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Autore: Bintavivi    29/05/2011    22 recensioni
Traduzione dell'omonima opera di Bintavivi su DeviantArt, pubblicata qui con il permesso dell'autrice.
Al contrario di quanto si possa credere, per i Vichinghi il giorno del bagno è una tradizione, e anche se alcuni l'hanno dimenticata, così non è stato per Hiccup, e nemmeno per Astrid.
Ma cosa succede quando il figlio del capovillaggio scopre la sua bella immersa in un rilassante bagno caldo?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Avere Hiccup Horrendus Haddock III per ragazzo presentava i suoi svantaggi. In primo luogo, significava doverlo stare ad ascoltare quando cominciava a sproloquiare entusiasticamente delle sue ultime idee ed invenzioni, di cui nessuno capiva una parola finché non erano effettivamente realizzate ed utilizzabili. In qualunque caso, Astrid sapeva che avrebbe sempre potuto zittirlo con la sua arma più efficace: le sue labbra. E, c’era da scommetterci, Hiccup questo l’aveva capito da bel po’ di tempo, ma chiunque fosse stato scoperto a dire che il figlio del capo se ne lamentava sarebbe stato subito considerato come un grandissimo idiota e uno squallido bugiardo.

Ad Astrid non importava. Perché avere Hiccup Horrendus Haddock III come ragazzo implicava anche un bel numero di lati positivi. Era molto intelligente, molto dolce, davvero coraggioso, intuitivo, comprensivo e capace di perdonare, costante, aveva un gran senso dell’umorismo – che era risultato essere piuttosto contagioso, una volta che ci si era fatta l’abitudine -, poteva ideare e ricavare praticamente di tutto da cuoio, metallo o legno, era diventato alquanto carino, proprio come lei aveva sempre pensato, era incredibilmente innamorato di lei e praticamente venerava il terreno si cui lei camminava...

...e in ultimo, ma non meno importante, era pulito.

Già, quella era di certo una delle cose migliori di Hiccup. Astrid ricordava perfettamente quella volta che l’aveva sorpreso mentre si stava facendo un bagno – lei non lo sapeva, badate bene – dopo essere tornato a casa da un lungo giorno alla fucina. Il giovane era rimasto totalmente sconvolto e mentre tutti e due avevano sentito le rispettive guance andare a fuoco, lei aveva avuto il tempo di gustarsi, segretamente, la vista. Non che lui se ne stesse in piedi nudo di fronte a lei; no, Astrid aveva solo visto il torso di Hiccup emergere dall’acqua bollente – a quanto pareva se l’era fatta riscaldare da Sdentato -, e aveva semplicemente immaginato il resto. Hiccup era stato il primo a riscuotersi e aveva cominciato a gridarle contro per essersi intromessa in quello che lui chiamava il suo “spazio privato” senza nemmeno bussare alla porta, e lei effettivamente non poteva che dargli ragione. Dopo una scusa rapida e quanto mai divertita, Astrid era uscita dalla porta e aveva pazientemente aspettato, vicino ad un’altrettanto divertita Furia Buia, che lui uscisse. Per pura curiosità, gli aveva chiesto quanto bagni faceva in una settimana, ed era rimasta piacevolmente senza parole dalla sua risposta timida: tre o quattro a settimana. Credendo di dover giustificarsi, Hiccup aveva ribattuto subito dicendo che faceva parte dell’essere un fabbro, e lei aveva riso di gusto, facendo notare che era abbastanza sicura fosse passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che Skaracchio si era fatto un bagno, prima di baciarlo a lungo e dirgli che davvero, davvero non aveva nessun problema.

Anche Moccioso e Testa di Tufo avevano scoperto le abitudini di pulizia di Hiccup, e sembravano divertirsi particolarmente – soprattutto Moccioso – a prenderlo in giro, dicendogli che si comportava da femminuccia, frase alla quale Hiccup invariabilmente rispondeva che, almeno per quanto lo riguardava, non puzzava come una cesta di pesce vecchio di due anni che nemmeno un drago avrebbe considerato commestibile. E che era lui quello ad avere Astrid per ragazza. A quelle parole di solito Moccioso desisteva miseramente.

, pensò Astrid, sorridendo tra sé e sé e lasciando che tutti i muscoli del suo corpo di rilassassero nell’acqua calda e accogliente della sorgente che lei ed Hiccup avevano scoperto un paio di settimane prima e deciso di tenere segreta, assolutamente nessun problema.

Era Laugardagur*, e Astrid aveva passato la maggior parte della giornata a migliorare le sua abilità nel lancio dell’ascia e a provare nuove mosse con la sua preziosa e bellissima spada, conosciuta a Berk come Dagmar. Hiccup aveva inizialmente pensato di andare con lei, ma Stoick l’Immenso aveva voluto che il figlio lo accompagnasse alla riunione in programma per organizzare il prossimo viaggio sul continente. Astrid sapeva che il suo ragazzo a quel punto era probabilmente già annoiato a morte, e non poteva fare a meno che concordare con lui. Imparare ad essere un buon capotribù di sicuro non era nemmeno lontanamente eccitante quanto un singolo volo assieme a Sdentato. Tuttavia, Astrid era anche a conoscenza del fatto che Hiccup doveva assolutamente imparare tutto quello che Stoick era in grado di insegnarli riguardo alle sue future responsabilità nei confronti del villaggio, ed era sicura che il ragazzo si sarebbe rivelato uno straordinario capo quando sarebbe stata ora, anche se lei sperava non troppo presto.

Ma per il momento, si godette semplicemente lo sprofondare nell’acqua. Il giorno del bagno era una tradizione per tutti i Vichinghi, e anche se alcuni l’avevano palesemente infranta, Astrid non era una di quelli. Le balenò improvvisamente in testa che poteva essere l’unica e sola tradizione che Hiccup non aveva mai rotto, dal momento che probabilmente aveva fatto più bagni lui in tutta la sua vita che tutte le persone della sua età messe insieme. Astrid ridacchiò e poi cominciò a canticchiare una vecchia canzone che parlava di delfini e che aveva imparato da piccola, mentre si passava il sapone che aveva portato sulla sua pelle liscia e morbida. Guardando in alto, si accorse che il sole stava tramontando.

Presto sarebbe dovuta tornare al villaggio.

Il vento soffiò piano, e lei rabbrividì leggermente. Con la coda dell’occhio, diede uno sguardo alla sua Uncinata Mortale, Starkad, che la stava pazientemente aspettando sul bagnasciuga, divorando un mucchio di pesci che avevano catturato prima. Astrid sorrise, senza notare che il vento stava soffiando di colpo più forte finché un movimento colorato nell’aria attirò la sua attenzione. A quel punto, la mascella di Astrid cascò, mentre lei guardava attonita la sua camicia venire portata via dal vento ballerino. Ci fu un momento di silenzio prima che la ragazza cominciasse ad urlare improperi ed ordini a Starkad. La dragonessa spiccò immediatamente il volo, battendo le ali il più forte e veloce possibile, e precisa catturò il tessuto con le zanne. Le sue zanne affilate.

Astrid guardò la camicia sbrindellata che Starkad le aveva riportato, ricoperta di saliva e decisamente non indossabile.

“Grazie mille, Starkad”

La dragonessa mugolò contenta, senza riconoscere il tono sarcastico nella voce della sua umana.

“Nel nome di tutti gli Dei di Asgard**, mi serviva quella camicia! Come torno al villaggio adesso?!?”

Starkad inclinò la testa da un lato, stridendo confusa.

“Non stavo parlando di COME voleremo lì, lucertola troppo cresciuta! Parlavo di-“
“Astrid?” una voce che la bionda Vichinga conoscenza fin troppo bene si fece improvvisamente sentire dall’altra parte della sorgente “Sei qui?”

Hiccup!!

Shock, imbarazzo e orrore cementificati sui suoi lineamenti, Astrid cercò disperatamente di trovare un modo per potersi nascondere dal suo ragazzo in arrivo, ma sapeva perfettamente che era inutile. Quindi, fece l’unica cosa possibile e sprofondò ulteriormente nell’acqua fumante mentre Starkad – accidenti a quello stupido drago!!! – emetteva una serie di “squawk” che avrebbero inevitabilmente condotto il figlio di Stoick verso la sua figura nuda. Per gli Dei, Astrid tutto a un tratto capiva perfettamente come doveva essersi sentito Hiccup quel giorno, quando si era trovato nella stessa identica situazione, e l’ironia del fatto non la fece di certo ridere. E Hiccup si stava avvicinando.

“Astrid? Dove sei?”

Non rispondere, non rispondere, non rispondere.

“Astrid? Dai, lo so che sei qui...da qualche...parte...”

Perché esita? Non mi ha ancora vista, quindi...oh, dannazione.

E Hiccup si ritrovò a fissare la pila di vestiti depositati sul bagnasciuga, vestiti che sapeva appartenere alla Vichinga che amava più di chiunque altro, e il tempo rallentò e rallentò mentre alzava la testa e il suo sguardo incontrava quella che pensava fosse la cosa più meravigliosa a cui aveva mai avuto la possibilità anche solo di guardare di sfuggita. Era senza parole come lo era lei, e d’improvviso al mondo non esisteva più nulla che non fosse la figura nuda di Astrid. Poteva solo immaginare le curve del suo stupendo corpo circondato dall’acqua e dal vapore, i seni che lei nascondeva con le braccia incrociate di fronte al petto in una posa vulnerabile e tipicamente femminile, e come la sua pelle splendeva, con gocce che oziosamente scivolavano verso il basso come se non fosse niente di eccezionale, e silenziosamente Hiccup le maledì, per non adorare la donna che stavano osando toccare come avrebbero dovuto, come lui avrebbe fatto, come faceva.

Astrid non emise un solo fiato, sentendosi bruciare sotto lo sguardo intenso di lui, anche se una voce sottile in fondo alla sua testa le diceva di essere orgogliosa della pura ammirazione che riempiva quelle iridi verde foresta che la stavano osservando. Non avrebbe mai saputo dire come, ma lo sentì deglutire pesantemente e mormorare qualcosa sotto il suo respiro leggero. Il vento soffiava di nuovo piano, ma lei non era del tutto sicura fosse il responsabile del brivido che corse lungo la sua spina dorsale. E poi, inaspettatamente, Hiccup le voltò le spalle.

“Cosa è successo?” fu la sua semplice domanda. Lei sospirò.
“La mia camicia è stata portata via dal vento. Starkad l’ha presa, ma...”
“...ma non la puoi indossare.”
“Già.”

Il corpo di Hiccup divenne rigido, e Astrid non riusciva a capire cosa stesse per fare. Certo, era adorabile, ma rimaneva comunque un ragazzo.

No, la corresse subito la sua mente, non è più un ragazzo. E’ un uomo.

Mentre un numero infinito di scene cominciarono a svolgersi nella sua testa riguardo a ciò che sarebbe successo, Astrid trattenne il respiro mentre guardava il gilet di pelliccia di Hiccup cadere a terra. Hiccup afferrò i lembi della sua tunica e la tirò sopra la testa, e fu il turno di Astrid di deglutire. Sì, era decisamente diventato un uomo. Come aveva fatto a non notare prima il modo in cui le sue spalle si erano allargate e sembravano abbastanza forti da poterci appoggiare sopra la testa e sentirsi assolutamente protetta? Perché non aveva notato prima i muscoli tonici della sue braccia, o ai capelli leggermente più lunghi che accarezzavano il suo collo, o ai muscoli guizzanti delle scapole, o al modo in cui la sua schiena, anche questa più ampia che prima, di assottigliava attorno alla vita?

La sua contemplazione venne interrotta quando Hiccup cominciò a fare cauti passi all’indietro, senza guardarla, e Astrid si sentì invasa da un’ondata di amore nei suoi confronti, per il modo in cui la rispettava sempre, non importa in quali circostanze, e una sensazione di colpa la attraversò, mentre si dava della stupida per aver pensato anche solo un secondo che lui, come tutti gli altri, avrebbe sfruttato la situazione. Hiccup rimase in silenzio, si inginocchiò con attenzione vicino al resto degli abiti di lei – manovra che Astrid sapeva essere difficoltosa, per via della sua protesi – e piano depositò la sua tunica sopra a tutti gli altri.

“Puoi indossare questa. Io...io prenderò il mio gilet e andrò dietro a quel masso laggiù, e tu mi dici quando posso uscire, va bene?”

Già. La più grande idiota della storia Vichinga, sono io.

“...D’accordo. Grazie, Hiccup”
“Ma ti pare.”

Astrid rimase a guardarlo scomparire dietro la roccia che aveva menzionato, zoppicando un poco, e un sorriso tenero fece la sua comparsa sulla sua faccia. Fece un passo in avanti, emergendo dall’acqua calda, e cominciò ad indossare i suoi vestiti, e alla fine la tunica verde che lui le aveva dato. Era una sensazione strana e piacevole sentire il tessuto che di solito copriva la pelle di lui sulla sua, di pelle, anche se le lasciava una spalla scoperta. La tunica profumava come lui, era morbida e calda come lui, e, su di lei, era un’ulteriore prova di rispetto e amore.

Lo raggiunse, e lui sorrise in quel modo sbilenco vedendola con quel vestito, senza curarsi di quanto freddo sentisse con soltanto il gilet di pelliccia addosso. Era abbastanza sicuro che Astrid lo avrebbe picchiato per averla trovata in quel frangente, ma lei allacciò semplicemente le dita a quelle di Hiccup e posò le labbra sulle sue, mormorando un “Grazie” a ridosso della bocca del ragazzo, leggermente dischiusa. Hiccup sorrise di nuovo, e seppellì il viso nella spalla nuda di lei, aspirando il suo profumo, dicendole quanto bellissima fosse, per lui, non importava quali vestiti stava indossando e sentendola trattenere il respiro. Astrid lo avvertì sorridere a contatto con la sua pelle mentre depositava una carovana di baci morbidi lungo la sua spalla e la clavicola, fino a che finalmente le sue labbra tornarono a quelle di lei, e Astrid sapeva che era lui quello che aveva sempre voluto, che avrebbe sempre voluto.

Il volo di ritorno a Berk fu piacevole.

Hiccup accompagnò Astrid a casa e aspettò nell’ingresso della casa degli Hofferson che lei indossasse qualcos’altro e ritornasse con la sua tunica. Astrid lo ringraziò ancora una volta, gli diede il bacio della buonanotte, dicendogli che lo amava, e ritornò in casa. Hiccup sorrise a sé stesso per un momento, e poi emise un lamentoso “groan”.

“Forza, amico, torniamo a casa anche noi. Devo proprio farmi un bagno”

Il drago, nero e snello, guardò con fare inquisitorio il suo umano.

“Lo so, ne ho già fatto uno oggi, ma davvero me ne serve un altro, adesso. Uno freddo.”

 

 

* -> Sabato, in islandese
** -> Asgard è il luogo dove, nella mitologia nordica, dimorano gli Dei.

 

 

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Eccomi qua, con una traduzione fresca fresca.

La storia originale, di cui ho mantenuto il titolo Hot spring, potete trovarla sul sito DeviantArt qui, ed è stata scritta dalla bravissima autrice francese Bentavivi, che mi ha dato il permesso di tradurla e pubblicarla qui, dopo che gliel'ho chiesto.
e gliel'ho chiesto perché penso che sia davvero strepitosa, come one-shot, con un Hiccup talmente IC da sembrare quasi più vero di quello vero.
Spero di essere riuscita a rendere - almeno in parte, certo - la bellezza di questa storia: come sempre, alcuni verbi inglesi sono difficili da tradurre in italiano, dal momento che nella nostra lingua manca l'espressione che renda in modo perfetto quel concetto che la parola inglese vuole esprimere: per questo motivo, per esempio, 
squawking è diventato "emettere una serie di squawk", che fa davvero schifo, ma che rende l'idea del verso del drago. Se qualcuno, leggendo la storia originale, volesse suggerire una traduzione più accurata, sarebbe molto benvenuto.

Insomma, io la trovo fantastica (o non mi sarei messa a tradurla, no? =D), e aspetto i vostri commenti, che con grande solerzia volgerò all'autrice.

 

Slàn,
Vesi & Bintavivi

  
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