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Autore: Portos    24/05/2011    3 recensioni
I gatti, il telefono e...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Delilah

 

Sei stanco ma soddisfatto.

Un’altra serata conclusa, con il massimo.

Saltellato come una molla, per tutto il palco...cantato come non mai, mentre i tuoi tre compagni di ventura suonavano alla grande.

Eri il loro uomo, lo avevi fatti alzare, scatenare e ballare come matti e ti seguivano grazie al tuo carisma.

Poi stanco, ti ritiri come la regina di Saba in persona nelle tue stanze per i cavoli tuoi.

Ma qualcuno a casa ti aspetta perché tu manchi da tempo.

Con il pelo folto e gli occhi dorati, che ti incantavi solo vederli.

Tu li chiami al telefono, perché senti molto la loro mancanza e ci staresti delle ore ad ascoltare le loro fusa. Sì, i gatti, non è vero Fred?

 

Erano in giro da due settimane, per l'ennesimo tour.

Freddie Mercury sedette pesantemente sul letto. Sentiva tutti i muscoli del corpo contratti e dolenti dopo l'ennesimo concerto.

Le palpebre gli si stavano facendo pesanti ed il sonno stava giungendo come l'avanzare delle maree,

a malapena era riuscito a farsi sotto la doccia.

C’era solo un’ultima cosa che desiderava fare, prima di sprofondare tra le braccia di Morfeo.

Domandò gentilmente al suo assistente Peter Preestone “Phoebe” di chiamare a casa Kensington poiché avvertiva molto la mancanza dei suoi gatti, questo accadeva soprattutto quando il gruppo partiva in quelle lunghe e dispersive tournee o stavano rinchiusi in studio.

Così aveva adottato l’abitudine di chiamarli al telefono e finiva sempre con lo stare attaccato alla cornetta, per ore intere ad ascoltare le loro fusa ed i loro miagolii, in questo modo costringeva i gestori dell'albergo a pagare maxi bollette...un'abitudine che non li rendeva molto felici.

Phoebe compose il numero e dopo due o tre segnali di libero, qualcuno rispose all'altro capo della linea.

“Ciao, sono io...potresti passarmi i gatti? Sì, Freddie è con me in camera”

Phoebe porse la cornetta al cantante, che nel frattempo si era alzato dal letto.

Il cuore del cantante fece un leggero sobbalzo e le sue labbra s'aprirono in un sorriso quando sentì le amate creature.

Miao...miao...miao..puurr...miao”

“Ciao, miei tesorucci adorati, mi mancate molto”

Miao....miaoooo....puuurr...miaooo...”

Il cantante sospirò rumorosamente.

“Non so quando tornerò, ma vi assicuro che vi voglio tanto bene, non ve lo mai detto?” disse Freddie in tono dolce.

Miaooo…miao…miaoo…purrpurrr…miaooo”

“Oh, starei ad ascoltarvi anche tutta la notte, ma adesso sono stanco –lungo sbadiglio- molto stanco”

Miaooo…miaooo…mieeoooww”

Freddie soffiò un bacio ai gatti. Rimase un altro buon quarto d’ora, ad ascoltarli.

“Buonanotte, tesori adorati, non vedo l’ora di rivedervi”

Miaoooo….miaooooooo….mieooowww puuurr”

Riattaccò soddisfatto e andò a dormire.

 

La mattina seguente, Freddie si svegliò di buon umore e riposato.

Finalmente era giunta l’ultima tappa del tour.

Consumò un’abbondante colazione, prima di vestirsi e scendere nella hall, dove gli altri tre lo aspettavano.

 

John Deacon, Roger Taylor e Brian May trattennero a stento una risata, non appena lo rividero.

Il cantante gettò loro un’occhiata interrogativa, ma non ci fece caso più di tanto.

 

Si recarono allo stadio per le prove del concerto.

Anche durante il viaggio in macchina, Freddie si accorse che i tre compagni ridacchiavano di continuo, soprattutto quando incrociavano il suo sguardo.

Si limitò ad alzare un sopracciglio, non voleva rovinarsi il buon umore.

 

Le prove per il concerto filarono lisce come l’olio. Erano quasi le tre e mezza, quando terminarono.

 

“Allora stasera è l’ultima” annunciò felice Freddie, contento quanto una pasqua.

“Già, l’ultima” ripeté Roger, schiarendosi la voce.

Brian e John si scambiarono un’occhiata d’intesa ma dovettero distogliere lo sguardo subito poiché altrimenti si sarebbero messi a ridere.

“Perché sei così contento?” domandò Roger al cantante, con un sorriso.

“Sono contento e basta” rispose Freddie, stringendosi nelle spalle.

Brian da sopra, lo fulminò. Non voleva mica farsi scoprire quello stupido?

“Sarai…felice per i gatti” sussurrò John, facendoselo sfuggire, Brian borbottò qualcosa sottovoce d’incomprensibile.

“I gatti?” fece eco Freddie stranito.

“I gatti stanno bene, no?”

“Che cavolo c’entrano i miei gatti?”

“Nulla” disse Brian, cercando di apparire il più neutro possibile.

Quei tre non gliela contavano mica giusta…la pazienza del pover uomo andò a farsi a benedire.

“Allora cosa cavolo c’entrano? È da mezz’ora che ridete, cosa avete combinato?”

Roger fu il primo a cedere, a seguire John e Brian che scoppiarono a ridere come matti, davanti ad uno basito Freddie.

“Nulla…è solo che…”

Roger non riuscì a completare la frase che un altro sghignazzo stupito lo travolse.

“Allora?”

Ci vollero quasi cinque minuti, prima che il trio si calmasse almeno un po’.

Il cantante incrociò le braccia al petto e sbuffò irritato.

“Ebbene?”

“Scusaci era solo uno scherzo”

Freddie sgranò gli occhioni, spalancò la mascella che quasi cadde a terra, insomma un'espressione completamente idiota.

“Gesù, eravate mica voi al telefono?” chiese sconvolto il cantante a tale rivelazione.

John annuì.

“Ma dai eri così tenero...molto tenero al telefono e ti ringrazio per il bacino che ci hai mandato” disse Roger tra una risata e l’altra. John e Brian si voltarono dall’altra parte ridacchiando.

“Ma dai, era solo uno scherzetto, abbiamo imitato solo i tuoi gatti” disse il chitarrista in tono da innocente.

Con lo stesso candore tipico dei bambini, Roger Brian e John confessarono il loro “scherzetto”:

avevano convinto (si fa per dire) il povero Phoebe a chiamare non a casa, ma un altro numero interno all'albergo, poi i tre si erano messi a miagolare al telefono, in una splendida imitazione

quasi da premio Oscar.

“Ah, ci vuoi davvero bene? Grazie tante, ma ascoltarci tutta la notte richiede troppa fatica, mio caro”

“Viene voglia di abbracciarselo”

E giù a ridere come cretini.

“Io vi ammazzo!” strillò Freddie, imbarazzato, diventando color rosso porpora, fin sopra le orecchie. Il poveretto non riusciva a credere che gli avessero giocato un tiro mancino simile!

“Eddai non ti arrabbiare” disse John battendogli una mano sulla spalla.

Freddie gli lanciò uno sguardo inceneritore. Il bassista deglutì e fece qualche passo indietro.

Offesissimo il cantante s'allontanò dai suoi compagni.

Senza dire una parola, il cantante prese la mezz'asta del microfono posata sul pianoforte.

“O-oh”

“Preparatevi a correre e dovrete essere molto ma molto veloci” sussurrò Freddie con un ghigno diabolico stampato sulla faccia.

“Freddie...aspetta, noi non volevamo era stupido scherzo”

“Aspetta, ci dispiace” mormorò Roger, allarmato. Quel pazzo voleva picchiarli con l'asta del microfono!

“Scappiamo!” strillò John.

I tre cominciarono a correre veloci come levrieri anzi a scappare letteralmente a gambe levate, con Freddie dietro che li inseguiva con l'asta a mezz'aria, nero di rabbia. Sotto gli occhi impauriti dei roadies e tecnici.

 

Avete presente che fecero l'intero percorso dello stadio?

 

 

Note dell'autrice: Finalmente ci siamo. Ho scritto questa storiellina ispirandomi, per il fatto che il Freddone amasse stare davvero per ore al telefono, con i gatti, quando stava in concerto.

Spero che non mi ammazziate perché ho preso in giro un pochino il povero Freddie...

Spero che vi piaccia and restate in linea!


 

  
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