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Autore: ElizabethLovelace    23/02/2006    10 recensioni
I Malandrini rimasti e chi è ora al loro fianco dovranno fare i conti con i ricordi divertenti e tristi del passato... le loro vite torneranno a intrecciarsi per decidere cosa fare una volta per tutte di ciò che è stato. La chiave? Elizabeth Lovelace... sospesa fra un passato ed un presente che Harry &Co. trovano indecifrabili: chi è, da dove viene? Come può essere... ciò che è?
Inserita quasi esattamente nel 5° e 6° libro della rowling.
GRAZIE per seguirmi ancora così tanto, prometto che oltre alle revisioni dei primi capitoli posterò prestissimo anche i tre conclusivi!!! Ma GRAZIE
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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***RIVEDUTO E CORRETTO***



Grimmauld Place, 1


1.
Urlare. Questo voleva.
In realtà l’aveva già fatto, l’aveva fatto fino praticamente a quel momento, ma era diverso. Harry aveva afferrato la bacchetta pensando che in fondo Ron e Hermione non si meritavano quella sua sfuriata, ma che lui avrebbe dato chissà cosa per poter gridare davvero.
Insomma, che senso aveva tutto quanto? Combattere senza averlo scelto, rischiare la vita, sfuggire per l’ennesima volta a Voldemort se poi lo tenevano all’oscuro di tutto come un bambino? Davvero, avrebbe voluto rotolarsi a terra e battere i pugni contro il pavimento e sfondare un paio di mobili e non aver paura, per una volta, di sembrare pazzo. Ma cominciare proprio quel giorno, lì a Grimmauld Place poco prima di un processo contro la sua condotta, forse non sarebbe stata la scelta più intelligente del mondo. Quantomeno non la più elegante, aveva provato a convincersi. A proposito di eleganza gli sembrava già di sentire i commenti di Malfoy: “L’ho sempre detto che Potter non aveva le rotelle in ordine, e adesso ha perso la brocca del tutto!”
Ci sono dei giorni peggiori di altri, aveva pensato rigirando tra le mani la bacchetta; l’aveva accostata ad un bastoncino fingendo di tenere una fionda. Per cosa, rompere un vetro? Signori e signore, Harry Potter il vandalo.
Ripensandoci, gli sembrava fossero passati non più di dieci secondi da quando Leotordo, il gufo strampalato di Ron, era piombato in camera sua a Privet Drive, talmente eccitato all’idea di essere arrivato fin lì senza perdersi che Harry aveva dovuto ficcarlo in tutta fretta tra le coperte, dal momento che zio Vernon stava correndo di sopra a controllare cosa fosse il chiasso che l’aveva svegliato; aveva seguito l’omone verso il suo castigo con un sospiro rassegnato, pregando che il gufetto non creasse troppi disastri nel frattempo, ed in verità si era innervosito non poco quando, tornando, l’aveva sorpreso a dormirsela beato ancora sotto le coperte, caldo e frullante come un pulcino.
Poi era successo qualcosa di strano. Mentre ricordava i recenti avvenimenti la foto dei suoi genitori si era mossa da sola. Tlac.
Harry l’aveva presa delicatamente tra le mani: non sapeva perché portasse sempre con sé quella foto e non altre, a dire il vero. Al momento in cui era stata scattata non erano ancora sposati, erano giovani e molto sorridenti. Perché non ne aveva scelta una in cui lui era con loro, già nato?
Forse la spiegazione stava semplicemente nel fatto che gli mancavano. Non solo i genitori, ma anche le persone: il mondo magico era pieno di gente che li aveva conosciuti ed amati, e lui aveva sofferto così tanto per non poter conoscere davvero come fossero! Più ne sentiva parlare, più avrebbe voluto saperlo davvero. Si era guardato allo specchio: va bene, si era appena sfogato, ma in genere non poteva dire di essere particolarmente bello o affascinante. La cicatrice occhieggiava da sotto i capelli e per prima aveva attirato la sua attenzione, come sempre. Harry si era tolto gli occhiali, studiandosi più da vicino, seguendo la linea decisa del naso, i lineamenti così simili a quelli di suo padre. Eppure lui, da quel che ne sapeva, sembrava avere un certo successo con le ragazze. Magari sarebe piaciuto anche a Cho. Forse il segreto non stava nei lineamenti, ma in come venivano usati: come rideva, suo padre? Faceva delle smorfie speciali? Gli sarebbe piaciuto saperlo. Gli occhi, invece, avevano un taglio diverso: tutti, anche i maghi che l’avevano scortato fin lì da Privet Drive poco prima, gli assicuravano che erano identici a quelli di Lily... sua madre. A lui gli occhi di sua madre erano sempre sembrati molto trasparenti.
Davvero, ci sono dei giorni peggiori di altri, aveva pensato. Giorni che vorresti ricominciare da capo o non aver cominciato affatto. Perché non se n’era rimasto a dormire e non era passato direttamente al mattino successivo? E va bene, si era convinto, ormai è andata. In fondo, cosa può succedere ancora?
Per esempio, che il tuo baule prenda fuoco.


* * *


Completamente nel panico aveva provato un incantesimo di disarmo, urlando un alquanto roco Expelliarmus che non aveva sortito nessun effetto utile. Aveva saltellato per la stanza tra il pandemonio, cogliendo in un istante anche il lato comico di quella stentata danza di guerra. Alla fine, non sapendo che fare, era riuscito in qualche modo a spingere il baule fuori dalla stanza, sicuro che ci sarebbe stato qualcuno più esperto pronto ad aiutarlo. Anche solo Hermione.
Sempre che non ce l’abbia a morte con me, ora.
Il baule era piombato dalle scale con un rimbombo terribile e Harry l’aveva seguito a ruota. Ron, Hermione e gli adulti presenti erano accorsi spaventati, accompagnati dalle urla stridule del ritratto della signora Black, che come quand'era arrivato aveva pensato bene di farsi sentire fino in Australia. Fortunatamente la situazione era stata risolta in breve tempo, proprio come Harry aveva sperato, e dopo che tutti quanti avevano tirato un sospiro di sollievo Sirius aveva iniziato a spiegargli che potevano capitare dispetti di quel tipo, a volte. Era colpa della casa.
Dispetti?”
“Beh, sì. Vedi Harry...”

Un chiasso improvviso aveva bloccato il resoconto di Sirius, costringendolo ad un sospiro rassegnato: al rumore prodotto e rimbombato nella tromba delle scale Harry si sarebbe aspettato quantomeno un altro baule indiavolato piombare lì, se non proprio uno Spinato della Romania, ed era stato oltremodo sorpreso di trovarsi davanti una ragazzina minuta, non bassa ma di un’esilità che lo stupiva maggiormente, se possibile; si era precipitata giù con aria scarmigliata e gocciolante, avvolta in un asciugamano di cui poteva intravedere improbabili immagini della giungla (chissà come mai, aveva immediatamente sospettato di un acquisto del signor Weasley), chiaramente appena uscita dalla doccia. Sirius si era lasciato sfuggire un “Alla faccia della prontezza!” tra le labbra ma lei, senza sentirlo, concitata si era rivolta ai presenti.
“Allora che succede? Chi è stato? Molly, stai bene?”
Sirius aveva sospirato nuovamente alzando gli occhi al cielo ma Lupin, con un’espressione assolutamente divertita, aveva replicato: “Era solo la signora Black, non è successo nulla!”
“Oh davvero? Eppure avrei giurato… mi pareva la voce di Molly e ho pensato che stesse chiedendo aiut--”
Si era resa conto della gaffe una frazione di secondo troppo tardi, mentre la signora Weasley assumeva un istantaneo broncio, il sorriso di Lupin si allargava ancora di più sul volto come Harry tentava vanamente di ricordare di avergli visto fare ancora, e Tonks prendeva a sghignazzare alle sue spalle.
“Ma naturalmente non è che le tue urla somiglino alle sue, Molly! Voglio dire… oh insomma, lo sai che ho ancora le percezioni alterate! Per tutte le pluffe, ma tu sei Harry Potter!!!” aveva esclamato senza un minimo di preavviso nei gesti o nella voce che lasciasse intuire il cambio di direzione. In realtà a Harry era sembrata fin troppo sollevata da quella distrazione che le aveva permesso di stornare l’attenzione su un argomento meno aleatorio.
Avvicinatasi a lui, era rimasta ad osservarlo con aria cordiale a pochi centimetri dal volto. Harry, imbarazzato, continuava a non capire: vista così da vicino, con quella grande massa di capelli scuri che Sirius aveva provveduto a scostarle dal viso, doveva per forza essere una sua sconosciuta coetanea; eppure aveva la netta sensazione di aver già incontrato da qualche parte quei lineamenti minuti e quell’aria pallida. E poi che ci faceva lì? Le stava studiando gli occhi di un blu oceano incredibile quando la sua attenzione era stata attirata dal ciondolo che portava al collo, una pietra di identico colore.
“Questa è Elizabeth Lovelace, Harry.”
La voce profonda e impaziente di Sirius l’aveva distolto dall’indagine, mentre lei proseguiva la presentazione.
“Ma puoi chiamarmi semplicemente Bessie: lo fanno tutti, qui.”
Sorrideva incoraggiante ed anche parecchio carina, ed Harry non aveva potuto fare a meno di sorriderle di rimando senza riuscire a spiccicare parola; la signora Weasley con gesti rapidi e condiscendenti aveva mosso la bacchetta una prima volta, asciugandola; una seconda volta, ed era arrivata una vestaglia da una porta laterale.
“Oh, grazie mille Molly. Wow, anche la frangetta!” aveva esultato, toccandosi i capelli “Ancora non so come tu faccia con questi incantesimi casalinghi…!”
“In effetti se ci foste solo tu e Tonks staremmo freschi!” aveva borbottato di rimando la signora Weasley, dirigendosi verso la cucina mentre gli altri prendevano ad imitarla.


* * *


Harry aveva fatto in modo di rimanere indietro per chiedere spiegazioni a Ron ed Hermione, ma quest’ultima non gli aveva concesso nemmeno il tempo di aprire bocca: “In realtà è un po’ più vecchia di noi, credo.”
“Ma come--” aveva boccheggiato, sorpreso dall’intuizione dell’amica.
“Oh” aveva replicato Hermione con noncuranza, anticipandolo di nuovo “non ti stupire, non sei l’unico a sentirti interessato: per Ron ed i gemelli è stato lo stesso! Nemmeno l'avevano vista bene e già boccheggiavano.”
“Ehi, Hermione! Abbiamo un nome, sai?” era stato il coro offeso di Fred e George.
“Sì ma” Harry pareva impaziente “non dimostra molto più della nostra età!”
“Penso abbia l’età di… Fred e George, in realtà.”
“Allora come mai non è a scuola?” aveva protestato lui.
“Abbiamo provato a chiederglielo un paio di volte, ma ci liquidava con risposte tipo ‘Sono stata via’ o ‘Mi sono presa una pausa’, però mi sembra strano: io non l’ ho proprio mai vista a Hogwarts, e se ci fosse stata almeno un anno, beh…” Ron si era fermato, assumendo un’espressione sognante mentre Hermione lo fissava con profonda aria di disapprovazione “L’avremmo notata, non ti pare?”
“Hai… hai ragione.” Harry sentiva lo sguardo dell’amica su di sé, tuttavia non poteva non concordare con lui sul fatto che fosse decisamente carina “E che cos’è il ciondolo che porta al collo, poi? Mi dà una sensazione strana.”
“Be’, quello… non saprei. Non se ne separa mai, però.”
Mai? Dunque è qui da molto tempo?”
“Dall’inizio” aveva precisato Hermione, sentendosi vagamente in colpa “Infatti conosce tutti, qui. Sembra molto amica di Tonks, abbiamo pensato che siano all’incirca coetanee…”
“Sì beh, hanno pure lo stesso grado di abilità culinarie!” aveva ghignato Ron, rifacendosi evidentemente a qualche episodio che doveva trovare molto spassoso.
“Ron!” lo aveva ammonto severamente Hermione “Comunque è in rapporti con tutti, sembra conoscere bene anche Lupin e Silente, e Sirius… beh, in realtà per lui sembra avere una cotta” aveva spiegato in fretta.
“Ah davvero?” La simpatia istintiva di Harry sembrava essersi convertita in una punta di fastidio.
“Insomma, lo segue sempre con lo sguardo in un modo…”
“Pensa, Harry” era intervenuto Ron concitato “che sembra andare d’accordo persino con Piton! Non solo lei, ma anche lui, capisci!!!”
Harry stava per ribattere qualcosa di acido quando le sagome di Fred e George si erano frapposte tra lui e l’amico: “Ma la cosa più stramba della signorina Lovelace…”
“…oltre al fatto di aprire finestre ovunque...”
“F-finestre?” Harry iniziava a sentirsi frastornato.
“Beh, sì... dice di essere rimasta al buio per così tanto tempo che ora ha bisogno di tutta la luce possibile” Fred aveva alzato le spalle “Le manca l’aria.”
“E così ogni tanto ci ritroviamo con una finestra nuova per la casa.”
“Ce ne fossero poche!” aveva borbottato Ron “Poi a chi tocca pulirle?”
“Dai Ron!” l’aveva sgridato Hermione “Ci ha sempre dato una mano, quando poteva!”
Ma Harry non li stava più a sentire, meditabondo; poi era intervenuto: “Sentite… dice di essere stata via, giusto? Il buio, la pausa… non potrebbe essere stata anche lei rinchiusa ad Azkaban?”
“Impossibile!” aveva negato decisa Hermione.
“E perché, scusa? Per me Harry può aver visto giusto, invece!” era sbottato Ron, sbuffando.
“No.” aveva ribadito più piano lei, accennando a Sirius con il mento “Perché… Azkaban ti lascia il segno.”
Per un po’ erano rimasti in silenzio tutti quanti, senza sapere cosa dire a quell’osservazione terribile di Hermione; poi i gemelli Weasley avevano ripreso la parola con la solita aria scanzonata.
“Comunque…”
“...dicevamo…”
“...che non solo la signorina fa parte dell’Ordine…”
“...ma pare che ne abbia già fatto parte. L’altra volta, cioè!”
“Ma… ma… ma com’è possibile?” era toccato ad Hermione boccheggiare.
“Non lo sappiamo: Ma Mundungus se l’è lasciato sfuggire una volta, poi ha detto che non avrebbe dovuto e se n’è andato di corsa.”
“Sicuri?” Hermione era vagamente sospettosa, ma George aveva sostenuto il suo sguardo.
“Te l’ ho detto, Hermione. L’abbiamo sentito con le nostre orecchie.”
“Queste orecchie?” era intervenuta Ginny, tenendo fra le dita un paio di orecchie oblunghe.



  
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