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Autore: sistolina    27/05/2011    15 recensioni
E' difficile camminare a testa alta nei corridoi di Hogwarts quando tuo padre è Draco Malfoy, il Traditore.
E' difficile essere all'altezza quando tuo padre è Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico.
E' difficile incontrarsi nel mezzo, quando alla Scuola di Magia e Stregoneria infuriano i fantasmi del passato, gli strascichi della Guerra e la sete di potere, e di vendetta, di chi ancora rimane.
Ed è difficile essere Lily Potter, e non odiare più Scorpius Malfoy.
Venticinque anni dopo, le colpe dei padri ricadranno sui figli, e non ci sarà più nessuno, a Hogwarts, al sicuro dalla propria eredità...
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Le colpe dei padri

 



Prologo
 
 
 
Tant'è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
tant'era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
(Divina Commedia, Inferno, Canto I, vv 7-12)
 
Il dannato Espresso 9 e ¾ emise un fischio penetrante che lo fece sussultare. Serrò la mandibola, attento che il padre non si accorgesse della sua esitazione. Se Draco Malfoy avesse notato in lui anche la minima fragilità, certamente avrebbe cominciato a sbraitare su quanto il “sangue debole” di sua madre avesse diluito la tempra indistruttibile della sua famiglia.
I tre si fermarono davanti allo scompartimento che erano soliti occupare i Serpeverde, e Scorpius notò il padre che si guardava pensosamente intorno, scrutando nella nebbia provocata dalla locomotiva. Draco non aprì bocca, ma il ragazzo lo vide chiaramente scandire una parola che amava accostare a chiunque non rispecchiasse gli esimi canoni di selezione della sua casata: feccia.
In quel momento accaddero contemporaneamente tre cose: sua madre gli afferrò il nodo della cravatta con mani tremanti, le lunghe dita affusolate che sistemavano qualcosa che non aveva bisogno di essere sistemato, come al solito, il treno emise un altro stridente avvertimento, e Draco Malfoy sbottò
Per Salazar, Astoria, devo parlare con mio figlio! - i grandi occhi vacui di un azzurro spento si dilatarono, e il suo esile ed elegante corpo si ritrasse in se stesso, quasi istintivamente lontano da quello del marito, e le dita bianche artigliarono per quella che parve un'eternità la camicia inamidata del figlio. Poi Malfoy lo afferrò saldamente per le spalle e lo scrutò in quegli occhi quasi identici ai propri, salvo per quel particolare di umanità che ancora non era stato capace di cancellare. Avrebbe imparato, si disse mentre serrava con un colpo secco la mandibola affilata – figlio – esordì senza il minimo cenno di affetto. Scorpius si chiese quanto si fosse impegnato, suo padre, a diventare così irrimediabilmente impenetrabile. Deglutì a disagio, senza nemmeno curarsi di nasconderlo – questo è il tuo ultimo anno in quella bettola di second'ordine che qualcuno ha il coraggio di chiamare “scuola”. Avrei voluto per te un avvenire migliore, ma le circostanze – curioso modo per chiamare l'arresto di suo padre, la Guerra Magica e la Sconfitta di Voldemort e tutti i suoi sostenitori dal quale Draco si era allontanato appena in tempo per non essere finito a marcire ad Azkaban, “circostanze” - sono state fin troppo avverse alla nostra famiglia – i suoi occhi grigi saettarono sul marciapiede circostante, quasi prudenti, prima di schiantarsi nuovamente sul suo viso – non che mi importi di quello che quei babbanofili, mezzosangue traditori del loro sangue pensano di noi – a giudicare dal modo in cui le sue narici si dilatarono, Scorpius pensò che gli importava di più solo dei vecchi ritratti di famiglia – ma tu sei un Malfoy di sangue puro, le tue radici affondano nella storia della magia fino alle sue più antiche e venerabili origini – il suo sguardo s'illuminò di qualcosa così vicino all'orgoglio da intenerire quasi il figlio. Ma quel qualcosa, qualunque cosa fosse, si spense all'instante – e per noi, figlio, il fallimento non è contemplato – e i suoi occhi, il suo tono e la presa ferrea che gli artigliava la camicia sulle spalle urlavano a chiare lettere che per LUI, specialmente, questa regola valeva più di ogni altra.
Ci vorrà più di un Oltre Ogni Previsione nei miei MAGO per ripulire il tuo nom – ma quelle stesse gelide dita lo colpirono così forte da farlo sobbalzare, più per la sorpresa che per il dolore.
Draco Malfoy, ignorando il basso lamento mugolante della moglie, afferrò il bavero della giacca del figlio e lo avvicinò a sé quel tanto che bastava per sibilare
Non sputare sul tuo nome Scorpius Hyperion Malfoy, perché è l'unica cosa che conta in questo mondo – allentò lievemente la presa senza smettere di guardarlo come se potesse maledirlo con il solo sguardo – non deludermi, figlio – sibilò – o quanto è vero che Salazar Serpeverde scorre nelle nostre vene desiderai di essere nato babbano – lo lasciò andare con un gesto secco, dopodiché lasciò correre il suo sguardo rettile sulla figura slanciata e asciutta dell'unico figlio – e sistemati quella camicia Scorpius – decretò storcendo il naso – sembri il figlio di un dannato Magonò – detto ciò fece un cenno alla moglie e fece per voltarsi.
Astoria Greengrass Malfoy si avvicinò petulante al figlio e gli prese il viso fra le mani. I suoi occhi vacui lo fissarono per un lungo istante, gonfi di lacrime. Una promessa silenziosa si annidava in quello sguardo, una promessa che sua madre gli faceva ogni anno da quando era nato, e che mai era riuscita a mantenere. Scorpius rimase gelido nella sua presa, lo sguardo, che in quella calda giornata di sole era di uno sfavillante azzurro ghiaccio, non cedette un solo istante, né si scaldò, né accennò ad ammorbidirsi, quasi a voler lottare contro la patetica debolezza di quello di lei, arrendevole e remissivo, privo della personalità di cui Scorpius aveva avuto bisogno per tutta la sua vita per contrastare la cieca follia di un padre lacerato dall'odio e il fallimento, un padre che amava circondarsi di ritratti di morti piuttosto che dell'amore dei vivi.
Astoria! - il secco ammonimento vagò nell'aria, e cadde. La donna lasciò andare il figlio e abbassò il capo per raggiungere il marito a passi piccoli e svelti.
Poco prima di sparire nella nube di fumo della stazione di King's Cross, Draco Malfoy si voltò verso il figlio con un ghigno sbilenco, un tratto che, suo malgrado, anche il più giovane aveva ereditato
Buon anno scolastico figliolo – lo schernì con un luccichio perverso nello sguardo marmoreo.
Scorpius serrò i pugni abbandonati lungo i fianchi e strinse lo sguardo sulle due figure estremamente disuguali che si affiancavano sul marciapiede, le loro ombre oblunghe che si perdevano nella nebbia del ritorno, i passi che incedevano aritmici e i movimenti scoordinati: Draco e il suo passo deciso che sovrastava la folla, Astoria e il suo incedere incerto, nascosta all'ombra del marito.
Imprecando, Scorpius allentò il nodo della cravatta e tirò via la camicia che profumava di pulito dai pantaloni della divisa con un gesto secco. Si passò una mano fra i capelli severamente pettinati all'indietro e se li lasciò ricadere sulla fronte. Infine, in quello che sembrò essere il suo gesto preferito di ribellione, estrasse dalla tasca interna della divisa il suo i-pod di ultima generazione. Quando il “turpe gingillo di sporca feccia babbana” emise il rassicurante suono di accensione e le note stridenti della sua canzone preferita gli tramortirono i timpani, un ghigno storto di perversa soddisfazione nacque sulle sue labbra per correre agli occhi, grondanti di sfida
How many ways to get
what you want...
I use the best...
I use the rest...
I use the enemy...
Know what I mean?
And I wanna be an anarchist..
Get pissed...Destroy!
Buon anno anche a te...paparino... -
 
***
 
Lilian Luna Potter ti vuoi dare una stramaleddettissima mossa?! - lo sguardo impaziente di Albus Severus Potter, il suo angosciosamente puntuale fratello maggiore, la minacciò a distanza di dieci metri. Al suo fianco, Rose era comodamente appollaiata sul suo baule con un libro aperto fra le mani e lo sguardo assente. Sollevò la testa giusto per arcuare un sopracciglio castano in direzione di Albus, per poi immergersi nuovamente in quel tomo puzzolente dalle diecimila pagine che certamente era già un libro di testo dell'anno ancora da iniziare.
Lily, sbuffando per la fatica e il caldo innaturale che sembrava salire in fumosi rivoli di vapore maleodorante, si trascinò dietro baule, gabbia del gufo e borsa a tracolla con quanta più dignità una minuta ragazza di quindici anni e mezzo poteva fare su un marciapiede affollato.
Sorellina, fai proprio schifo – la ammonì teneramente James sollevando senza nessuna fatica il baule e trascinandolo con nonchalance lungo la banchina
Sai Jimmy S, a nessuno piacciono i palloni gonfiati... - ma lo spettacolare sorriso che le rivolse il suo attraente fratello maggiore, e i sussurri delle ragazze che lo indicavano con espressioni sognanti, contraddicevano almeno in parte la sua supposizione. James era il Cercatore più giovane mai ingaggiato da una squadra di Quidditch professionistica, e il suo successo smodato con le ragazze era solo un'altra stelletta dorata appuntata al suo vergognosamente ampio petto. D'altra parte, con quei capelli eternamente spettinati, il sorriso accattivante e lo sguardo dalle lunghe ciglia arcuate color cioccolata che aveva ereditato, pare, dal suo omonimo defunto nonché amatissimo nonno James, nessuna donna, strega o babbana, aveva mai saputo resistergli. Ovviamente, perché nessuna donna aveva mai dovuto raccattare i suoi calzini puzzolenti dopo gli allenamenti, pensò Lily con un mezzo ghigno divertito. Era certa che, dopo una decina d'anni a lavare la sua biancheria sudata, anche la più agguerrita delle fans di J.S. Potter-oh-mio-dio! avrebbe quasi fatto un pensierino sul matrimonio con un addetto alla revisione dei conti del Ministero della Magia.
Il ragazzo le scompigliò scherzosamente i capelli, provocando un acceso moto di stizza nella sorella e un sonoro
Per Godric Jimmy...non ho più cinque anni! - il suo arrossato viso cosparso di lentiggini sbucò da sotto la cascata di capelli appena in tempo per scorgere il resto della truppa sul marciapiede: Hugo e il suo onnipresente cibo spazzatura fra le mano e la bocca piena, la salutò con un cenno e sputacchiò sulla sorella una manciata di briciole, Louis, il biondissimo e carismatico figlio strambo di Fleur e Bill, stava sistemando il suo nuovo orecchino di corno regalatogli da zio Charlie dopo una delle sue dubbie vacanze in giro per il mondo, e Lorcan e Lysander, i gemelli che facevano suonare di nuovi significati anche la parola “strambo”, si guardavano intorno quasi cercando qualcosa, probabilmente un “gorgosprizzo” o un pericolosissimo “nargillo” rifugiatosi in qualche anfratto della loro divisa.
Cavolo – esordì Hugo dopo aver a malapena ingoiato l'ultimo boccone del suo lauto pasto di metà mattinata – se sapevo che veniva anche Mr.Boccino d'Oro preparavo il blocchetto degli autografi! - James sogghignò e Rose chiuse di scatto il libro con disapputo
Se “avessi saputo” Hugo... se avessi saputo che “sarebbe venuto”, “avrei preparato” il blocchetto degli autografi – lo ammonì seccamente, sbuffando. Il fratello sgranò gli occhi
Non sapevo che eri una fan anche tu Rosie, ti avrei conservato un posto per la prima partita di Hogwarts - poi scoppiò a ridere di gusto, strizzando l'occhio a James e a Louis. Il Cercatore concesse una pacca affettuosa sulla spalla della cugina
Eddai Rosie, l'anno deve ancora iniziare... - lei sembrò sconvolta dalla notizia
E io non ho ancora finito di leggere il “Prontuario del perfetto Caposcuola”! - commentò sbiancando pericolosamente e rituffandosi nella lettura.
In tutto ciò, Albus era rimasto in silenzio, lo sguardo perso in chissà quali pensieri, gli occhiali da lettura stranamente assenti sul suo viso dallo sguardo smeraldino e le braccia incrociate sul torace abbandonato contro una colonna
Al? - lo chiamò Lily andandogli vicino senza farsi notare – hei... - Lily conosceva suo fratello, interpretava meccanicamente le sue espressioni, le sue chiacchiere a volte sconnesse, e ancora meglio dava voce ai suoi silenzi, così intensi da riempire intere stanze. Albus Severus Potter era sempre stato un bambino particolarmente sensibile, fin da quando, sette anni prima, il suo sguardo terrorizzato di undicenne si era posato sul Cappello Parlante allo Smistamento, fino a quel giorno, quando qualcosa che i suoi occhi verdi e penetranti avevano incrociato sulla banchina gli aveva causato quell'espressione. E siccome Lily conosceva a menadito ogni sua espressione, seppe identificarla all'istante: Serpeverde. A pochi passi da loro, un gruppetto di senior in argento e verde, stava infastidendo un ragazzo del quinto anno, ancorato selvaggiamente al suo baule e alla gabbia del suo gufo, scrollata e agitata dalle mani di uno di loro, il più grosso, dall'espressione idiota e la voce cavernosa e roca di un troll decerebrato.
Dobbiamo aiutarlo! - scattò Lily digrignando i denti, ma Albus la trattenne per la manica, scuotendo la testa
Se lo fai, non lo lasceranno mai più in pace – mormorò con la mandibola contratta e lo sguardo di fuoco verde. Lily sapeva che in un'altra occasione, Albus si sarebbe fiondato con la bacchetta sguainata contro il gruppetto di deficienti e avrebbe mandato la metà di loro in infermeria, ma sapeva altrettanto bene che il suo pensieroso fratello aveva ereditato la pacata intelligenza di Lily Evans oltre ai suoi occhi espressivi, e aveva valutato ogni conseguenza delle sue azioni in un battito di ciglia.
Ma lei ribolliva di rabbia, mentre il vociare della stazione si spegneva e solo i lamenti del ragazzo che implorava i Serpeverde di smetterla sembravano sovrastare ogni cosa.
Lily impugnò la bacchetta sotto la divisa, e l'avrebbe usata, Merlino se l'avrebbe fatto, se d'un tratto un movimento accanto a lei non l'avesse distratta.
L'attimo seguente il gruppo di Serpeverde si guardò intorno con aria ebete, per lo meno più ebete del solito, e il ragazzo si allontanò a grandi passi nella direzione opposta.
James Sirius Potter fece brillare il suo sorriso soprannaturale e strizzò l'occhio ai fratelli, riponendo qualcosa di lungo e affilato nella tasca interna della giacca di pelle nera. Nello stesso momento, il più alto e snello del gruppo in argento e verde, che era rimasto silenzioso e immobile per tutto il tempo, sollevò lo sguardo sul binario, riconoscendo l'incantesimo Confundus all'istante, alla ricerca di chi l'aveva scagliato. I suoi occhi seminascosti dagli spettinati capelli biondissimi si posarono su di loro, una specie di ghigno beffardo si delineò sul suo viso lungo, e una mano andò a posarsi scherzosamente sulla fronte, in una sarcastica imitazione di saluto militare.
“Potter”, mimarono le sue labbra mentre si scambiava una lunghissima occhiata con James; poi, con la stessa disinteressata eleganza con cui si era mosso, si allontanò dal marciapiede con la giacca della divisa distrattamente abbandonata sulla spalla.
Malfoy – imprecò Lily serrando i pugni – il giorno in cui quella famiglia smetterà di vaneggiare io diventerò Ministro della Magia.
James ridacchiò
Che prospettiva allettante sorellina. Ricordami di chiedere asilo politico altrove quando accadrà – la ragazza gli lanciò un'occhiata tagliente e tornò a guardare la banchina. Albus sospirò
Quel tipo le pagherà tutte – sibilò – lo giuro sulla spada di Godric Grifondoro – tutte – ma prima che uno dei suoi fratelli potesse anche solo pensare di ribattere, la pesante e appiccicosa mano di Hugo Weasley si posò pesantemente sulla sua spalla
Non fare promesse che non puoi mantenere cugino, o la spada di Grifondoro te la ritroverai infilata su per il... - il fischio penetrante dell'Espresso di Hogwarts coprì la sua ultima parola, miracolosamente.
E' ora – dichiarò senza troppe cerimonie Rose, richiudendo il libro con un colpo e deciso. Si voltò verso Lily con un sorriso – sei pronta? - quelle parole potevano significare tutto e niente. Lily la osservò, i grandi occhi castani, i capelli un po' scarmigliati, il cipiglio un po' severo e la dolce linea delle labbra. Era pronta ad affrontare il suo quinto anno ad Hogwarts? Era pronta ai GUFO, al torneo del Quidditch, alla marea di compiti? Era pronta a tutto questo senza l'ombra rassicurante di suo fratello James alle sue spalle? Il quarto anno era stato duro, ma almeno James aveva temporaneamente sostituito Madama Bumb negli allenamenti di Quidditch, almeno aveva intravisto il suo sorriso mascalzone dall'altra parte della Sala Grande, il suo sguardo ammiccante e rassicurante, le sue strizzatine d'occhio quando la beccava a bighellonare nei corridoi nelle ore buche invece di studiare. Ce l'avrebbero fatta lei e Albus senza quel gradasso, egocentrico, affettuoso e incoraggiante sorriso marca James Sirius Potter?
Guardò i suoi innumerevoli cugini sistemarsi allegramente sul marciapiede, dando pacche sulle spalle e scambiandosi battutine, osservò Hugo scartare una Cioccorana e quasi appiccicarla ai capelli di Lysander, giusto per vedere che effetto faceva, guardò in lontananza il bel profilo di sua cugina Roxanne sistemarsi i capelli corvini sulle spalle, fece correre lo sguardo sull'Espresso, sui suoi compagni di Grifondoro, sugli allegri Tassorosso, i brillanti Corvonero...infine si fermò sul nutrito gruppo di Serpeverde che si pavoneggiava fuori dagli scompartimenti con l'odioso atteggiamento da padroni del mondo che li caratterizzava. E vide Scorpius Malfoy fumare svogliatamente una sigaretta babbana, addossato con noncuranza ad un vagone, il suo fan club pochi passi più indietro che lo osservava adorante, e quell'idiota di Kork Doyle che ridacchiava come un demente a qualcosa che un ragazzo del settimo anno dalla pelle d'ebano che Lily riconobbe come Zane Zabini aveva appena detto.
Scorpius alzò nuovamente la testa, d'istinto, e incrociò il suo sguardo. Lily rimase interdetta, ma non abbassò il suo: non avrebbe lasciato che uno stupido Malfoy l'avesse vinta. Così si scrutarono, lui che fumava sornione la sua sigaretta mortale, lei che lo fissava astiosa a braccia incrociate. Rimasero così, semplicemente a fissarsi, per quella che parve un'eternità.
Poi il treno fischiò per l'ultima volta, e la realtà piombò fra loro senza chiedere permesso...
 
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Spazio della delirante autrice: buonasera a tutti o voi prodi lettori, e anche un po' sprovveduti lasciatevelo dire...ahahahah
Questa è in assoluto la mia prima ff su questo argomento; non che non abbia amato la saga, l'ho adorata dalla prima all'ultima parola, ma ho sempre pensato che la zia Row avesse fatto un tale ottimo lavoro, che non sarei stata degna, con le mie modeste ff, di lustrarle nemmeno le scarpe. Poi è apparsa questa incredibile idea della nuova generazione, e allora la mia mente febbricitante ha ponderato, elaborato, letto e studiato tutto quello che c'era da sapere, nella speranza, ecco, di scrivere qualcosa anche solo lontanamente decente...ed è uscito fuori questo prologo. Il titolo è la citazione ad un celebre motto dell'Antico Testamento "Le colpe dei padri ricadono sui figli" e visto il genere di padri che si sono trovati ad avere i nostri protagonisti, mi è sembrato piuttosto calzante come titolo...se fa schifo ditemelo, per lo meno mi metto l'anima in pace e la smetto di cercare titoli sensati alle mieff insensateXD
Che dire, vi ringrazio già se siete arrivati fino a questo punto...il che può solo voler dire che avete fegato (il Cappello Parlante vi smisterebbe a GrifondoroXD)...ma la mia gioia non potrebbe essere maggiore se decideste anche di recensirmi...lo so che è un lavoraccio, chi ve lo fa fare, avete anche ragione, ma visto che questa ff è veramente un work in progress, e certamente in questo portale c'è una miriade di persone veramente ferrate sul tema, ogni consiglio, precisazione, critica, commento o recensione non solo è gradita, ma è proprio una manna dal cieloXD
Io sono qui, con le mie ditine laboriose sulla tastiera e i miei occhiali da lettura, ad attendere un qualsiasi, come dire, segno divino della vostra presenza.
Ora la smetto di ciarlare e vi saluto...spero, alla prossima!
   
 
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