Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: StephEnKing1985    20/05/2011    0 recensioni
Tornano, a grande richiesta, Andrea, Emanuele e Marco. I prediletti di Notrix, protagonisti della serie che ha avuto inizio con "Semplicemente... Un bacio", tornano in questa nuova fiction svestendosi dei soliti ruoli:
Marco è il rampollo di un ricco industriale piemontese, che nonostante l'agio e la ricchezza, non è felice, a causa del padre dispotico e della condizione di noia generale che caratterizza la sua vita. Le sue uniche gioie sono i suoi fumetti manga ed una relazione a distanza con un ragazzo di Milano. Un giorno il giovane Marco viene mandato proprio a Milano dal padre a ritirare una lussuosa automobile. Pur essendo stato molte volte in quella città, Marco non conosce bene le strade, e si perderà. In più, l'auto gli verrà rubata da una banda di pericolosi corridori clandestini. Impossibilitato ad intraprendere qualunque azione, Marco capisce che l'unico modo per poter tornare a casa è di riprendersi l'auto. Fiction urban adventure, con il solito pizzico di shonen-ai che non guasta mai e con un cast d'eccezione, già protagonista di altre tre fiction firmate Notrix.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
…zzz…

zzz

Come ogni mattina, Marco De Cristina giaceva nel suo lettone matrimoniale, avvolto dalle coperte come una farfalla nel suo bozzolo. Intorno a lui, una stanza da letto all’insegna del buon gusto, con scaffali pieni di libri e stampe di automobili alle pareti, ascoltava silenziosa i suoi respiri. Tutto era calmo, nulla fuori posto. Il buon Marco dormiva con la bocca semiaperta, mentre un pupazzo dalle fattezze di Winnie The Pooh guardava nel vuoto e spalancava il suo sorriso di peluche, con la mano di Marco sulla pancia. Sparsi sul letto, una caterva di giornaletti manga, e sulla scrivania, un sacco di disegni fatti male dei medesimi personaggi della carta stampata che ogni sera Marco leggeva prima di andarsene a dormire.

 

Accanto a questi disegni, c’erano i libri di testo dell’università: Manuali di gestione aziendale, matematica, statistica e marketing, i quali recavano le etichette con il nome del proprietario e specificatamente il corso che frequentava, “Economia e Finanza per l’Impresa”, a cui Marco era iscritto fuori corso da almeno cinque o sei anni, per volere del padre Alfio.

“Un giorno io non ci sarò più, e tu dovrai dirigere ciò che io ho costruito dal nulla!” gli diceva sempre, e Marco dentro di sé pensava “Papà, ma se dici sempre che i De’ Cristina esistono da quando è esistita l’automobile? Come fai a dire che hai costruito tutto questo da solo?

Di conseguenza, ogni volta che si metteva a studiare, pensando a quelle parole, prima rideva e poi chiudeva i libri, andandosene sul letto a leggersi un’altra avventura da destra verso sinistra.

Anche quello era un problema, la politica. Destra e Sinistra, gli eterni antipodi italiani. Ovviamente suo padre era fermo sostenitore della Destra, e ogni due per tre saltava fuori con discorsi sul lavoro e sul sacrificio, che a suo dire, quelli di Sinistra non avevano mai potuto concepire come valori fondanti. Ovviamente in contrasto con le idee del padre, Marco non poteva nemmeno ricondursi ad un ideale politico tipicamente opposto, in quanto era abbastanza conosciuto da mezza Torino, e quando disgraziatamente passava per un centro sociale, gli davano dello “Sporco capitalista rotto in culo”, provocando in lui un sospiro di rassegnazione e stanchezza, nonché un senso di smarrimento pari forse a quello di un tedesco che si smarrisce in una remota località calabrese senza il navigatore satellitare.

Il senso di smarrimento aumentava se gli veniva la malaugurata idea di pensare ai suoi amici: più che altro erano compagni di scuola (ovviamente privata) figli degli amici di suo padre, che, sotto le influenze dei genitori, erano stati plasmati a loro immagine e somiglianza. Dei perfetti boriosi rompiscatole, che pensavano solo a comprare l’ultimo modello di auto uscita sul mercato, accaparrarsi i migliori orologi delle gioiellerie, ostentare la loro ricchezza, nonché a partecipare ai congressi politici dei vari schieramenti destrorsi.

Insomma, nella sua perfetta vita, gli unici agi che si concedeva erano un credito illimitato presso la bottega dei fumetti, un bel bagno caldo la sera… e dei weekend a Milano, dove viveva Riky (pseudonimo di Riccardo), il suo fidanzato.

Per ovvi motivi, nessuno sapeva che Marco fosse gay. All’inizio aveva pensato di dirlo, ma quando suo padre era saltato su con un’esclamazione piuttosto arrogante riguardo ad un membro del consiglio d’amministrazione che sembrava un gay, si era ben guardato dal fare qualunque dichiarazione.

Tutto sommato la sua storia se la viveva bene, nonostante le varie incazzature di suo padre e l’indifferenza di sua madre, che, fin troppo conscia di non vivere un sogno, spendeva i soldi del marito in crociere e feste ai quattro angoli del mondo, magari visitando anche letti diversi. Ma questo ovviamente a Marco non importava.

 

Quella mattina fu svegliato da un messaggio sul cellulare.

Aprì lentamente gli occhi, investito da un fascio di luce che a quell’ora cadeva sempre direttamente sulla sua testiera. Se li coprì con la mano, quindi si tirò a sedere e acchiappò il cellulare dal comodino. Un giornaletto scivolò sulle coperte fino a raggiungere la moquette del pavimento, mentre Marco apriva e vedeva chi era.

*Se le nuvole potessero ascoltarmi, porterebbero il messaggio del mio cuore e lo sussurrerebbero alle tue orecchie: Ti amo, mio dolce gianduiotto.*

Il messaggio era firmato da Riky. Sorrise, e rispose con un

*Amore mio, mi manchi tanto. Vorrei venire lì e vederti, ma oggi devo andare a lezione. Penserò ai tuoi baci infuocati ed al tuo corpo sopra il mio.*

Sorridendo sognante, si distese sul letto e sospirò di felicità.

Il suo attimo di estasi, tuttavia durò poco.

- Marco!!! - Si sentì chiamare dal padre. La voce diveniva sempre più potente man mano che si avvicinava.

- Oh cazzo! - mormorò il povero Marco, nel sentire il padre che scalpitava sul parquet del corridoio, chiaramente diretto verso la sua stanza. Siccome sapeva che il padre non poteva sopportare di vederlo nel letto a poltrire, soprattutto con i giornalini manga (che suo padre odiava categoricamente), fece un balzo dal letto e scivolò sulle coperte, cadendo sulla moquette e sbattendo così forte il sedere che vide le stelle.

- Ahio! - gemette, quindi strisciò sul letto e tirò via tutti i giornalini, ficcandoli sotto il letto e sistemando le coperte alla bene meglio. Fece appena in tempo a sistemarle, che suo padre irruppe in camera.

- Oh, ben svegliato, eh? Sono le dieci e mezza e ancora non sei vestito? - incominciò suo padre. Indossava un bel completo blu ed una cravatta azzurrina. Si era rasato di fresco ed i capelli grigi erano ben pettinati all’indietro con un po’ di brillantina. Anche da quella distanza Marco poteva sentirne il profumo, quel buon profumo che da piccolo gli piaceva tanto, quando ancora aveva un dialogo con suo padre.

- B.. buongiorno anche a te, Papà. - disse timidamente Marco, massaggiandosi il sedere per la botta di prima.

- E togliti quelle mani dal sedere, cribbio. Mi sembri una donna che l’ha appena preso in culo da un violentatore! – esclamò suo padre, provocando l’immediata reazione di Marco, che si tolse le mani dal sedere e si sedette sul letto. Era vestito solo con canottiera e mutande.

- Allora. Ascoltami bene, perché non voglio ripetere le cose due volte: Questa mattina devi andare a Milano. È arrivata un’automobile e io non posso andare a prenderla, perché mi hanno appena chiamato dei miei amici, che mi aspettano a Trieste per un congresso. –

A Milano? Pensò Marco, con un misto di eccitazione e smarrimento. Magari mentre vado lì posso passare da Riky e fargli un saluto… e magari… inconsapevolmente, assunse un aspetto sognante. Il padre se ne accorse, e lo redarguì nuovamente.

- E togliti quella faccia da pesce lesso! Allora, dicevo… Qui ho un biglietto di sola andata per Milano. – e tirò fuori un biglietto del treno – Vai dal concessionario a mio nome, prelevi l’auto e torni qui. È tutto chiaro? – disse, guardandolo di traverso.

- S… Sì, papà. Va bene. –

- Hm. – mormorò il padre – Sul mio tavolo c’è una cartella blu che contiene tutto. La mia delega, le fotocopie firmate dei miei documenti, e tutto quanto l’occorrente. – concluse, e si avviò alla porta. La aprì e se la chiuse alle spalle. Marco fece il gesto dell’ombrello ed una pernacchietta, quando all’improvviso, la porta si spalancò nuovamente. Marco si ricompose immediatamente, con un tuffo al cuore.

- Ah dimenticavo. Se perdi un solo documento o se fai un graffio all’auto… Non disturbarti a tornare a casa. – disse il padre, con uno sguardo truce.

- Oh… va… va bene, papà. Ci starò attento. – promise Marco, mentre il padre annuiva e si richiudeva la porta alle spalle. Lo sentì che camminava in corridoio, e mentre i suoi passi scomparivano, pensò Che fortuna, vado a trovare il mio amore!!!

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: StephEnKing1985