- ..Scusate, scusate, scusate, scusate!! >.< Non so come io abbia fatto a ridardare di 5 mesi con il postaggio...! Sono davvero spiacente...Infatti non ho molte pretese, con questo chap, ma spero almeno che non dispiaccia.. Ci ho messo decisamente troppo a scriverlo, scusatemi..sperando che qualcuno si ricordi ancora della storia, vi auguro buona lettura.
- Un bacio- al prossimo tempestivo aggiornamento.
- Capitolo
15. Vulnerabile
- Un
verme.
- Ecco
come mi sentivo.
- Era
come
se avessi tradito non solo Bella, ma anche i miei figli. Avrei dovuto
leggere
nella mente di Tanya le sue intenzioni, avrei dovuto fermarla. Io non
la volevo
baciare, io non l’amavo. Io volevo solo una donna, una vampira, e lei
era
Bella. Tanya prima era una mia amica, perché si era comportata così con
me,
solo per una questione di orgoglio? Era una cosa che proprio non
concepivo,
soprattutto da una persona che consideravo di famiglia.
- Sospirai,
continuando a guardare Renesmee e Edward dormire, incantato. Erano
bellissimi,
così simili sia a me, che alla madre..era incredibile che fossero nati
grazie a
me, un mostro, due angeli. Scaldava il mio cuore immobile.
- «Edward..»
mi chiamò mentalmente Alice, facendo sbucare appena la testa nella
stanza. «Puoi
venire un attimo di là?» Mi alzai svogliatamente: era un dolore fisico
allontanarmi
da loro, come dalla madre. Ma da quando avevo quel dannato senso di
colpa
rodermi dentro, averla lontano era per certi versi un sollievo. Era un
male
fisico staccarmi da lei, ma anche starci vicino, ora che mi sentivo un
traditore. Ero diviso a metà, tra la voglia di urlare al mondo il mio
amore per
lei, e scappare via, nascondermi per la vergogna.
- «Dovresti
dirlo, a Bella..» esordì Alice. «Di Tanya.» finì con la mente.
- Emisi
un
verso strozzato, sofferente. «Che cosa cambierebbe, eh, Alice? Cosa le
potrebbe
mai interessare, ora che non mi ama più?» mi lasciai scivolare contro
la parete
del corridoio alle mie spalle. Mi sentivo terribilmente umano, in quel
momento.
Fragile, stupido, debole.
- Mia
sorella sbuffò, ponendosi di fronte a me con un’aria decisa. «Oh santo
Cielo,
Edward. Sii uomo, per la miseria! Smettila di fare il depresso
complessato, hai
avuto quasi un anno per piangerti addosso, e per come stavi, sei a
posto per
l’eternità.» Alice poggiò le braccia ai fianchi, mi guardava dall’alto
del suo
metro e quarantacinque, con un’aria che non ammetteva repliche. Era una
brava
dittatrice, tutto sommato poteva far concorrenza ai Volturi. Alice alzò
un
sopracciglio, classico segno d’irritazione.
- «Quindi,
ora, cerca di tirare fuori i connotati, e tenta di riconquistare
Bella!» si
chinò alla mia altezza, accucciata aggraziatamente. Mi sorrise come
solo lei
sapeva fare, con tutto l’affetto fraterno che disponeva per me. Quel
folletto
mi faceva girare la testa: un attimo prima mi sbranava, un attimo dopo
era
tutto zucchero; forse era per questo che l’adoravo. Forse per questo,
la mia
fermezza vacillava e la speranza, anche se fievole e fiacca, faceva
capolino
nel mio cuore di marmo.
- «Ma
devi
essere sincero con lei..su tutto. Ha bisogno di certezze ora, Bella.
L’hai
ferita, ed ora tu devi cicatrizzare. Non so fino a che punto lei stia
meglio.»
- Scossi
la testa, bruciando le mie aspettative con la razionalità: «Alice, è
passata
oltre.»
- Ed
era
vero; Bella si era rifatta una vita, era indipendente, sapeva badare a
se
stessa..ormai non avevo più nemmeno la scusa di proteggerla dalle
catastrofi.
Da piccola e fragile umana, era diventata una forte e determinata
vampira.
- «Ma
che
vuol dire? Tu puoi raggiungerla, potete ricominciare insieme!»
insistette,
concitata. Lo sguardo di Alice trasmetteva sicurezza, i suoi pensieri
erano
identici a quello che si leggeva sul suo viso da folletto. Mi rialzai,
ma non
ero convinto.
- «Eh
va
bene..» Alice mi saltò al collo, abbracciandomi stretto, esultando col
pensiero.
- «Forza,
vai!» pensò alla via in cui c’era il suo negozio, poi mi assicurò che
avrebbe
tenuto lei i bambini nel caso ci avessi messo di più.
- Avrei
fatto la strada a piedi, a passo umano, il più calmo possibile. Avevo
bisogno
di riflettere; come dovevo dirlo? Ma che senso aveva dopotutto? Cosa le
importava?
- Andare
lì e dirle: «Sai, Bella, ho baciato Tanya, ma siccome ti amo ancora mi
sento
una vera merda» Sì, così mi sarebbe scoppiata a ridere in faccia, o
sarebbe
scappata via a gambe levate dalla mia faccia tosta.
- Raggiunsi
la piccola pasticceria dova lavorava Bella fin troppo presto, non ero
ancora
pronto per avere una conversazione con lei..
- La
osservai per un po’, da dietro il vetro. Non credevo mi avesse notato,
era presa
a sistemare le paste, e ogni tanto si fermava con occhi vacui a fissare
il
vuoto. Era triste. Avevo voglia di raggiungerla in una falcata, e di
stringerla
tra le mie braccia, consolarla, dirle che era tutto per me.
- Era
così
aggraziata, nei movimenti: più che vampiro, sembrava una fata.
L’immortalità
l’aveva resa ancor più affascinante, se non irresistibile. In un certo
senso,
non avrei potuto biasimare Cedric. Ma quel vampiro era ancor più
pressante e
perverso di Mike Newton, ancor più viscido di Aro in persona.
Era..semplicemente un flagello.
- Bella
si
allontanò dal bancone, e in quel momento presi un bel respiro.
- Stavo
per compiere il primo passo per riavvicinarmi davvero a lei, nonostante
i
grandi casini che avevo fatto solo il giorno prima. Dovevo solo..aver
fiducia,
o perlomeno, cercare di riconquistare quella di Bella.
- .
- Pov
Bella.
-
- «Oh
mio
Dio..» sorrisi del sospiro ammirato di Debbie. Probabilmente aveva
visto
l’ennesimo bel ragazzo. Nonostante ora stesse con Seth, non la finiva
mai di
fare apprezzamenti sugli altri uomini – però aveva confessato di
trovare il suo
ragazzo il più bello di tutti.
- Andai
al
bancone, distrattamente, ero troppo presa dai miei pensieri su Edward,
per
poter notare un qualsiasi cosa. Anche se ci fosse stato un terremoto,
non
l’avrei nemmeno sentito, e nemmeno l’intera armata dei Volturi mi
avrebbe
distolta dall’immagine di quel vampiro meraviglioso.
- L’altra
sera l’avevo sfiorato, e quel contatto..aveva provocato una scottatura
sulla
mia pelle gelida, e marchiato a fuoco i miei ricordi. Quella sensazione
di calore,
di dolcezza contro la mia pelle...le sue mani non erano più fredde come
un
tempo, era stato sorprendente non ritrovare il gelo delle sue dita, ma
un
piacevole torpore e una morbidezza destabilizzante. Quel nuovo primo
contatto
continuava a ronzarmi in testa.
- Debbie
si
schiarì la gola, e io portai distrattamente lo sguardo su di lei: mi
guardò
eloquentemente, facendo un segno –che avrebbe dovuto essere discreto-
verso il
ragazzo adocchiato. Alzai gli occhi al cielo, e gli concessi uno
sguardo.
Spalancai la bocca, e sbattei le palpebre velocemente come per
rendermene
davvero conto. Non ero sicura di vedere bene, probabilmente avevo di
nuovo le
visioni.
- Non
era
possibile che Edward, proprio lui, fosse venuto qui. Perché poi?
- «Salve»
sorrise, e mi preparai a sentire le gambe molli. Poi mi ricordai che
non ero
più umana. Nonostante i mesi, ora che avevo ritrovato Edward, mi
sembrava di
essere tornata la vecchia Bella, fragile e impressionabile.
- «Salve!»
rispose immediatamente Debbie, cordiale.
- «Che
ci
fai qui?» incalzai invece io. Lui avrebbe dovuto essere con i bambini,
no?
- «Esme
è
a far la spesa..» capii che era a caccia, «e io non sono molto bravo a
cucinare. Sono venuto per comprare la colazione ai bambini.» Debbie mi
guardava
molto male, per la mia freddezza con il cliente più bello che avesse
mai visto.
Se avesse capito chi era, non sarebbe stata così gentile.
- «Giusto..»
concessi, imbarazzata. Avevo fatto una figura inutile. Presi dei
cornetti al
cioccolato, i piccoli ne andavano matti, e li misi in un sacchetto, che
consegnai a Edward. «Ecco..»
- Lui
sorrise, prendendolo. «Grazie.»
- Pensavo
che se ne sarebbe andato, invece indugiò ancora. «E’ bello questo
posto.»
commentò, guardandosi in torno, ostentando tranquillità. Eppure, ero
sicura che
stesse indugiando, non era qui solo per la colazione di Nessie ed Ej.
- «Già.-
dissi- Mh..Edward, lei è la mia collega Deborah. Debbie, Edward.» Gli
occhi
della mia amica si spalancarono all’inverosimile, allucinati e stupiti.
Lei
sembrò andare in apnea, non respirava più per la sorpresa, mentre notai
con la
coda dell’occhio Edward fare una smorfia. Probabilmente non stava
leggendo
nulla di bello, nei pensieri di Debbie.
- «Okay..Piacere
di averti conosciuta, ora io andrei..» disse lui, gesticolando come non
l’avevo
mai visto fare. Aveva un’aria corrucciata, quasi dolorante. Era la
prima volta
che lo vedevo così umano. «Scusa se ho disturbato..Arrivederci» si
girò, le
sopracciglia aggrottate, e fece qualche passo verso la porta. Quello
che
successe poi, mi lascio praticamente pietrificata. Edward rimase fermo
qualche
istante, poi lo vidi ciondolare verso un tavolino, come se avesse dei
capogiri
e non riuscisse a reggersi. Emise un rantolo, mentre le gambe gli
cedevano e si
lasciava cadere su ripiano. Non ci misi più di un istante, prima di
raggiungerlo alla mia velocità per sorreggerlo. Lo afferrai per le
spalle,
mentre lasciava andare la testa all’indietro, rantolando l’ennesima
volta.
«Edward!» Lo chiamai, scuotendolo leggermente, mentre mi abbassavo
verso il
pavimento, poggiandomi sulle ginocchia. «che ti prende?!»
- Ero
in
panico, non sapevo che fare, come farlo star meglio.
- «Ah!»
Edward si piegò in avanti, spalancando gli occhi, portando le mani allo
stomaco. «Edward‼» Sentivo gli occhi pizzicare, mi veniva da piangere a
vederlo
in quello stato. Che cosa aveva?
- Gli
passai una mano tra i capelli, era l’unica cosa che mi sentivo di fare
per
cercare di tranquillizzare me stessa e lui. Ma mi bloccai terrorizzata
quando
la sua testa con un colpo secco venne mandata indietro come se gli
avessero
dato un pugno nel mento.
- E fu
in
quel momento che sentii un movimento sospetto, troppo veloce per un
essere
umano, e sentii la mia rabbia crescere con l’idea che fosse un vampiro
a fargli
del male e il desiderio di proteggerlo ad ogni costo.
- E
come
se qualcuno avesse ascoltato il mio pensiero, Edward sembrò rinsavirsi
con un
respiro profondo e rilassando i muscoli, e un secondo movimento mi fece
intuire
che chiunque fosse a fargli del male, se n’era andato.
- Voltai
lo sguardo su di Edward, che teneva ancora gli occhi chiusi e
riprendeva fiato.
Lanciai una fugace occhiata a Debbie: era ancora lì, totalmente
paralizzata
dalla paura. Ma in quel momento, era la persona che mi preoccupava di
meno.
Tornai con gli occhi su Edward, mentre realizzavo che lo tenevo ancora
stretto
a me, e lui era di nuovo lucido. Per quanto potesse essere fonte
d’imbarazzo,
non riuscivo a dire niente né a far qualcosa che lo facesse allontanare
da me.
Lui era lì, a stretto contatto con me, potevo sentire il suo profumo,
il suo
respiro e ammirare la sua eterea bellezza. E lui non aiutava, non
muoveva un
muscolo, perciò non faceva scattare quella necessità dettata
dall’imbarazzo e
dal disagio che mi suggeriva di stargli ben distante. Edward era ancora
tra le
mie braccia, e mi sentivo in paradiso.
- Aprì
gli
occhi, quei fantastici occhi dorati che sin dall’inizio mi avevano
incantata.
Ma in quel momento, sentii ancor meno il bisogno di stargli distante.
Ci
guardavamo negli occhi, a pochi centimetri l’uno dall’altra, e nemmeno
lui
sembrava voler muoversi da lì. Avevo a malapena la forza di pensare che
nonostante tutto, non avrei mai smesso di amarlo, perché era l’unico
che avrei
mai voluto. E tutte le cose che erano successe, a partire
dall’abbandono,
avevano solo incrementato quel sentimento che ogni istante cresceva.
- «Mamma,
papà‼» Nessie, Ej e Alice entrarono dalla porta del locale,e i nostri
figli si
buttarono addosso a noi. Nessie prese le guance di Edward, che, anche
se
provato, cercava di accennare un sorriso. «Stai bene, papy?» chiese
Renesmee, il
suo sguardo allarmato. Ej fece il controllo completo, alzando e
abbassando le
braccia e facendole ruotare per vedere se fosse ferito.
- «Ehi,
piccolo, sono tutto intero. Sto benone!» disse, e in quel momento si
mosse per
alzarsi. «Davvero.» confermò, all’ennesima domanda di Nessie ed Ej.
- «Bella..»
appena mi chiamò, sussultai impercettibilmente. Suonava così bene il
mio nome,
uscito dalle sue labbra..«Possiamo parlare?» In quel momento, entrai
nel panico
totale. Voleva parlarmi, ma cosa intendeva dirmi? Avevo tante domande,
supposizioni, dubbi...ma Alice s’intromise. «No, Edward, non è il
momento.
Dobbiamo parlare di una cosa ben più grave!»
- Edward
la guardò male, poi l’espressione si distese: «Che cosa, di grazia?»
- «Questo
non è il posto ideale per parlarne.» convenne Alice, avvicinandosi a
Debbie,
che era ancora immobile. «Ehi, tutto okay?»
- Deborah
annuì lentamente, i suoi occhi però erano ancora sbarrati. «Sì...sì,
più o
meno.»
- «Che
ne
dite di chiudere il locale, per oggi? Non è stata una giornata facile..»
- «S-sì
ma..» balbettò, incerta.
- «Alice,
portala da Seth e Jake, con loro è al sicuro.» consigliai, mentre mi
rialzavo e
prendevo in braccio Nessie. Stranamente, la piccola non aveva ancora
fatto
commenti sulla vicinanza tra me e il padre, probabilmente perché non
voleva
fargli sentire i miei pensieri. Quanto avrei voluto chiedere a Nessie
di
leggere i pensieri di Edward e poi farli sentire a me...
- «Potrei
anche farlo..» pensò Nessie, «Papà mi sente a momenti.» poi assunse
un’aria
pensierosa. «Ma tra moglie e marito non si mette dito! Lo dice zia
Alice!» Non
feci in tempo a fissare male quella che sentivo una sorella, perché se
la stava
già squagliando con Debbie. Pestifera di una veggente! «Forza...»
sospirai,
poi, «Andiamo a casa..»
- *
- Tutti
i
membri della famiglia Cullen e Denali, erano attorno all’inutilizzato
tavolo
della cucina. Mancavano solo Tanya, Cedric-che da un po’ non si faceva
vedere-
e Alice, che ci avrebbe raggiunti a momenti. Appena rivolsi un pensiero
a lei e
Debbie, la porta si aprì e comparve seduta sulla sua sedia, accanto a
me e a
Jasper. «Eccomi qua, si può cominciare.»
- «Cos’è
successo, di tanto grave, per chiamarci così allarmati?» chiese Esme,
che già
era il ritratto del panico.
- «C’è
un
vampiro in circolazione che mette a rischio la sanità Edward.» spiegò
concisa
Alice, seria.«Un vampiro capace di non farsi vedere nemmeno da uno di
noi, e la
cui mente è preclusa a Edward.» I visi dei vampiri si fecero cupi.
- «Praticamente
imprendibile.» convenne Carlisle, che non riuscì più a star seduto,
cominciando
a passeggiare lungo il tavolo, le sopracciglia aggrottate.
- «Direi
che dovrà sempre esserci qualcuno con i piccoli..» suggerì Carmen, che
diede
voce ai pensieri miei, e certamente di tutte le persone presenti.
- «E’
la
prima cosa da fare» fece Rose.
- «Devo
trovare un modo per proteggerli...» disse Edward; era profondamente
abbattuto,
probabilmente si chiedeva come avrebbe potuto tenerli al sicuro, se lui
per
primo era così vulnerabile. «Non mi farò trovare impreparato..»
- «Edward,
non puoi percepirlo, non c’è modo» ribattè Jasper, non per sminuirlo,
ma
semplicemente pensava con razionalità ed obbiettività.
- «Sì,
ma
sono i miei bambini.. Non posso lasciarli così..a rischio..con un
vampiro tanto
pericoloso.» fece, fissando i ghirigori del legno del tavolo.
- «Troveremo
il modo» lo appoggiai io; quando alzò gli occhi, evitai accuratamente
di
incrociare il suo sguardo. Ci furono altri scambi di battute tra i
membri della
famiglia, ma io stavo già pensando ad un modo, e le ignorai.
- «I
licantropi..» pensai ad alta voce, «Sapendo che girano intorno ai
bambini, non
si avvicinerà.» Tutta la famiglia mi guardava perplessa.
- «I
cani
dovrebbero darci una mano?» sibilò Rose. Emmett cercò di placarla, ma
lei
continuò imperterrita, «Sono più pericolosi di un vampiro!»
- «Sono
l’unica chance che abbiamo.» ribattei, «E poi Jake non farebbe mai male
a Ej,
tantomeno a Nessie.. non potrebbe nemmeno con tutta la sua forza di
volontà,
gli basterebbe guardarla per ammansirsi.» poi mi morsi il labbro
inferiore.
Avrei dovuto dire a Edward del piccolo dettaglio dell’Imprinting, prima
che lo
scoprisse in modo ambiguo. Già la situazione era catastrofica di per
sé..non
volevo peggiorasse.
- «Oh,
andiamo Bella, non dirai sul serio!» rispose ancora la bionda.
- «Bella
ha ragione..» la interruppe Esme, «Jacob e Seth sono dei bravi
ragazzi..e
soprattutto possono proteggere i piccoli, e non gli faranno del male.»
- «I
licantropi..» borbottò Emmett, incerto. «Uffa, mai uno scontro aperto.»
- «Non
potresti nemmeno averlo, lo scontro aperto, testa di rapa..!» lo
apostrofò
Alice, «E’ invisibile!»
- «Suvvia,
ragazzi..» li riprese bonariamente Carlisle, «Eleazar, tu che ne
pensi?»
- «Che
l’idea di Bella sia la migliore, noi più di tanto non possiamo fare..»
- «Ma
se
tornerà, Alice potrebbe vedere le sue mosse, ora che ne sa l’esistenza»
pronunciò Kate, quasi come una domanda. Probabilmente non era sicura
della sua
deduzione.
- «Può
darsi..» borbottò Carlisle, «Alice?»
- «Vedrò
cosa riesco a fare.» rispose lei, scrollando le spalle. «Oggi la
visione è
arrivata tardi, magari anche perché avevo attorno i piccoli..loro mi
danno
qualche problema, è come se intasassero la “rete”. Ora che so che devo
controllare, ho più possibilità di avere un margine maggiore di tempo
per
avvisare..» Annuimmo.
- «A
proposito, Alice, come sta Debbie?» incalzai, preoccupata per la mia
amica.
- La
folletta ridacchiò: «Poverina, è ancora sotto shock. E’ già stata una
batosta
la consapevolezza di essere accerchiata da mutaforma e vampiri, ma
questo è stato
la goccia che ha fatto traboccare il vaso...era più pallida di noi,
faceva
quasi ridere la differenza tra lei e Seth..» sorrise quasi in modo
dolce; ed
era una gran cosa, sapendo che si parlava di un licantropo. «Beh,
almeno lei è
normale..» rise Alice; la sua risata era meglio di un coro di tanti
campanellini. «Che intendi?» incalzò Emmett, e la cosa mi
tranquillizzò, non
ero l’unica che non aveva capito ciò che insinuava.
- «Beh,
Bella
come minimo avrebbe dovuto reagire così, quando l’ha scoperto..» disse,
con un’aria
tra il saccente e il dolce.
- «Lo
sapevate già che il mio cervello non andava alla grande..» ribattei,
con un
occhiolino alla folletta. «Beh, non che adesso vada bene!» mi prese in
giro Emmett,
che –al contrario di Alice- ricevette una vera e propria occhiataccia.
- «Taci,
orso..» borbottai, «Non sei riuscito nemmeno a battermi a braccio di
ferro..»
- Prima
che Emmett potesse ribattere, Edward si alzò in piedi e picchiò il
pugno sul
tavolo, facendomi sussultare. «Non è il momento di scherzare, è una
questione seria.»
- «Lo
sappiamo Edward» ribattei, ricomponendomi. Sentii una calma non mia
diffondersi
dentro al mio cuore, che scacciò il nervosismo. Ringraziai Jasper con
uno
sguardo riconoscente, e tornai con l’attenzione su Edward. «Qualche
altra idea?»
- La
discussione durò un po’ di tempo, ma dopotutto, le nostre erano solo
supposizioni. Non potevamo più di tanto essere sicuri delle nostre
tesi, e dei
nostri piani per proteggerci. Di sicuro, il punto fermo era l’idea dei
licantropo.
Jacob –e tantomeno Seth- non si sarebbe rifiutato di aiutarci, solo il
pensiero
che Nessie fosse in pericolo l’avrebbe fatto uscire di testa, come
poche
settimane fa.
- I
bambini erano a casa di Jake, insieme a Debbie, mentre Carlisle mi
aveva appena
chiesto di rimanere a casa loro per sicurezza. In un certo senso, mi
ricordava
i momenti da umana..piccoli flesh back, di quando io e Edward stavamo
ancora
insieme, ed io mi perdevo ad ammirare la grande casa Cullen, e le sue
meraviglie storiche.
- «Ehi..»
Alice
mi si affiancò, poggiandosi a sua volta contro la ringhiera della
terrazza.
Tutta la famiglia era indaffarata con le loro faccende; Esme e Carmen
parlavano
di Arte, Rose si era appartata con Emmett, Jasper parlava
tranquillamente con Kate
e Irina, e Carlisle e Eleazar sembravano presi da una conversazione sui
vecchi
tempi-nel loro caso, davvero, davvero vecchi.
Mentre Edward si era volatilizzato; ed io, che mi sentivo un po’
estranea a
questa smania di fare, ero uscita sul balcone a prendere una boccata
d’aria. Ed
era stato colpo di fulmine con quelle stelle meravigliose che
splendevano nel
cielo scuro. «Che atmosfera..» commentò, e mi voltai a guardarla.
Accennò un
sorriso malinconico, e sospirò. Sembrava indecisa se parlare o meno, ma
alla
fine rimase in silenzio, guardando il cielo. Tornai anch’io con naso
all’insù;
se avesse voluto parlarmi, l’avrebbe fatto. Alice era sempre stata una
ragazza
senza peli sulla lingua, sincera fino all’osso.
- «Mi
dispiace, Bella..» Mi voltai di nuovo a guardarla, ma stavolta confusa.
«Avrei
dovuto evitare che Edward mettesse in pratica il suo piano, che ti
lasciasse..ti giuro, io volevo almeno salutarti..» farfugliò. Fissava
le sue
mani, che stringevano forte il ferro battuto della ringhiera. «Alice,
non..»
- «Sì,
è
colpa mia Bella. Sono una pessima amica..non..non mi sorprende che
Debbie abbia
preso il mio.. ‘titolo’.» Alice..Alice pensava che non fosse più la mia
migliore amica..? «Cioè..non ti biasimo, è una ragazza fantastica..ti è
stata vicina
quando ce ne siamo andati..» l’oro dei
suoi occhi era liquido, intenso. Sembravano pieni di lacrime. «Mentre
io non
sono stata capace di aiutarti, di sostenerti quando avevi bisogno di
qualcuno..Sono imperdonabile.. ma ti
chiedo scusa lo stesso.»
- «Sì,
è
vero Alice..Debbie è fantastica, e mi è stata vicino. Ma in tutto
questo tempo,
non è cambiato nulla.» Alice si accigliò, «Sei ancora la mia migliore
amica, e,
per la cronaca, non ho mai pensato fosse colpa tua..» Non finii di
parlare, che
Alice mi abbracciò stretta. La strinsi forte, mi era mancata da morire.
Da
quando c’eravamo rincontrate non avevamo ancora affrontato certi
discorsi, ed
ero felice che avessimo chiarito. Alice prese a singhiozzare, e io le
fregai la
schiena per consolarla, cercando di non seguirla a ruota.
- «Mi sei
mancata talmente tanto, Alice..»