Dopo praticamente un mese
o più di silenzio (sono stata malata) torno a pubblicare
qualcosa di
nuovo. È una IchiHime senza troppe pretese ispiratami dai
recenti
spoiler (quindi se non li seguite lasciate perdere)
anche se
comunque credo la si possa leggere così com'è
visto che, a parte
questo dialogo tra loro due, non fornisco molti indizi di come sta
procedendo il manga. Tuttavia mi piace come Tite Kubo sta facendo
progredire il suo manga e lo stesso rapporto d'amicizia tra Ichigo e
Orihime.
Perciò vi auguro buona
lettura per una oneshot scritta di getto!
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Orihime si mosse a disagio
sul morbido cuscino rosso, di una stoffa un po' datata ma
terribilmente accogliente, cercando di non dare in nessun modo a
vedere la sua palese vergogna – meglio
definirlo imbarazzo
con lei – di essere li di fronte a lui in una situazione
quasi
inaspettata.
Inizialmente non era
partita con l'intento di andare a trovare Ichigo Kurosaki quando era
uscita quella sera dal lavoro. Ne tanto meno di recargli in qualche
modo fastidio.
No, forse quest'ultimo
pensiero era un po' paranoico per lei, però era innegabile
che si
sentisse profondamente stupida di trovarsi di fronte proprio lui.
Nella sua stanza per
giunta.
“Orihime... Mi sembra
che hai portato troppo pane, non riuscirò a mangiarlo
tutto!”
la voce di Kurosaki la
riportò momentaneamente alla realtà, seppur non
scrollandole di
dosso il timido imbarazzo che l'avvolgeva, ritrovandosi a guardare
quasi a fatica il ragazzo che stava letteralmente inglobando
nella bocca una pagnotta ancora soffice – nonostante ormai
fossero
passate quasi dieci ore dalla sua creazione – scrutandola con
sguardo un po' ebete nel mentre che masticava piano tutto quel pane
ormai non più fresco.
“Ah... Si! Scusa, non ho
fatto apposta...” balbettò lei, tentando di
concludere il discorso
con una ridarella nel mentre che le sue stesse mani –
disgraziate
loro – iniziavano a torturare il bordo di quel vecchio
cuscino
quasi a volersi nascondere dal ragazzo dalla chioma ramata.
Nel muovere le ginocchia
come una bambina in ansiosa attesa del proprio turno per passare dal
dentista, riusciva distintamente a sentire le tavelle di legno del
parquet di casa Kurosaki appena sotto l'effimera imbottitura del
vecchio cuscino fornitole a mo di giaciglio temporaneo, trovandole un
poco fastidiose come l'imbarazzo che in quel momento nutriva.
“Fa niente dai –
sospirò come a voler chiudere la faccenda un Ichigo ormai
prossimo
ad inghiottire la pagnotta precedentemente addentata –... Non
intendevo essere burbero con te”
“Eh...? Ah! Ma n-non è
quello! È solo che sono in camera tua... Ecco
tutto”
ancora una volta Inoue si
sistemò meglio sul cuscino ormai tutto sgualcito –
ben diverso da
quello verde mela del ragazzo che aveva di fronte seduto quasi in
modo scomposto – estrapolando ciò che realmente la
metteva a
disagio in quel preciso momento.
Come si era
precedentemente ricordata, non era con l'intento di mostrarsi
appiccicosa o fastidiosa che aveva raggiunto la casa della famiglia
Kurosaki in quel tardo pomeriggio.
Semplicemente alla
panetteria dove attualmente lavorava avanzava sempre così
tanto pane
che era un peccato vederlo buttato via.
Quindi perchè non darne
un po' a Tatsuki, Sado, Ishida e anche a... Kurosaki?
Era una cosa un po'
imbarazzante per lei – ma non per lui che l'aveva accolta in
casa,
e oltretutto in camera propria, come se fosse stata una cosa quasi
normale il trovarsi una fanciulla sotto la finestra della propria
stanza con un vassoio di pane da perfetta venditrice ambulante
–
eppure il modo in cui lui l'aveva accolta, già solo quello,
l'aveva
fatta sentire bene.
E poi oltre ad avergli
fatto quell'abbondante cortesia vi erano altre questioni reali di cui
voleva parlare, forse anche incoraggiata dal volergli regalare
quell'intera fornitura di pane. Eppure ora che era li, di fronte a
lui – che pareva un pesce palla sia di
espressione che di
spetto da tanto che erano gonfie le sue guance, seppur comunque
bellissimo ai suoi occhi – non riusciva quasi a parlare.
“Inoue, non è la prima
volta che vieni qui in camera mia... Non dovresti porti questo
problema no?!”
Ichigo concluse con una
semplice alzata di spalle quello che di norma doveva essere un
commento a caldo detto da un amico... ad un altro amico maschio
però.
Ciò portò altro
imbarazzo in Inoue, che riuscì comunque a mascherare bene
nonostante
nella sua testa alcuni trip mentali iniziavano a
materializzarsi nel momento più sbagliato in assoluto.
“Si... Hai ragione
Kurosaki...”
Sorrise lei, nel mentre
che prendeva dal vassoio al centro del pavimento in cui si erano
seduti, una pagnotta a caso cercando poi di addentarla con meno
trasporto rispetto al rosso padrone di casa.
Cercò di nascondere
addirittura il rossore delle guance con ambo le mani mentre teneva
stretto quel panino di farina integrale, pregando che Kurosaki non ci
facesse troppo caso.
Ma purtroppo non poteva
farci nulla, lei lo trovava carino anche con le
guance gonfie
come quelle di un criceto e una espressione facciale che qualcuno
–
quasi sicuramente – avrebbe definito simile ad un totano.
Ma non era solo quello,
perchè sarebbe stato troppo superficiale una simile
motivazione per
una ragazza come lei.
Perchè a Orihime Inoue,
piaceva tutto di Ichigo. E non era solo per il suo
aspetto
fisico, non era neppure per quel suo carattere scostante e un po'
schivo. Diffidente quasi, anche se comprensibile in quella sua cupa
essenza.
No, a Orihime piaceva lui
e basta. E non avrebbe mai saputo dire cosa di preciso l'attraeva
tanto fino a sentirsi battere il cuore da ben tre anni –
seppur in
disparte per il timore di rovinare tutto come quasi
le
sembrava di fare ogni volta – sapeva solo che era un
sentimento
potente più di qualunque altro nutrito verso i suoi amici.
Tuttavia la “svolta”
in quella serata decisamente imbarazzante per la giovane studentessa
arrivò quando il ragazzo dai capelli sbarazzini e
dall'intenso
colore ramato giunse a cingere, o meglio artigliare, l'ennesimo
panino offertogli da una amica stranamente poco disposta alle
chiacchiere – ma ad Ichigo andava bene anche così,
Inoue era una
ragazza che semplicemente aveva molto a cuore i suoi amici –
sgranando gli occhi castani in una espressione insolitamente
concentrata appena addentato il soffice impasto.
A quel cambiamento la
stessa Orihime soppresse un battito cardiaco, spaventata di aver
irrimediabilmente causato un pasticcio nell'avergli portato, magari,
del pane non più buono se non addirittura scaduto da tempo
immane.
Mesi, no anzi anni.
Oddio... farcito al veleno!
L'intenso rossore che
aveva caratterizzato il volto di Inoue sbiadì lasciandole
addosso
uno strano pallore, alla vista di un Ichigo concentrato a masticare
lentamente una pagnotta sospetta.
In quel silenzio
innaturale dentro quella semplice camera di ragazzo parve diventare
insostenibile per lei, riuscendo quasi a malapena a respirare.
Poi infine, dopo quello
che sembrò una eternità al povero cuore della
ragazza, il giovane
Kurosaki parlò con ancora la bocca mezza piena di impasto
umido e
appiccicoso, dandole quasi l'impulso di svenire.
“Inoue... Ma questo pane
è fatto con gocce di cioccolato?!”
alzò in alto la pagnotta
stranamente in buona parte intatta, eccetto per un piccolo morso,
osservandola con una punta di curiosità mista ad una
incredulità
che rasentava quasi l'infantile, facendole poi notare come la candida
pagnotta fosse cosparsa di nei neri e duri fin troppo simili a scorze
di cioccolato fondente.
“Ehm... io... – la
giovane ritornò a respirare dopo un paio di secondi spesi a
sudare
freddo, con una intensa vampata di fiamme che le cinse le guance
ancor prima delle parole – si, è fatto con il
cioccolato... è
buono?!”
Colta da un lieve tremore
sorrise imbarazzata iniziando ad attorcigliarsi i lunghi capelli
castani con le dita, come una bambina sorpresa a fare una marachella,
speranzosa di non averlo deluso o di non averlo avvelenato.
Di tutta risposta,
Kurosaki sgranò maggiormente gli occhi sorpreso della sua
incertezza.
“Scherzi? È
buonissimo... Io adoro il cioccolato Inoue! Potresti procurarmene
delle altre la prossima volta? Sempre che tu possa si intende. Non
voglio che tu finisca nei guai per colpa mi-”
“Eh?! M-ma non è un
problema! F-figurati ne viene buttato via sempre tanto e ce ne sono
sempre tantissime con il cioccolato...”
Seppur senza volerlo –
non era sua intenzione passare per una maleducata –
interruppe le
sue parole con altrettante parole un po' balbettate ma felici
di poterlo accontentare in quei piccoli gesti. Anche se l'avevano
portata a scordarsi il vero motivo per cui era andata a trovarlo
quasi all'ultimo minuto prima di tornarsene a casa, e anche se si
trovava in camera sua con tutti i viaggi mentali che le erano
costati.
Perchè per Inoue Orihime non vi era gioia più grande al mondo che rendere felice chi voleva bene.