A te, anche se non lo sai.
Lontano dai tuoi angeli
Jacob
E’
straziante, come ogni anno. Il
vento è un ululato nella notte tenebrosa, ed io cammino
senza sapere
dove realmente andare, in compagnia solo del buio e delle stelle nel
cielo.
Stelle…
“Jacob, fai attenzione! Lo sai che
ti fai male con quegli attrezzi?”
Lo so, ma continuo a giocarci lo
stesso, mamma. Continuo a giocare con quello che mi può
ferire, ma
ora tu non puoi più dirmi di interrompere quel gioco assurdo
e
pericoloso. Ho ancora il vizio di barare con la vita e col
destino, continuo a provare e riprovare, cercando
scorciatoie che
ormai non mi posso più permettere.
Cosa devo fare? Tu lo sapresti, hai
sempre saputo come aiutarmi. E ho paura, ancora quella paura
di
dormire che avevo da bambino. Non voglio addormentarmi
perché
ogni secondo è prezioso, lei potrebbe scomparire.
E’ così magra… così
trasparente…
Non la posso salvare, così come non
sono riuscito a trattenere te.
La mia stella, lo sei ancora. Ti vedo
brillare nel firmamento immenso. Sei la più luminosa, come
lo era il
tuo sorriso.
Mi manchi! Ti penso poco, sai? Fa
troppo male il tuo ricordo, fa troppo male menzionarti, descriverti
agli amici quando con imbarazzo inciampano nel tuo discorso.
Annuisco e devio l’attenzione, ma
dentro non devio niente. Sorrido perché non so che altro
fare, se
solo provassi a parlare sarebbero le lacrime a fuoriuscire al posto
delle semplici parole.
Mi fai male, ogni giorno. Mi fa male
vedere la casa vuota. Non sentire l’odore di torta da te
preparata.
Mi fa maledettamente male anche solo dover dare spiegazioni agli
estranei che non sanno farsi i fatti loro.
Ho
tante maschere e devo ammettere
che non ti assomiglio in questa cosa. Tu eri sempre te
stessa,
dopo un litigio o una brutta giornata, rimanevi sempre tu, mamma.
Io invece devo fingere, fingere e
cambiare ruolo in continuazione. Vorrei essere come te, ma la vita
non me lo permette. Come posso mostrargli il mio dolore ora che ogni
respiro potrebbe essere l’ultimo?
E tu, ogni giorno mi manchi come il sole che s'appoggia all'orizzonte immenso e blu. Ed io mi sento perso qui… Qui, senza di te.
Quante volte
avrei voluto raccontargli di te, per mostrargli l’anima
fragile che
nascondo. Ma non potevo, non ho mai potuto. Era lei e solo lei che
aveva bisogno di aiuto. Io sarei sopravvissuto, come sempre.
Ma ho sbagliato e
me ne rendo conto solo ora che la sto perdendo. Avrei dovuto dirle di
te. Di te magnifica e genuina che mi sorridevi la mattina appena
sveglio. Di te dal cuore grande e generoso che non mi negavi mai un
biscotto se per piacere te lo chiedevo.
Di te, mamma.
Non conoscerà
mai quella parte di me che ancora ti appartiene… In fondo
è come
se mi avesse conosciuto solo per metà.
Dovevo sforzarmi,
dovevo dirle… l’affetto. Il dolore che mi provochi
ancora oggi a
distanza di anni, a distanza di secoli.
A cosa pensi in quella foto con me in braccio sulla spiaggia?
Eravamo così uniti, noi.
Io ci provo a
vivere.
A cambiare.
A credere
in
qualcosa che assomigli a
quella tua semplicità.
Dove sei?
Ho bisogno di te,
dei tuoi rimproveri e delle tue raccomandazioni.
Sono uno spettacolo, mamma. Sono uno spettacolo tragico e ridicolo e avrei voglia di scambiare la tua vita con la mia. Di tornare a correre dietro le lucertole a quegli anni incancellabili che ancora io mi porto dentro.
E mezzanotte e non so nemmeno se la ritroverò viva, ma vagare è indispensabile stasera. Non so nemmeno il perché. Non è l’anniversario della tua morte. E’ solo un giorno qualsiasi di un anno senza te. Eppure la ricordo come fosse ieri quella giornata trascorsa insieme, solo tu ed io a giocare insieme con la sabbia.
Ho ancora dentro il cuore il ritmo delicato dei tuoi passi e le parole che mi hai detto prima che ti addormentassi.
E lei non sa di
me, della pena eterna e perenne che mi porto dentro.
Dio
quanto fa male! Pensarti o sussurrare il tuo nome imprigionato nel
tempo.
Dove sei? Mi sei
accanto in questo inferno?
Ho
sempre dovuto essere io il più forte, mostrargli un sorriso
rassicurante perchè era lei che rischiava di cadere in pezzi
ogni
giorno. Non potevo permettermelo... non potevo permettermi di vederla
sgretolarsi sotto i miei occhi che amorevolmente
l’osservavano.
Tante
volte avrei voluto
portarla da te… Te,
che abiti la luna.
Ma nel mio dolore
mai nessuno è entrato. Una porta chiusa a chiave di cui
persino la
serratura è andata smarrita. Luogo proibito fatto di nulla.
Ricordi
nascosti e mai svelati di quel giorno vicino e lontano.
E ora c’è
spazio, c'è tanto spazio nella mia mente fatta di oblio ed
incertezze.
La
amo, lo sai? La amo e mi fa male questo amore irraggiungibile.
Ormai l'ho persa.
Se ne sta andando da questo mondo abbandonandomi a me stesso.
Ti prenderai cura
di lei? Ho bisogno di credere che è con te che
trascorrerà
l'eternità.
Non
voglio perderla, mamma! Non voglio, non voglio, non voglio!
Non
posso perdere anche lei...
E' una condanna
forse, perdere chi amo? Una tragedia senza fine chiamata vita?
La mia vita.
E lotto, grido,
combatto, mi arrabbio... spaccherei il mondo se solo potessi e forse
ne sarei in grado. Ma il coraggio? Quello mi manca, perchè
non ho il
coraggio di vederla morire. Non ho il coraggio di allontanarmi da
lei, di dirle addio e lasciarla alla non vita che ha scelto.
Che
ha scelto... bruciano ancora nella mia gola queste parole ignobili ed
invadenti.
Non
era così che sarebbe dovuta andare... no, niente di tutto
questo
doveva accadere. Non dovrei trovarmi qui, a camminare nel dolore
insieme a te che nemmeno mi ascolti. Come fai ad ascoltarmi? Quando
nemmeno le lacrime fanno parte di te...
Tu non piangi
più e resti sempre giovane.
Aiutami, ti prego! Non ho idea di cosa fare, di come sopravvivere. Questa volta so che non ce la farò. E' una battaglia troppo.... Troppo. Non esiste un troppo per descriverla.
Se
potessi almeno rivederti, anche solo per un momento.
Vorrei solo stare
tra le tue braccia, un’ultima volta. Accoccolarmi sul tuo
seno e
sentirmi ancora un bambino, quando la vita era più facile.
Torno da lei, in
quella casa disgustosa. Vedi? Non so starle lontano, anche ora che in
grembo porta il frutto della morte. Torno da lei a straziarmi il
cuore, ma è di te che avrei bisogno.
Se
credessi a quell'idea che tu,
ogni
giorno tu,
ancora
mi proteggi
mentre invece so che non puoi farlo più.
Ed
io mi sento perso qui.
lontano
dai tuoi angeli.
“Promettimi
una cosa, Jacob.”
“Qualunque
cosa, mammina!”
“Promettimi di
combattere sempre. Di non lasciarti andare alla sofferenza. Di
sorridere alla vita anche se questa non ti darà nessun
motivo per
farlo.”
Il bambino
osserva la mamma con aria interrogativa, non capendo le sue parole.
Lui vuole solo continuare a giocare con la sabbia in quella spiaggia deserta,
ma non direbbe mai di no a quella donna meravigliosa dagli occhi
grandi.
“Va bene,
mamma. Te lo prometto. Sorridere mi piace!”
E sorride.
Sorridono insieme, stringendosi in un abbraccio senza tempo.
“Il mio ometto!
Farai strage di cuori, ed io sarò gelosa di
tutte…”
La donna di nome
Sarah sospira, felice. Stringe tra le braccia la sua ragione di vita
e si chiede chi un giorno riceverà l’amore di suo
figlio. Immagina
dei volti, ma nessuna è all’altezza.
Il suo bambino è
speciale, ha il sorriso del sole.
Jacob alza la
testolina dalla chioma corvina, perdendosi negli occhi profondi di
quella donna bellissima. Con le dita paffute ne accarezza il volto
bello, reclamando la sua attenzione.
La donna lo
lascia fare, ritornando concentrata sull’unica cosa realmente
importante.
“Dimmi
tesoro...”
“Ti voglio
bene, mamma.”
*Angolo autrice*
Questa shot mi
sta particolarmente a cuore. Forse perché tratta di un
argomento
delicato. Forse perché l’ho scritta davvero con il
cuore in mano.
O forse perché è dedicata ad una persona speciale.
Ispirata
dalla canzone di Marco Masini “Lontano dai tuoi
angeli” ho voluto
dare spazio ai pensieri di Jacob riguardo a sua madre, la cui la
perdita è stata, a mio avviso, poco trattata nei libri della
Meyer.
Le parti in corsivo sono parti del testo della canzone che vi
consiglio di ascoltare…
Ambientata in uno dei momenti più
difficili della vita di Jacob, Breaking dawn. Quando rischia di
perdere l’altra donna per lui più importante.
Mi auguro di
avervi emozionato, almeno un po’.
Un abbraccio
Lea