Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene.
Cosa
aveva di sbagliato
Kira? Che c'è di male nel lasciar morire dei criminali che
infestano
questo mondo? Molti lo hanno chiesto senza ottenere risposta.
L'errore
principale sta nel
fatto che chiunque sia colpevole di un reato dovrebbe avere diritto
alla propria difesa. Una persona, anche la più pia di questo
mondo,
può cadere in fallo in determinate circostanze e diventare
una
criminale.
Affascinante
la psicologia
di un criminale, vero? A volte gli assassini lo sono solo per via
dell'ambiente in cui vivono, o forse per motivi di sopravvivenza, o
ancora per rabbia, troppo a lungo celata. Soprattutto questi ultimi
sono interessanti, perché cercano non di nascondersi sapendo
di
essere colpevoli, ma di farsi notare. Ciò che fanno non
è un reato
quanto una sfida.
Quando
mi trovavo alla The
Wammy's House giravano strane leggende e tutte quante avevano come
protagonista uno di noi, un assassino per l'appunto. Uno di noi che
gli altri temevano, uno di quelli che nessuno avrebbe mai voluto
incontrare sul proprio cammino. Persino il suo aspetto era
spaventoso. Occhi rosso sangue, capaci di infondere il terrore con un
solo sguardo. Malvagio, malvagio tanto da uccidere anche una
ragazzina.
Devo
ammettere che anche io,
che mi reputo una persona alquanto razionale e non troppo timorosa,
ho creduto a quelle leggende e mi sono permesso di giudicare quella
persona in maniera perfida e meschina. Nessuno conosceva il suo nome,
per noi era solo una lettera: B.
Solo
andando avanti col
tempo, da bambino che ero, mi sono reso conto di quanto avevo
sbagliato.
Il
mio pentimento è
cominciato un giorno come tanti, una domenica per la precisione,
riesco a ricordarlo perché non c'erano le solite lezioni. Mi
alzai
la mattina più presto del solito, tanto da precedere la
sveglia che
ci veniva data dagli adulti.
Nella
stanza non penetrava
molta luce attraverso le tende della finestra. In quel periodo era
sempre così, l'inverno lasciava morire i raggi del sole non
appena
questi sfioravano l'atmosfera terrestre.
Chissà
perché non avevo
alcuna voglia di dormire ancora, quindi scesi dal mio letto e mi
preparai come al solito, con i miei abiti candidi, che profumavano di
pulito.
Per
un attimo mi fermai ad
osservare Mello. Mello era il mio compagno di stanza per quell'anno,
insieme a un bambino di nome Matt. Non so perché, ma Mello
ha sempre
mostrato una certa avversione nei miei confronti, uno spirito di
competitività che non si esauriva e che lo spingeva ad
impegnarsi
sempre di più per superare me, Near.
Anche
lui stava ancora
dormendo scomposto, le coperte si erano aggrovigliate per via dei
suoi continui movimenti nel sonno.
Mi
ripresi dal filo dei miei
pensieri e mi voltai verso la porta: sarebbe stato meglio uscire,
altrimenti avrei rischiato di fare rumore e svegliare tutti e di
certo non avrei voluto incorrere ancora nelle ire di Mello.
Piano
spinsi la porta di
legno di ciliegio e la richiusi con delicatezza dietro di me. Una
strana sensazione mi pervase.
Silenzio.
Solo
silenzio.
Non
avevo mai potuto
osservare la casa così. Sembrava ancora più bella
e affascinante
nella mia mente di bambino. E potevo fare qualsiasi cosa avessi
voluto, senza essere sgridato da nessuno degli adulti.
Ero
sempre stato uno dei più
tranquilli, ma chi, per una volta soltanto, non sente il bisogno di
trasgredire le regole imposte dall'autorità?
Piano
cominciai a muovermi,
sapevo già dove andare.
Più
mi rendevo conto che
nessuno era nei paraggi, più mi muovevo velocemente, quasi
come se
avessi temuto che tutto quella meraviglia sarebbe terminata troppo in
fretta.
Giunsi
alla grande scala di
legno che vedevo ogni giorno. Salendola si giungeva alle classi dove
ogni giorno studiavamo, e salendo ancora un po' c'era una bellissima
biblioteca.
Perché
volevo andare in un
luogo simile allora?
Semplicemente
perché c'era
un corridoio che non potevo visitare, ma quel giorno l'avrei fatto.
Salii
le scale lentamente,
appoggiando i piedi sul tappeto per non fare rumore. Superai le
classi, superai la biblioteca andando ancora più su. Sempre
più in
alto.
La
porta che chiudeva quel
corridoio era sempre bloccata da un piccolo catenaccio dorato. Certo,
un catenaccio così era ridicolo nella The Wammy's House,
dato che lì
eravamo tutti dei geni, il nostro quoziente intellettivo doveva
essere al minimo di 140 punti per poter essere ammessi. Quel
catenaccio serviva solo ad impedire di entrare troppo in fretta e a
dare il tempo a qualcuno di intervenire in caso di violazione della
regola di oltrepassare quella porta.
Lo
feci.
Presi
un piccolo fil di
ferro che avevo ottenuto rompendo uno dei miei giocattoli, poi lo
infilai nella serratura, e dopo qualche movimento studiato riuscii ad
udire un piccolo “clack” e ad aprire il catenaccio.
Solo
allora mi sentii
pervaso da un senso di colpa che non conoscevo, non avevo mai violato
una regola, e anche per questo Mello diceva di non sopportarmi, dato
che lui era un ribelle a tutti gli effetti.
Avrei
dovuto rinunciare?
Avrei
dovuto invertire la
marcia e tornare indietro alla mia stanza e al mio letto cercando di
riprendere sonno in attesa della sveglia?
Ma
ero già lì, non avrei
mai avuto un occasione simile in tutta la mia vita nella casa forse.
Più volte avevo immaginato di entrare e di scoprire
chissà cosa.
Dovevo sapere, in fondo la conoscenza non può fare male, no?
Spinsi
la porta.
Avvertii
un brivido correre
lungo il mio braccio che si appoggiava sulla maniglia dorata e
stavolta il mio tocco non riuscì ad essere delicato come i
precedenti. Quasi mi spaventai avvertendo il rumore, pensando che
qualcuno avrebbe potuto sentirmi.
No,
chi poteva trovarsi lì
a quell'ora?
Finalmente
entrai.
L'ambiente
che mi accolse
non era come lo immaginavo. Era un corridoio come i precedenti, con
l'unica differenza che era evidentemente stato abbandonato da
chissà
quanto. La polvere era ovunque e scoloriva il legno ingrigendolo.
Lo
percorsi fino in fondo.
C'erano
solo porte come le
altre qua e là, ma su queste c'erano dei fogli quadrati
sempre nello
stesso punto in alto. Cos'erano? Mi avvicinai ad una porta qualsiasi
tra le tante, una in fondo, e piano accarezzai il foglio. Anche al
tatto si poteva sentire che aveva molti anni alle spalle e che ormai
era ruvido e fragile. Il foglio era attaccato alla porta forse per
coprire qualcosa? Infilai tre dita sotto di esso e sentii un qualcosa
che doveva essere un'incisione. Mi decisi e lo strappai via
all'improvviso.
L.
Su
quella porta era incisa
una grande L. Non nascondo che rimasi parecchio stupito da una simile
scoperta.
L
era il mio idolo e il mio
sogno era quello di poter, se non incontrarlo, sostituirlo un giorno
come suo erede, insieme a Mello.
Cos'era
quel luogo? Aprii la
porta, ma quello che c'era all'interno non era niente di più
di una
comunissima camera da letto. Entrai e trovai all'interno una
scrivania con ancora dei fogli sopra, e un letto candido vicino alla
finestra. Nel cestino della spazzatura vidi solo carte di dolci,
colorate in tutti i modi possibili.
Nulla
di più.
Uscii
dalla stanza e
cominciai, in preda alla curiosità, a strappare i fogli di
tutte le
porte. Fu così che trovai molte lettere che forse erano
state
importanti nella storia dell'istituto, ma che nessuno di noi
conosceva. Visitai le loro stanze cercando di capire che tipo di
persone fossero osservando tutti i dettagli che avevano lasciato in
passato.
Perché
un corridoio simile
era stato chiuso? Erano solo camere dopotutto.
Fu
quando formulai questo
pensiero mi decisi a strappare l'ultimo foglio. Questo lo rimossi
più
lentamente, con un'improvvisa delicatezza. Piano si scoprì
una
figura tondeggiante, una R? No, una volta rimosso l'intero foglio, si
rivelò essere una B.
Sgranai
gli occhi.
B?
B era il soggetto di
tutte quelle leggende, B era l'assassino dagli occhi rosso sangue,
malvagio tanto da arrivare ad uccidere senza pietà una
ragazzina e
maciullarle gli occhi, che ci faceva la sua stanza lì? Forse
era
arrivato davvero il momento di andare? Forse...
No,
di certo non ero stato
scelto come possibile successore di L per essere un codardo e se mi
fossi fermato proprio adesso, lo sarei stato proprio perché
non lo
avrebbe saputo nessuno, no, troppo facile.
Aprii
anche questa porta, ma
non trovai altro che una stanza normalissima. Un armadio di legno, un
letto, una finestra, una scrivania, come le altre stanze. Tutto qui?
Poteva davvero contenere così poco la stanza che era
appartenuta ad
un assassino?
Ci
passeggiai all'interno
con fare irrequieto e mi sedetti infine sul letto.
Sembrava
così innocente, se
non fosse stato per il dettaglio di quella lettera così
evidente
sulla porta, quasi minacciosa. Alzai lo sguardo e solo allora mi resi
conto che sull'armadio si trovava una scatola. Volevo vederne il
contenuto, ma non potevo raggiungerla, quindi usai il classico
sistema della sedia. Spostai quella vicino alla scrivania fino al
punto che mi interessava e poi ci salii sopra. Alzandomi sulle punte
sfiorai la scatola con le dita e la feci cadere tra le mie braccia.
Mi lasciai cadere sul letto senza curarmi di rimettere la sedia al
suo posto e aprii lo scatolone: all'interno c'erano cianfrusaglie
varie, cose di poca o nulla importanza, ma la cosa che più
attrasse
la mia attenzione fu un quadernetto posto sul fondo del tutto, quasi
come se fosse stato nascosto per non essere notato. Lo presi tra le
mani e ne accarezzai la copertina nera. Solo allora lo voltai e vidi
la scritta che vi campeggiava sopra, bianca, di uno stile molto
raffinato ed elegante: “The story of B”.
Un...
diario? Il diario di
un assassino?
Lo
aprii e cominciai a
sfogliare le pagine osservando ancora quella bella grafia elegante,
che quasi infondeva calma nel lettore, di certo dava l'impressione di
essere stata usata da una persona molto lucida piuttosto che da un
pazzo serial killer. Authoress'
words Buongiorno
caro lettore, che sei arrivato fin qui leggendo la mia storia.
Innanzitutto grazie per aver compiuto questo sforzo. Questo
è il mio primissimo tentativo di fare una storia a capitoli
e infatti finora ho prodotto solo una one-shot. Per di più
questa è la mia prima storia su Death Note. Scritta in un
momento di delirio quasi, ma avevo tanta voglia di farlo da tanto tempo
e non ci sono mai riuscita a causa di vari impedimenti tra cui la
scuola, la musica... Bene, spero di riuscire a portarla avanti senza
troppe pause, ma il tempo è quel che è e non sono
sicura di poter riuscire nell'intento dato che sono anche abbastanza
inconcludente come persona (purtroppo)... Per
favore, sia che questa storia ti sia piaciuta o meno lascia una
recensione. Se la
storia ti è piaciuta me lo farai sapere e la
continuerò. Se non ti
è piaciuta saprò dove devo migliorare. In tutti i
casi ci guadagneremo, no? Grazie
mille! Any
Grazie
all'ultimo caso
risolto la fama di L è diventata tale da non poter essere
misurata.
Nonostante tutto sia finito il mondo continua a dividersi tra
pro-Kira e anti-Kira. Strano che alcuni umani credano ancora
così
tanto in lui da sperare nella sua rinascita, forse le loro speranze
si sarebbero affievolite se avessi loro annunciato della morte di
colui che ha dato tanta speranza ad un mondo troppo buono e colui che
ha dato tanto terrore ad un mondo troppo malvagio? Chissà...
Ma in
fondo è meglio così. Che continuino a sperare,
altrimenti si
genererebbe il terrore e ci sarebbe un incremento dei crimini
spaventoso.
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