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Autore: Elos    29/05/2011    11 recensioni
Il giorno di Halloween, Severus aveva acceso una candela. L'aveva appoggiata sul davanzale di Spinner's End e l'aveva guardata bruciare: nelle strade i Babbani correvano addobbati in ridicoli costumi, e i Dissennatori pasteggiavano con quelli che passavano loro troppo vicini. L'Inghilterra non-magica non era ancora del tutto consapevole di quel che le stava accadendo, ma tutti vedevano i corpi, i morti, lasciati sdraiati nelle strade con i visi pieni di terrore. Ogni notte ce n'era uno di più. [...]
Harry Potter è morto, lunga vita a Voldemort.
I Mangiamorte hanno il controllo dell'Inghilterra, e tutto quel che resta dell'Ordine della Fenice si nasconde a Grimmauld Place portando avanti un'ostinata guerriglia. Qualcosa è andato storto, ma non tutti vogliono gettare la spugna.
Esercito di Potter, il reclutamento è ancora aperto.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VI libro alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Come (non) doveva andare'
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Il giorno di Halloween, Severus aveva acceso una candela. L'aveva appoggiata sul davanzale di Spinner's End e l'aveva guardata bruciare: nelle strade i Babbani correvano addobbati in ridicoli costumi, e i Dissennatori pasteggiavano con quelli che passavano loro troppo vicini. L'Inghilterra non-magica non era ancora del tutto consapevole di quel che le stava accadendo, ma tutti vedevano i corpi, i morti, lasciati sdraiati nelle strade con i visi pieni di terrore. Ogni notte ce n'era uno di più.
Il giorno di Halloween, Severus aveva acceso una candela e l'aveva guardata bruciare. Non aveva sprecato pensieri per i defunti, perché i vivi che si accalcavano nella sua testa avevano bisogno di ogni pensiero che lui potesse racimolare.
Si era sdraiato sul divano sfondato del soggiorno, una molla sporgente piantata nel fondo della schiena, e si era assopito: e aveva aperto gli occhi, il giorno dei Morti, con l'impressione di aver sognato la cerva d'argento.



La scatola bianca




Il primo giorno è panico e dolore. Bellatrix gli affonda le unghie nella carne, tutto quel che gli viene detto è Crucio, Crucio, cerca di nascondersi più che può nel fondo della propria testa, ma non c'è posto dove sfuggire al calor bianco della tortura e così, Crucio, il dolore lo insegue e si insinua in ciascuno dei suoi pensieri.
La sera, trema, si contorce. Non riesce a smettere di rabbrividire. Ha schifo di sé, disgusto per il fetore dell'urina che gli intride i calzoni, cerca di chiudere gli occhi e dormire, ma ha i nervi in pezzi. Vomita.
Il secondo giorno il Signore Oscuro scende nella sua cella e gli bisbiglia nell'orecchio parole crudeli; lo chiama traditore, il suo piccolo traditore: glielo fa scrivere nella carne, traditore, e Severus si aggrappa al pensiero che non ha tradito Albus, non ha tradito Albus, non ha tradito Albus.
Il sesto giorno – sa quando è giorno, quando è notte, solo perché di giorno i Mangiamorte arrivano, di notte vanno via – apre gli occhi e si trova Draco davanti. Per un attimo viene accecato da un terrore gelido, obnubilante, se Draco è lì, Draco, perché è lì? E' un ragazzo, solo un ragazzo, aveva promesso a Narcissa che l'avrebbe tenuto vivo, l'Ordine... l'Ordine gli ha detto che lo terranno vivo, che lo salveranno, Draco non dovrebbe essere a Maeshowe.
Quando la Cruciatus inizia, e Draco viene messo da una parte ad osservare, il sollievo è tanto grande che per un attimo il dolore non lo sente nemmeno.
Poi ricomincia.
L'ottavo giorno capisce che non riuscirà ad uscire da Maeshowe. Lo stanno facendo a brandelli e c'è il pensiero di quel che deve conservare che si tiene dentro, al quale si aggrappa, non è un bel pensiero, ma è tutto ciò che resta – è un pensiero orribile, marcio, ma è con quel pensiero che possono vincere la guerra.
Severus Piton ha scoperto cosa tengono i Mangiamorte nella fortezza di Maeshowe. Severus Piton deve dirlo all'Ordine. Severus Piton è stato scoperto dal Signore Oscuro, per questa ragione, ma se l'informazione riuscirà ad uscire da quelle mura, se arriverà alle orecchie giuste, allora ne sarà valsa la pena.

Il nono giorno Severus comincia, metodicamente, a smontare pezzi di sé. Li nasconde sotto l'Occlumanzia, un frammento alla volta, e i primi ad andarsene sono i pensieri superflui: tutti quelli che fanno una persona, tutti quelli che costituiscono Severus, ma che non serviranno all'Ordine. Superflui. Se ne va così il ricordo delle cene ad Hogwarts, il giorno di Natale nella Sala Grande, il ricordo del profumo di mandorle e menta dell'Amortentia e l'odore aspro della legna nei fuochi; se ne va la memoria della voce di sua madre, superflua, se ne vanno i lunghi elenchi di ingredienti per Pozioni appresi in anni e anni e anni di studio e di servizio.
Non sa quanto e cosa di questi pensieri resterà integro, potrà essere salvato, dopo che il Signore Oscuro ci avrà messo le mani sopra: perché le prime barriere dell'Occlumanzia sono anche le più fragili. Quel che c'è dietro sarà quel che verrà sacrificato, se servirà. Quando servirà. Avery gli sfregia il viso con un coltello spuntato e Severus dimentica che colore prende il sole nei giorni d'inverno.
Il decimo giorno a sparire sono il nome di sua madre, quello di suo padre. Se sul secondo ci sputerebbe volentieri, il primo è cosa preziosa, pulita, una delle poche che siano rimaste intonse: seppellirlo gli lacera l'anima, ma via, anche quello, nascosto. Forse questo potrà essere recuperato. Forse no.
Dimentica come si fa a scrivere. Come si fa a leggere. Dimentica chi era Lucius Malfoy, si dimentica di suo figlio – l'Ordine penserà a lui, si dice, l'Ordine lo salverà – e poi Regulus Black, giorni sereni prima del Marchio, i Malandrini – e quello è un ricordo che se ne va con piacere, quand'è scomparso gli sembra d'essere leggero come l'ovatta – e la luna, il mostro nella Stamberga.
L'undicesimo giorno chiude in strati su strati sempre più profondi la memoria degli anni trascorsi ad Hogwarts ad insegnare. Odore di muschio, aria fresca. I sotterranei. Infiniti visi di studenti, la McGranitt china su una tazza di tè corretto con l'Ogden Stravecchio, ne vuoi una tazza, Severus? Caramelle al limone.
Il dodicesimo giorno nasconde l'Ordine. Piani, progetti, nomi. Visi. La Profezia. Il nome di Albus Silente viene chiuso in un pensiero a parte, perché Severus deve sapere, Severus deve ricordare. Non ha ucciso Albus Silente. Non ha tradito Albus Silente.
Ha chiuso Lily in una scatola bianca. Lily, Lily, bianca come un giglio. C'è odore di foglie secche, nella scatola, odor di ottobre. La luce nella scatola ha il riflesso rosso del fuoco a Natale, l'aura verde dell'acqua, del vento. Al principio Severus si aggrappa ad ogni ricordo che lascia andare come fosse un'ancora, la sua salvezza, ma poi si distacca e chiude il coperchio.
La sua cella è molto più buia, ora. Conserva la vaga memoria che c'era qualcosa per la quale valeva la pena di soffrire e morire, ne valeva la pena, ma non sa bene cosa fosse. Non sa bene perché. I ricordi sono ancora lì: solo, sembrano mille miglia lontani, affondati nella pietra.

Il tredicesimo giorno – i fratelli Carrow ridono sopra di lui, Alecto ha un viso di gioia mostruosa e deforme - affronta i ricordi che dovranno a tutti i costi arrivare dall'alta parte del suo supplizio: gli Horcrux, la spada. L'ufficio del Preside. Ora che non ha più tutte le memorie che sono venute prima – tutte le memorie che saranno sacrificate e che bruceranno, se servirà, quando servirà, ricordi superflui, a proteggere quelli che devono arrivare all'Ordine – a sorreggerli, a dar loro senso, sembra vuoto e vacuo metterli in salvo: ma Severus li forza nel fondo lo stesso. Una parte di lui ricorda che ha importanza. Per qualcuno. Non sa bene perché. Ma per qualcuno.
Prima che venga buio occulta finalmente il ricordo per cui è lì: quello che l'ha portato in una cella buia, nelle mani dei Mangiamorte, traditore, con la sua colpa scritta nella carne. Il Signore Oscuro non può manometterlo più, non può strapparglielo più via. Severus Piton ricorda. Severus Piton ricorderà, ricorderà, se ne ricorderà quando sarà il momento, e quel ricordo vincerà la guerra. La notte, sparisce la memoria del suo nome.


Quel che resta nella cella apre gli occhi, il quattordicesimo giorno. Gli è rimasta addosso l'impressione, vaga e persistente, di aver sognato un tempo una cerva d'argento.






Note della storia: La breve La scatola bianca può essere considerata un punto di vista alternativo a parte degli eventi raccontati in A che servono i corpi. Come tale, appartiene alla serie di Come (non) doveva andare, e potrebbe risultare non del tutto chiara (se non bellamente incomprensibile) a chi non fosse familiare con le storie che l'hanno preceduta.

Questa storia chiude la serie delle domeniche buie, ed è stata completata a tempo di record come regalo in anticipo per Ray08: non le faccio gli auguri perché mi hanno detto che porta sfiga farli prima del tempo. Trentacinque cose (e una di più), che avrebbe dovuto essere pubblicata oggi al posto di La scatola bianca, verrà invece messa online Lunedì 6 Giugno.
Non so se l'apprezzerai, Ray, ma non potevo pubblicarti questa depressissima storia qua sopra il giorno del tuo compleanno. x°D Quell'altra, almeno, termina senza che nessuno finisca morto, pazzo o torturato. Giuro.

Si ringraziano caldamente LaureDeTroyes e duedicoppe per aver betato questa storia, aver rimesso a posto la mia punteggiatura e avermi lanciato manciate di molto necessario supporto morale.
Avendo terminato il mio piccolo esperimento di depressione gratuita, vorrei ringraziare tutti voi che avete seguito questa pubblicazione ogni domenica. Grazie. Non sapevo bene come sarebbe stata accolta l'idea, e mi avete resa felicissima.
  
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