Un grazie
a tutti coloro che hanno commentato^^
L.A.
IV. Quarta
parte [ultima]
Il sangue
defluì dal suo viso. Il colorito scemò, passando da un delicato rosa ad un
pallore grigiastro. Serrò i denti.
Fece
vagare gli occhi d’oro lungo tutto il perimetro della stanza, accorgendosi, non
senza disappunto, di non saperne uscire.
Aveva
un’insana voglia di piangere. Voleva che calde, rassicuranti lacrime
scivolassero lungo le guance, scaldandole un po’.
Non lo
fece.
Vi era
qualcosa che, dal profondo, le impediva di mostrarsi debole e insicura.
Così, in
un impeto di irrazionalità balenato dal profondo, rialzò lo sguardo e lo lasciò
cadere sulla figura arrogante e quasi fastidiosa di Draco Malfoy.
Sogghignava,
divertito. Lo sguardo di metallo che si scontrava con quello simile di
Hermione, solo più preparato, più accorto. Quello di lei, però, era più libero.
La ragazza, infastidita, si morse un labbro con dedizione, stringendo forte i
pugni, lasciando i segni delle unghie curate sul palmo.
Poi
qualcosa si accese in lei. Come una piccola scintilla, le pervase tutto il
corpo.
-Divertente,
Malfoy.-
-Non sto
scherzando. Mi dovrai seguire, al Lato Oscuro.-
La
scintilla divenne un incendio. Non riuscì a controllarsi.
-Non ci posso credere… sei uno sporco ricattatore!!- strillò lei, il volto congestionato a chiazze rosse e
bianche, e i capelli ora sconvolti.
-Sai benissimo che anche tu lo vuoi.- chiarì lui con un
semplice gesto della mano.
Il vuoto si creò fra di loro.
-Tu mi desideri.- e con tale constatazione, Draco Malfoy
uscì dalla stanza.
A fare compagnia ad Hermione,
solo il rumore scemante dei suoi passi svelti.
*§(°)§*
-Mia cara, hai una faccia sconvolta!-
Il quadro di Serpeverde, tale Letizia Creanza, si lisciò i
capelli neri in un gesto fluido della mano. La sua aria di sufficienza irritò un’ Hermione già alterata.
-Stai zitta…- sibilò, oltrepassandola velocemente. Non si
voltò nemmeno ad osservarla. Il suono della sua voce, graffiante,
l’infastidiva.
-Non te lo permetto!- piagnucolò, lanciandole uno sguardo
di puro odio. Poi tornò, maniacale, ad osservarsi le mani. -Prima hai osato
addirittura zittirmi!! È inammissibile!!- squittì, troppo impegnata nel curarsi le unghie per
vedere lo sguardo della Grifondoro. Non ottenne nessuna risposta.
-MI ASCOLTI ?!?- la testa di
Hermione fumò. Voleva solo farla tacere, zittirla, ridurla al silenzio.
-Crucio!!!!-
-Tu sei pazza…- alitò. –Silente saprà tutto!! Non puoi utilizzare le Maledizioni!!
Pazza!!- poi cominciò a gridare, quasi ululare, per
rendere nota a tutti la sua disgrazia.
Hermione corse. Corse fino a che non ebbe più un briciolo
di coscienza, di ragione, nemmeno di speranza.
Sette anni di scuola, tra i libri, e la fatica. Tutto
buttato in un attimo, in una parola, in un gesto. Per colpa sua. E adesso? E
adesso, che cosa… cosa poteva fare? Come poteva discolparsi…?
Crucio…
crucio…
Le girava la testa. Aveva usato una Maledizione Senza
Perdono. Senza pensarci. Istintivamente. Forse non era la buona che tutti
credevano. Lo aveva nel sangue. Uccidere. Far diventare la sua coscienza
torbida, senza più luce. Con lui. Draco Malfoy. Colpa sua.
-Draco Malfoy…- e poi prese di nuovo a correre.
*§(°)§*
Lo trovò in giardino, vicino al portico. Fumava
tranquillo, un’espressione assorta sul viso. Quasi delicata.
Assurdamente, in quel momento di stordimento, l’unico
pensiero razionale che le colpì la mente fu che Draco Malfoy era dannatamente
bello. Ed inaccessibile.
Il ragazzo l’osservò, con occhio critico.
-Che pasticcio, Granger…- disse quasi deluso. –Una cosa
così rozza… proprio non è da te.-
Era così tranquillo… come se se
lo fosse aspettato.
La mente di Hermione non la tradì, ancora una volta.
-Avevi programmato tutto.- fece con aria incolore, gli
occhi fissi in un punto dietro di lui. –Tutto. Dall’incantesimo quasi
sbagliato, al fatto che io avrei reagito così.-
-Brava, Granger… ancora una volta il tuo cervello
funziona. So di te quello che mi serve per attuare il mio piano.-
-E cosa, Malfoy…? Come pretendi di conoscermi, se hai
passato sette anni solo a prendermi in giro?- ringhiò irosa, muovendo un passo
in avanti. –Ti credi meglio di me, solo perché stai qui a fumarti una
sigaretta? Solo perché secondo te, sei dalla parte giusta?- non voleva
ammetterlo, eppure sapeva l’ascendente che lui aveva su di lei. –Hai sbagliato
persona, Malfoy.-
-Draco.- la corresse il biondo.
Lei ebbe un brivido.
-Tu mi chiami Granger.-
-Allora Hermione.-
Un altro mattone della sua fortezza crollò, rotolando
nell’abisso degli occhi di ghiaccio di Draco. Hermione Jane Granger tremò, la
speranza di uscirne illesa improvvisamente instabile. Quasi sull’orlo di un
baratro.
Vacillò, ma poi rimase in piedi.
-Allora, Draco…-
cominciò, ironica. –Cosa sai di me che ti ha indotto a
pensare a tutto questo piano…?- era ben conscia del fatto che stava correndo,
nemmeno camminando, sull’orlo di un precipizio.
-So che sei intelligente.- Hermione pensò che sembrava quasi un complimento. Doveva stare attenta. Non
doveva cedere.
-So che vivi per la cultura. Più è irraggiungibile,
migliore è la sfida. E le arti oscure mi sembrano una meta sufficientemente
lontana.-
La ragazza inclinò un sopracciglio. Allora forse lo aveva
sottovalutato. Oppure era lei ad essere prevedibile?
-C’è il tuo amico Potter. Se fossi stata smistata a
Serpeverde, magari lo avresti lasciato così… ma sei
una Grifondoro, e visto che nemmeno Silente sa cosa fare… beh, non potresti mai
abbandonarlo.-
-E poi… beh, Hermione…
so che ti attraggo. Non vale la pena di rischiare?-
Si, valeva la pena. Fu quello che Hermione pensò, così,
all’improvviso.
Al diavolo Harry…
Solo Draco. Draco. Non più Malfoy. Draco.
All’improvviso, ebbe un sussulto. Si era alzato, in un
movimento fluido, silenzioso.
-Stai lontano, Malfoy.- gli intimò minacciosa, la voce
leggermente incrinata.
-Draco.- avanzò di un altro passo, mantenendo lo sguardo
fisso sulla bacchetta tremolante di lei.
-Stammi lontano!!!-
-Se no, cosa fai? Mi lanci un’ altra
maledizione senza perdono…?-
L’orrore si quello che aveva
fatto colpì
-Hermione…?-
-Stai INDIETRO!- ebbe la forza di rialzarsi, gli occhi
d’oro grondanti di lacrime. Lui era ad un passo. Le bloccò il braccio destro,
serrandolo in una morsa.
-Col tempo, imparerai a farlo, Hermione. Non avere paura.-
È vero, l’orgoglio è una qualità dei buoni. Ma i buoni che
diventano cattivi… loro sono i peggiori.
-L’ho sempre saputo, Hermione.-
-Cosa…?- la sua disperazione è in forma di lacrime, che
incendiano i suoi occhi d’oro. Presto saranno spenti. –Che non eri nata
Grifondoro.-
*§(°)§*
Volevo conoscere. Sapere, imparare, perfino stupire.
Stupirlo, ammaliarlo quasi.
Ancora una volta, la cosa più importante per me è la sua
mano stretta nella mia.
FINE.
Non ho ritenuto “giusta” per questa storia una scena
romantica, o almeno nel vero e proprio senso del termine. Non aveva senso che
Hermione baciasse Draco nel giardino. Non vi erano gli
estremi. Spero di non avervi deluso.
L.A.