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Autore: _Trixie_    31/05/2011    4 recensioni
"Il barista del Paiolo Magico servì l’ennesimo bicchiere di Whisky Incendiario al giovane avventore: capelli scuri, occhi grigi, volto pallido e attraente. Anche se non lo avesse conosciuto, avrebbe scommesso la bacchetta riguardo l’identità del ragazzo. Quello era un Black, Sirius Black per la precisione, l’ex-erede della casata. [...] La mente curiosa -e impicciona- di Tom aveva messo in moto gli ingranaggi non ben oliati, cercando di raccapezzarsi sui motivi che avrebbero potuto spingere il rampollo della nobile e antichissima casata dei Black a trascorrere il resto dell’estate lontano dalla famiglia e dal clima di sfarzo, ricchezza e suntuosità cui era stato abituato fin da bambino. La risposta si era presentata il mattino seguente."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Addio ragazza


Miser Catulle, desinas ineptire,
et quod vides perisse perditum ducas.
Fulsere quondam candidi tibi soles,
cum ventitabas quo puella ducebat
amata nobis quantum amabitur nulla.
Ibi illa multa tum iocosa fiebant,
quae tu volebas nec puella nolebat.
Fulsere vere candidi tibi soles.
Nunc iam illa non vult;
 tu quoque, inpotens, noli,
nec quae fugit sectare, nec miser vive,
seb obstinata mente perfer, obdura.
Vale, puella. Iam Catullus obdurat,
nec te requiret nec rogabit invitam;
at tu dolebis, cum rogaberis nulla.
Scelesta, vae te ! Quae tibi manet vita !
Quis nunc te adibit? Cui videberis bella?
Quem nunc amabis? Cuius esse diceris?
Quem basiabis? Cui labella mordebis?
At tu, Catulle, destinatus obdura.

Sventurato Catullo, smettila con questa follia,
e ciò che vedi essere morto, ritienilo morto.
Un tempo giorni splendidi hanno brillato per te,
quando te ne andavi dove la ragazza ti conduceva,
amata da me quanto mai nessuna sarà amata.
Li accadevano quelle molte cose piacevoli,
che tu desideravi, né ella rifiutava.
Hanno brillato per te giorni davvero splendidi.
Ora lei non vuole più; dunque anche tu, che pure
non sai frenarti, non voler più.
Non inseguire colei che fugge, non vivere infelice,
ma, con mente ostinata, resisti, sii forte.
Addio ragazza. Catullo ormai è forte,
e non ti cercherà. ne ti chiederà, se non vuoi;
Ma tu starai male, quando non sarai più cercata.
Sventurata, guai a te! Quale vita ti rimane!
Chi verrà da te, ora? A chi apparirai bella?
Chi amerai, ora? Di chi si dirà che sei?
Chi bacerai? A chi morderai le labbra?
Ma tu, Catullo, ostinato, sii forte.

 
(Catullo ,VIII)




-Un altro, Tom!-
Il barista del Paiolo Magico servì l’ennesimo bicchiere di Whisky Incendiario al giovane avventore: capelli scuri, occhi grigi, volto pallido e attraente. Anche se non lo avesse conosciuto, avrebbe scommesso la bacchetta riguardo l’identità del ragazzo. Quello era un Black, Sirius Black per la precisione, l’ex-erede della casata.
Il liquido ambrato scomparve rapidamente nella gola di Sirius e il bicchiere nuovamente vuoto cozzò contro il bancone di legno scheggiato con un sonoro tonk, inghiottito dal brulicare degli altri clienti.
Il locale era sempre gremito di maghi e streghe, a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma pochi si fermavano a bere qualcosa in più di un veloce succo di zucca, la maggior parte dei passanti era diretta a Diagon Alley e non aveva certo tempo da perdere.
Tom aveva pensato la stessa cosa di Sirius Black, vedendolo entrare la sera prima dalla cigolante porta di legno. Ma il giovane aveva chiesto una camera e aveva pagato per i due mesi successivi, tanto lo separava dal ritorno ad Hogwarts, Scuola di Magia e Stregoneria. La mente curiosa -e impicciona- di Tom aveva messo in moto gli ingranaggi non ben oliati, cercando di raccapezzarsi sui motivi che avrebbero potuto spingere il rampollo della nobile e antichissima casata dei Black a trascorrere il resto dell’estate lontano dalla famiglia e dal clima di sfarzo, ricchezza e suntuosità cui era stato abituato fin da bambino.
La soluzione si era presentata la mattina seguente con il gufo incaricato di consegnare la Gazzetta del Profeta, il quotidiano più letto nel mondo dei Maghi. In prima pagina spiccava un titolo a caratteri cubitali: “Sirius Black, pecora nera della nobile casata”. Seguiva poi un lungo e denigrante articolo che dipingeva Sirius come il più incallito tra i criminali, ma che non risparmiava certo i Black, firmato Rita Skeeter e affiancato da un’austera foto degli ultimi discendenti della casata.
Tom, avido di informazioni, ronzava in continuazione intorno al giovane e sperava che quella sera il Whisky l’avrebbe fatto cantare. Con somma soddisfazione del barista, Sirius chiese, alzando il bicchiere, dell’altra acquavite. Tom ubbidì prontamente, ma non appena stappò la bottiglia dal liquido ambrato, la porta cigolò stridendo sui suoi cardini e un innaturale silenzio calò nel locale. Gli avventori fissarono sorpresi la nuova arrivata e Tom la riconobbe immediatamente con un sussulto: la chioma di morbidi ricci neri e quel portamento fiero da combattente, d’altronde, erano  inconfondibili. La giovane puntò decisa verso il bancone, l’aria divenne attorno a lei si fece frizzante, i suoi occhi neri, dalla sguardo truce e diabolico, con la bocca leggermente dischiusa dal ribrezzo non facevano altro che accentuare quella sua rara bellezza, intrigante quanto distorto da una sua particolare follia.
Sirius rimase immobile con il bicchiere a mezz’aria, guardando la ragazza avvicinarsi, incapace di dire alcunché o di reagire. Ma Bellatrix non ha mai avuto bisogno di un confundus per disorientare le persone.
-Ciao, Traditore- sputò Bella, fermandosi di fronte a Sirius.
Quella voce così familiare e dolorosa riscosse Sirius dall’apatia. Il ragazzo abbassò lentamente il braccio, il bicchiere toccò il legno con un tonk che questa volta echeggiò nel silenzio del locale gremito.
-Ciao, cugina- rispose Sirius con una smorfia, guardingo, attento ai movimenti della meravigliosa belva che si trovava di fronte.
-Cosa avete da guardare, luridi ciucciafeccia?- sibilò Bella all’auditorio, che all’istante si animò di conversazioni riguardo il tempo e il nuovo singolo delle Sorelle Stravagarie.
L’espressione di disgusto che si era dipinta sul volto dei cugini era la stessa ma rivolta a soggetti diametralmente opposti.
-Modera i termini! Un linguaggio del genere non si addice ad una signorina che può vantare i tuoi natali- la stuzzicò Sirius.
-Non venire a fare prediche a me, tu che hai gettato il ridicolo sull’onore della famiglia-
Il gelo delle parole di Bella ricordò a Sirius la descrizione letta in un libro scolastico “quando si avvicinano a una persona, i Dissennatori ne strappano ogni pensiero felice, cibandosene e svuotando gli umani (Maghi o Babbani) intorno a loro di ogni pensiero gioioso, portandole alla pazzia attraverso la disperazione…”
Il giovane sperò di non dover mai avere a che fare con quel genere di creature, di cui Bella in quel momento sembrava incarnarne l’essenza in modo perfetto.
Ma cosa in Bella non era perfetto?
-Cosa sei venuta a fare?- domandò allora Sirius, irritato dall’atteggiamento della cugina.
Non avrebbe mai voluto ammetterlo, ma la sola presenza di Bella lo confortava. Non aveva pensato ad altri che a lei, da quando aveva lasciato i Black la sera precedente e non riusciva ad accettare l’idea di non averla più accanto, appassionata e infervorata con l’ingenuità di una bambina. Anche se, d' infantile, Bella non aveva conservato altro che la testardaggine.
-Non credo sia il caso di parlarne qui- sentenziò lei lapidaria.
-E dove suggeriresti di parlare, di grazia?- replicò Sirius saccente.
-Vedo che hai rifiutato i Black, ma non il loro orgoglio o la loro arroganza. Il sangue si porta per tutto dove si va*-
-Le tue stilettate non mi sfiorano nemmeno, Bella. Puoi andartene- decretò Sirius, tutt’altro che illeso dal commento sagace della cugina.
Era combattuto. Una parte di lui, quella razionale, desiderava solo che Bellatrix sfumasse davanti ai suoi occhi così come era comparsa: altera, glaciale e detestabile. D’altro canto, sperava che quel gioco appena intrapreso non avesse mai fine. Sapeva bene che si sarebbe tagliato con le parole di Bella, che stava correndo un grave rischio. Ma lui amava il pericolo.
-Sono venuta qui per parlarti. E voglio farlo in posto tranquillo- insistette lei, assumendo quel cipiglio corrucciato che da bambina suo padre trovava irresistibile.
Sirius s’impose di eliminare dalla memoria il ricordo della loro infanzia, trascorsa tra giochi e risate spensierate, in attesa di un futuro già tracciato e privo di sorprese.
L’immagine di Bella bambina si sostituiva alla giovane che gli stava davanti e lo guardava con disprezzo, facendolo tentennare ed esitare, seccandogli la gola e provocandogli violenti capogiri, probabilmente dovuti più all’alcool che alla cugina. O forse l’effetto era lo stesso.
Doveva annientare ogni momento felice trascorso con Bella, ogni sorriso, carezza o bacio, dimenticare il suo profumo e la morbidezza della sua pelle, perché tutto ciò era morto e, in quanto tale, non sarebbe tornato mai più.
Ma poteva ascoltare ciò cha aveva da dire Bella, forse aveva deciso di seguire il suo esempio. Era da pazzi credere in un miracolo del genere e lui avrebbe dovuto smetterla con la follia, però poteva concedersi un ultimo colpo di testa.
-Metti pure i Whisky sul mio conto- disse sgarbatamente Sirius al barista.
-Si, signore. Volete che vi accompagni alla vostra camera, è buio e… - si offrì untuoso Tom.
-No. Non voglio essere disturbato per nessun motivo- lo interruppe il ragazzo, accompagnando le parole con un’occhiata truce.
Bellatrix represse a stento un sorriso soddisfatto all’atteggiamento despota del cugino e si limitò a seguirlo attraverso i tavoli e le sedie fino a una scricchiolante scale, stando ben attenta a non toccare in alcun modo quella feccia.
Sirius la condusse attraverso uno stretto corridoio, dal percorso tutt’altro lineare, fiancheggiato da pareti sudice e ingombre di ragnatele. Il ragazzo aprì la porta della camera numero sette e cedette il passo alla cugina con sguardo di sfida.
Una volta all’interno, lei non attese l’invito di Sirius per accomodarsi e si lasciò cadere scompostamente sul morbido letto.
-Per tutti i folletti, Signorina Black! I vostri modi quest’oggi sono inammissibili!- criticò Sirius, al quale, come a tutti i Black, era stato impartito fin dalla tenera età che la buccia è più importante del nocciolo.
-Per le mutande di Merlino, Sirius! Smettila con questa storia. Lo sai benissimo che non m’importa nulla di queste cose- rispose lei seccata.
-Allora sputa l’avvicino, Bella. Perché sei qui?- volle sapere il cugino, prendendo una sedia e sistemandosi di fronte a lei.
-Chiedi scusa alla tua famiglia, torna da noi-
-No-
-Sirius, questa sceneggiata è durata fin troppo. Pentiti e chiedi scusa. I Black ti accoglieranno di nuovo, non sono dei mostri- tentò nuovamente Bella.
-Peggio. Senti, io ho fatto la mia scelta, tu e tutti gli altri la vostra. Non capisco perché ti abbiano mandato qui, a convincermi a tornare- commentò Sirius.
-Non mi ha mandato nessuno. Sono venuta di nascosto- confessò Bella a mezza voce, dettaglio che face comprendere al cugino quanto le fosse costato rivelarglielo in termini di orgoglio e sincerità.
-Tu? Tu vuoi riportarmi indietro?- latrò Sirius, incredulo e tracotante.
-Crepa, lurido traditore!- gli augurò Bella, alzandosi in piedi di scatto, incapace di sopportare il cugino -rinnegato- farsi beffe di lei.
A passi veloci si diresse verso la porta, lottando contro il desiderio di estrarre la bacchetta e puntargliela al naso. Ma non aveva ancora 17 anni e non le era permesso compiere magie al di fuori della scuola. Stupide regole!
-No, Bella! Aspetta- Sirius l’afferrò per un braccio prima che la ragazza potesse appoggiare la mano sulla maniglia. Il giovane costrinse la cugina a voltarsi e a guardarlo negli occhi, dove Sirius vide il cadavere degli splendidi giorni che brillarono per loro, soltanto per loro.

-Bella, aspetta!- gridò il piccolo Sirius Black, arrancando sull’erto pendio di una verde collina, sotto il solo cocente.  
-Non riesci a starmi dietro, vero?- urlò Bellatrix di rimando, che lo attendeva orgogliosa in cima al rilievo, all’ombra di una quercia secolare.
-Nessun essere umano riuscirebbe mai a starti dietro!- dichiarò lui, rassegnato, quando la raggiunse piegato in due dalla fatica e con il fiato corto.
Lei estrasse dalla tasca del bel vestito di raso e pizzi viola un fazzoletto bianco, con le iniziali “B.B.” ricamate con un filo d’oro.
-Asciugati, non stai bene tutto sudato- disse, porgendolo al cugino.
-Grazie. E ora che facciamo?- domandò Sirius, che si era fatto trascinare dalla bambina in quell’avventura, senza la minima idea dello scopo di Bella.
-E adesso ci sediamo e aspettiamo la notte- stabilì lei vivacemente, sedendosi sull’erba secca.
-Si arrabbieranno molto, quando torneremo. Sai bene che vogliono vederci in casa per l’ora di cena- le ricordò il cugino, sdraiandosi esausto accanto alla bambina.
-Già, ma potremo sempre dire che ci siamo persi- concordò Bella.
-Perché vuoi aspettare la notte?- domandò Sirius dopo qualche minuto di silenzio.
-Voglio vedere le stelle. Voglio vedere le nostre stelle brillare, Sirius- gli rispose Bella con un sorriso.

-Ti ricordi di questo posto, Sirius?- domandò Bellatrix, appoggiata alla quercia secolare, teatro di molti giochi e scorribande.
-Ne abbiamo combinate molte qua, da bambini- riprese poi Bella con un sospiro e Sirius annuì sorridendo.
Non erano più bambini, ma giovani rampolli purosangue: distinti e impeccabili nei loro abiti da cerimonia.
Erano appena fuggiti da una delle noiose, sfavillanti, feste da ballo organizzate nella tenuta estiva dei Black. Nessuno dei due amava particolarmente eventi del genere e appena ne avevano l’occasione sgattaiolavano via, qualsiasi altro posto era preferibile a quello sfoggio di stupefacenti bucce che racchiudevano noccioli decisamente marci.
-Hai visto come ti guardava quel Lestrange?- indagò poi Sirius, avvicinandosi alla cugina, con le mani in tasca e lo sguardo rivolto alla luna.
-C’erano anche i Lestrange alla festa?- domandò Bella sinceramente stupida.
-Direi che non l’hai notato. Sembrava ti stesse spogliando con gli occhi- le rivelò lui con malcelata gelosia.
-Perché ti da fastidio? Lo stavi facendo anche tu…- replicò lei maliziosa, conscia del legale particolare che legava lei e il cugino: dominati l’uno dall’altra con una doppia catena di complicità, fedeltà e bisogno reciproco.
-Si, ma io posso- asserì lui indignato.
-Ah, davvero? E perché mai tu sì e lui no?- lo stuzzicò Bella maliziosa, avvicinandosi a Sirius.
Lui si voltò e la vide rabbrividire dal freddo. Solo allora si rese conto che il leggero vestito verde non poteva proteggerla poi molto dalla brezza fredda che soffiava imperterrita.
Si tolse la giacca e l’adagiò sulle spalle della cugina, che la fece cadere a terra con un languido movimento della mano.
-Conosco un modo migliore per scaldare entrambi- sussurrò Bellatrix avvicinandosi a Sirius e sciogliendo il nodo della cravatta, sotto le loro stelle.  

 
-Non andartene- supplicò Sirius, senza lasciare il polso di Bella.
-Ritorna da me- ribadì la ragazza.
-Non posso, lo sai che non posso- le disse lui, facendo un passo indietro e portando Bella con sé.
-Potrei dirti la stessa cosa- gli fece notare Bella, sedendosi accanto a Sirius sul letto.
-Ho bisogno di te!-
-Potrei dirti anche questo-
-Tu non diresti mai nulla di tutto questo. Troppo orgoglio-
-Si, ma potrei farlo- concesse Bella.
-Io ti voglio accanto a me, lascia i Black, lascia quel mondo ed entra nel mio. Sappiamo entrambi che posso renderti felice- tentò di nuovo Sirius.
-Potevi, Sirius, ora non puoi più. Potevi rendermi felice fino a ieri, quando non eri ancora fuggito, quando credevo che per te importasse più il nostro rapporto che le discrepanze con i Black-
-Perché non vuoi capire che quello che ci hanno insegnato è sbagliato? Che il sangue puro non è importante come dicono?-
-Sbagliato? Sei sicuro che sia più sbagliato rimanere fedeli alla propria famiglia che tradirla?- domandò Bella sarcastica.
Sirius si limitò a guardarla negli occhi, supplicandola, implorandola silenziosamente.
-Devo andare, Sirius- dichiarò Bellatrix alzandosi per sottrarsi allo sguardo del cugino.
-E’ un addio il tuo?- mormorò Sirius, temendo la risposta.
-Addio, Sirius- confermò lei, chinandosi per dargli un tenero bacio sui capelli e sentire per l’ultima volta il profumo del cugino che d’ora in avanti sarebbe diventata la puzza del tradimento.
Rimasero così per qualche attimo, poi Bella uscì di corsa dalla stanza e ripercorse il sudicio corridoio.
Sirius guardò la figura della cugina scomparire lentamente mentre Bella scendeva le scale, ora con passo misurato come si conviene ad una rispettabile ragazza Purosangue.
-Addio, Bellatrix- sussurrò quando anche l’ultimo riccio nero scomparve alla sua vista.
 Sdraiandosi sul letto, combatté contro il desiderio impellente di inseguirla, di costringerla, anche con la forza, a rimanere con lui.
Ma capii che Bella non era una donna che si potesse sottomettere.
Nessun essere umano riuscirebbe mai a starti dietro!
Non sarebbe mai più stata sua e, forse, non lo era nemmeno mai stata.
Si addormentò dopo ore, o forse minuti, o magari istanti. Il suo sonno fu costellato da incubi, invaso dal sorriso di Bella, dai suoi occhi innocenti o maliziosi, dal suo viso candido o arrossato.  
Chi verrà da te, ora? A chi apparirai bella?
Chi amerai, ora? Di chi si dirà che sei?
Chi bacerai? A chi morderai le labbra?
Il mattino seguente si svegliò più stanco della sera precedente. Il mal di testa, conseguenza del Whisky incendiario -e di Bella- sembrava non avesse la minima intenzione di dargli tregua, ma ben presto il suo umore migliorò.
Una civetta bianca picchiettò dolcemente sul vetro della finestra incrostata di sudiciume e il ragazzo si affrettò a farla entrare. L’animale consegnò una lettera e si appollaiò su una sedia, in attesa di consegnare la risposta.
Sirius lesse la calligrafia familiare:

Caro Felpato.
Ho saputo ieri della tua fuga. Questa non te la perdono! Avresti dovuto avvisarmi e farmi partecipare! Ad ogni modo, vorrei ti facessi perdonare trascorrendo il resto dell’estate qui da noi. Prima di consegnare la tua risposta a Beana, falle leggere la lettera: le ho dato l’ordine di beccarti in caso di un tuo rifiuto.

Ramoso


P.S. Potresti comprare una bella piuma da scrivere per Lily? Vorrei regalarle qualcosa il primo giorno di scuola, non si sa mai che finalmente cada ai miei piedi.

Sirius scribacchiò entusiasta una risposta e la mostrò alla civetta che si levò in volo soddisfatta, dopodiché si precipitò a Diagon Alley.
Doveva essere forte, doveva dimenticare Bellatrix Black. E quale modo migliore per dimenticare la propria famiglia, se non dedicarsi ad un’altra?


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Salve a tutti,
la presente storia è ciò che nasce durante una calda, noiosa lezione di latino (da notare il carme introduttivo).Inoltre, l'asterisco indica una citazione dei Promessi Sposi.
Spero vi sia piaciuta e spero anche in una recensione XD
In qualsiasi caso, grazie per aver letto.
Trixie

   
 
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