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Autore: Medea00    04/06/2011    4 recensioni
Ecco la storia di Blaine...narrata proprio dagli occhi di Blaine. Dal suo primo arrivo alla Dalton fino al fatidico incontro con Kurt, e da lì in poi, tutte le scene topiche del telefilm raccontate dal punto di vista di Blaine, ma non solo. Fanfiction Blaine (e ovviamente Klaine)-centrica.
Mi hanno detto di dire che non scrivo per scopi di lucro e che tutti i personaggi da me trattati appartegono a Ryan Murphy e alla Fox. E già che ci siamo aggiungo che tutti i riferimenti a fatti e persone sono puramente casuali, ahah!
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Tratto dal capitolo 15:
E non riuscii più a negarlo: anche lui piaceva a me. Mi piaceva il suo sorriso, il suono della sua risata, la sua stravaganza, e perfino la sua insolenza. Mi piaceva quando fuori facevano venti gradi e lui indossava un cappotto invernale. Mi piaceva quando piangeva, e non avevo mai creduto fosse possibile, ma ogni volta che vedevo quelle lacrime provavo l’irrefrenabile istinto di baciarle via, perché era bellissimo, anche con la fronte imperlata di sudore e una smorfia di disappunto dipinta sulle sue labbra.
Mi piaceva così tanto da star male. Perché non riuscivo più a non pensare a lui, e alle sue morbide labbra premute contro le mie. Perché, in quel momento più che mai, la mia mente riepilogò quel discorso fatto a San Valentino.
E cominciai a riflettere.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Fuggire


“Dalton Accademy” disse mia madre indicandomi un opuscolo blu e grigio posto sopra al mio letto.
Cercai di metterlo a fuoco, ma era difficile: un violaceo ematoma impediva quasi completamente la vista del mio occhio destro.
La prima cosa che notai fu la foto di un gruppo di ragazzi in divisa. Essendo gay non potei fare a meno di notarne il taglio e i colori, colori che, in quel momento, non mi dicevano più di tanto. In verità non mi piacevano nemmeno, di sicuro un grigio più perlato, o un blu oltremare sarebbero stati decisamente meglio. Senza parlare di quel rosso sgargiante… orribile.
Mia madre, notando il mio sguardo dubbioso, iniziò a spiegare ad alta voce il contenuto del trafiletto:
“E’ un’accademia scolastica, famosa per la tolleranza zero verso le discriminazioni.”
Non risposi. Dopo tutto ciò che era successo quella frase mi sembrava una mera utopia.
Per un momento apprezzai il gesto di mia madre. In un certo senso, tutto l’affetto che mi dava compensava quello totalmente assente di mio padre.
“Per favore, Blaine, -riprese mia madre con le lacrime agli occhi, odiavo vederla in quello stato- almeno fammi il favore di pensarci. Fallo per me. Non posso più vederti così.”
Già, sinceramente anche io ero piuttosto stufo. Soprattutto dopo che ero stato appena picchiato a sangue in quello che doveva essere uno dei giorni più belli della mia vita, uno di quelli da raccontare ai tuoi figli e, magari, mostrando loro qualche tua foto in mezzo alla pista, ridendo alla loro espressione sbalordita nel vedere un padre così giovane e sbarbato vestito di tutto punto ad appena sedici anni, o imbarazzarsi alle loro domande sul tuo partner e su come sembravate felici insieme.
E invece ero seduto su un deprimente lettino di ospedale con una flebo al braccio e una ventina di medicazioni per tutto il corpo.
Dissi a me stesso che non sarei più andato ad un altro ballo scolastico. Mai più.
Mi sentivo così in colpa per Josh... anche lui era in ospedale, ed era soltanto colpa mia, mia e del mio stupido outing, mia e del mio volere a tutti i costi mostrarmi in pubblico assieme all’unico altro gay dichiarato della scuola, perché “dopotutto cosa c’è di male?”. Avrei dovuto dar retta a Josh. Non avrei dovuto nemmeno uscire allo scoperto.
Una lacrima scese dall’occhio meno gonfio, incapace di trattenersi oltre. Mia sorella, che era stata silenziosamente accanto a me per tutto quel tempo, mi abbracciò come mai aveva fatto, accompagnando il mio pianto spezzato.
Fu soltanto quando mi ripresi un poco che guardai l’opuscolo di mia madre, poi lei, e annuii.
“Va bene.” Dissi soltanto, lo sguardo inespressivo. Mia madre e mia sorella esultarono entusiaste, ma io non riuscivo ad essere altrettanto felice. In verità ero tutt’altro che felice. Mi stavo odiando con tutto me stesso per non avere la forza di reagire, di combattere; stavo fuggendo come il peggiore dei codardi, e sapevo bene che non sarei mai riuscito a perdonarmelo. Ma, in quel momento, non riuscivo a fare altro. Non avrei sopportato di stare in quella scuola un solo giorno di più.
E fu così che, a metà del mio secondo anno di liceo, mi trasferii alla Dalton Accademy.


***


 
Eccoci qui…la mia prima fanfic su Glee! E’ stato molto divertente immedesimarsi in Blaine, spero di non essere andata troppo OOC.. ringrazio in anticipo per tutte le fantastiche persone che la commenteranno!
   
 
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