Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Ricorda la storia  |      
Autore: Nackros    19/05/2011    0 recensioni
Il respiro si fece più affannoso, il battito del cuore più forte, la vista sempre più ridotta.
La strana creatura posta dinnanzi a me mi studiava con occhi attenti; Nello stesso modo in cui un gatto si prepara ad attacare la sua preda, pregustandone già il sapore.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Nonostante l'alcool ricordavo perfettamente quella notte.

Era stata un bella serata, nessuna conquista in fatto di ragazzi, ma comunque una bella serata.

Sapevo bene di aver bevuto troppo per guidare nei limiti della legge, però decisi comunque di mettermi alla guida. Che stupida, vero?

Ma non fu questo il vero errore.

Naturalmente non mi potevo permettere di rischiare di essere fermata da una delle numerose pattuglie in giro per le strade; ci tenevo alla mia patente.

Fu per questo che presi una di quelle stradine isolate, dove però non circolava quasi mai nessuno. Avrei allungato il tragitto di un quarto d'ora al massimo, sempre meglio, però, di una denuncia per guida in stato di ebrezza.

Il mio tragitto proseguì tranquillo fino a quando arrivai in un punto poco asfaltato, decisamente fuori mano. La macchina iniziò a sobbalzare al passare delle buche, fino a quando non mi abbandonò totalmente. Dovevo immaginare che sarebbe stato chiedere troppo alla mia piccola utilitaria percorrere una stradina così accidentata.

Emise un rumore improvviso e sordo, fermandosi, e scesi a controllare.

All'inizio fui un pò titubante. Il posto fuori mano e l'atmosfera eccessivamente tranquilla e silenziosa per le mie orecchie, abituate fino a poco tempo prima al frastuono della discoteca, risultavano piuttosto inquietanti. Decisi comunque di scendere, dopo varie imprecazioni, a controllare il danno. Non potevo mica passare l'intera nottata ad aspettare all'arrivo di qualcuno.

Quando misi piede al di fuori dell'auto non fui avvolta dalla solita afa estiva; anzi, la leggere brezza d'aria tiepida che mi sfiorava il viso mi diede un leggero senso di benessere.

Inizialmente osservai le gomme alla ricerca di qualche foro. Dopo il risultato negativo della mia analisi provai ad aprire il cofano che, dopo alcuni tentativi, cedette ai miei sforzi. Nei film vedevo sempre la gente aprirlo e capire immediatamente il problema ma, parlandoci chiaro, di motori non ci capivo assolutamente un cazzo.

Armeggiai a caso senza ottenere nulla di concreto.

Così, logicamente, presi il cellulare per chiamare aiuto. E naturalmente quello stupido aggieggio non diede segni di vita; Non c'era campo. Mi ritrovai come una cretina con le mani sollevate a girare intorno alla vettura alla ricerca di un segnale. Ma non ci fu niente da fare, non trovai un'operatore disponibile.

Non mi rimase che sfilarmi i tacchi lanciandoli e continuando la mia serie di imprecazioni. Una volta esaurite sospirai, lasciandomi sprofondare ai piedi di una ruota, quando mi parve di sentire un rumore. Leggermente intimorita mi alzaii in piedi guardandomi intorno con aria circospetta. Ad eccezzione di qualche coro di cicale non si poteva udire nient'altro.

Ed eccola di nuovo, quella strana sensazione di brezza leggera e improvvisa, come un fruscio.

Iniziai a sentire il battito del cuore crescere, il respiro pesante ma controllato.

Una sensazione di ansia iniziò a pervadermi il corpo, probabilmente aiutata dalle quantità d'alcool in circolo nelle mie vene, dove adesso il sangue pompava veloce.

La luna piena, bianchissima e alta nel cielo, contribuiva a rendere l'atmosfera ancora più spettrale proiettando lunghe ombre sul terreno. Anche le cicale avevano smesso di intonare la loro ripetitiva melodia. L'atmosfera stava diventando pesante.

Iniziai ad indietreggiare guardandomi intorno, con lo sguardo vago nel vuoto verso chissà cosa.

Camminavo all'indietro tenendo il corpo aderente al cofano della mia macchina quando calpestai un ramoscello. Il flebile cricchiolio risuonò nel silenzio circostante. Mi voltai di scatto e sbattei contro qualcosa che non era la mia auto. Alzai lo sguardo. Era un uomo, di alta statura. Il mio sguardo si fermò solamente sui suoi occhi: Rossi.

Rossi, come il sangue fresco di una ferita, come l'avida passione nello sguardo di due amanti.

Rimansi pietrificata dalla paura. La mia bocca non emetteva alcun suono, eppure dentro di me io stavo urlando. Nessuno lo sentiva?

Era come se i collegamenti tra il mio cervello e il mio corpo si fossero improvvisamente sconnessi, diventando due entità separate. Non riuscivo a staccare lo sguardo da quelle iridi dentro le quali un fuoco sembrava ardire con furore. Lo vidi alzare lentamente una mano verso di me e finalmente il mio corpo sembrò reagire nuovamente ai comandi.

Con uno scatto veloce iniziai a correre, non so dire dove. Non avevo una meta sicura che mi avrebbe permesso una salvezza, ma qualunque posto sarebbe stato meglio se lontano da quello sguardo assasino.

La vista iniziò ad offuscarsi. Potei sentire una lacrima rigarmi il viso.

Andai a sbattere contro qualcosa. Di nuovo lui. Qualsiasi cosa fosse stata mi aveva raggiunta.

Arretrai, presa dal panico, andando a sbattere contro il muro di una vecchia casa diroccata. Ero in trappola. Per qualche motivo sapevo che oramai era giunta la fine.

Eppure, nonostante questo. ogni mio singolo nervo era pronto a recepire ogni minimo suono, tocco, odore... Come se potesse esserci stata ancora una possibilità di salvezza.

Alla lacrima scesa poco prima se ne aggiunsero altre che, lentamente, disegnarono trame intricate sul mio volto.

Il respiro si fece più affannoso, il battito del cuore più forte, la vista sempre più ridotta.

La strana creatura posta dinnanzi a me mi studiava con occhi attenti; Nello stesso modo in cui un gatto si prepara ad attacare la sua preda, pregustandone già il sapore.

I capelli neri e la pelle pallidissima, quasi trasparente ai raggi lunari, si avvicinavano con cautela alla mia figura. La sua mano gelida si posò sul mio collo, le labbra sfiorarono delicatamente il mio orecchio.

"Shh, non avere paura" Mi sussurrò dolcemente.

I singhiozzi crebbero, le lacrime ormai scendevano incessamente sulle mie gote.

Riuscii finalmente ad urlare.

Poi il nulla.

Le ultime cose che sentii furono i suoi denti conficcarsi nella mia carne.


 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Nackros