Titolo: Awkward
Personaggi: Battler,
Beatrice.
Pairing: BatoBea.
Rating: Giallo.
Genere: slice
of life, au.
Avvertimenti: One-shot.
Note: Nata
dopo aver visto una fanart, l'dea di scrivere questa fanfic risale a
mesi fa ma, dato che sono pigra e purtroppo ho anche altre cose da fare
ogni tanto, ecco qui solo ora. Leggete e... boh, recensite se ne avete
voglia. Tanto per dirmi anche solo ciao - no beh, ciao forse no ;___;
Comunque, ora che ho finito questa, dopo aver finito anche altre -
DANNATISSIME - cose, proseguirò con le altre richieste che
ho ricevuto.
Disclaimer: Battler e la Santissima Beato non mi appartengono.
Awkward
Portare
Beato a fare una passeggiata fu l'idea peggiore che Battler ebbe in
tutta la
sua vita.
E
ne
aveva avute di idee idiote nella sua vita. Ne aveva avute parecchie.
Non teneva
più il conto.
Quel
sabato
aveva deciso di portarla a fare un giro per le vetrine dei negozi della
città
più vicina, ma fu circa dopo venti minuti dal momento in cui
ebbe quell'idea
che ne se pentì.
Inizialmente
era stato buffo e simpatico il comportamento di Beato, così
frizzante e
spensierata... come una bambina in un parco giochi, circondata da
altalene e
scivoli, da bambini e palloncini. Tuttavia, dopo un po', l'unica cosa
che
l'uomo riuscì a sentire fu un forte imbarazzo; rosso e
bruciante imbarazzo
causato dall'eccessivo entusiasmo di Beato davanti ad un negozio che
vendeva
apparecchi telefonici e televisori un po' più... moderni
di quelli che
lei aveva sempre visto a Rokkenjima.
“Aaaah!
E quello cos'è!? Cos'è quello Battler!? E'
così strano!!”
“E'
scritto sotto, Beato... è un cellulare.”
Le
risposte sussurrate di Battler per non attirare troppo l'attenzione
furono
inutili, soprattutto se seguite o precedute dalle domande quasi urlate
della
donna al suo fianco, che lo teneva ben stretto tirandolo a
sé per un braccio.
Lo sentiva lottare silenziosamente contro la sua stretta, cercando di
scivolare
fra le sue dita ma, sfortunatamente per lui, Beato non aveva intenzione
di
lasciarlo andare. Non finché non avesse visto ogni singola
vetrina
presente in città.
“Aaaaah~
Guarda Battler!”
Sì
sentì strattonare per l'ennesima volta e, scocciato, si
voltò lentamente verso
la ora iperattiva Beatrice.
“Quella
televisione è enorme! Guarda, guarda,
guarda, guarda!!”
Peggio
di una bambina, pensò lui.
Una
bambina non si sarebbe esaltata in quel modo per un semplice televisore
–
perché non era nemmeno molto grande - in un negozio.
Sembrava
improvvisamente... esser tornata indietro di qualche anno. Qualche anno
importante per il suo sviluppo che sicuramente aveva saltato.
“Guarda,
guarda!! Cambia canale senza che nessuno usi il
telecomando!”, le mani sulla
vetrina, il naso a pochi centimetri dal vetro,
“Com'è possibile questo? Questa
è magia...!”
“No,
Beato. E' tecnologia.”
Fu
il
turno del ragazzo di strattonarla e, lentamente e con decisione,
iniziò a
trascinarla dentro al negozio. Le avrebbe fatto capire, e magari-
alla
loro prossima uscita...
(sarebbero
usciti ancora di casa?)
Beato
non sarebbe stata così...
imbarazzan-
“Devi
sapere che, mentre tu eri confinata a Rokkenjima, il mondo si
è evoluto.”
La
guidò all'interno del negozio, prendendole una mano e
facendole strada,
cercando di evitare le persone accalcate davanti agli scaffali e alle
casse.
Sembrava tutto così... diverso, quando aveva accanto quella
ragazza. Stava
attento a lei, a dove mettesse i piedi, cosa che non avrebbe mai fatto
prima
d'ora. Era abituato a guardare i suoi di piedi, a stare attento a dove
lui
camminasse. Non aveva mai pensato che un giorno avrebbe avuto qualcuno
del
quale avesse voluto occuparsi.
“Questo
è un videoregistratore.”
Beato
lo fissava stranita, ferma accanto a lui e con le mani strette al
petto. Ogni
tanto spalancava gli occhi sorpresa, muovendosi appena al suo fianco.
In
qualche modo – in qualche stranissimo ed insano modo
– la trovava carina
in quel momento. Irrimediabilmente e stranamente carina.
A
quel pensiero, si morse un labbro e fissò il
videoregistratore con le gote
leggermente arrossate. Beato, con suo enorme sollievo, non lo
notò attenta
com'era a premere dei bottoni a caso.
“Mh~
non succede nulla Battler!”
“E'
spento, Beato.”
Afferrare
le sue mani – che avevano iniziato a prendere a pugni
l'oggetto che avevano
davanti – e stringerle gli parve la cosa più
imbarazzante della giornata, ma
dovette ricredersi quando, due minuti dopo davanti ad un altro
scaffale,
Beatrice iniziò a sventolare un arricciacapelli nella sua
direzione, gridando
gioiosa.
“Battleeer~!
Guarda, guarda! Vendono vibratori in questo negozio! Lo compriamooo~?
Ho già
qualche idea in mente su come usarlo, mmh~”
“M-mettilo giù, per favore...”