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Autore: Feel Good Inc    28/05/2011    1 recensioni
«Dovresti smetterla di baciarmi. Potrei ricordarmi che tu sei una splendida donna e io un debole vecchietto.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Over the rainbow ~

{ un altro ballo insieme }

 

 

 

 

 

 

 

1946. The Harvey Girl

 

Era bellissima. Volteggiava sul set come una nuvola di colore, sorridente e vivace, e ogni volta che i loro sguardi s’incontravano i suoi luminosi occhi nocciola apparivano sereni, come quelli della quindicenne che lui aveva conosciuto. Nessuno che l’avesse vista in quei momenti avrebbe mai immaginato quante ombre potessero nascondersi dietro i colori e la luce.

Di tanto in tanto, tra una ripresa e l’altra, Judy veniva a sedersi accanto a lui e scordava tutto il resto. Qualche volta gli chiedeva di ballare per lei o con lei. Qualche volta addirittura mandava via la truccatrice di turno, pur di stare un po’ sola con il suo Spaventapasseri, come ancora – dopo tanti anni – lo chiamava. Ray non avrebbe voluto sottrarsi a quella definizione per nulla al mondo. Le stava vicino con una quiete che raramente provava con altri, con chiunque altro, beandosi del suo profumo di donna giovane e bella e amica – e tanto in più, così tanto in più. Glielo diceva, anche, spesso, al riparo di una maschera scherzosa.

«Tu credi che sia piacevole stare qui a guardarti ogni giorno mentre sbaciucchi quell’Hodiak

Judy rideva, scuoteva la testa; gli carezzava la guancia con lo stesso gesto morbido di quand’era una ragazzina, quando seguivano insieme la strada di mattoni gialli. Rideva e la sua risata faceva sì che tutto restasse lì, che si riducesse a un gioco di due persone cresciute insieme, troppo amiche per pensare di dire sul serio.

«Non fare il geloso, Ray. Il mio Spaventapasseri resterai sempre tu.»

Ray alle volte si chiedeva perché, allora, ogni volta che lo guardava, ogni volta che lo sfiorava, lo facesse tornare a vestire quei panni impagliati, come fosse lui ad avere di nuovo quindici anni. Si arriva a un’età in cui un’innocente carezza non accelera più il battito del cuore – ma lui, con Judy, non era mai riuscito a crescere.

E lei era bellissima; e andava bene, andava bene ridere, pur di starle così vicino da poter sperare di mandar via le sue ombre invisibili.

 

 

1963. The Star of the Show

 

Era cresciuta. Ciò che aveva fatto suo con gli anni, ora lo riversava dentro lo schermo magico che chiamavano televisione, circondata dai sorrisi che erano stati i suoi mentre imparava a fabbricarne di nuovi. E anche adesso era quasi impossibile, quasi impensabile accorgersi della stanchezza che si agitava dietro il suo viso illuminato dai riflettori e da una luce interna immensamente più forte.

Era felice di poterle stare di nuovo accanto. Gli era sembrato un po’ strano, a dirla tutta, sedersi davanti al pubblico a condividere con lei e con loro una vita di ricordi affettuosi; ma era giusto così: Judy era di tutti, lui era di tutti, la loro storia era di tutti, le loro canzoni erano di tutti, i loro scherzi erano di tutti. Soltanto ciò che restava al di sotto, dietro la maschera scherzosa, Ray si permetteva di tenerlo per sé – e per Judy; perché anche quello era suo, tutto suo.

«Dovresti smetterla di baciarmi. Potrei ricordarmi che tu sei una splendida donna e io un debole vecchietto.»

Lei rideva come allora, ma di un riso più consapevole, più dolce – dolce tanto quanto le sue labbra, ogni volta che i ricordi si facevano così belli e struggenti da portare entrambi a cercare un contatto più tangibile di un altro ballo insieme. Gli piaceva, che lo baciasse. Ma ancor più che lo guardasse così: come se anche lei, infine, si fosse accorta di non essersi mai allontanata dai suoi quindici anni.

«Non sei affatto un vecchietto. Sei il mio Spaventapasseri, e avrei dovuto cominciare a baciarti molti anni fa.»

Ray sentiva qualcosa di diverso, di cresciuto, nelle carezze che gli lasciava sul viso, e per l’ennesima volta si ritrovava a riflettere sul senso di quei sorrisi che da troppo tempo si erano cuciti addosso. Forse era solo che così era più facile, che non si rischiava di perdere nulla. Di una sola cosa era sicuro. Non contava essere arrivato a un’età in cui neppure un bacio accelerava più il battito del cuore – perché con lui c’era Judy, c’era sempre stata Judy.

Ed era bello vederla cresciuta, ma avrebbe preferito smettere quel riso; aveva paura che ormai servisse solo a nascondere la sua stanchezza.

 

 

1987. The Rainbow at the End

 

Era eterna, ormai. Persone come lei non muoiono.

Quando aveva saputo che la stanchezza e le ombre se l’erano portata via, Ray si era concesso la presunzione di credere di essere quello che avrebbe sofferto più di tutti; e a onor del vero lo pensava ancora oggi, oggi che toccava a lui.

Non aveva paura. Aveva dei rimpianti, però. Chiuse gli occhi per non vederli, e si augurò di rivedere lei – che aspettava il suo Spaventapasseri dall’altra parte dell’arcobaleno, pronta a prenderlo per mano e a danzare con lui. Come a quindici anni.

Forse, finalmente, oltre l’arcobaleno sarebbe stato come sarebbe sempre potuto essere, com’era sempre stato dietro le maschere scherzose.

E oggi, sì, non aveva dubbi, sarebbe stato di nuovo felice di vederla sorridere.

 

 

{ Persone come loro non muoiono mai; e nemmeno i sentimenti che le legano.

Raymond Bulcao e Frances Gumm ora seguono una strada nuova, insieme. }

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ne avevo bisogno. Dovevo scrivere una storia su di loro. E no, qui non si tratta della mia passione per Il Mago di Oz; sono stati loro, unicamente loro, in quanto persone e non personaggi, a trasmettermi la tenerezza e la commozione necessarie ad innamorarmi alla follia di un pairing reale.

Penso non contasse che ognuno conducesse la sua vita, che fossero entrambi più o meno felicemente sposati con altri: ciò che univa queste due persone andava ben al di là di un rapporto lavorativo e finanche dell’amicizia. E forse è solo che mi piace pensarla così perché li adoro; ma appunto li adoro, e se mai ho scritto delle RPF è stato soltanto perché quelle real people le adoravo. Come Ray e Judy.

Inizialmente l’idea voleva includere solo la prima flash, ambientata ai tempi de Le ragazze di Harvey, il secondo film che i due hanno condiviso dopo Il Mago di Oz. Ma poi ho ripensato al Judy Garland Show e a come in quell’occasione fosse evidente la loro sintonia. Infine, ho voluto chiudere il cerchio con una strada che ritorna: Ray Bolger muore nel 1987, diciotto anni dopo Judy Garland, e tornare da lei è come rivedere una quindicenne sbucare all’incrocio della strada di mattoni gialli.

 

* Il mio Spaventapasseri: Judy era solita chiamare così Ray, tanto Il Mago di Oz li aveva uniti.

* Hodiak: John Hodiak, coprotagonista maschile ne Le ragazze di Harvey.

* Dovresti smetterla di baciarmi: date un’occhiata qui e qui.

* Raymond Bulcao e Frances Gumm: i veri nomi di Ray Bolger e Judy Garland.

 

Perché persone come loro non muoiono mai.

Aya ~

   
 
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