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Autore: FraRose    03/06/2011    5 recensioni
[Crossover The Vampire Diaries & Twilight]
Avete mai pensato al vampiro più sexy di Mystic Falls che prende il posto di Edward Cullen a Forks? E al povero Edward che è costretto a lasciare la sua Nessie e la sua Bella per prendere il posto di Damon? E se poi anche Jacob si materializzasse dall'altra parte degli Stati Uniti? E che faranno Elena e Bella per riprendersi ciò che le appartiene? Leggete e scopritelo...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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16. Perdono

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“Elena” cominciò indecisa Bonnie. Mille diverse emozioni ronzavano dentro il suo corpo, ma doveva pur cominciare, no? Era obbligata a metter da parte la timidezza e la paura e a tirar fuori il coraggio che talvolta emergeva nella vita, lasciandola sempre senza parole. È questo quello che succede quando scopri di possedere un lato della tua personalità che non avresti mai creduto di possedere. Bonnie sapeva per esperienza che ce la poteva fare a confessare tutto.
La sua amica non la guardava, aveva occhi solamente per il copriletto. Quel dannato copriletto a quadri blu e verdi. Lo fissava così intensamente da urtare i nervi.
“Elena, ascoltami. Devo parlarti” ripeté Bonnie, sempre più nervosa. Cominciò a giocare con le mani, intrecciando le dita nelle posizioni più assurde.
Elena si decise a guardarla: la strega poté finalmente vedere i suoi occhi lucidi e rossi di pianto. Bonnie non era più tanto sicura di voler affrontare un discorso così serio, perché sapeva che ogni lacrima versata da Elena era per colpa soltanto sua. Elena stava soffrendo, era ovvio, e lei non riusciva, e non voleva,  perdonarla per ciò che la strega le stava facendo passare.
Primo, Elena aveva problemi a trovare quella persona che aveva combinato quel disastro: non aveva la più pallida idea di chi potesse essere e non immaginava nemmeno che quella ragazza era proprio davanti a lei.
Secondo, Bonnie aveva coinvolto in quel caos anche suo fratello.
Terzo, era preoccupata per Jeremy: era evidente, almeno per Elena, che suo fratello era cotto della sua ormai ex amica strega. Ma Bonnie poteva renderlo felice? Poteva non farlo soffrire? Dopo tutte le ragazze che aveva dovuto perdere, Bonnie poteva essere quella giusta?
“Bene, Bonnie” farfugliò. “Che vuoi ora da me? Vuoi darmi inutili spiegazioni inventate sul momento sul perché sei qui con Jeremy?” continuò lei ricominciando a singhiozzare.
“No! No, io voglio solamente…” provò a dire la streghetta.
“Ti prego! Ti conosco da quando avevi cinque anni, anzi prima. Ti conosco dalla nascita, Bonnie. Non fingere con me” l’ammonì Elena, stringendo un cuscino tra le braccia.
Bonnie abbassò di nuovo lo sguardo: “Non sto fingendo un bel niente, Elena. Anch’io ti conosco da una vita ed è proprio per questo che capisco che tu stai davvero soffrendo molto” rispose lei.
“Ma dai!” esclamò Elena, alzandosi e cominciando a camminare avanti e indietro davanti al letto. “Sul serio credi di conoscermi fino in fondo?” domandò ancora, “beh ti sbagli. Sai qualcosa su quello che provo per Damon?” continuò a chiedere, fermandosi finalmente di camminare.
Bonnie sussultò al suono di quel nome: “No, non ne ho idea” ammise.
Elena annuì: “Già. Non ne hai la minima idea” confermò.
“Sì, infatti. Ma se io avessi saputo, se lo avessi saputo non avrei mai fatto quello che ho fatto” cominciò. La verità stava cominciando a venire a galla: la bomba era stata sganciata; ora bisognava attendere quanto sarebbe stata potente l’esplosione.
Elena la fissò con uno sguardo pieno di domande: “Che cosa non avresti mai fatto?” chiese sospettosa, ritornando a sedersi sul letto con una lentezza disarmante.
Bonnie riusciva solamente a pensare al dopo, ma se non lo diceva il dopo non ci sarebbe mai stato. Il punto era che lei lo voleva dire perché era la cosa giusta da fare, ma aveva paura del dopo. Come avrebbe reagito Elena?
“Io…” tentò. Primo tentativo: fallito.
“Tu…” la incitò Elena, impaziente. Ora la rabbia era stata coperta dalla curiosità; sentiva che quella rivelazione era qualcosa di grosso, qualcosa che voleva sentire ad ogni costo, ma che avrebbe avuto un prezzo enorme alla fine.
“Io…” riprese Bonnie. Secondo tentativo: fallito.
Elena sbuffò e ritornò alla sua passeggiatina nella camera: “Che perdita di tempo! Ci conosciamo da una vita, Bonnie” ribadì lei, esasperata.
Bonnie colse la verità in quelle parole. Quella ovvia verità che avrebbe dovuto toglierle almeno un po’ della paura per il dopo. L’amicizia fra loro due era nata diciannove anni fa e durava tuttora. Stavano solo attraversando un brutto periodo.
“Ok, hai ragione. Sarò… ok, lo dico. Io… sono stata io” ammise Bonnie tutto d’un fiato.
Elena non capiva, il suo cervello lavorava, correva per capire quello a cui si stava riferendo la sua amica. Sentiva che la risposta era lì davanti, che dondolava con lena e canticchiava per farsi notare. Ma per quanto Elena si sforzasse di capire quello che l’intuito e l’intelligenza le stavano comunicando, non riusciva ad arrivare ad una conclusione.
“A che ti riferisci?” domandò Elena, socchiudendo gli occhi con sospetto. Di cosa stava parlando?
Bonnie chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e li riaprì, guardando Elena piena di scuse: “Sono stata io. Io ho fatto l’incantesimo che ha scambiato Damon e Edward, io ho mandato Jacob a Mystic Falls, io sono l’artefice di tutto questo disastro ma” aggiunse, prima che Elena potesse cominciare a urlarle contro, “Elena l’ho fatto con tutte le buone intenzioni del mondo. Pensavo che non provassi certi sentimenti nei confronti di Damon! Lui ti aveva fatto del male in passato, e lo vedevo come una cattiva presenza nella tua vita, ma mi sbagliavo!” spiegò disperata Bonnie. Aveva le lacrime agli occhi da quanto era dispiaciuta.
Elena sentiva acqua salata che stava per ricominciare a scendere a bagnarle le guance. Tentava di parlare, ma non ci riusciva. Apriva la bocca, e invece delle parole usciva un singulto, un singhiozzo pieno di comprensione e di dolore. Delusione. Confusione. Voglia di perdonare, che Elena tentava di reprimere con tutte le sue forze. Come poteva davvero perdonare una cosa del genere? Aveva sofferto giorni; ogni singolo minuto era stata una ferita durante l’assenza di Damon. E ora era distrutta, sì. Distrutta dal dolore.
Non erano mancati i momenti in cui era riuscita ad alleviare tutto quel male. Emmett, i Cullen, Jacob. Non sapeva come avrebbe fatto senza di loro. Era vero che erano in grado di sentirti meglio in modo incredibile; nonostante non si conoscessero nemmeno, erano grandi amici. L’avevano aiutata. Era debitrice nei loro confronti.
Elena tentò nuovamente di parlare: “Quindi tu… tu hai fatto tutto questo” ragionò infine.
Bonnie annuì: “Ma per…” tentò di dire.
“Tu non hai la più pallida idea vero? Tu non sai come mi sono sentita!” gridò Elena, scoppiando nuovamente a piangere.
“Io no, non ne ho idea! Ma voglio rimediare! Sono pentita di quello che ho fatto!” rispose Bonnie.
Elena scosse la testa, asciugandosi le lacrime: “No, tu non lo sei” sussurrò. Non sembrava che quella fosse un’affermazione rivolta all’amica che le stava di fronte, in lacrime e quasi inginocchiata a terra; no, sembrava che quella frase fosse rivolta a sé stessa, in un disperato tentativo di non voler accettare la verità.
Bonnie cadde a terra: “Sì che lo sono” farfugliò, stringendo le mani di Elena fra le sue. L’amica non le ritrasse perché, per quanto le costasse ammetterlo, le erano mancate quelle mani. Quella pelle leggermente secca e ruvida, ma così piacevole e che le ricordava tanto che la vita aveva un  senso. Le faceva pensare a una persona con cui poteva confidarsi, con cui poteva parlare di tutto. Ma non lo aveva fatto: Elena non aveva parlato di Damon a Bonnie.
Era colpa sua, in fondo.
Elena spalancò gli occhi tremanti: “Scusami” balbettò; sembrava che le sue palpebre potessero cedere da un momento all’altro.
Bonnie scosse la testa, confusa: “Per che cosa, Elena?” domandò, stringendo più forte le mani dell’amica. Le erano mancate così tanto…
Elena prese un profondo respiro: “In fondo è colpa mia: io non ti ho mai parlato di Damon prima. È solo che… la storia di Caroline, Stefan… Damon era sempre con me e non ne avevo avuto l’occasione. Mi dispiace Bonnie” concluse con un singhiozzo la ragazza.
Fissò per un ultimo istante gli occhi neri pece di Bonnie e poi si catapultò tra le sue braccia. Immerse la testa nei suoi capelli e la strega fece lo stesso nei suoi. Finalmente si erano ritrovate.
In quel momento, Elena capì che non aveva solamente sofferto per Damon in quei giorni, come si era invece ostinata a credere. Le era mancato il fratello, la zia, la migliore amica e Damon. E, pian piano, tutti i tasselli del puzzle si stavano mettendo a posto.
“Mi perdoni?” domandò Elena, abbracciando più forte Bonnie.
“Certo. E tu perdoni me?” chiese lei.
Elena annuì: “Certo! Come non potrei?” sussurrò, inspirando il profumo dei capelli dell’amica. Improvvisamente lei si staccò: “Devo fare una cosa” annunciò.
Frugò negli armadi in cerca di qualcosa, e ne venne fuori con qualche candela.
“Che stai facendo?” domandò Elena, storcendo il naso.
Bonnie sorrise, indaffarata: “Mi faccio perdonare meglio” disse, senza chiarire i pensieri confusi di Elena, che continuava ad avere uno sguardo interrogativo stampato in faccia.
“Vedrai” disse solo Bonnie.
Elena si fidò; e quella scelta fu la migliore che aveva fatto negli ultimi giorni.

 

*

 

Caroline era così felice di essere accanto a Stefan. Avere la persona più importante nella sua vita tutta per sé era una sensazione già provata sicuramente, ma in modo completamente diverso. Non si era mai sentita così libera e felice di essere se stessa, ma allo stesso tempo con il peso di mille responsabilità per far funzionare quella relazione.
La vampira continuava a sorridere ogni volta che pensava a un futuro contorto dove c’erano solo lei e Stefan, circondati da amici e parenti, con lo sfondo di mille paesaggi diversi. Come un album fotografico che scorreva a velocità allucinante.
Caroline non si curava di Alice, Bella e Rosalie che giravano per la casa, in attesa che Damon tornasse con Nessie alla pensione. Non le importava se la vedessero sorridere come un’idiota. Perché non ti importa di niente quando sei felice. Sei felice; punto e basta.
“Perché sorridi?” chiese Stefan, giocando con un boccolo di Caroline.
Lei sorrise di nuovo per tutta risposta e tentò di trovare le parole più giuste per esprimere la sua felicità. “Io… io sono solo felice. Solamente molto, tanto felice” spiegò lei. Le sembravano parole talmente scarne in confronto alla contentezza che sentiva dentro di sé, che aveva paura che si sarebbe arrabbiato un po’.
“Anch’io lo sono. Perché ti amo” dichiarò Stefan. Perché lui riusciva a comunicare i propri sentimenti con così tanto trasporto, mentre Caroline non ne era in grado? Per la prima volta dopo ore, la vampira si lasciò andare una smorfia.
“Ora non sei più felice quando ti dico che lo sono anch’io?” chiese divertito Stefan, anche se leggermente preoccupato per i tremendi sbalzi di umore inspiegabili della sua nuova fidanzata.
Lei scosse la testa: “No, ovvio! È solo che… tu sei così bravo a dire ti amo, mentre io sono davvero incapace!” confessò imbarazzata, abbassando la testa e coprendola per bene con la folta chioma bionda.
Stefan ridacchiò: “Non è vero! E comunque, anche fosse, ti amerei anche per questo” disse dolcemente, tentando di alzare la testa di Caroline la quale, cocciuta fino al midollo, non intendeva guardarlo negli occhi.
“Avanti, Care! Avrai l’eternità per imparare a migliorare… e non devi fare tanta strada! Io ti credo quando mi dici ti amo, anche se magari non è il modo in cui vorresti dirlo! Sai, non siamo tutti perfetti e grazie a Dio siamo tutti diversi, se tutti dicessimo ti amo nello stesso modo uno finirebbe per annoiarsi, non trovi?” cercò di farla ragionare ancora Stefan. Solo in quel momento Caroline alzò la testa, gli occhi leggermente lucidi e lo guardò, annuendo impercettibilmente.
Stefan sorrise, contento che la sua Care avesse cambiato opinione sui suoi modi di fare. A volte bastava così poco per convincerla.
Sentirono bussare alla porta. Si scambiarono un’occhiata e Stefan si alzò di malavoglia per andare ad aprire a chiunque fosse quel cretino che fosse arrivato a disturbare. Casa Salvatore era grande e su questo non c’era dubbio, ma non voleva che fosse stata scambiata per un Bed & Breakfast.
Aprì la porta e davanti a sé trovo l’ultima persona che avrebbe voluto vedere: Tyler Lockwood.
“Ciao, Stefan!” lo salutò il licantropo tenendo le mani nelle tasche per l’imbarazzo. Lui e Stefan non avevano mai avuto molto da raccontarsi e c’era della tensione all’ingresso della casa.
Stefan annuì in cenno di saluto a Tyler, che sorrise nervoso. Dopo secondi che sembrarono un’eternità, nella quale Caroline si stava chiedendo disperatamente cosa volesse il suo ex, cosa ci facesse lì e cosa lei avrebbe dovuto fare, Tyler riprese a parlare: “Senti, non è che sai dov’è Caroline?” chiese sempre più con la voce tremolante. Probabilmente, pensò Caroline, aveva lo sguardo rivolto al tetto della casa per non fare trapelare l’imbarazzo che lo invadeva dalla testa ai piedi, accumulato particolarmente sulle guance.
Stefan a quella domanda cominciò a digrignare i denti, furioso solamente per aver fatto il nome della sua nuova ragazza. Si erano appena messi assieme, questo doveva proprio venire a rompere le scatole durante quel momento perfetto?
“Oddio, amico. Non serve essere così furiosi. Ho solamente fatto una domanda…” cercò di calmare le acque Tyler, cominciando ad arretrare. Forse non era stata una buona idea venire in quella casa. No, forse la prossima volta sarebbe stato meglio ignorare quei dannati piedi che lo spingevano in una direzione e usare la testa, che sicuramente ne sapeva di più.
Caroline agì d’istinto, senza sapere bene perché lo stesse facendo e si presentò all’entrata della casa, in modo che Tyler la potesse vedere bene. “Sono qui, Tyler” disse, sicura di sé come non lo era mai stata in passato.
Lui strabuzzò gli occhi, confuso. Che ci faceva Caroline a casa Salvatore? “Ah, io… non lo sapevo” farfugliò lui in preda alla confusione. Guardava Stefan e vedeva l’odio nei suoi occhi, come se gli avesse detto qualcosa di incredibilmente offensivo. E Caroline lo squadrava con una luce negli occhi che non le aveva mai visto. Aveva visto egoismo, gentilezza, rabbia, felicità, tristezza negli occhi di Caroline Forbes, ma quella sfumatura delle sue iridi proprio non l’aveva mai notata in tutti gli anni che si conoscevano.
Era… preoccupazione, forse? Premura, forza di volontà?
Non riusciva ad arrivarci per quanto si sforzasse e a distrarlo forse era il mistero sul perché Caroline si trovasse a casa di Stefan.
Doveva capire: sentiva di avere il diritto di ricevere delle spiegazioni. Cominciò ad indicare i due con le dita, muovendole velocemente: “Voi due… così, state… siete” farfugliò, mettendo le mani in tasca a scatti.
Caroline si sentiva in colpa; meritava di sapere, ma non voleva sbattergli in faccia la grande novità del secolo. Sapeva anche, però, che se fosse stato Stefan a dirgli la verità, sarebbe stato molto meno delicato di quanto lo sarebbe stata lei.
Aveva bisogno di una scusa; all’istante. Per grazia divina, vide spuntare da dietro l’angolo una macchina piuttosto nota. Appena conducente e passeggero uscirono, Caroline colse l’occasione al volo.
“Ciao, Damon!” urlò Caroline. Corse verso di lui e Nessie che stavano chiacchierando animatamente. Lui la teneva d’occhio, come se fosse una preziosa gemma di vetro che potesse cadere da un momento all’altro e spezzarsi in mille pezzi.
Tyler seguì con gli occhi la corsa di Care e la vide allegra. Si aspettò di vederla tra le braccia di Damon, ma invece stava abbracciando con delicatezza qualcuno che stava accanto al vampiro, che intanto faceva delle strane smorfie disgustate e si stava allontanando a passo svelto.
Passò accanto al fratello e sbottato qualcosa ironicamente su: “Le donne, fratello” e poi aveva alzato gli occhi al cielo.
Si stava dirigendo verso il suo tavolino preferito su cui teneva con estrema cura la sua scorta di alcolici, ma poi si accorse di essere passando davanti a…
“Lupacchiotto” esclamò con un sorriso, tornando all’ingresso della casa.
“Damon” lo salutò Tyler, osservando il punto dove Caroline stava ancora abbracciando quella persona che ancora non riusciva a distinguere chiaramente.
“Oh, non lo sai lo scoop?” lo provocò ancora il vampiro, che nel frattempo era riuscito ad andare a prendere due bicchieri e una bottiglia di scotch.
Tyler scosse la testa e Damon gli si avvicinò, cominciando a parlare con un tono da vecchia pettegola che raccontava alla vicina l’ennesimo scandalo della settimana: “Presente quel libro per povere ragazzine arrapate? Twilight? Ecco, i personaggi sono arrivati a Mystic Falls” concluse con un tono misterioso. “E quella lì è la figlia del vampiro tormentato e della Bella” aggiunse, indicando la ragazza emersa dai capelli biondi di Caroline.
Tyler rimase colpito dalla sua bellezza così innocente: aveva lunghi capelli mossi color del bronzo, occhi marroni come il cioccolato fuso e un viso pallido. Due braccia e due gambe fine e… una pancia enorme.
Il licantropo non riusciva a trovare le parole adattate per un commento: “Wow… la generazione va avanti. Nuovo libro?” commentò sarcastico per coprire quanto fosse incantato da quella ragazza. Una forza lo stava attirando verso di lei, un qualcosa che non riusciva a toccare, a vedere, a respirare, a sentire con le orecchie. Sì, perché la riusciva a percepire solamente con il cuore.
Qualcosa di cui Tyler sentiva di potersi fidare lo stava trascinando verso quella ragazza. Non era attrazione vera e propria, sentiva che era molto di più. Un sentimento che non poteva essere paragonato all’amicizia, ma nemmeno era così potente come l’amore. Era una forza d’attrazione a cui non riusciva resistere.
Tyler si sentiva come un elastico: una forza lo trascinava verso Nessie, e lui tentava con tutto quello che poteva fare di resistere a quel richiamo così dolce.
“Speriamo di no… quelli che ci sono bastano e avanzano” rispose sarcastico Damon. Poi, vedendo che Tyler stava cominciando ad apparire un po’ strano, cominciò a destare qualche sospetto: “Ehi lupo. Tutto ok?” chiese prendendo per una spalle e scuotendolo.
Tyler ritornò in sé, dopo un po’. Scosse la testa e mormorò delle scuse.
“Figurati amico” disse solo Damon, senza smettere di fissarlo con preoccupazione.
“Nessie!”. Il coro delle tre vampire del Nord America fece la sua trionfale comparsa.
“Mamma! Zie!” strillò lei in risposta. Corse incontro a loro e le abbracciò. Mentre lei correva goffamente, Tyler seguì ogni suo singolo passo con lo sguardo, come se i suoi occhi e i piedi di lei fossero poli che si attraggono.
“Guardate! Damon mi ha regalato questa per il piccolo!” esclamò tutta contenta lei, saltellando goffamente per il peso che era costretta a portare in grembo.
Le tre vampire guardarono il regalo di Damon meravigliate, e si aprirono in un “oh” collettivo, fastidiosamente acuto.
“Damon non dovevi. Grazie” disse affettuosamente Bella a Damon.
Lui alzò le spalle, cominciando a bere: “Un piccolo pensierino per il piccolo” disse tranquillo.
Bella lo fissò intensamente: “Davvero: grazie” ripeté più decisa. Poi lo abbracciò, e Damon si sentì un amico. Sentì che Bella lo considerava un vero amico.
“Già Damon! Grazie!” strillarono Alice e Rosalie, correndo ad abbracciarlo.
Dopo essere stato stritolato per bene, Damon decise di correre verso la casa di Elena. Avrebbe dormito nel suo letto, quella notte. Avrebbe respirato il suo profumo, sarebbe stato circondato dalle sue fotografie. Sì, lo avrebbe fatto.
“Bene, io me ne vado” si congedò. Non aggiungendo altro, si andò confondendo nella foresta.
Tyler, che era stato muto tutto il tempo, non riusciva a trovare la forza di andarsene. Voleva abbracciare una sconosciuta e lei non sembrava mostrare particolare interesse nei suoi confronti. Stefan si avvicinò a lui e gli batté con una mano sulla schiena: “Voglio dirti che io e Caroline stiamo assieme e che non ti voglio di mezzo” mormorò minaccioso, ma senza guardarlo negli occhi. Caroline voleva essere lei a dirlo a Tyler, ma Stefan ci teneva alla sua relazione e voleva allontanare il concorrente da subito.
“Caroline vuole dirtelo per prima, ma io non mi fido di te” spiegò rapidamente il vampiro. “Quindi non metterti in mezzo e trovati qualche altra lupa” concluse Stefan. Gli lanciò una rapida occhiata e se ne andò.
Tyler decise in quel momento che sarebbe rimasto a conoscere Nessie; doveva farlo. Per rimediare alla ferita lasciata da Caroline, per capire meglio quello che stava succedendo alla sua mente e al suo corpo.
Era come se quella di conoscere Nessie fosse la sua unica strada. Non aveva scelta.

 

*

 

Damon entrò dalla finestra a casa Gilbert. Passando attraverso le tendine leggere sentì il profumo di Elena invadere le sue narici. Era una sensazione che non provava da giorni, giorni eterni che gli parevano anni.
Si sdraiò sul letto e fissò il soffitto, incantato dalle stelle luminose che Elena non aveva voluto staccare durante l’adolescenza perché le ricordavano i bei tempi dell’infanzia.
Improvvisamente Damon sentì che in quella stanza non era più solo. Qualcuno era apparso.
Ma sentiva che non c’era nulla di spaventoso.
Non aveva paura.
Perché lei era lì con lui.
In tutti i sensi.

 

 

Angolino della Matta Fra o.O

 

Ciao!
Vedete che sto aggiornando a tempo record! Ieri sono tornata con I Feel You e oggi, finalmente dopo quasi due mesi, ritorno con il mio pazzo crossover!
Mi dispiace tanto, ma sono stata molto occupata e spero di esservi mancata (perché significa che ciò che scrivo vi piace
J) ma la scuola mi stava uccidendo.
Per inaugurare l’ultima verifica del mio primo anno di Liceo
J, ecco un nuovo fresco capitolo. E finalmente ci siamo! Voglio recensioni a palate, ok? =)
Spero che abbiate intuito cosa è successo nella terza parte, che si collega con la prima…
Il prossimo capitolo sarà quello che voi attendete da molto tempo, spero di non deludere le vostre aspettative.
Vi ringrazio davvero per tutto il vostro sostegno, grazie a chi ha aggiunto questa storia tra le ricordate, le seguite e le preferite. Grazie anche a chi legge solamente in silenzio.
Grazie soprattutto a chi recensisce… purtroppo sono piuttosto in ritardo con le risposte alle recensioni, quindi corro a rispondervi e a farvi i ringraziamenti persona per persona.
Grazie ragazze! Spero di aggiornare prestissimo!
Bacioni

Fra

 
PS Vi segnalo qualche mia storiella più qualche altra che adoro:
Una mia OS deprimente che spero leggiate… qui
La mia pazza raccolta demenziale…  qui
E infine…  Impossibile di  kija_salvatore, che (come me
J) è appena tornata da una lunga assenza. Presto recensirò! Bentornata Vale! =)

   
 
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