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Autore: Emy_n_Joz    29/05/2011    1 recensioni
Assassini. Templari. Sappiamo già cosa fecero in passato. Ma cosa direste se ci aiutassero a reinterpretare uno dei più grandi eventi della storia?
Francia, 1789. L’inverno è particolarmente rigido, soprattutto per chi adesso non ha più una casa. Il popolo ha fame; la carestia e il gelo hanno divorato ogni cosa. Le tasse non fanno che aumentare di giorno in giorno, rendendo la situazione insostenibile. E strani individui, coperti da un mantello bianco e con il viso nascosto da un cappuccio, si muovono per i vicoli, come ombre, tra questa desolazione. Al contrario, alla corte del re, il fasto e l’opulenza dominano con una totale indifferenza su tutto quello che succede al di fuori delle mura di Versailles, sugli intrighi, sulle feste e su nobili abbigliati riccamente, e sfoggianti anelli dorati, intarsiati di pietre preziose con la forma di una strana croce scarlatta. Dalla cima della Tour du Temple di Parigi, un mantello bianco è sospinto dal vento a tempo con la bandiera strappata recante il fleur de lis dei Borboni. Sotto il cappuccio, le labbra piene e rosse accennano un sorriso. Un attimo e, con un sussulto dell’aria e il grido stridente di un falco o di un’aquila, la figura è sparita, lasciando soltanto come segno del suo passaggio lo sbattere fremente e spaventato delle ali di alcuni colombi.
E ciò che verrà dopo sarà l’inferno, o la sua fine.
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: Revolution'
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St.Gilles, Francia, 1789

31 Gennaio

 

Damien correva a più non posso per le strade di St.Gilles, saltando su terrazze e casse di legno per andare più veloce. I cittadini cominciavano ad apparire alle porte e alle finestre, svegliati dal rumore, rendendo più difficile la sua corsa, ma l'Assassino non avrebbe rallentato, a costo di spintonarli.

Doveva raggiungere la carrozza di Gaillard, e il bastardo che la stava assaltando al posto suo.

Per poco non si scontrò con una guardia che correva nella direzione opposta, urlando terrorizzata con le braccia al vento, e che nemmeno lo vide.

Lui si fermò di colpo, e si voltò con le sopracciglia aggrottate a guardarlo scappare via. Poi scosse la testa e riprese la sua corsa.

Le urla, il cozzare di lame e l’eco degli spari si facevano sempre più forti. Sapeva di essere vicino.

Istintivamente portò una mano sull'impugnatura di un coltello da lancio, pronto a difendersi dalla scorta di Gaillard... sempre che ci fosse rimasto qualcuno.

Superò una schiera di case arrampicandosi sul tetto, e appena guardò di sotto, venne invaso dall'ira e dalla frustrazione.

Il suo gemello in bianco era laggiù. E stava facendo una strage, proprio come la prima volta che l'aveva incontrato.

Damien pensò immediatamente che Gaillard doveva già essere morto, oppure fuggito. Non sapeva quale delle due alternative preferisse.

Poi lo vide accasciato con il busto sullo sportello della carrozza, la gola che gocciolava sangue e le braccia penzoloni.

Strinse i denti e imprecò, tornando a guardare verso l'Assassino misterioso.

Stavolta non mi sfuggirai.

Stava per scendere giù per uccidere le guardie e vedersela direttamente con lui, quando l'altro Assassino uccise le ultime tre con una serie di lesti movimenti, e poi cominciò a correre via.

Il motivo fu presto chiaro a Damien, quando vide un'orda di guardie provenire dalla strada di fronte.

Si schiacciò un attimo sul tetto, aspettando che passassero. Poi si mise a seguirli a distanza.

L'Assassino si arrampicava sui tetti e si muoveva con maestria, ma alcune guardie non erano da meno, e riuscivano ad andargli dietro da vicino. Più volte lo vide voltarsi nervosamente verso di loro, ma non si faceva scoraggiare da niente.

Si lasciava alle spalle sempre più guardie, e alla fine furono solo un paio.

Damien per seguirli più da vicino, e meglio, si lanciò su una fila di tetti parallela, e prese a correre di fianco a loro, senza essere visto.

Mentre né lui né l'Assassino si stavano stancando, le due guardie cominciavano a perdere terreno, ed erano sempre meno capaci di compiere salti difficili.

Anche l'altro Assassino lo notò, e approfittò della situazione; prese a spostarsi su baratri sempre più grandi di casa in casa, tanto che anche Damien a un certo punto faticò a stargli dietro.

Non ci mise molto, a quel punto, a seminare le due guardie che lo seguivano.

Damien esultò internamente, trionfante. Adesso erano solo loro due.

L'altro Assassino continuò la sua corsa per un altro po', inconsapevole della sua presenza dietro di lui. Poi, si calò agilmente giù per la facciata di una casa, fino a ritrovarsi in una piccola piazza. Lì si fermò lungo un muro a riprendere fiato.

Damien rimase a fissarlo per qualche secondo dalla cima di un tetto non molto alto, ghignando soddisfatto.

Poi, decise che era finalmente arrivato il momento.

Si lanciò di sotto di botto e atterrò pesantemente sul lastricato, un ginocchio a terra, l'altro piegato, e con il pugno contro il terreno.

Si rialzò lentamente, il cappuccio ben calato sul viso, ma abbastanza da mostrare il suo sorriso beffardo all'altro.

Lui si voltò di scatto, di nuovo teso e all'erta. Si girò a fronteggiarlo, senza paura. Era la prima volta che Damien lo vedeva da vicino. Era più basso di lui, e stranamente esile.

Ampliò il suo sorriso, estraendo la spada, pronto al combattimento.

“Me ne hai dati di problemi in questi giorni, eh?” fece in tono arrogante.

La luna illuminò per un attimo una parte del viso dell'Assassino, mentre questi alzava il mento con aria di sfida e abbozzava un sorriso.

Poi, cominciò a correre come una scheggia.

“CAZZO!” esclamò Damien, mentre perdeva tempo a rinfoderare la spada. Per l'appunto aveva scelto l'arma più pesante.

Quel bastardo gliel'aveva fatta di nuovo, prendendosi un lieve, ma consistente vantaggio.

Damien prese a correre più velocemente che poteva dietro l'Assassino, che fortunatamente non aveva ancora perso di vista.

Il bastardo svoltava continuamente, cercando di seminarlo attraverso i vicoli, sapendo che sui tetti sarebbe stato ben visibile.

Damien correva a più non posso, cercando continuamente il fruscio del suo mantello per riuscire a tenergli dietro.

Prese una strada più ampia, e vide l'Assassino che sfruttava dei lampioni sporgenti dai muri per muoversi velocemente a mezza altezza. Damien ne afferrò uno, si tirò su e, acquistando l'equilibrio in pochi secondi, riuscì a seguirlo.

Poi l'altro Assassino saltò su un'asse di legno sospesa tra due tetti, cambiando bruscamente direzione.

Damien dovette sforzarsi per non proseguire diritto, e per poco non perse l'equilibrio per bloccarsi sulla cima di uno dei lampioni. Anche lui si arrampicò sull'asse di legno, e il suo fianco protestò vivamente, strappandogli un gemito.

Damien ignorò il dolore, e proseguì fino a trovarsi al sicuro sul tetto.

Ma lui non c'era più.

Ansimando, Damien si guardò intorno, cercando un disperato segno del suo passaggio, e di mantenere la calma.

E poi vide delle vecchie tegole sgretolarsi da una tettoia poco lontano.

Lui non ci pensò due volte e si catapultò verso quella direzione. Non l'aveva visto, ma di sicuro il misterioso Assassino si era gettato giù di slancio.

Si buttò anche lui, e una volta a terra, si guardò attentamente intorno, cercando di cogliere qualcos'altro nell'oscurità. Per un attimo si ritrovò a pensare come di solito facevano le guardie cittadine: l'altro era davvero molto bravo a nascondersi, ma Damien era esattamente come lui, e l'istinto gli diceva che sicuramente era lì vicino. Erano entrambi stanchi, il suo avversario più di lui, e se si era buttato per strada era perché di correre non ne poteva più.

Qualcosa dentro di lui gli suggeriva di dirigersi verso quel cunicolo, che si trovava alla sua sinistra, più stretto degli altri.

E così fece. Con le gambe che gli dolevano leggermente per la lunga corsa, si avvicinò con lentezza, e percorse tutta la stradina, con passi felpati, cercando di cogliere qualche rumore intorno a lui e guardando nervosamente ovunque.

Alla fine del vicolo, c'era una grande piazza con una statuetta in mezzo. Quella doveva essere una zona momentaneamente disabitata della città, perché tutto intorno ad essa c'erano degli edifici in costruzione.

Un ottimo posto per nascondersi, si disse Damien, osservando le varie impalcature, la catasta di oggetti lasciati lì dai lavoratori per il giorno successivo, e l'unico piccolo lampione dall'altra parte della piazza.

Rimase qualche secondo sul limitare del vicolo, immerso nell'oscurità. Poi, si appiattì al muro, e prese a percorrerlo strusciandoci la schiena contro, fino a raggiungere un ammasso di mattoni un poco più in là. Poi si accucciò, sporse un poco la testa di lato e restò in attesa.

Dopo qualche secondo lo vide.

C'era qualcosa che contrastava un po' con l'oscurità della notte, e quando la luce della luna lo illuminò leggermente, Damien si sentì invaso da una carica improvvisa.

L'altro Assassino si stava muovendo lentamente, come se volesse raggiungere qualcuno per poi ucciderlo in maniera furtiva. Damien notò che si guardava ansiosamente intorno, e sentiva con chiarezza il suo respiro affannoso disturbare il silenzio opprimente che c'era in quel cantiere.

Ad un tratto, udì il rumore metallico che faceva la lama celata che usciva dall'antibraccio; fu strano provare ansia sentendo quel suono, quando esso, di solito, gli comunicava sicurezza.

Per un attimo, fu sicuro che l'Assassino l’avesse visto, e che stesse per attaccarlo. Poi, però, lo sentì ritrarre la lama all'interno del bracciale. E farla scattare di nuovo. E richiamarla al polso ancora una volta.

Ma che cavolo sta facendo?

Lo vide avanzare verso la sua direzione. Probabilmente sentiva la sua presenza, e Damien per un attimo si chiese perché, se così fosse stato, non fuggiva come aveva sempre fatto fino a quel momento. Ma non stette a pensarci più di tanto, lui voleva scoprire il volto di quel maledetto, e doveva cogliere quell'occasione.

Così, prese a girare intorno all'ammasso di mattoni, silenzioso come un gatto. Quando fu dall'altra parte, sporse nuovamente la testa oltre, e vide il profilo dell'altro che si stava affacciando per controllare il punto dove solo pochi secondi prima si trovava lui.

A quel punto non indugiò oltre: scattò verso l'altro, che si girò di scatto, nervoso.

Ma fu abbastanza rapido da scartare di lato ed evitare Damien, che quasi finì col volto contro il muro.

Sentì l'aria squarciata da un suono metallico, e quando si voltò vide il misterioso Assassino con il fioretto sguainato.

Damien si chiese che cosa diavolo avesse in mente: voleva farlo fuori? Oppure voleva semplicemente incutergli timore? Lo avrebbe affrontato in ogni caso.

Sulla parte visibile del volto di Damien si disegnò un sorriso di sfida. Poi, impugnò l'elsa del suo fioretto, e lo liberò dal fodero che teneva lungo il fianco sinistro.

Rimasero qualche istante uno di fronte all'altro, senza potersi guardare in viso, ma i loro sguardi là sotto al cappuccio non dovevano lasciare sottintesi.

Damien stava per fare la prima mossa, tanto desiderava porre fine al mistero quella notte, quando improvvisamente l'altro Assassino si mosse.

Si gettò contro di lui minaccioso, con il fioretto stretto nel pugno, e fu talmente rapido che Damien a malapena ebbe il tempo di scansarsi e di trovarsi dietro di lui. Senza pensarci due volte, gli sferrò un forte calcio alla schiena, gettandolo a terra, ma il suo avversario aveva ancora il fioretto in mano.

Stava per gettarglisi sopra per immobilizzarlo e toglierglielo, quando con la coda dell'occhio vide alla sua sinistra un bagliore lacerare il buio denso intorno a loro.

Con uno scatto repentino si abbassò, e mentre lo faceva sentì il sibilo del coltello da lancio appena scagliato vicino al suo orecchio.

Maledetto!

Non fece in tempo a rialzarsi che si sentì sferrare un doloroso colpo al fianco, sfortunatamente quello ferito. Damien vide le stelle, perse in fretta l'equilibrio e la presa sull'arma; si trovò nuovamente a terra, a pancia in su, e disarmato.

L'altro Assassino lo sovrastava, con il fioretto ancora in mano; Damien si accorse che stava per muoversi, allora, velocemente, gli sferrò un calcio allo stomaco con entrambi i piedi, portandosi le gambe al petto e caricando così il colpo.

L'altro cadde a terra, e Damien ebbe il tempo per rialzarsi e immobilizzargli il polso con un piede. Il secondo Assassino lasciò la presa sul fioretto, che Damien spinse lontano con un calcio.

Ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, l'altro Assassino gli scagliò contro un secondo coltello da lancio; Damien stavolta non si fece trovare impreparato, e dopo averlo schivato estrasse lo stiletto.

Entrambi ansimavano per la fatica, ma nessuno dei due sembrava deciso a mollare.

Anche l'altro Assassino aveva uno stiletto, e lo estrasse a sua volta. Poi, il silenzio fu nuovamente rotto dal cozzare delle due armi.

Per qualche minuto lo scontro proseguì sempre allo stesso modo: attacco, parata, scarto, varie cadute a terra, parata, attacco.

E' davvero molto bravo, pensò Damien, mentre combattevano.

Durante lo scontro, più volte si ritrovò in situazioni di svantaggio che l'altro avrebbe potuto sfruttare per ucciderlo; Damien allora capì che non era quella la sua vera intenzione, perché gli dette sempre il tempo per rialzarsi e riacquistare la distanza di sicurezza.

Poi, mentre l'altro Assassino stava per attaccarlo, Damien gli afferrò il polso e glielo torse, gli prese lo stiletto e anche quello finì lontano dalla sua portata. Poi, continuò a torcergli il polso, facendo voltare l'Assassino così da ritrovarsi davanti la sua schiena. A quel punto gli sferrò un calcio, che lo fece finire col viso a terra. [1]

L'altro non dovette gradire molto il trattamento, perché girò la testa di scatto e, da terra, scagliò un altro coltello da lancio, che stavolta Damien non riuscì ad evitare del tutto perché l'arma gli sfiorò la guancia destra.

Sentì un forte bruciore, e poi qualcosa di caldo scorrergli lentamente lungo la parte destra del viso.

Prima che potesse fare qualsiasi cosa, un altro coltello lo raggiunse, e gli colpì di striscio la mano. Damien ringhiò dal dolore, e lasciò andare lo stiletto, che finì fuori dalla sua portata.

Quando tornò a guardare l'altro Assassino, notò che aveva un ghigno sul viso.

Adesso basta!

Il ragazzo si stava innervosendo.

Fino a quel momento, Damien aveva evitato di utilizzare coltelli da lancio. Non voleva ucciderlo, almeno non prima di aver scoperto di chi si trattasse e quale fosse il suo ruolo in tutta quella storia.

Ma adesso non poteva più sopportare: si disse che quello scontro probabilmente non si sarebbe mai concluso se anche lui non avesse iniziato a fare sul serio.

Doveva colpirlo, ma non a morte. Doveva soltanto ferirlo.

Così, rapidamente, Damien gli lanciò il suo primo coltello da lancio; l'altro scartò, ma non fu abbastanza svelto da scansarlo.

Infatti, si guardò per un attimo il fianco destro e, dalla sua reazione, Damien si rese conto con soddisfazione di averlo ferito.

L'altro prese a correre verso di lui, per quanto gli era possibile, e quando fu vicino estrasse un pugnale. Damien fu rapido; prima che potesse fare qualsiasi cosa, lo afferrò per le braccia e lo gettò lontano, verso quell'unico lampione che illuminava appena il luogo. Doveva portare l'Assassino là sotto per poter vedere il suo volto.

Quello andò a schiantarsi contro un'impalcatura di legno, che iniziò a franare velocemente. L'Assassino giaceva lì a terra, in mezzo ai detriti.

Ma Damien non era ancora sicuro che fosse finita: si avvicinò con cautela all'Assassino, ma si bloccò non appena lo vide muoversi.

Anche lui fu fulmineo come lo era stato Damien un attimo prima: si portò i ginocchi quasi fin sotto il mento e con un colpo di reni si rialzò in piedi.

Gli fu di fronte prima che Damien potesse accorgersene.

L'Assassino afferrò con decisione la camicia che il ragazzo portava sotto l’armatura, all’altezza del petto, lo tirò verso di sé e poi gli sferrò un forte calcio in pieno ventre. Damien gemette per il dolore e andò a sbattere violentemente contro qualcosa che si trovava dietro di lui.

Il carro si rovesciò e tutti gli oggetti che conteneva gli rovinarono addosso.

Sentì una ferita aprirsi sulla tempia, e un rivolo di sangue scendergli lungo la fronte, ma lui non era intenzionato ad arrendersi, anzi, la sua voglia di lottare si era fatta più grande.

Così, si rialzò il più velocemente possibile, e quando vide un’ombra bianca avanzare verso di lui, scagliò due coltelli da lancio in quella direzione, nello stesso momento. Poi, ne estrasse altri due e lanciò anche quelli.

Sapeva che l’altro sarebbe riuscito ad evitare i primi due.

E infatti, l’Assassino ci riuscì, ma fece appena in tempo a voltarsi che uno degli altri due lo colpì al braccio sinistro; subito dopo l’altro gli toccò appena il viso.

Damien capì che stava cercando di trattenere un urlo, perché vide che stringeva le labbra e si teneva il braccio con la mano destra.

Il ragazzo non si fece intenerire: estrasse il pugnale e cominciò a sferrargli colpi.

L’altro fu capace di difendersi anche con un braccio solo. Alzò quello sano e prese a parare gli attacchi con l’antibraccio destro, e nel frattempo arretrava.

Damien si fece sempre più forza quando si accorse che si stavano avvicinando al lampione.

A un certo punto, il misterioso Assassino inciampò all’indietro, e si ritrovò a terra, con il coltello ancora conficcato nella carne del braccio. Damien allora lo afferrò con violenza per il vestito, nel punto di giuntura col cappuccio, e con altrettanta forza lo sbatté al muro illuminato dal lampione.

“E' tempo di finirla.” disse con tono arrogante, estraendo la lama celata e puntandogliela alla gola.

Ma la sua espressione dura e piena di rabbia cambiò lasciando posto allo stupore quando si accorse del tipo di abbigliamento e soprattutto delle forme di quell’Assassino.

Iniziò ad analizzarlo: portava una lunga casacca aperta sul petto che si univa al cappuccio proprio nel punto in cui Damien lo teneva fermo al muro; sotto si poteva intravedere un pagliaccetto broccato di rosso che terminava con delle cinghie, la cui utilità era quella di tenere legate al corpetto le calze nere. Ai piedi poi, ovviamente, c’erano due pesanti stivali di cuoio marrone, uno dei quali aveva un fodero per alcuni coltelli da lancio.

Damien rialzò lo sguardo, e tornò a fissare per un attimo la casacca aperta sul petto, ormai di un colore che andava quasi sul marrone, per via del sudiciume raccolto da terra. Poi il suo sguardo cadde nuovamente sul corpetto.

Come aveva fatto a non accorgersi di nulla fino a quel momento?

Non riusciva a credere ai propri occhi che, anche se gli stavano dicendo molte cose, non gli bastarono a realizzare quell’imbarazzante situazione.

Prese a sfiorare con una mano ogni sua forma, partendo dai fianchi e salendo sempre più su, fino a quando non arrivò al petto, dove ebbe la conferma che ciò che stava pensando era più che fondato.

Nello stesso istante avvertì anche qualcosa all'altezza del suo inguine.

Abbassò lo sguardo, e vide chiaramente il bagliore della lama celata dell'altro. [2]

Non si lasciò spaventare, e risollevò gli occhi.

E' giunto il momento, finalmente.

Lasciò la presa che teneva il suo avversario fermo al muro, ma la lama celata era ancora puntata minacciosamente al suo collo.

Poi, tirò giù il cappuccio.

Capelli scuri, lisci, tagliati disordinatamente fino alle spalle. Un viso non molto grande, ovale e dal colorito chiaro. Un grazioso naso all'insù. Labbra piene e rosse. Ma la cosa che lo colpirono di più erano i suoi occhi. Degli occhi… strani, ma bellissimi, neri, profondi, con venature di colore giallo.

“Una ragazza...!” esclamò Damien.

“Un'Assassina.” lo corresse lei in un sibilo.

Damien rimase a guardarla un altro po'. Doveva essere più giovane di lui, a giudicare dal suo viso. Pensò che non doveva avere più di vent’ anni.

Si accorse delle ferite che lui stesso le aveva inflitto. Poco sotto l'occhio destro c'era un taglio che alla luce del lampione luccicava particolarmente. A un angolo delle labbra c'era del sangue che le scendeva lungo il mento. Il coltello che le aveva lanciato era ancora conficcato superficialmente nel braccio sinistro, lungo il quale scorreva dell'altro sangue. Infine, vide meglio la ferita sul fianco destro, e le sue calze nere macchiate di rosso.

“Bhé?” proferì la ragazza, guardandolo con aria di sfida “Vogliamo rimanere qui tutta la notte? Adesso che sai che sono una ragazza, puoi anche lasciarmi andare.”

Aveva una voce dolce e infantile, leggermente arrochita dalla fatica.

Damien incontrò di nuovo i suoi occhi, e stavolta li vide meglio. Scuri e profondi come il cielo notturno, con delle sfumature più chiare che si irradiavano dalla pupilla fino ai margini dell'iride. Quegli occhi celavano una velata minaccia, e un certo fastidio. Il ragazzo avvertiva ancora il pungere della sua lama contro l'inguine, in un modo che non gli piaceva per niente.

Allentò la presa, ma senza lasciarla andare.

“Perché?” ringhiò “Perché dovrei lasciarti? Perché poi tu possa uccidermi?”

“Quel coltello non ti avrebbe colpito.” disse con tranquillità e fastidio la ragazza “Se tu non ti fossi spostato ti avrebbe sfiorato appena.” sbottò “Come Assassino, dovresti essere capace di calcolare le traiettorie.”

Damien s'innervosì ancora di più, e automaticamente le appoggiò il lato della lama sulla gola.

“Dammi una sola buona ragione per cui dovrei risparmiare la tua gola, stanotte.” sibilò a un palmo dal suo viso.

La ragazza non si scompose; al contrario, sorrise divertita, prima di dire: “Mai compromettere la Confraternita.”

Damien rimase interdetto.

Cazzo.

Per un attimo, ebbe l'impulso di mollare la presa. Poi, però, scosse la testa per soffocarlo.

Era troppo deciso a sapere.

“Perché uccidi i miei bersagli? Per chi lavori?” ringhiò minaccioso.

La ragazza gli lanciò uno sguardo di fuoco. “Sei stupido, o stai facendo finta? Se uccido i tuoi stessi bersagli significa che siamo dalla stessa parte, no?”

Damien inarcò le sopracciglia. “Sensato. Come il fatto che tu sia scappata da me per tutto questo tempo, suppongo.” disse sarcastico.

La ragazza fece una breve risata ansimante. “Io non scappavo. Mi limitavo a farmi i fatti miei.”

“Bene!” esclamò allora Damien, esasperato “Ti annuncio che sono anche fatti miei. Per chi lavori?” ripeté con forza.

L'Assassina si divincolò, e il ragazzo fu costretto ad allentare la presa per evitare di ferirla. Lei continuò a fissarlo sprezzante, e dopo qualche secondo, Damien sospirò, e ritrasse la lama.

Afferrò l'impugnatura del coltello che sporgeva dal suo braccio, e lo tirò via velocemente.

La ragazza gemette tra i denti, e non appena Damien si fu scostato da lei, si tolse dal muro. Recuperò qualche passo di distanza tenendosi il braccio. Continuava a guardarlo aggressiva.

Il ragazzo fece una smorfia, rinfoderando il coltello. “Scusa. Siamo Confratelli, non volevo farti del male.”

Lei rimase in silenzio, anche se una lieve scintilla di stupore le passò sul volto.

“Penso che tu abbia dimenticato qualcosa, quella volta a Séverac.” continuò Damien, con un breve sorriso beffardo. Poi, scostò il mantello, e dalla cintura liberò una lunga piuma nera. “Credo che questa sia tua.”

La porse alla ragazza, che la guardò sorpresa e con adorazione per qualche attimo. Poi, lentamente, allungò il braccio e la prese. Il suo sguardo corse velocemente allo stivale di Damien, sul quale era cucita la sua, di piuma. L'Assassina aggrottò le sopracciglia, ma non disse niente.

A quel punto, il ragazzo mosse un passo verso di lei. “Sei una vera Assassina...” mormorò “Perciò suppongo che tu non sia mia nemica.”

La ragazza fece un sorriso sarcastico, inarcando le sopracciglia.

“Ammettiamo che io mi fidi.” proseguì il ragazzo, muovendo un altro passo verso di lei “Adesso, dimmi per chi lavori. E poi, magari, potremmo diventare alleati, invece di sprecare del tempo sugli stessi obiettivi, e rubarceli a vicenda.” concluse.

La ragazza ghignò. “Se non sbaglio, sono io che li ho rubati a te, no?”

Allora: conosceva quella ragazza da non più di cinque minuti, e già aveva capito tutto della sua personalità. Insolente. Testarda. Arrogante. Saccente. Con poca voglia di comunicare.

Damien inspirò profondamente, cercando di mantenere la calma.

“Hai finito con i giochetti?”

“Io non sto giocando. Mi limito a dire la verità.” ribatté lei, divertita.

“Non vuoi proprio collaborare, vero?” sbottò Damien, di nuovo esasperato.

“No. Infatti.” disse semplicemente la ragazza, indietreggiando impercettibilmente “Io sono abituata a lavorare da sola.”

Damien si chiese se dovesse prendere quella frase come una confessione o l'ennesima battutina sarcastica. “Ah, è abituata a lavorare da sola, lei... E come diavolo facevi a conoscere i nomi di tutti quelli che andavano fatti fuori?”

La ragazza abbozzò un sorrisetto. “Ho una lista.”

Come me, pensò Damien. “E te la sei fatta da sola questa lista?”

“Certo che no.” rispose lei senza scollarsi dal viso quel sorrisetto irritante.

“E come te la sei procurata allora?” chiese ancora Damien.

“Nello stesso modo in cui te la sei procurata tu, immagino.” fu la risposta.

L’Assassino rimase stranito da quelle parole, ma non si scoraggiò. “Perché sei scappata per tutto questo tempo, e stanotte invece hai deciso di affrontarmi?”

La ragazza si strinse nelle spalle. “Non avevo più voglia di essere braccata come un animale.” disse semplicemente “Adesso sai che siamo alleati.”

Damien sorrise sarcastico. “Lo siamo?”

L’Assassina gli sorrise di rimando, enigmatica. “Forse… Chissà. Soltanto il tempo potrà dircelo.”

E con un agile salto, si ritrovò su un principio di terrazza subito sopra di lei.

Cominciò ad allontanarsi velocemente, per quanto glielo permettevano le ferite.

“Aspetta!” le gridò dietro Damien “Non puoi andartene così!”

Lei si voltò, e con calma e divertimento ribatté: “Niente è reale… Tutto è lecito. Ricordi?”

Damien aprì la bocca per ribattere, ma le parole gli si bloccarono in gola. C’era qualcosa di strano in quella ragazza…. Qualcosa che lo affascinava irrimediabilmente.

“Almeno dimmi il tuo nome!” le urlò lui.

La ragazza si fermò sul tetto e si voltò di nuovo a guardarlo. Si tirò su il cappuccio e, senza dire una parola, gli fece un ultimo, arrogante sorriso.

Poi, scomparve nella notte.

Damien avrebbe potuto seguirla; era in condizioni migliori delle sue, e di certo non ci avrebbe messo molto a raggiungerla. Ma non lo fece. Una strana forza lo teneva bloccato dove si trovava.

L’Assassino abbassò lo sguardo, e tornò indietro sui suoi passi, con qualcosa di simile a un sorriso dipinto sulle labbra.

 

Damien era ancora confuso per gli avvenimenti di quella notte.

Il suo cervello era allegramente in giro per i fatti suoi, mentre lui si faceva strada tra i tetti, diretto al monastero benedettino di St.Gilles. Nella sua mente, gli occhi scuri e intensi dell'Assassina continuavano a riapparire prepotentemente.

Arrivò presto sul davanzale della finestra di Mathieu, quasi senza accorgersene.

Divelse la solita sbarra allentata e s'intrufolò in silenzio nella cella. Il monaco dormiva ancora; mancava un po’ all’ora in cui si sarebbe svegliato e avrebbe cominciato a fare tutte le cose noiose che ripeteva tutti i giorni. Damien si avvicinò al suo giaciglio, e gli scosse piano una spalla.

Mathieu aprì gli occhi lentamente e poi, appena lo vide, si rizzò di scatto a sedere.

“Damien! Che ti è successo?”

L'Assassino lo guardò per un attimo senza capire, poi ricordò che era ferito, e macchiato di sangue e fango da capo a piedi. Non doveva avere precisamente un bell'aspetto.

Il monaco si alzò subito in piedi, preoccupato. “Hai bisogno di cure...” dichiarò sottovoce, e uscì dalla cella senza aggiungere altro.

Damien si accigliò, chiedendosi come mai la porta non fosse chiusa a chiave.

Cercò di fermarlo, ma visto che non gli riuscì dovette rimanere ad aspettarlo finché non tornò; aveva tra le mani una serie di ciotoline piene di roba verde dall'aspetto poco rassicurante. Puzzavano, tra l'altro.

“Mathieu, sto bene...” disse Damien, mettendo le mani avanti “Di sicuro sto meglio di come starei avendo quella roba addosso...”

“Vuoi darmi retta, una buona volta?” sbottò Mathieu “Zitto e lasciami fare. Per favore.”

L'Assassino fece una smorfia, e di malavoglia si sedette sul letto.

Il monaco gli applicò quegli impacchi maleodoranti sul viso, ma poi realizzò che gran parte del sangue che aveva addosso non era suo.

Gli controllò la ferita al fianco, e Damien notò scocciato che si era riaperta. Fortunatamente non tanto da dover essere ricucita, ma non fu lo stesso piacevole ritrovarsi di nuovo la vita fasciata.

Per i numerosi lividi che aveva sul corpo, c'era poco da fare. Per il momento non gli facevano male, ma Damien sapeva bene che il dolore sarebbe arrivato con tutta calma il giorno dopo.

Solo quando finalmente Mathieu ripose al loro posto i vari oggetti per la medicazione, l’Assassino ebbe modo di parlare.

“Mathieu… Sto per farti una domanda, e voglio che tu sia sincero.” disse, guardandolo con estrema serietà.

Il monaco sembrò stupito da quell’improvvisa gravità. Forse era la prima volta che Damien non scherzava, parlando con lui.

“D’accordo.” disse subito, preoccupato “Ti risponderò al meglio delle mie possibilità.”

“Me lo giuri?” incalzò Damien, guardandolo intensamente.

Il monaco fece spallucce. “Certo.”

“Sulla Bibbia?” rincarò l’Assassino, indicando il grosso libro sulla cassapanca.

Il monaco spalancò gli occhi, e deglutì. Poi prese un respiro profondo, e abbassò il capo. “Lo giuro.”

Damien arrivò subito al dunque. “Mathieu, tu sapevi dell’esistenza di un altro Assassino?”

“Bhé…” rispose confuso il monaco “C’è il tuo Maestro… E poi immagino che ce ne siano altri sparsi per il mondo…”

“No.” lo interruppe Damien “Intendo qui, in Francia.” precisò.

Mathieu dette lievi segni di nervosismo. “No… Non credo che ci sia un altro Assassino, in Francia.”

“Non si tratta di un Assassino, in effetti” chiarì il ragazzo con veemenza “Ma di un’Assassina.”

Il monaco deglutì. “Bhé… Devo confessarti che avevo sentito girare delle voci a riguardo…”

Damien lo guardò malissimo, come se gli avesse confessato di aver tradito la Confraternita, quindi Mathieu si affrettò ad aggiungere: “Ma non ci sono prove che lo dimostrino, voglio dire, sono soltanto dicerie…”

L’Assassino continuò a fissarlo in cagnesco. “Io ce le ho le prove.”

Mathieu sgranò gli occhi. “Davvero? E quali?”

Damien indicò velocemente la ferita che aveva sullo zigomo. “E’ questa la prova. E se non ti basta…”

Il monaco assunse un’espressione ancora più sorpresa. “Davvero l’hai incontrata? Ed è stata capace di ridurti in questo stato? Messo sotto da una ragazza?” aggiunse ridendo.

Damien rimase serio come una favorita al funerale del re. “Ridi, ridi Mathieu. Continua a infierire. Ti comunico soltanto che sei incappato in una delle giornate in cui non ho voglia di scherzare.”

Mathieu cercò di reprimere le risa, e di tornare serio. “Mi stupisce. Scusami.” aggiunse.

Il ragazzo sospirò e si alzò in piedi. Non aveva voglia di essere preso in giro; gli giravano già abbastanza per esserselo fatto mettere in culo da una ragazza… E ciò non era bello.

“Bhé, c’è un modo per farti perdonare…” disse “Sai il suo nome?” chiese con curiosità.

Mathieu smise subito di ridacchiare, e sembrò concentrarsi. “Non sono sicuro. Ma mi pare di aver sentito che si chiami…”

“Come?!”

Damien era impaziente.

“Arnielle.” terminò il monaco.

L’Assassino lo guardò immobile per qualche attimo. “Arnielle…” ripeté poi, aggrottando le sopracciglia.

Si arrampicò sul davanzale della finestra, e fece per buttarsi giù.

“Aspetta!” lo richiamò Mathieu “Te ne vai così? Guarda che dovresti riposarti, la tua ferita al fianco si è…”

“Grazie dell’aiuto, Mathieu.” si limitò a dire Damien, e senza dargli tempo di ribattere, aprì le braccia e scomparve eseguendo il Salto della Fede.

Il monaco rimase a fissare la finestra ancora per un po’, con la bocca rimasta aperta per rispondere e un dito ammonitore sollevato.

Poi sbuffò, ed esclamò a se stesso. “Che sconsiderato!”

 

 

[1] Questa è una delle mosse utilizzate da Altaïr durante i combattimenti. E’ una di quelle che ci sono piaciute particolarmente, e nel capitolo ne troverete altre.

[2] Ovvio! Che cosa avevate capito, scusate? u.ù No, in realtà non ci eravamo accorte di aver scritto una frase così tanto da doppio senso, però poi ci è piaciuta l’idea e abbiamo deciso di lasciarla così.


 

Questo è il capitolo che apre la nuova sequenza, intitolata “I due Assassini”.

Finalmente, dopo un bel po’ di fatica, Damien riesce a scoprire chi è il misterioso Assassino che lo ha tormentato per ben quattro capitoli (e anche a noi!xD).

Adesso la domanda ci sorge spontanea: che cosa ne pensate? Le vostre supposizioni erano fondate o no? Siete soddisfatti o vi è sembrato tutto molto banale? Ovviamente aspettiamo i vostri commenti, se vorrete lasciarne alcuni, anche negativi, ricordate.

Di questo capitolo c’è da dire che, a parte l’aspettata o inaspettata (sta a voi decidere xD) entrata di Arnielle nella storia vera e propria, assistiamo per la prima volta a un combattimento tra Assassini.

Per noi scrivere quella parte è stato tanto emozionante quanto difficile: infatti, soltanto dal combattimento dovevano sorgere aspetti fondamentali di entrambi gli Assassini, come, per esempio, l’agilità, la bravura, la furbizia e il loro modo di reagire a determinate situazioni.

Anche il dialogo tra i due doveva essere un po’ “particolare”, doveva riuscire a sottolineare i diversi caratteri dei due Assassini.

Un’altra cosa che volevamo dire, perché forse non siamo riuscire a farlo capire, è un collegamento con il capitolo precedente: se ricordate bene, prima di andarsene, oltre agli abiti da Assassina e alle armi, Risha aveva lasciato ad Arnielle un altro regalo, su un tavolo. In questo capitolo Damien restituirà alla ragazza la piuma nera che aveva perso precedentemente in uno dei loro soliti incontri. La piuma è quel regalo.

Detto questo, vogliamo solo ripetere che nel corso della storia potreste trovare vocaboli o espressioni un po’ volgari ma, come abbiamo già detto, ci aiutano a rendere più reale la storia e a conoscere meglio i personaggi. Perciò, speriamo che a nessuno dei lettori diano noia!

Con questo è tutto. Non ci resta che augurarvi una buona lettura! :)

A presto!

PS. Scusate, ma non sappiamo proprio come fare a mettere in ordine le sequenze .-. Prima viene la seconda e poi la prima, e questo non è divertente. Abbiamo notato la sezione delle serie, ma non sappiamo se può andare bene... Se qualcuno di voi può darci una mano, ci contatti! :)

  
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