla Professoressa McGranitt e solo noi…” Severus calcò con decisione sul pronome personale. “… decideremo se è il caso o meno di allontanare Potter dalla mia Casa. Ingerenze o interventi da parte di terzi sono quindi severamente vietate e nel caso avvenissero, provvederò personalmente affinché le punizioni siano tali…” E l’espressione del suo volto non fu mai più minacciosa. “… da rimanere impresse a vita nella mente e nel corpo del o dei trasgressori di turno.”
Harmione, più che soddisfatta, annuì compiaciuta; Neville invece, immaginando la “forzata” vicinanza che nei giorni a seguire avrebbe avuto con Blaise, arrossì violentemente divenendo quasi viola quando sentì il commento entusiasta proprio di quest’ultimo.
“Bene!” Esclamò infatti Zabini prendendo il piccolo Potter in braccio. “D’ora in poi sarò la tua ombra Potty!” Ghignò, usando con fin troppa confidenza il nomignolo con cui Draco chiamava il bambino e ottenendo per questo in cambio uno sguardo assassino da parte proprio del biondo Serpeverde. “Staremo sempre insieme!” Aggiunse infine con voce suadente e il piccino notò che, mentre parlava, gli occhi blu di Blaise non guardavano lui ma bensì il timido Grifondoro.
“Oh, no! Lui starà sempre con me! Vero Harry?” Chiese ora con voce entusiasta Daphne, prendendosi il piccolo dalle braccia di Blaise e stritolandolo letteralmente tra le sue, col conseguente aumento di irritazione di Draco e gelosia per Theo. “E stanotte dormiremo insieme nel mio letto tanto grande!” A questo punto più di un sospiro carico d’invidia provenne dalla popolazione maschile della scuola.
“Non ci provare Greengrass! Potty è mio!!! E starà unicamente con me!” Dichiarò Malfoy con ardore, fregandosene che l’intera Sala l’avesse sentito, ma volendo mettere per l’appunto in chiaro per tutti, soprattutto i suoi amici, quanto forte e sincero era il suo desiderio, bisogno, di avere tutto per sé il piccino: inaspettatamente però, la sua possessiva dichiarazione provocò parecchi gridolini eccitati da parte di molte ragazze.
“Già è suo!” Non riuscì a non intromettersi un sempre più adirato Nott. “O di chiunque altro lo voglia, per quanto me ne freghi!” Borbottò sempre più nervoso per le occhiatacce che ricevette dai Grifondoro. “Quindi lascialo!” Le ordinò con uno sguardo poco rassicurante che Daphne ricambiò con altrettanta fermezza e stizza.
“Non ci penso neanche! Preferisco un milione di volte stare col mio piccolo e dolce Harry,” Affermò con tono affettuoso, accarezzando sul capo il bambino e facendo contemporaneamente perdere definitivamente le staffe a Draco e Theo. “… che con persone false che mi nascondono le cose dietro le spalle!” Daphne asserì con tutta l’amarezza che sentiva dentro. “Piuttosto perché non ti levi tu dai piedi e vai a dare fastidio alla tua nuova fiamma?” La voce fredda ma gli occhi chiari incandescenti di una furia e di una gelosia che il moro Serpeverde, confuso e ferito, però non vide né comprese.  
“Ora basta! Finitela!” Draco sibilò infine, intromettendosi in quella che non era altro che una schermaglia d’Amore fra i due, in cui però ci stava andando di mezzo l’ignaro piccino.
“No! Ora basta lo dico io!” Tuonò aspra e decisa la voce di Piton, mettendo fine al litigio tra i componenti del settimo anno della sua Casa. “State dando di voi e della Casa Serpeverde uno spettacolo, oserei dire, oltremodo imbarazzante e disgustosamente patetico. E la causa, naturalmente, non poteva essere che tua, Potter!”
Il bimbo, che di tutta quella storia era l’unico innocente, strabuzzò un po’ offeso gli occhi.
“Vieni qui, ragazzo!” Ordinò poi ad Harry indicandogli di allontanarsi da Daphne e avvicinarsi a lui.     
“Se non la smettete immediatamente di contendervi quest’irritante moccioso…” Adesso sogghignò di fronte alla faccia imbronciata di Potter. “… mi vedrò costretto a prenderne personalmente la custodia: prospettiva questa, infondo, alquanto allettante, vista la sua propensione a provare i miei incantesimi. E neanche potete immaginare quante belle fatture divertenti…” Tutta la Sala tremò terrorizzata, supponendo che la parola divertente per Piton doveva essere sicuramente sinonimo di dolore e atroci grida straziate. “… abbia da sempre desiderato sperimentare su Potter!” Concluse compiacendosi con se stesso per il panico che lesse negli occhi di tutti i suoi studenti.
O meglio… quasi di tutti!
Sentì infatti all’improvviso qualcosa avvolgergli una mano: qualcosa di piccolo e caldo, il cui calore però ebbe l’effetto contrario di fargli venire i brividi alla schiena.
Severus quasi ebbe paura di abbassare lo sguardo e constatare con gli occhi quello che il suo cuore invece già sapeva.
Ma poi lo fece e trovò il bambino che gli stava sorridendo, ancora con quel suo sorriso così luminoso e sincero, e che con naturalezza e candore gli stringeva la mano con la sua piccolina.
“Per me va bene, Re Severus!” Harry acconsentì sereno, con lo sguardo ricolmo di fiducia e aspettativa.
“No che non va bene!” Obbiettarono però, allarmati e contemporaneamente, Draco e Daphne.
“Non vuoi più stare con me, Potty?”
“O con me, piccolino?”
Chiesero prima Malfoy e poi la Greengrass, con uguale espressione dispiaciuta sul viso e stesso intento celato di far sentire un po’ in colpa il piccino, per quindi approfittarne e così allontanarlo il più possibile da Piton e dalle sue indubbie pericolose macchinazioni.
E il bimbo infatti, proprio come speravano, perse un po’ del suo entusiasmo e accorato replicò: “Certo che voglio stare anche con voi!”
“Perfetto!” Fece allora sollevato Malfoy, prendendoselo di nuovo in braccio e sciogliendo così, con sua ulteriore soddisfazione, il legame creato dalle mani unite tra il piccino e il professore.
“Non deve preoccuparsi professor Piton, d’ora in poi ce ne prenderemo cura noi del piccolo Harry senza più litigare, vero Draco?” Aggiunse poi con voce dolce Daphne, poggiando delicata una mano sulla spalla del biondo Serpeverde e sorridendogli complice, urtando ancor di più Theo che furioso li lasciò per andarsene alla propria tavolata senza più degnarli di uno sguardo.
“Sì, naturalmente.” Confermò adesso veramente serio Draco, mostrando però il suo sorriso più vero e sincero al piccolo Potter, che lo ricambiò raggiante.
E fu in quel momento che Severus prese definitiva la decisione di far bere ad entrambi l’Oblivio Animae: non poteva permettere che anche Draco provasse il suo stesso inestinguibile e atroce dolore, frutto della consapevolezza di non poter avere accanto la persona amata, a cui era senza alcuna speranza destinato.
Con pochi colpi di bacchetta provvide poi a rimettere ordine alla Sala Grande e impose a tutti di andare a mangiare senza più creare problemi, ma per meglio prevenire ulteriori incidenti, prima di andarsene anche lui alla tavolata degli insegnati, tolse punti ai Grifondoro e assegnò una punizione ben più severa ai Serpeverde.
“Per tutto il caos che avete osato creare in questa scuola, ma soprattutto nella mia aula,…” Disse con espressione dura, che non ammetteva repliche. “… stasera la vostra ridicola e patetica festicciola è cancellata!”
Dopodiché Piton si voltò e deciso si ostinò a ripetere, mentre si dirigeva da Silente, che il suo improvviso bruciore di stomaco non era per nulla dovuto ai sensi di colpa per la delusione e la tristezza comparsi negli occhi di Potter e che non, assolutamente, aveva per un istante sentito la mancanza del contatto con la mano del moccioso quando Draco lo aveva allontanato da lui. Eppure, questo non riuscì in alcun modo a negarlo, il suo cuore ne ricordava ancora il calore e la dolce sensazione: il ghiaccio nel suo petto oramai si era sciolto del tutto, ma cocciuto e testardo Severus finse di non vedere e capire cosa da esso ne era fuoriuscito.


Mentre tutto ciò accadeva, l’attenzione di Hermione, contrariamente da quella di tutti i presenti nella Sala, non era stata attirata dalla contesa da parte delle Serpi su chi accaparrarsi l’esclusiva sul suo piccolo amico e nemmeno dalle prevedibili minacce da parte del professore di Pozioni ad Harry, piuttosto si era concentrata unicamente su Ginny, la cui reazione e il cui comportamento, nell’osservare quelle medesime cose, le erano parsi molto strani e alquanto sospettosi.
La piccola Weasley sembrava infatti studiare con meticolosa concentrazione ogni gesto e parola di Malfoy verso il piccino, cosa questa che la Granger all’inizio aveva ritenuto decisamente normale e comprensibile.
Infondo, se per un incantesimo errato bambino lo fosse diventato Ron e Malfoy o qualsiasi altro Serpeverde si fosse mostrato improvvisamente così affezionato e interessato al suo fidanzato, anche lei avrebbe pensato ad un inganno per fargli in realtà del male e quindi ne sarebbe stata naturalmente molto preoccupata.
Ma ecco qui l’anomalia: Ginny non sembrava affatto preoccupata o ansiosa, almeno non come chi ha la sicurezza che il proprio ragazzo sia attorniato da persone pericolose e dalle cattive intenzioni, né si mostrava particolarmente gelosa per le fin troppo evidenti dimostrazioni d’affetto di Harry per Draco e viceversa, piuttosto l’espressione del suo viso appariva corrucciata e indispettita.
Harmione aveva avuto per questo l’impressione che c’era qualcosa che non quadrava.
Ciò che infine l’aveva convinta che la sua rossa amica doveva essere a conoscenza di qualche particolare in più su tutta quella storia, era stato il suo mormorio sommesso, mentre sotto ordine di Piton gli studenti tornavano ognuno al proprio posto, in cui distintamente l’aveva sentita pronunciare: “Non è possibile! Non può essere davvero Malfoy il Principe dei sogni di Harry! Devo dimostrargli a tutti i costi che non è così!”


Piton ricambiò con odio cocente la luce giocosa e ilare che brillava abbagliante oltre le lenti a mezzaluna degli occhiali di Silente e la tenerezza e la commozione con cui lo guardava invece Minerva.
“Non… una… parola!” Sibilò mentre prendeva posto, disgraziatamente per lui, proprio in mezzo a loro.
“Come desideri.” Acconsentì con tono pacato il preside, mentre con tutta nonchalance si versava un po’ d’acqua in un calice. “Re Severus!” Aggiunse però con altrettanta naturalezza, dopo averne assaggiato un sorso.
Le labbra che a stento trattenevano un sorriso: cosa che invece non riuscì proprio alla McGranitt, che sembrava ringiovanita dieci anni tanto era felice.
Una vena sulla tempia del professore cominciò pericolosamente ad ingrossarsi.
“Ah! Ah! Molto divertente Albus!” Disse decisamente ironico Piton. “Non c’è gioia più grande per me…” Il suo viso però era più furibondo che mai. “… che sapere di aver contribuito ad allietarti la giornata, prendendo parte al deplorevole spettacolo che è diventata questa scuola grazie a quel mentecatto di Potter e quell’idiota di Draco. Ma nulla mi persuade dal pensare che siamo tutti attori di una sceneggiatura di cui solo tu conosci la trama.” Fece adesso inarcando sospettoso un sopracciglio.
“Così mi offendi, amico mio! Come se io avessi mai complottato alle spalle dei miei due collaboratori più stretti!” In risposta Silente ottenne due uguali occhiatacce da entrambi gli insegnanti, che però non riuscirono a spegnere il suo sorriso ancora più ampio.
“D’accordo forse in passato l’ho fatto.” Ammise poi il preside. “Ma non questa volta. Vi ho raccontato tutto ciò che so su questa magica circostanza, non saprei come meglio descriverla, che ci ha permesso di conoscere il piccolo Harry. Ammetto comunque, che le parti mancanti di questa storia le stia scoprendo un po’ alla volta, giorno dopo giorno.”
“E sentiamo, qual è la rivelazione di og…” Ma Piton si interruppe perché avvertì qualcosa tirargli la veste da dietro. “E ora che altro c’è?” Digrignò tra i denti, voltandosi rabbioso per vedere quale fosse adesso il problema.
E poi fu una questione di attimi.
Due esili braccia si avvolsero strette intorno al suo collo e il piccolo Harry, in punta di piedi e con gli occhi illuminati di affetto sincero, gli posò delicato un bacio sulla guancia.
Severus, impietrito per lo shock, riuscì unicamente a chiudere gli occhi, sopraffatto dall’A… nel suo cuore che rifulse incontenibile ed intenso proprio come tanti anni addietro per la sua Lily.
“Grazie infinite Re Severus per tutto l’aiuto che mi hai dato oggi, anche se era la prima volta che ci incontravamo. Non avevo mai conosciuto prima d’ora, un adulto così meraviglioso e buono come te. Sai…” Adesso Harry continuò impacciato e imbarazzato e col viso cremisi. “… quando grande lo sarò io voglio diventare forte, coraggioso e intelligente, proprio come te,…” Calcò con enfasi. “… e poi… e poi voglio sposare il mio Principe Draco!” Il piccino rivelò per la seconda volta ad alta voce il suo sogno, svelando anche quanta stima e ammirazione provava per quel professore, dall’apparenza rude ma dall’animo indubbiamente gentile, che sentiva già voler bene, nonostante l’avesse appena conosciuto. “E quando accadrà, vuoi…” A questo punto il bimbo però si bloccò un istante, ma Severus avvertì chiaramente, visto che ancora lo stringeva, che adesso stava leggermente tremando. “… vuoi diventare anche il mio padrino, come col Principe?”
Piton sbarrò, sconcertato e al contempo inorridito, gli occhi, ma Harry fraintese, reputandolo ingenuamente un segnale positivo, e con le gote imporporate e un timido sorriso con trasporto ammise: “Io ne sarei davvero, tanto, tanto felice!” E poi ricordando le parole di Blaise, sul renderlo padrino del loro primo figlio se lo avesse aiutato a mettersi con Neville, ma generalizzandole dando loro il giusto significato, il bambino, con gli occhi di nuovo lucidi, concluse: “Sono sicuro che, se ti avessero conosciuto scoprendo le tue tante belle qualità, anche la mia mamma e il mio papà sarebbero stati d’accordo con me.”
Ma questa fu la stoccata finale che fece completamente perdere la testa di Piton, che non ci vide più dalla rabbia e dal dolore, tornati prepotenti a ricordargli perché aveva da sempre detestato Harry Potter: il frutto dell’unione tra la donna che aveva amato più della sua stessa vita e l’uomo che invece aveva odiato più di chiunque altro al mondo.
Padrino del figlio di James Potter?
Al solo pensiero Piton si sentì ribollire dall’ira! Forse doveva svelare a quel piccolo mezzosangue che suo padre aveva già scelto un cane per quell’ infausto compito?
Stava per formulare la frase nel modo più offensivo possibile, quando avvertì la magia impedirgli di emettere suono: era stata la McGranitt.
Provò allora ad afferrare la bacchetta deciso a Cruciare qualcuno, ma si ritrovò questa volta impedito a fare qualsiasi movimento, causa il Pietrificus Totalus lanciatogli silenzioso da Silente.
Maledetti! Maledetti tutti e tre! Imprecò mentalmente Piton. Maledetto Potter e tutta la sua discendenza! Maledetto il fato crudele che gli aveva precluso ogni felicità con la sua unica ragione di vita, ma maledetto soprattutto quel dannato A… che, nonostante tutta la furia che gli stava rimestando il sangue nelle vene, non si era ancora dissolto ma che spietato, con la sua esasperante dolcezza, continuava venefico ad infettargli il cuore e la mente con le sue menzognere illusioni.
Improvviso infatti un assurdo e sconvolgente pensiero che cambiò radicalmente le sue emozioni, trasformandolo da furioso a letteralmente terrorizzato: Padrino del figlio di Lily!
‘Ma non padrino!’ Ci tenne immediatamente a correggere l’A… nel suo petto. “Ma… padre!”
Il viso di Severus sbiancò, ma prima di poter avere la possibilità di ragionare sulle implicazioni di cosa questo significasse, il professore scoprì di essere libero da ogni incantesimo e che Potter, convinto dalla professoressa di Trasfigurazione che il suo Re per il momento era rimasto senza parole per l’inaspettata sorpresa dovuta alla sua proposta, era tornato alla tavolata Serpeverde in paziente attesa di ricevere più tardi una sua risposta.
Del tutto indifferente allora agli sguardi preoccupati di Silente e della McGranitt, ma deciso a mettere più distanza possibile tra sé e il bambino, Piton si alzò quindi da posto intenzionato a lasciare immediatamente la Sala Grande.
“Severus!” Lo bloccò però allarmata Minerva. “Dove vai? Non vorrai mica prendertela con Harry per la sua innocente richiesta? Povero piccolo…” Sospirò ora con voce affranta. “Ti ricordo che quel bambino è del tutto ignaro del difficile e contrastante rapporto che avete instaurato in questi anni di scuola o quale sia stato il passato dei suoi genitori con te. Quindi, se proprio ci tieni a rivalerti su qualcuno, fallo unicamente con me, che ti ho impedito di rispondergli. È solo che, non volevo…”
“Immagino…” La interruppe però seccato il pozionista. “… che gli spezzassi il suo dolce cuoricino, pieno di fantasticherie e belle speranze, col mio netto rifiuto e fattura finale!” Disse ora guardando in cagnesco Silente, nei cui occhi lesse la conferma che era proprio questo ciò che, a ben ragione, preside e professoressa avevano previsto.  
“Ma forse è bene che ti ricordi io,…” Piton tornò a rivolgersi alla McGranitt. “… che non importa affatto cosa io faccia o non faccia con quel pestifero moccioso insolente, perché tanto entro la prossima settimana Potter avrà completamente e irrimediabilmente perso qualsiasi memoria dei giorni vissuti qui ad Hogwarts da bambino. E se ora vuoi scusarmi, adesso vado ad premurarmi che questo avvenga nel modo più efficiente possibile, completando la mia pozione!”
“L’Oblivio Animae?” Domandò avvilita la donna.
“Esattamente.” Confermò con sguardo truce il professore. “Ah!” Aggiunse poi, questa volta verso il preside. “Ho deciso che la berrà anche Draco. È il minimo che posso fare per evitargli l’inevitabile ed inestinguibile dolore che ne conseguirà per lui dal tragico finale di questa storia.”
“Come credi.” Concesse Silente. “Quindi suppongo che ne prenderai anche tu?” Chiese ora con quella sua espressione serena, che Piton trovava così irritante.
“Perché Salazar dovrei?” L’insegnante sibilò infatti con stizza. “Non penserai mica che mi importi qualcosa di quell’insopportabile marmocchio o che mi sia lasciato abbindolare dai suoi begli occhioni dolci…” Adesso non riuscì a non arrossire. “… come è successo con Draco? Sappi che non vedo l’ora di levarmelo di torno con tutte le sue insulse smancerie, le sue assurde e inconcepibili richieste d’affetto e quei suoi dannatissimi fiori!” Elencò sovrappensiero guardando torvo in direzione della tavolata Serpeverde, mentre le sue gote prendevano sempre più colore. “A me quel bambino non mancherà neanche un po’!” Decretò infine prima di lasciare definitivamente la Sala Grande, senza notare lo sguardo intenerito di Silente e quello teso e agitato della McGranitt.
La professoressa infatti, non appena Piton ebbe varcato il portone della Sala, angosciata domandò: “È davvero necessario che Harry dimentichi?”
Il preside tornò nuovamente serio. “Sì! Mi dispiace Minerva, ma da come già ti ho spiegato ieri pomeriggio, non c’è altra soluzione e il perché avresti dovuto capirlo bene da quanto accaduto poco fa proprio avanti ai nostri occhi. Quel bambino tra qualche giorno, indipendentemente da ogni nostro potere o desiderio, si risveglierà in un letto d’ospedale circondato dall’indifferenza dei suoi parenti babbani, senza più accanto l’affetto del suo Principe Draco e dei suoi nuovi amici. Il suo dolore sarà straziante, proprio come ci ha appena dimostrato, e probabilmente il suo senso di abbandono e la sua solitudine aumenteranno a dismisura nel momento in cui a undici anni varcherà di nuovo le soglie di questa scuola e non troverà affatto ad accoglierlo il suo amato Principe, il suo Re, i suoi vecchi amici Serpeverde e purtroppo, mia cara, nemmeno te o me! Ma un piccolo Malfoy viziato ed arrogante copia rimpicciolita di Lucius, un professore che lo odierà dal primo istante per il solo cognome che porta, nemici di una diversa Casa, una professoressa che lo punirà per la sfacciataggine e l’impudenza di essere stata chiamata Nonna Mc avanti all’intera scolaresca e un vecchio preside, un po’ troppo ossessionato da un certo mago oscuro, che interpreterà i racconti fantastici di questi giorni di quel bambino come il risultato di qualche potente incantesimo lanciato da Voldemort o dai suoi Mangiamorte per chissà quale scopo malvagio. Ecco perché, per evitargli un ulteriore sofferenza, ho escluso a priori anche la possibilità di rivelare a quel piccino la verità del come e perché è arrivato qui e del motivo per cui purtroppo non può restare. Non oso neanche immaginare quanto profondi ed intensi sarebbero infatti, la sua delusione e la sua prostrazione nel momento in cui dovesse scoprire che nel suo futuro non esiste alcuna traccia di quel Principe, che tanta forza e speranza sta dando al suo cuore col suo sconfinato affetto, ma solo un Serpeverde dagli occhi cattivi che detesta con tutto se stesso la sua nemesi Grifondoro.”
La tristezza della voce di Silente era riflessa negli occhi lucidi della McGranitt, che proprio non riusciva a capacitarsi del perché le cose non potessero andare diversamente.
“Sì.” Alla fine si arrese la donna, non riuscendo a trovare un’altra scappatoia. “Non è giusto che Harry debba portare il carico di quest’ennesima sofferenza: è meglio che dimentichi per il momento. Ma perché proprio l’Oblivio Animae? Una volta ingerito non esiste sortilegio, fattura o pozione che possa restituirgli i ricordi perduti. Non è meglio un Oblivion, o un qualche altro incantesimo di memoria i cui effetti siano poi reversibili?” Tentò ancora.
Silente sospirò. “Purtroppo gli incantesimi di cui parli agiscono sulla corteccia celebrale della persona colpita, e il problema, in questo caso, è che non sono affatto adatti perché il corpo del piccolo Harry, come ben sai, è quello del diciassettenne rimpicciolito per il Reducto del giovane Draco, quindi chi dimenticherebbe sarebbe l’adulto di oggi e non il bambino di undici anni fa. L’unica opzione, sfortunatamente, sembrerebbe unicamente l’Oblivio Animae che, come il nome suggerisce, agisce proprio sull’anima, sull’essenza, di chi la beve. Ma…”
“Deve esserci un’alternativa, qualcosa di meno definitivo!” Proruppe però la professoressa, interrompendolo e alzandosi di scatto da tavola. “Non permetterò che tutta la felicità di quel piccino, che sta contagiando l’intera scuola, vada perduta per sempre! Magari…” Ragionò adesso sovrappensiero. “… troverò qualcosa nella sezione proibita!” Dopodiché lasciò anche lei la Sala Grande senza finire di ascoltare ciò che l’anziano mago stava dicendo.
‘Peccato!’ Pensò un fin troppo tranquillo Silente, che finalmente riuscì ad addentare un boccone del delizioso roast beef con patate preparato dagli elfi domestici. Se fosse rimasta infatti, le avrebbe rivelato il simpatico episodio riferitogli dalla professoressa Sprite sui fiori nominati da Piton e la sorprendente scoperta fatta quel giorno.
L’Oblivio Animae era una pozione molto pericolosa che, oltre a cancellare totalmente i ricordi, creava un’evidente instabilità emotiva nell’equilibrio mentale e caratteriale di chi la ingeriva, effetti questi che il preside però non aveva mai riscontrato in Harry in tutti quegli anni: quindi questo voleva dire un’unica cosa e cioè che il giovane Potter non l’aveva mai bevuta! Ma tutto ciò Silente lo aveva già desunto dalla lettera che aveva ricevuto da Petunia Evans, in cui la donna scriveva che il nipote, appena svegliatosi dal coma, aveva cominciato a raccontare di un mondo fantastico e di un bellissimo principe biondo.
Harry quindi, non aveva completamente perso la memoria dei giorni trascorsi ad Hogwarts da bambino, ma neanche aveva mai mostrato, dai suoi undici anni fino al tempo presente, di ricordarsene. Quindi? A quel punto le congetture elaborate dal preside erano state tante, una più plausibile dell’altra. E quel giorno, anche se ancora non era arrivato ad una risposta certa sul come, aveva invece capito grazie a chi i ricordi del piccolo Harry non erano scomparsi del tutto.
Quell’incantevole fanciullo era infatti riuscito a fare breccia nei cuori dell’intera Casa Serpeverde, ammaliando col suo Amore e il suo innocente candore, non solo il suo Principe Draco, ma anche e soprattutto il suo burbero Re Severus!






N.A.: Che ne pensate se cambio il pairing di questa storia da Harry/Draco a Harry/Severus? ^___^ Il titolo cambierebbe quindi in “Il piccolo Harry e il re Severus”. Quest’idea al momento è alquanto allettante, non trovate?
Ma naturalmente sto scherzando. Se c’è una cosa che proprio non cambierei del romanzo della Rowling è l’Amore struggente, passionale e senza tempo di Piton per Lily. Ecco perché adoro le fan fiction in cui il rapporto tra il professore di Pozioni ed Harry è quello di padre e figlio e non amanti: padrino per l’appunto. Non appena finito di leggere il capitolo “LA STORIA DEL PRINCIPE” in Harry Potter e i doni della morte, ho immediatamente pensato che se Sirius lo era stato col cuore, Piton era stato inconsapevolmente padrino di Harry con la sua stessa vita. E chissà perché ma me lo sarei immaginato bene anche nella scena in cui Harry con la Pietra della Resurrezione fa comparire i suoi genitori, Sirius e Remus; magari messo un po’ più in disparte rispetto a Potter e ai quattro fantasmi, con le braccia incrociate borbottando contro il cielo che non poteva esserci inferno peggiore che ritrovare proprio quei Grifondoro dopo la morte, per poi ripensarci, domandandosi se quello non era piuttosto il Paradiso, non appena scorge il sorriso di Lily che lo ringrazia di cuore per essersi sacrificato in tutti quegli anni per il bene di suo figlio. Beh, ma ammetto che questo avrebbe reso il tutto un po’ meno drammatico.
È solo che mi sarebbe davvero piaciuto se anche lui, dopo tanto dolore, avesse provato un po’ di felicità.
L’unica consolazione, nella sua tragicità, è che almeno negli ultimi istanti di vita Piton sia morto guardando la sua Lily negli occhi di Harry.
Davvero, davvero un personaggio stupendo e così complesso nella sua maschera che ho avuto un sacco di problemi a descriverlo (e non penso affatto di esserci comunque riuscita per bene), per cui ho cambiato e ricambiato più volte le sue battute dilungandomi tutto questo tempo per finire il capitolo.      
Spero comunque che vi sia piaciuto e che vogliate ancora avere un po’ di pazienza in attesa del prossimo aggiornamento. Ah e spero anche che abbiate apprezzato quel filo di speranza per il finale di questa storia, che vi dato con le ultime battute del pensiero di Silente. Sappiate comunque che per arrivare all’happy end i nostri protagonisti dovranno affrontare ancora molte prove…
Un abbraccio di cuore a tutti e grazie perché continuate a seguirmi con così tanto affetto! Infinity19
  
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