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Autore: SLAPPYplatypus    22/05/2011    1 recensioni
non ci crederete- ma sì. sì, ho scritto un altro missing moment per that's me that's my life, questa volta precedente alla storia in sé. boh, se vi va di leggerlo, eccolo qui.
il rating è aranzione perchè - beh, in questo capitolo non succede niente. ma il prossimo/i prossimi saranno molto... brutali. hehehe.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'that's me. that's my life.'
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Ryan.


«Ti amo.» sorrise Allie, schioccandomi un bacio sulle labbra.
Scesi dalla sua piccola auto azzurra, affacciandomi al finestrino e sorridendo di rimando, guardandola dritto negli occhi
«Ti amo anche io.» Alle mie parole, il suo sorriso si allargò e mise in moto. «A domani» sussurrai quasi tra me e me, allontanandomi di qualche passo e salutandola con la mano.
Era una ragazza fantastica, la creatura migliore che avessi mai sperato di incontrare. Così dolce, così gentile, così... così tutto. Non c'era cosa in lei che non fosse perfetta; non gli occhi chiarissimi e brillanti, non i capelli biondi e lisci, come una cascata dorata. Doveva essere una dea reincarnata, non era possibile che un essere umano arrivasse a tanto.
Mi voltai con il sorriso sulle labbra, affondai le mani in tasca e presi a camminare lentamente, esitando ad ogni singolo passo che mi separava da casa. Trascinavo un piede davanti all'altro, facendo attenzione a non cadere, e pensavo a quanto avrei voluto essere ancora là, con lei, e sentire la sua risatina trillare nell'aria attorno a me.
Sospirai, chiudendo gli occhi per qualche secondo, mentre svoltavo sulla via che mi avrebbe condotto proprio davanti alla villetta, che mi aspettava nell'oscurità, la porta illuminata soltanto da un lampioncino che pendeva dal muro.
Feci per salire i tre gradini che mi separavano dalla porta di casa, quando udii un gemito soffocato. Mi voltai di scatto, senza distinguere nulla dell'oscurità che mi avvolgeva, le pupille ristrette dalla luce di fronte a me.
Colpo di tosse, un secondo gemito. Non potevo essermelo immaginato.
Percorsi a ritroso il vialetto, sbattendo le palpebre freneticamente nel tentativo di distinguere i dettagli di ciò che mi circondava.
Intravidi un cumulo scuro, come una coperta stropicciata che si muoveva velocemente, su e giù, come... come se respirasse. Come se respirasse ad un ritmo innaturalmente veloce. Mi avvicinai cauto, scostando piano il giubbino di pelle che lo avvolgeva, buttato addosso alla bell'e meglio.
Gloria. Era Gloria, senza dubbio; era mia sorella, il corpo sanguinante e ansimante che mi giaceva davanti.
«Dio, Glo.» sussurrai quasi tra me e me, alzandole la schiena dal terreno. Sul marciapiede era rimasta la sua ombra, disegnata accuratamente con il sangue che perdeva. Estrassi velocemente il cellulare dalla tasca dei jeans, tenendola sempre stretta a me, e composi il 999.
«Ambulanze, servizio di emergenza.» rispose una voce annoiata.
«Newton Nottage Road, un'ambulanza. Ora!» strillai, prima di riattaccare. «Gloria,» sussurrai, scostandole i capelli dal viso «andrà tutto bene, okay? Dico davvero, andrà tutto a posto.» bisbigliai, più a me stesso che a lei, mentre le sue labbra si allargarono appena in un sorriso.
Ma forse era solo la mia immaginazione.


   
 
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