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Autore: Nykyo    23/02/2006    6 recensioni
Questa è la prima fanfiction che ho scritto.
La lettura di "Harry Potter e il Principe Mezzosangue", mi aveva lasciato innumerevoli interrogativi, soprattutto sul mio personaggio preferito: il Professor Piton.
Il racconto è la mia personale risposta a questi quesiti, non che la mia orgogliosa difesa di Severus Piton.
Finalmente, mi sono presa il tempo per correggere ulteriormente il racconto e apportare qualche piccolissima modifica.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Risveglio

 

 

 

 

Un grido strozzato distolse Piton dai propri pensieri.

Era stato Malfoy ad urlare ed, ora, gli occhi sbarrati fissi sull’oscurità che lo sovrastava, il ragazzo lottava contro l’irrazionale sensazione lasciatagli dall’incubo che lo aveva appena abbandonato. Per un lungo, terrificante, istante Draco sentì ancora il sapore della terra bruna riempirgli la bocca e le narici, mentre veniva seppellito vivo, per ordine di Voldemort.

Poi comprese, con enorme sollievo, che quell’orribile punizione per il suo fallimento era stata davvero solo un sogno. Ciò nonostante, non gli riuscì di muovere nemmeno un dito, come se il mantello, che nel sonno agitato gli si era aggrovigliato al corpo, volesse caparbiamente trattenerlo avvinto al letto. Poi una mano fredda, ma gentile gli strinse il polso ed il respiro di Draco si fece più calmo e regolare.

Il solo pensiero di non mostrarsi debole agli occhi del suo compagno era bastato a tranquillizzare un po’ il ragazzo.

Severus non parlò, semplicemente continuò a tenere la mano stretta attorno al polso di Draco, finché non sentì che quest’ultimo era di nuovo in grado di dominarsi.

Nel sentirlo urlare, Piton si era alzato e lo aveva raggiunto quanto più rapidamente gli era stato possibile senza illuminare la stanza. Del resto, ormai, quelle quattro mura gli erano abbastanza familiari perché fosse in grado di muoversi al buio.

“E’ passato ora, Malfoy?” – domandò, qualche istante dopo avergli lasciato il polso.

Draco tardò a rispondergli, poi l’angoscia fu più forte del suo orgoglio.

“Io…si, è passato, era solo un incubo” – Malfoy si riscosse e si mise a sedere sul letto – “Ma era così realistico…venivo…torturato e poi seppellito ancora vivo”.

Piton non rispose, stava osservando la finestra. Nonostante fosse sbarrata da grosse assi, i primi rosati raggi di luce, avvisaglia dell’alba, incominciavano ad insinuarsi nella stanza.

Severus si diresse verso l’angolo opposto della camera, si chinò a raccogliere la brocca e riempì il bicchiere. Avrebbe potuto usare la magia per richiamare gli oggetti, ma gli serviva un po’ di tempo per trovare le parole giuste da rivolgere a Draco. Il mago non era abituato a consolare i dolori altrui e, forse, nemmeno i propri.

Tornato da Malfoy gli porse da bere e distolse lo sguardo dalle mani del ragazzo. Tremavano al punto da fargli pensare che il bicchiere sarebbe finito in frantumi sul pavimento. Evidentemente Draco non si era ancora calmato del tutto.

Sotto lo sguardo distratto del mago, la piccola chiazza di luce che filtrava dalla finestra si andava allargando, come se volesse, pezzo per pezzo, divorare l’oscurità che la circondava e sostituirsi ad essa. Severus pensò che, da due notti a quella parte, nella sua anima stava accadendo l’esatto contrario.

“Calmati ora, era solo un sogno. Non vedo perché Lui dovrebbe punirti”.

“Perché ho fallito” – esclamò Draco d’un fiato.

“Se avesse voluto punirti per questo l’avrebbe già fatto ormai” – gli rispose asciutto Piton. “Lui” – aggiunse – “Ha tenuto conto della tua giovane età e inesperienza, per questa volta”.

Malfoy, però, non sembrava convinto - “Non sono riuscito. Non sono stato abbastanza uomo” – ribattè stingendo a pugno le mani che teneva poggiate sulle ginocchia – “Non so cosa mi è preso. Ero pronto… poi il vecchio… quello stupido, stupido vecchio… ”.

Draco aveva pronunciato l’ultima frase con rabbia mista a vergogna, ma non riuscì a completarla. Sul suo volto si dipinse un’espressione di muta sorpresa. Piton l’aveva schiaffeggiato con forza, i pallidi lineamenti mutati in una maschera feroce.

Il ragazzo, quasi ricadde indietro sul letto, spaventato più di quanto non lo fosse stato dall’incubo.

A Malfoy, in tanti anni di scuola, era già capitato di vedere il suo professore in collera, ma l’ira di Severus Piton, sino ad allora, era stata qualcosa di non meno freddo di ogni sua altra reazione.

Quando l’insegnante di pozioni si adirava, di solito, si aveva l’impressione di una enorme forza trattenuta sotto la superficie dei suoi occhi nerissimi ed era anche questo che ammutoliva il malcapitato oggetto della sua ira.

Ora, però, era come se quella forza fosse stata liberata.

Il professor Piton – pensò Draco, sbigottito – non sembrava più lui. Anche se aveva lasciato ricadere la mano, nell’istante stesso in cui aveva colpito la guancia di Malfoy, Severus era ancora in preda alla collera. Il giovane Serpeverde si accorse che, il nuovo modo in cui Piton esternava la sua ira, gli faceva molta più paura di quello cui era abituato. E non c’era forse persino odio in quelle iridi scure?

Si, era odio. Piton avrebbe potuto confermarglielo. Per un istante, nel sentire insultare Silente, nell’ascoltare Draco lamentarsi di non essere riuscito ad ucciderlo, l’odio era montato in lui contro il ragazzo. Un biasimo così feroce che, sorprendendo anzi tutto se stesso, Severus l’aveva colpito ed avrebbe voluto continuare a farlo.

“E’ tua la colpa sciocco ragazzetto immaturo” – aveva gridato una voce dentro di lui – “Tua, perché si è sacrificato per te. Io mi sono sacrificato per te. Siamo morti per te entrambi… ”.

Ma la reazione di Draco, la paura che aveva letto nei suoi occhi grigi, aveva riportato Severus alla ragione. No, non era lui il colpevole, era solo un adolescente imberbe, appena più che un bambino che giocava un gioco le cui regole erano troppo difficili anche per gli adulti. A suo modo, anzi, Malfoy era stato coraggioso, anche se non se ne rendeva ancora conto. Aveva avuto il coraggio di non uccidere.

Piton sapeva che, in ogni caso, non sarebbe cambiato nulla se avesse colpevolizzato Draco. Farlo non avrebbe reso lui più innocente. Odiare Malfoy non gli sarebbe bastato per assolversi.

Lasciar cadere quelle parole del ragazzo senza dire niente, solo con quel gesto crudele ed immotivato, che bruciava ancora sulla pelle di Draco, sarebbe stato altrettanto sbagliato.

“Non avrei dovuto colpirti” – disse Piton, i cui occhi erano tornati ad essere due neri laghi privi di qualsiasi increspatura – “Ma non ritengo giusto quello che hai detto” – aggiunse, prima che Draco potesse ribattere.

Il ragazzo, incredulo, lo fissava con aria interrogativa.

“Albus Silente non era un vecchio sciocco e non è certo uccidendo qualcuno che si dimostra di essere un uomo” – disse Severus, scandendo bene le parole – “L’omicidio non è mai una cosa di cui vantarsi. E’ una macchia che non si cancella e tu non hai nemmeno l’idea di che pericolo hai scampato tirandoti indietro”.

“Ma voi lo avete ucciso… ”- balbettò Draco che non riusciva a comprendere il senso delle parole uscite dalle labbra sottili del suo professore.

Severus non abbassò lo sguardo ed anzi sorrise. Un sorriso lieve ed amaro come il fiele.

“L’ho fatto è vero”- replicò poi seccamente – “Ma mi hai forse sentito vantarmene? Se vuoi saperlo, non è stata nemmeno la prima volta in cui ho ucciso qualcuno, ma non sono sicuramente più uomo per questo”.

“Eppure voi e mio padre… ” – tentò di accennare Malfoy, ma Severus lo interruppe di nuovo – “Io e tuo padre… già, io e tuo padre, quando avevamo più o meno la tua età… ” – si interruppe per un istante, poi decise che non avrebbe taciuto nulla di quel che pensava, non quella notte.

“Che sciocchi ragazzi innamorati di una chimera eravamo, io e Lucius” – proseguì Piton, con l’amarezza nella voce, ma senza alcuna esitazione.

“Stupide falene nate da poco più di un giorno che danzavano infatuate attorno alla fiamma e la fiamma ci ha bruciato alla fine, com’era ovvio. Ciascuno di noi due, pur se in modo diverso, è ancora incapace di volare liberamente a causa di quelle bruciature” – disse, stringendosi nel mantello, come a cercare nella nera stoffa il calore che, un tempo, aveva cercato in quella fiamma non meno oscura.

Malfoy ebbe un moto di rabbia nel sentirlo parlare così di suo padre. Si alzò in piedi, i pugni ancora serrati, il mento aguzzo che fremeva proteso in avanti nello sforzo di tenere il capo ben alto.

Severus, però, non lo lasciò aprir bocca nemmeno stavolta. Ora che aveva compreso cosa voleva dirgli, intendeva proseguire senza interruzioni.

“Ascoltami bene, Draco, perché non amo ripetermi” – iniziò – “Quel che ho detto di tuo padre, l’ho detto a ragion veduta. Guarda dove l’hanno condotto i suoi folli ideali e le sue ambizioni. Azkaban ti sembra una buona meta cui aspirare? Guarda dove quella chimera ha condotto me… ”.

“Volete vantarvi di esser stato migliore di mio padre?” – sibilò Draco, furioso – “Non permetto a nessuno, nemmeno a voi, di parlare così di lui!”.

“Vantarmi?” - domandò Piton, in un tono che, però, non aveva nulla di interrogativo e poi rise, attizzando ancor di più l’ira di Malfoy.

Il ragazzo si trattenne a stento dal colpirlo a sua volta, il suo tono aveva perso definitivamente ogni compostezza, quando rispose – “Sì vantarvi. Del fatto che, mentre mio padre è in prigione, voi siete il discepolo preferito di… ” – ma la rabbia non fu sufficiente a dargli il coraggio di pronunciare quel nome – “Del Padrone” – concluse.

“Io non ho padroni” – gli replicò deciso Piton – “Nessun padrone! Appartengo unicamente a me stesso”.

Questa volta fu Draco a ridere, sebbene vi fosse una nota isterica nella sua risata.

“Nessun padrone?” – esclamò – “Ma eseguite i suoi ordini. Avete ucciso Silente per Lui. Questo non significa avere un padrone?” – domandò, poi vide l’espressione fredda e risoluta del viso di Piton e, all’improvviso, ciò che aveva detto gli parve privo di senso.

“Nessun padrone” – ribadì lentamente Severus, poi il suo volto si velò di una tristezza che Draco non riconosceva – “Ma ho obbedito ad un ordine è vero. Un ordine terribile, il primo a cui, da molto tempo, abbia sentito il desiderio irrefrenabile di ribellarmi. Non è stato Voldemort a darmelo, però. E’ stato Silente. Per questo l’ho ucciso”.

“Per ribellarvi al suo comando?” – chiese Malfoy, ancor più confuso.

Severus scosse lentamente il capo, continuando a tenere gli occhi puntati su quelli del ragazzo. Infine rispose – “Per eseguirlo”.

Il giovane Malfoy ascoltò quelle parole senza comprenderle. Non riusciva a capire. Cosa intendeva dire il professor Piton? Che senso aveva quella risposta?

“Mi state dicendo” – domandò alla fine – “Che Silente vi ha ordinato di ucciderlo e voi avete obbedito? Finitela di prendermi in giro, non sono più un bambino” – concluse, di nuovo indignato.

Severus tacque per un lungo istante. Aveva deciso di raccontare ogni cosa a Draco, era certo che persino Silente avrebbe voluto che il ragazzo aprisse gli occhi, che conoscesse la verità. Inoltre, era stanco di mentire. Draco era affidato a lui ora, e la cosa migliore da fare era instaurarci un vero rapporto, se davvero voleva proteggerlo. Ma cosa sarebbe accaduto, se Voldemort avesse letto quella verità nella mente del suo giovane allievo? Severus non poteva permettere che la breccia aperta nel cuore di Draco dalle parole di Silente si richiudesse, lasciando il posto alla folle lealtà a Voldemort che aveva portato suo padre Lucius ad Azkaban.

Draco gli aveva raccontato, quella prima notte, delle parole di Silente, di come il vecchio era riuscito a fargli abbassare ogni difesa e con esse la bacchetta. Piton sapeva che ciò era stato possibile solo perché Albus aveva avuto ragione: l’anima del ragazzo era ancora pura. Draco aveva saputo cogliere l’orrore di ciò che gli era stato ordinato di fare. Ma se ora avesse continuato a credere che lui, Severus, era il più leale seguace dell’Oscuro Signore e che Silente non era stato altro che una vittima sacrificale, cosa sarebbe stato di lui? Piton, però, era ben conscio del prezzo che la sua sincerità avrebbe potuto comportare. Il suo tradimento che tanto bene era in grado di celare tra le pieghe della propria mente avrebbe potuto apparire così nitido e leggibile in quella di Draco. E Silente sarebbe morto invano. Sedici anni di ferreo autocontrollo sarebbero stati gettati al vento.

Severus ne era consapevole, ma comprese che non avrebbe taciuto. La verità su quella notte premeva nella sua gola come per sommergerlo se non avesse accettato di lasciarla uscire. E Malfoy lo fissava sbigottito, in attesa della sua risposta.

Piton decise. Avrebbe lottato per tenere Draco il più possibile lontano da Voldemort, da quelle due fiamme rosse indagatrici. Avrebbe dato al ragazzo lezioni di occlumanzia, mettendoci ancora più impegno di quanto non avesse fatto con Potter. In fondo, Draco aveva dimostrato di avere una certa propensione a chiudere la propria mente. Nemmeno lui, che dopo Voldemort era forse il miglior legilimens in circolazione, era riuscito a sondare totalmente i pensieri del ragazzo durante l’anno appena trascorso. Infine, avrebbe sperato che la volontà del giovane Malfoy fosse abbastanza forte.

“Sì, ti sto dicendo esattamente questo” – esclamò, finalmente, Piton, cercando ancora una volta lo sguardo di Draco – “Albus aveva già deciso da tempo ed io glielo avevo promesso”.

“Deciso cosa?” – chiese Draco che non voleva credergli – “Di suicidarsi nella maniera più assurda e spettacolare? Andiamo, Professore, credete che io sia così sciocco da bermi una bugia così inverosimile? Cos’avete davvero in mente?”.

Piton scosse appena il capo, prima di rispondere – “Non ho niente in mente che non ti abbia appena detto. Per una volta, non c’è nulla sotto. Nessun fine nascosto, solo la verità” – poi si allontanò un poco dal ragazzo senza, però, staccare gli occhi dai suoi.

“Silente non si è certo suicidato. Si è sacrificato, invece. Ha dato anche la vita per tutto ciò in cui aveva sempre creduto” – aggiunse, con voce che tradiva emozione e stanchezza.

Draco ora non sapeva cosa ribattere. Aveva colto la sincerità nelle parole di Piton, ma seguitava a non capacitarsene.

Severus approfittò del silenzio di Malfoy per continuare – “Silente non poteva permettere che fossi tu ad ucciderlo. Non avrebbe mai accettato che un suo studente diventasse il suo assassino. Ha dedicato tutta la sua vita ad Hogwarts; non temeva la morte, ma non avrebbe mai lasciato che tu ti macchiassi del suo o di altro sangue innocente. Perciò mi ha chiesto di impedirtelo, a costo di fare ciò che ho fatto”.

“Ma quando voi siete arrivato io avevo abbassato la bacchetta” – ribattè Draco in tono stridulo – “Io non lo avrei comunque ucciso. Quindi, perché voi l’avete fatto? Che senso aveva, dopo che mi ero lasciato battere a quel modo? Silente aveva vinto. E vi ha supplicato… ” – e, per un momento, senza comprendere ancora bene il perché, sentì le lacrime premere per scivolare giù dai suoi occhi. A stento si trattenne. Odiava il pensiero che Silente fosse morto per lui, odiava quel senso di colpa che, lentamente, gli stava invadendo il petto.

Piton smise di fissarlo e chinò il capo. Quella era una domanda di cui conosceva l’esatta risposta, eppure non aveva potuto fare a meno di porsela lui stesso. Se lo era domandato nell’istante in cui, lassù alla Torre di Astronomia, Amycus gli aveva fatto notare che Draco non avrebbe portato a termine l’incarico di Voldemort.

Allora, perché lui avrebbe dovuto farlo? Non riusciva a farlo, non voleva farlo. Era troppo, persino per lui. Se non avesse ucciso Silente sarebbe stato lui a morire, ma non gli importava. Non sarebbe stato peggio di tante altre cose affrontate in passato. Non avrebbe fatto più male che uccidere un amico. Silente stesso lo ripeteva spesso: “La morte non è la cosa peggiore”. Severus Piton, quella notte, sarebbe morto senza rimpianti. Per la prima volta in così tanti anni, nessun rimpianto, solo la gioia di poter scambiare la sua dolorosa, vuota, vita con quella Silente. E, finalmente, il suo debito verso il vecchio sarebbe stato interamente ripagato.

Ma non era quello il saldo che Albus voleva. Il mago aveva letto quel dilemma negli occhi neri di Severus con gran facilità ed il suo sguardo aveva risposto con una supplica altrettanto muta, rafforzata da appena due parole.

“Severus… ” – aveva detto piano Silente e poi ancora - “Severus… per favore… ”.

Piton poteva ancora sentire quel sussurro trasformarsi in un assordante eco nelle proprie orecchie, riusciva ancora a vedere nel fondo di quelle iridi chiare.

Un sospiro basso e fremente uscì dalle esili labbra del professore, mentre ricordava.

Come era riuscito a farlo? Come aveva potuto farlo? Quanto si era odiato in quel momento. Avrebbe mai smesso di odiare se stesso per aver obbedito?

Severus ancora non lo sapeva, sapeva solo che, in quell’attimo infinito, tutti gli altri sulla torre erano scomparsi. Solo lui e Silente erano rimasti, a combattere, a perorare selvaggiamente la propria causa con il solo sguardo. Infine, proprio come aveva detto Draco, il vecchio Preside aveva vinto e, con il cuore gonfio d’odio e di affetto Severus aveva pronunciato l’Avada Kedavra.

Aveva lanciato l’incantesimo con una tale disperazione. Era stato come se avesse rivolto la maledizione contro di sé, anzi che contro il vecchio. Con così tanta forza da far volare il corpo ormai inerme del mago giù dal parapetto.

Scacciando questa visione, Piton si sforzò di volgere di nuovo il viso verso Malfoy, cercando le parole giuste per continuare il suo discorso.

“Lui mi ha supplicato di ucciderlo, Draco” – disse rialzando il capo, il volto mortalmente pallido e gli occhi lucidi come Malfoy non li aveva mai visti.

“Solo io ho potuto capire la sua supplica” – proseguì Severus – “Perché gli avevo promesso che l’avrei ucciso al posto tuo se non ci fosse stata altra possibilità. E non c’è stata. No. Nessuna scelta per me.”

Draco ora era come ipnotizzato dalle sue parole e tornò a sedersi sul letto, l’ansia di comprendere scolpita sul volto.

Piton cercò di tornare alla sua usuale freddezza, senza riuscirvi del tutto, e proseguì – “Sapevo quale compito Lui ti aveva assegnato ed avevo messo in guardia Silente. Ma lui non ha mai mostrato paura, ha detto di avere già un piano e mi ha domandato di assecondare l’Oscuro Signore in tutto e non tradirmi per nessun motivo. Poi tua madre mi ha pregato di aiutarti, di compiere la missione al tuo posto… ”.

“Mia madre” – lo interruppe Malfoy, riflettendo su quelle ultime parole – “Lei che è così orgogliosa e vi… ”.

“E mi ha sempre disprezzato non meno degli altri” – finì di dire Piton al posto del ragazzo – “Ma una madre non può permettersi certi tipi di orgoglio. Narcissa mi ha chiesto aiuto, Draco, ed io ero disposto a darglielo. Non solo perché non avesse dubbi su di me, ma anche per te, ragazzo. Di errori in gioventù ne avevamo fatti già abbastanza io e tuo padre. Però tua madre ha voluto legarmi con un giuramento inscindibile”.

“E voi l’avete fatto. Lo so, ne avevamo già parlato” – esclamò Draco che credeva di iniziare finalmente a capire ogni cosa – “Avete giurato di uccidere Silente al mio posto o morire. E’ per questo allora, non perché il vecchio ve l’ha ordinato. Smette di mentirmi. Basta!”.

Severus rise, ancora una volta una risatina amara e priva di gioia – “Se avessi saputo che il vero piano di Albus consisteva semplicemente nel lasciarsi uccidere non avrei mai fatto quel giuramento a tua madre, nemmeno se ci fossimo trovati al cospetto dell’Oscuro in persona” – disse e Draco sentì ancora una volta la sincerità nelle sue parole.

“Silente” – prosegui Severus – “Non voleva che io morissi a causa del giuramento, ci sono ancora cose in cui posso essere utile all’Ordine, cose che devo compiere prima che tutto sia concluso e poi ci sei tu, Draco. Ad Albus non bastava che tu non lo uccidessi, desiderava che tu fossi affidato a me, in modo tale che l’Oscuro Signore non avesse dubbi sulla tua fedeltà, ma anche che tu non dovessi perdere te stesso. Io sono qui per proteggerti ora, da Lui e da qualunque colpa di cui potresti macchiarti in futuro”.

Malfoy si rialzò ancora una volta in piedi sconvolto – “E’ questo allora?” – chiese senza attendere risposta – “Silente è morto per salvare me e voi?”

“Sì” – disse semplicemente Piton. Ma c’era ancora qualcosa a cui il ragazzo stentava a credere e così lo affrontò ancora – “Quindi voi siete sempre stato una spia del vecchio? Anche con mio padre fingevate? Era tutto finto, tutto menzogna, siete un traditore”.

Anche stavolta Severus rispose con tutta tranquillità – “Sì!” e quella sillaba fu liberatoria quanto non avrebbe mai creduto. Fu come se il suo cuore la ripetesse, ancora ed ancora, tanto forte che pensò che Draco l’avrebbe udito.

“Sì, sì, sì! Io non sono un Mangiamorte, non sono un servo di Voldemort”.

“Con che coraggio mi dite questo?” – scattò sconvolto Malfoy – “Perché mi state rivelando il vostro tradimento?” – quasi urlò – “Io posso denunciarvi… mio padre… lui è in prigione e voi ve ne state qui a dirmi che siete un membro dell’Ordine della Fenice… da sempre… ”.

“Non credo che mi denuncerai, Draco” – lo interruppe Severus tranquillamente, senza smettere di fissarlo – “Anzi, sono sicuro che non lo farai” – ribadì, con un gesto noncurante della mano.

“Smettetela!”- ruggì Malfoy, mentre il sangue gli affluiva vistosamente al viso – “Credete che non ne abbia il coraggio? E’ questo vero? E’ questo?” – sibilò, avvicinandosi minaccioso al professore.

Piton non si smosse minimamente – “Credo che tu non voglia davvero farlo” – rispose con sicurezza.

“Smettetela subito!” – ripeté Draco, sempre più esasperato – “Cosa sapete voi di me? Come potete dirmi cosa voglio e cosa non voglio? Voi siete un traditore, avete tradito anche mio padre. Non potete cavarvela così, non ve lo permetterò!”.

“Allora denunciami. Forza!” – lo incalzò Severus – “Credi che abbia paura di quel che Lui potrebbe farmi”.

Draco si sentì morire, non aveva mai provato tanta vergogna in vita sua, tranne forse quella notte con Silente. Leggeva fin troppo bene negli occhi neri di Piton la verità di quelle parole. Severus Piton non aveva paura di Voldemort, né del dolore che avrebbe potuto infliggergli, né della morte atroce che gli sarebbe stata riservata se il suo tradimento fosse stato scoperto. Tanto meno aveva timore di un ragazzino come lui.

Ma Draco, invece, aveva paura. Odiava ammetterlo, però non poteva negarlo. E se fosse stato nei panni di Piton ne avrebbe avuta ancora di più. La sua mente si ritraeva al pensiero di quale atroce vendetta Lord Voldemort avrebbe riservato all’uomo che aveva davanti, se solo avesse conosciuto il suo segreto. Perchè lui tremava spaurito a quel pensiero, mentre Piton non dimostrava il minimo timore? Quale coraggio estremo o inenarrabile inferno passato facevano sì che il mago fosse indifferente al pensiero di un così grande pericolo? Com’era possibile, poi, che la sua minaccia venisse liquidata a quel modo?

“Non mi sfidate” – riuscì infine a dire – “Non tentatemi, voi credete di sapere chi sono, ma non sono più un vostro allievo, non potete farmi tacere con la minaccia di una punizione o di un brutto voto. Non sono più un bambino, sono un Mangiamorte ora” – sibilò, tentando di apparire gonfio di orgoglio.

Severus si mosse silenzioso e rapido come un gatto, cogliendo Draco di sorpresa. Il ragazzo pensò per un momento che il mago l’avrebbe schiaffeggiato di nuovo, o che, addirittura, avrebbe cercato di ottenere il suo silenzio uccidendolo con le sue mani. Incapace di reagire Malfoy serrò gli occhi e si ritrasse, ma non abbastanza prontamente.

Piton, però, non lo colpì, si limitò ad afferrargli con forza un polso; lo stesso che poco prima aveva stretto delicatamente per calmarlo.

Sollevando e storcendo il braccio di Draco sino a portarglielo davanti al viso, Severus alzò a sua volta il proprio con cui lo teneva, di modo che gli avambracci di entrambi fossero allineati. Poi, con un gesto rabbioso della mano libera, aprì il polsino della veste e tirò verso il basso la camicia, con tanta forza da lacerare la stoffa.

“Guarda ora, idiota” – gridò furioso – “Apri gli occhi o te li farò aprire a forza con la magia. Guarda!”.

Terrorizzato, Draco obbedì e si ritrovò a fissare la carne rosea e intonsa del proprio polso, ma anche quella del polso di Severus, sul pallore della quale il Marchio Nero spiccava indelebile. Il grosso teschio dalla lingua di serpente ghignava scuro a pochi centimetri dal naso del giovane Malfoy e la sua sola vista rendeva palpabile l’assenza di quello stesso marchio dal suo polso. Mentre guardava, senza riuscire a distogliere il viso, il ragazzo ebbe la sensazione che anche sul suo braccio vi fosse un marchio, di segno opposto a quello sul braccio di Piton, invisibile, ma inciso a fuoco nella sua carne. Il simbolo di un’assenza.

“Lo vedi?” – chiese Severus imperioso, ma già più calmo – “Osservalo bene Draco. Guardalo ed osa ripetermi che sei un Mangiamorte. Su, dillo ancora!”. Ma Malfoy non osò dire proprio nulla.

Severus gli lasciò andare il polso e tornato glaciale rimise a posto la camicia. “Reparo” – pensò e la stoffa tornò intatta, così che poté tranquillamente riallacciare i piccoli bottoni neri del polsino.

“Tu non mi denuncerai ragazzo” – aggiunse, di nuovo freddo, ma con un filo di dolcezza appena percettibile nella voce arrochita – “Non vuoi farlo più di quanto non volessi uccidere Albus. Non sai nemmeno cos’è, davvero, un Mangiamorte” – Severus pronunciò questa frase con un’alzata di spalle – “So che ti senti lacerato ora. Vorresti proteggere tua madre e dimostrare a tuo padre che sei come lui, ma in realtà non vuoi essere come Lucius fino al punto di servire il Signore Oscuro e di uccidere a sangue freddo”.

Malfoy annuì prima ancora di rendersene conto e ogni sua difesa cedette di colpo.

“Sono solo un vigliacco” – disse e non riuscì più ad impedirsi di piangere. Sconvolto e umiliato volse il capo verso il muro, non riuscendo più a sopportare quell’estenuante faccia a faccia.

Piton non tentò nemmeno di farlo voltare di nuovo verso di sé. La debolezza di Draco in quel momento ai suoi occhi meritava rispetto. Invece parlò piano, stavolta con gentilezza niente affatto velata.

“Non sei un codardo, Draco. Stai solo scoprendo il prezzo che si paga nel diventare adulto. Tu sei quel che sei, ragazzo, non sarai mai uguale a tuo padre e non sei tenuto ad esserlo. Non è vigliaccheria il vedere gli sbagli di chi amiamo e non volerli ripetere. Tutto al contrario, ci vuole coraggio. E’ giusto che tu ami tuo padre, ma dubito che continueresti davvero ad amarlo ripercorrendo i suoi errori”.

“Ho forse scelta?” – lo interruppe Malfoy tirando su col naso, ma con voce ferma.

Severus intuì che si trattava di una domanda retorica, cui Draco dava per scontata una risposta. La risposta sbagliata. Finalmente il Professore di Pozioni aveva compreso davvero quale fosse il primo incarico che Silente gli aveva lasciato e questo gli fece provare una sensazione di grande forza e serenità. Era ancora troppo presto per perdonarsi del tutto per la morte del vecchio, non era ancora giunto il momento in cui il dolore sarebbe divenuto meno lancinante, ma aveva di nuovo uno scopo ora. Uno scopo abbastanza nobile per cui valesse la pena vivere. Lui poteva rispondere correttamente alla domanda del suo allievo e poteva farlo anche per se stesso.

Incredulo per la facilità con cui stava compiendo quel gesto per lui così inusuale, Severus Piton abbracciò lentamente Draco Malfoy e lo sentì irrigidirsi, ma non smise di stringerlo piano mentre con voce calma iniziava a parlare.

“Tutti hanno una seconda scelta nella vita, ora lo capisco. Tutti hanno una seconda opportunità se davvero lo desiderano. Non capisci ancora che è proprio questo che Silente ha voluto insegnarti quell’ultima notte? Tu puoi scegliere, ed anche io posso farlo. Naturalmente ciò non si significa che non ci voglia coraggio per farlo, o che nulla e nessuno potrà ostacolarti. O che non sbaglierai mai. Ma si può lottare Draco, si deve lottare, per difendere le proprie scelte. Solo questo ti renderà un vero uomo”.

Ora Severus poteva sentire il tremito delle spalle di Malfoy contro il suo petto, ma non era altro che il pianto non ancora smorzato. Non c’era più imbarazzo o diffidenza nel ragazzo, solo una sorta di grato abbandono.

“Io ti guiderò se lo vuoi” – riprese Severus – “Ti terrò lontano da Lui il più possibile, ti insegnerò a fargli credere ciò che tu vuoi che creda, ti mostrerò come essere più forte. Sarai preservato Draco, sarai preservato, proprio come voleva Silente, proprio come vuoi tu”.

 

 

FINE

 

   
 
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