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Autore: White Gundam    25/05/2011    6 recensioni
[2° classificata al contest "Stranamore" indetto da AkaneMikael]
Capitan Harlock "L'Arcadia della mia giovinezza".
Il governo della Terra è stato sostituito da quello di Illumidus e i soprusi continuano, il giovane Harlock però non riuscirà a tacere il suo dissenso ancora a lungo.
Una breve storia che analizza i motivi per cui Harlock diverrà un pirata dello spazio.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harlock, Tochiro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una corsa senza fine verso la libertà.
 
E il primo disse: "Ah sì?
non vuoi comprare il nostro giornale?!"
E gli altri: "Lo teniamo fermo tanto per parlare"
ed io pensavo: "Ora gli dico: Sono anch'io fascista" -
ma ad ogni pugno che arrivava dritto sulla testa
la mia paura non bastava a farmi dire basta.

 
“Stranamore” – Roberto Vecchioni
 
Non era passato neanche un mese da quando Illumidus aveva messo le mani sul tuo pianeta natio: la Terra.
Non che prima le cose qui funzionassero bene…
Ti accorgesti di pensare mentre, con sguardo afflitto, ti servivi una misera cena dalla macchina messa a disposizione dei terrestri da parte del nuovo governo.
Governo.
Pensasti, schifato, e ti accorgesti che era proprio quella parola a darti fastidio o, per meglio dire, l’idea che stava dietro a quella parola perché le parole da sole non contano nulla, quello che conta è il significato che gli viene attribuito.
Tu conoscevi bene anche il governo passato, conoscevi la fame dei poveri e il lusso dei ricchi, conoscevi l’inflazione e i giochi del potere; e tutto questo non poteva che schifarti ed adirarti contro qualunque forma di potere che tu avessi mai conosciuto.
Non odiavi la Terra e non avresti mai voluto andartene, non odiavi i terrestri e avresti voluto la loro salvezza, ma sognavi un mondo libero; quello stesso mondo di cui parlava Maya, la donna che amavi, alla radio.
Iniziasti a mangiare il tuo insipido pezzo di carne, vedendo gli avidi occhi di coloro che avevi intorno, squadrarti. Sospirasti e dividesti quel pezzo di carne, invitando gli altri a servirsi.
Il tuo sguardo scivolò sulle grigie pareti della mensa e sulle uniformi militari dei soldati di Illumidus e ti venne da vomitare. Voltasti lo sguardo in un’altra direzione, sperando di sfuggire l’incubo, e i tuoi occhi incontrarono le spesse lenti di un omino basso e occhialuto avvolto in un sudicio mantello. Sorridesti a quella particolare figura che divorava la sua porzione di cibo ed essa ricambiò il tuo triste sorriso.
Tu mi capisci, non è vero?
Pensasti guardandolo, e lui sembrò annuire come leggendo nel profondo della tua anima.
Siamo stati sconfitti è vero, ma siamo ancora vivi.
Il tuo pensiero, nel quale stavi immaginando di dialogare con quell’uomo, continuò il suo monologo.
Siamo vivi e per ora non possiamo fare altro che continuare a sopravvivere.
Concludesti, lasciandoti sfuggire dalla bocca un rassegnato sospiro.
Stavi per tornare a mangiare quel poco che era rimasto della tua cena quando ti accorgesti di un militare di Illumidus che si avvicinava a te.
“Cosa c’è?”
Le tue parole uscirono roche e strascicate dalla tua gola, come se faticassi a parlare con quella persona.
“Sei un ottimo pilota, Harlock.”
Ti disse quello e tu annuisti.
“Lo so.”
Rispondesti, spiccio, come sperando che la vostra conversazione finisse in quel preciso istante.
“Le milizie di Illumidus sarebbero liete se ti unissi a loro.”
Il soldato parlava in maniera meccanica, come se stesse impartendo ordini ad un suo sottoposto o come se stesse spiegando il piano di guerra per una missione.
Io no.
Pensasti, limitandoti a lanciare al militare un’occhiata di esplicito disappunto e concentrandoti sull’ultimo boccone della tua cena. Masticasti molto lentamente, osservando le sopracciglia del soldato unirsi e le sue mandibole stringersi.
“Dammi una risposta, umano!”
Sbraitò quello, sbattendo nervoso i pugni sul tavolo e facendo ribaltare il tuo vassoio vuoto, il quale si scheggiò quando entrò a contatto col terreno.
Rimanesti in silenzio, osservando gli occhi di quella creatura ridursi a fessure, ma la tua attenzione si focalizzò sulla voce di un altro soldato di Illumidus.
“Avanti, cane!”
Stava gridando eccitato all’uomo che avevi notato poco prima, il quale era impegnato a prendere una coscia di pollo mezza rosicchiata che il militare teneva bloccata con il piede destro.
“Vuoi l’osso? Lo vuoi?”
Chiedeva, ridendo di scherno ai vani tentativi dell’uomo finché egli, facendo appello a tutte le sue forze non riuscì a prendere l’oggetto del suo desiderio, ribaltando in terra il soldato come era stato fatto poco prima con il tuo vassoio.
Un mezzo sorriso divertito ti attraversò il volto serio mentre osservavi quella scena.
“Ridi pure, bastardo?”
Ti chiese il militare, tirando un calcio alla tua gamba destra. Il tuo viso cambiò espressione e si fece duro e preoccupato, ma non era a causa del calcio ricevuto: avevi notato il militare lanciarsi addosso all’omino occhialuto e cominciare a riempirlo di pugni e calci, aiutato anche da alcuni commilitoni.
“No!”
Rispondesti in tono secco al soldato che avevi davanti.
“Non diventerò un servo del padrone, un cane al guinzaglio dei potenti che si scaglia contro i più deboli!”
Terminasti, correndo in direzione dell’uomo.
“Non ti va bene quello che facciamo?”
Ti chiese il militare di Illumidus che stava picchiando l’umano, digrignando i denti.
“No. Non mi va bene.”
Obbiettasti e la tua mano si serrò in un pugno che, con un gancio, colpì il volto del soldato.
Non riuscisti neanche a contare i secondi che erano passati prima di trovarti addosso quattro militari di Illumidus che ti riempivano di calci e cazzotti.
Un pugno più forte degli altri ti colpì al naso, facendo fuoriuscire uno spruzzo di sangue scarlatto. Altri pugni ti stordirono mentre temevi che ti stessero ormai fracassando la testa. I calci ti venivano tirati sotto la cintura, andando a colpire il punto debole di ogni uomo e tu dovevi morderti le labbra per impedirti di gridare.
Mi ammazzeranno!
Quel pensiero ti rimbalzò con forza nella testa, facendoti quasi tremare dalla paura.
“Aaaaaaaah!”
Il grido di dolore ti sfuggì dalle labbra dopo l’ennesimo colpo da loro infertoti.
“Allora Harlock.”
Ti interpellò uno dei militari, tirandoti con forza i capelli per costringerti a guardarlo.
“Sei sicuro che non ti va bene?”
Il suo ghigno si spense quando la tua saliva gli arrivò in un occhio.
“No che non mi va bene.”
Rispondesti con un filo di voce, la quale rimaneva però ferma e decisa.
“Non mi andranno mai bene i soprusi del potere!”
Terminasti, facendo appello a tutte le tue forze per riuscire a liberarti dalla presa dei soldati.
L’uomo che avevi soccorso si scagliò su uno di essi con un pugno e ti prese per il braccio.
“Perché io sono anarchico, e le uniche voci che ascolto sono quella del popolo e della libertà!”
Il tuo discorso si chiuse con un manrovescio che colpì in pieno naso il militare.
Poi solo uno sguardo verso l’uomo con gli occhiali e una corsa veloce, lontano da quel posto, lontano da ogni governo, una corsa senza fine verso la libertà.
 
   
 
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