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Autore: montespan    05/06/2011    0 recensioni
[I Diari delle Streghe]
In un futuro in cui la Congrega ha trovato pace, i loro membri devono fare i conti con i problemi di tutti i giorni, problemi di comuni adolescenti.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il Fattorino delle Pizze

 

 

 

Faye era appena uscita dalla classe d’inglese e si dirigeva con la solita andatura sicura, verso la mensa.

 

Entrata nell’edificio, si districò tra la massa di esterni che l’affollavano; ignorando sfacciatamente alcuni che tentavano di fermarla per parlare di quella o quell’altra cosa inutile ed estremamente immeritevole del suo tempo, dirigendosi verso il salottino. 

 

Come al solito, davanti all’entrata molti esterni parlavano tra loro mostrando la loro presenza a quei membri del Circolo già all’interno della tanto agognata stanza, simbolo di esclusività, dell’invisibile linea che separava i membri dalla Congrega dal resto degli abitanti di New Salem; tra questi Faye riconobbe Sally. 

 

Probabilmente aspettava Cassie, nella speranza che la invitasse ad entrare. Da quando aveva aiutato la Congrega nella lotta contro Black John e Portia credeva di essere diventata la miglior sostenitrice del Circolo; e quell’ingenua sempliciotta di Cassie le dava corda. Quando Faye le passò di fronte entrando nella saletta, Sally si esibì in un sorriso tirato che la ragazza mora non degno nemmeno di uno sguardo. Non era un mistero che Faye disdegnasse gli esterni, trovava la loro mancanza di Potere  del tutto penosa e disprezzabile; perciò non rivolse a Sally neppure un’occhiata di considerazione, nonostante avesse accettato, seppur riluttante, la proposta delle altre due leader ad impegnarsi per sanare i rapporti tra la Congrega e gli esterni. Eppure, c’era una ragione se le cattive abitudini sono celebri per essere dure a morire.

 

Entrò dunque nella saletta, lasciando gli esterni alle loro congetture, sedendosi poi al fianco di Deborah e Suzan, che la salutarono animatamente.

 

Diana e il resto del Circolo ancora non si erano fatti vedere, mentre Sean entrava nella stanza proprio in quel momento con un’espressione tirata sul viso.

 

- Sean! Ma che hai fatto, ti è morto il gatto? - Lo sbeffeggiò Deborah osservandone subito lo sguardo demoralizzato, mentre Suzan se la rideva sotto i baffi.

 

- Non è giornata, ragazze, - rispose Sean sedendosi - Non ho passato il compito di storia. 

 

Nessuno si prese il disturbo di commentare.

 

Erano inoltre troppo occupate ad osservare l’entrata di Cassie e Diana, che si portavano dietro la bella Sally.

 

Quando si sedettero, salutando tutti come se fosse stata la cosa più normale del mondo e Faye irrigidì la mascella, pronta ad esibirsi in una battuta di cattivo gusto sugli esterni, ma fu fulminata da un’occhiata di rimprovero da parte di Diana, che bastò a farla tacere.

 

Il carattere di Faye era diventato leggermente più sopportabile, rimanendo pur sempre irritante, ma almeno adesso tentava di dare maggiormente ascolto a Diana. Per quanto odiasse ammettere di dover scendere a compromessi con quella santa della cugina e Cassie, l’unità d’intenti delle tre leader equivaleva all’unico modo per mantenere la Congrega compatta contro eventuali pericoli. 

 

- Allora Faye, hai niente in programma per stasera? - Le chiese Suzan, addentando un panino.

 

- Niente, perché? - Rispose con aria distratta.

 

- Volevamo sapere se avevi voglia di venire stasera a casa mia, per una pizza tra amiche, - Rispose con aria maliziosa la bionda, e a lei si unì anche Deborah.

 

Nonostante avesse capito a cosa si riferivano, e non lo approvasse affatto, Diana finse di non aver sentito e continuò a parlare con Laurel e Melanie, arrivate qualche attimo prima e sedute poco lontano da dove si stava svolgendo la  famigerata conversazione tra Faye, Deborah e Suzan. Diana aveva ormai rinunciato a dissuadere la cugina e le altre due dal portare avanti i loro giochi maligni; rassegnandosi al fatto che niente che avesse potuto dire avrebbe fatto cambiare loro idea.

 

Cassie, invece, era rimasta leggermente più turbata, dato che sapeva per esperienza personale del modo in cui usavano il Potere per assoggettare altri essere umani come loro. La sola idea continuava a disgustarla come più di un anno prima; quando ignaramente aveva raggiunto casa di Faye e aveva presenziato all'uso tutt'altro che etico che la mora e le altre avevano fatto del loro Potere. Avevano attirato con l'inganno, ammaliato e sedotto, i malcapitati che giungevano alla casa per consegnare il cibo a domicilio; applicando su di loro le proprie Arti magiche fino ad averli incantati a tal punto, da vederli pendere dalle proprie labbra; pronti a compiere qualsiasi azione gli avessero ordinato. 

 

Una volta che Cassie si era resa conto di del vero significato di quel gioco dal nome apparentemente innocuo, si era rifiutata di continuare, oltre ad essersi sentita un'ingenua per come era caduta nella trappola di Faye; senza capire che aveva solo finto di essersi aperta nei suoi confronti per metterla alla prova. 

 

Tutti i membri del Circolo sapevano ormai da tempo cosa intendessero le tre ragazze quando parlavano del “gioco delle pizze”, ritenendolo un modo riprovevole di fare sfoggio della propria Arte, ma più che altro si limitavano ad ignorarle.

 

Cassie non capiva perché Deb e le altre continuassero a farlo. Da quando si erano liberati della minaccia di Black John, avevano concordato di impegnarsi per sviluppare un rapporto più sano con qualunque esterno al Circolo. Evidentemente, cambiare una mentalità ed abitudini così radicate si stava rivelando più difficile di quanto avesse pensato inizialmente.

 

- Hum… veramente…

 

Cassie sgranò gli occhi ma fortunatamente riuscì ad impedirsi di voltare il capo in direzione di chi aveva parlato. Era davvero Faye la ragazza che esitava, in cerca di una scusa per declinare l’invito o se lo stava solo immaginando? Non riusciva credere alle proprie orecchie.

 

- Ciao. - La voce di Nicke salutò il gruppo, mentre entrava nel salottino con Chris e Dough al seguito.

 

Si era seduto accanto a Cassie e lei aveva risposto al suo saluto con un sorriso: non c’era più imbarazzo tra loro da quando aveva iniziato la sua relazione con Adam, e con il tempo la rivalità tra i due ragazzi era scomparsa.

 

Intanto, Faye si trovava in estrema difficoltà.

 

La parte di lei che aveva ingannato e manipolato e baciato il teschio di cristallo di Black John come un’ironica e maliziosa sfida, avrebbe accettato senza indugio, se non organizzato lei stessa il gioco. L’altra metà, quella che aveva fatto suo Nick Armstrong, avrebbe desiderato tutt’altro.   

 

- Allora? Dai, se non hai da fare, vieni; ci divertiamo… - insisteva Suzan.

 

Lo sguardo di Faye cadde per un attimo sulla figura di Nick, che la ignorava completamente. Stava parlando con Cassie e sembrava non interessarsi minimamente al fatto che la ragazza che frequentava da più di due mesi, stesse decidendo se partecipare o meno a quel gioco squallido.

 

- Va bene.

 

E una volta che ebbe pronunciato quelle parole, la frenesia che sembrava averla colta mentre cercava l'espediente giusto per non farle perdere la faccia, si era dissolta nel nulla. Il cuore era tornato a battere normalmente, nonostante si sentisse quasi in colpa. Quasi.

 

Nick non si era degnato nemmeno di sollevare per un attimo lo sguardo su di lei, e Faye non era il tipo da farsi ignorare.

 

Si alzò dal divanetto e dirigendosi verso la porta della saletta aveva salutato tutti con un - Vado a lezione, ragazzi. E noi tre ci vediamo alle sei.

 

Mancavano pochi minuti alle sei quando Faye era scesa dalla sua auto e si era diretta al civico 15: casa di Suzan.

 

- Hey, Faye - la salutò entusiasta la padrona di casa aprendole la porta.

 

La condusse in salotto, dove Deborah era impegnata ad alzare il volume dello stereo, e anche lei salutò Faye voltando per un attimo la testa nella sua direzione, per poi tornare ad armeggiare con quell’apparecchio elettronico. Una delle ultime hit elettroniche di Zomboy[1] risuonava nella stanza, mentre il fumo dell’incenso preparato in precedenza dalle tre streghe con cannella e verbena, cominciava già a diffondere l’effetto inebriante che avrebbe esercitato di lì a poco, sui malcapitati che ne avessero varcato la soglia.

 

- Vado a prendere il vino - disse Suzan, seguita a ruota dalla motociclista.

 

Faye rimase sola, seduta sul divano, oscillando la testa di neri capelli luminosi al ritmo della musica.

 

- Eccoci! - Era la voce eccitata di Suzan che era tornata nella stanza con un vassoio di sei bicchieri con Deborah al seguito, che teneva tra le mani due bottiglie di quella singolare bevanda spezzata che chiamavano semplicemente vino.

 

Deb si sedette sul tappeto a gambe incrociate a mo di indiano. Suzan, invece, stava sulla poltrona di fronte a Faye.

 

- Bottiglia, - ordinò la bionda con il tono di voce di un primario impegnato in un’operazione complicata e Deb, silenziosa, gliel’aveva passata.

 

Il primo bicchiere di quella bevanda andò alla perturbante leader, che ne prese un primo sorso lento, gustandone l’aroma speziato prima di finirlo in un altro, lungo sorso.

 

- Telefono, - aveva continuato la bionda con lo stesso tono di voce e suscitando la medesima, pronta, razione da parte della motociclista.

 

- Vuoi chiamare tu? - Chiese Suzan a Faye, dato che era sua consuetudine chiamare le pizzerie, anche se quella sera sembrava con la testa tra le nuvole, circostanza più unica che rara.

 

- No, fai tu, - aveva risposto la mora con voce bassa e roca, continuando a muovere distrattamente il piede della gamba accavallata e versandosi un altro bicchiere della bevanda stregata.

 

- D’accordo, - disse Suzan e pensando che quella sera la sua amica era davvero diversa dal solito, compose il primo numero telefonico.

 

- Buona sera. Vorrei ordinare una pizza maxi con funghi e olive da asporto - ordinò lanciando a Faye un’occhiata di approvazione.

 

Faye, troppo persa nei suoi pensieri, teneva gli occhi dorati come quelli di un rapace fissi sul bicchiere che teneva nella mano.

 

Dopo aver chiamato altre sei pizzerie, aspettarono l’arrivo del primo fattorino, che alle sette spaccate si presentò alla soglia del civico 15.

 

Le tre ragazze lo stavano guardando dalla finestra, tre serpi intente a valutare il modo migliore per attirare la preda nel loro antro. Era un giovane uomo sulla ventina, alto ed atletico, in complesso niente male.

 

- Ma che bel bocconcino, - commentò Deborah, ammiccando nella direzione delle amiche.

 

- Niente male, eh Faye? - Disse Suzan.

 

- Sì, niente male, - acconsentì. 

 

Fecero entrare il ragazzo, Kyle, scoprirono ben presto, in salotto, convincendolo del fatto che nonostante fosse in servizio, sarebbe comunque potuto rimanere con loro per un po’ di tempo senza ripercussioni, e lo invitarono ad accomodarsi sul divano.

 

Al suo fianco si sedette Faye, facendo capire alle due amiche che quello era il suo territorio e con tono suadente chiese al giovane, porgendogli uno dei bicchieri di vino - Vuoi assaggiare?

 

Le sue iridi ardenti come fuoco stavano catturando lo sguardo del malcapitato, mentre le sue mani dalle unghie laccate di rosso scivolavano dalla mano che il fattorino aveva esteso per prendere il bicchiere, al polso, percependone il battito cardiaco.

 

I loro sguardi incatenati si separarono quando Faye si accorse che Deb aveva appena scacciato con male parole un fattorino non molto carino, anzi pietoso, pensò cattiva, che aveva suonato il campanello poco prima.

 

Prima che il ragazzo potesse riacquistare lucidità liberandosi dell’influsso del Potere della mora, che aveva cominciato ad avvolgerlo come le spire di un serpente, Faye catturò nuovamente il suo sguardo, avvicinandosi a lui ed esortandolo a bere con una mano poggiata su quella del giovane.

 

- Buono - aveva commentato questi, dopo aver bevuto un sorso. - Ti scalda dentro.

 

- Allora, Kyle, - esordì Faye con voce calda e roca, il nome del ragazzo che scivolava sulla sua lingua come seta, - Ti trovi bene qui con me, non è vero? - E per sottolineare che più di una domanda si trattava di un’affermazione, Fay pose una mano sulla cosca del ragazzo.

 

Era alto e atletico; i capelli lisci e scuri come il carbone le ricordavano Nick, pensò improvvisamente.

 

No, si corresse, non sembrava Nick. Lui aveva gli occhi azzurro chiaro; Nick invece li aveva neri come la pece. Bellissimi occhi neri creati per attirarti al loro interno, consumarti, annientarti[2].

 

Faye non aveva mai espresso, mai ammesso neppure dentro di sé, quanto fosse ampia la portata dell’attrazione conturbante che provava nei confronti di Nick.

 

Allora, perché le veniva in mente proprio in quel momento?

 

- Sai, - disse Kyle con la voce impastata dall’Incanto, - Vorrei baciarti.

 

- Perché non lo fai? - la voce di Faye era calda e sensuale, sembrava decisa a divertirsi con quel povero esterno.

 

Si era lasciata baciare e dopo un po’ che il tutto si prolungava casto Faye sfoderò la sua sfrontatezza, penetrando con la lingua le labbra del ragazzo. Quest’ultimo gemette sulle labbra di Faye, che con la mano ancora poggiata sulla sua coscia, si era issata sulle braccia per portare con rapidità le gambe ai lati dei fianchi del giovane, sedendoglisi a cavalcioni e continuando ad esplorare la sua bocca con la lingua. Aveva intrecciato le braccia dietro il collo di Kyle, gli avambracci sulle sue spalle.

 

Suzan, intanto, era ancora accostata alla finestra della cucina, osservando il vialetto ormai solo illuminato da qualche raro lampione, in attesa dell’arrivo di un altro fattorino. Deb era invece già entrata con un ragazzo abbastanza carino in camera della padrona di casa.

 

Faye portò le mani ai capelli lisci di Damien, tirandoli leggermente sulla nuca nell’avvicinarlo al proprio collo, in un tutt’altro che velato invito a cospargerlo di baci. Faye gemette ad alta voce quando il ragazzo mise le mani sotto la sua maglietta nel tentativo di alzarla, continuando a baciarla nell’incavo del collo fin sulla scollatura.

 

- Nick… - Quel nome era spirato dalle labbra di Faye, come una preghiera incontrollabile, tra un gemito e l’altro. Quando se ne rese conto spalancò gli occhi di scatto e come se si fosse scottata, allontanò da sé il malcapitato fattorino.

 

Si alzò dalle gambe di Kyle ed indietreggiò fino a trovarsi con i polpacci a sfiorare il tavolino, dove erano poggiati gli ormai dimenticati bicchieri di vino. Una volta che ebbe preso tra le mani il suo, finì il contenuto speziato tutto d’un fiato con un gesto stizzoso della testa.

 

Intanto, Kyle se ne stava confuso sul divano, e la guardava come se venisse da un altro mondo.

 

- Va’ via. - Disse Faye, insensibile alla confusione del ragazzo, dovuta un po’ al controllo che la strega aveva esercitato su di lui fino a pochi attimi prima e un po’ alla sua eccitazione evidente.

 

- Come… ma che dici?

 

- Ho detto: va’ via. Sei sordo, per caso? - Poi si diresse verso la cucina per prendere il giacchetto ed andarsene.

 

- Faye, che fai? -, Suzan era seduta sul tavolo della cucina con un biondo e atletico fattorino tra le gambe intento a mordicchiarle il lobo dell’orecchio.

 

- Me ne vado. Il mio non è niente di che, - disse mentendo. Non poteva certo dire che era troppo turbata dalle sue emozioni contrastanti per divertirsi; l’avrebbero presa per pazza.

 

- Se vuoi puoi prendere il mio, - cominciò Susan con gli occhi leggermente socchiusi per il piacere.

 

Trattavano quei ragazzi come degli oggetti del tipo “soddisfatti o rimborsati” senza alcun ripensamento o senso di colpa. Loro avevano il Potere, loro lo usavano su chi non ne aveva. Era una sorta di selezione naturale, pensava Faye.

 

- No, tieni il tuo. Vedo che vi state divertendo. Ciao. - Disse con un sorriso malizioso ricambiato dalla bionda.

 

- Ciao! - Sentì Suzan salutarla mentre usciva dalla cucina per dirigersi verso la porta d’ingresso.

 

 

Erano appena le sette quando Faye salì in macchina dirigendosi al civico 2 di Crowhaven Road. Era una donna decisa, diamine, e avrebbe risolto il problema con Nick. Per quanto le costasse ammetterlo, era chiaro che tra loro non c’era solo una semplice attrazione. 

 

In meno tempo di quanto avesse pensato, era arrivata a casa di Nick e si era diretta verso il garage dove di solito il ragazzo lavorava alla sua macchina.

 

E infatti eccolo lì, intento a fare chissà che cosa al motore dell’auto. Aveva un’aria quasi frustrata mentre armeggiava con la chiave inglese. Indossava una maglietta nera, dei blue jeans un po’ sbiaditi e le mani erano sporche di grasso.

 

Faye era entrata nel piccolo garage con passo felino e le idee chiare, quando con voce risoluta disse - Che cosa siamo noi?

 

Nick, tutt'altro che colto di sorpresa, sollevò lo sguardo dal suo lavoro per rivolgerlo verso la mora, rispondendo con tono glaciale - Perché non me lo dici tu, che cosa siamo?

 

Gli occhi di Faye, invece, erano incendiati dalla rabbia e frustrazione; come candelotti di dinamite pronti a esplodere - Non mi provocare.

 

- Ma cosa vuoi che ti risponda, Faye? Esiste, almeno, una risposta giusta?

 

- Potresti evitare di ignorarmi, tanto per cominciare!- aveva sbottato Faye avvicinandosi pericolosamente a lui. - Non mi hai considerato minimamente. Chi era quella persona con cui sono stata meno di una settimana fa, tu o qualcuno che ti somiglia? - La voce di Faye era bassa e tagliente.

 

- E la ragazza con cui sono stato io, chi era? Non credo fossi tu, dato che ti diverti ad organizzare quegli stupidi giochetti di potere.

 

- Se mi avessi detto qualcosa nel salottino stamattina, forse la serata sarebbe andata diversamente; non avrei accettato di partecipare, - replicò. Era ben chiaro ad entrambi ciò a cui aveva partecipato quella sera.

 

- Cosa avrei dovuto dire, davanti a tutti?! Farti una dichiarazione? La pantera di Crowhaven Road ha improvvisamente scoperto il suo lato sentimentale?

 

La voce e lo sguardo di Faye erano ardenti, per niente imbarazzati da quell'insinuazione non troppo velata, semmai ancora più convinti, quando disse: - Non so cosa avresti dovuto dire. Forse niente. Forse sarebbe bastato uno sguardo; per farmi capire che mi volevi, che mi volevi solo per te. Perché mi vuoi, non far finta che non sia così. 

 

Era talmente vicina a Nick da poter sentire l’uno il calore dell’altra.

 

- Non credere d’incantarmi, Faye. Non sono uno dei tuoi stupidi fattorini; non basta un po’ del tuo fascino per farmi chinare la testa.

 

- Oh, non devi chinare la testa. Mi basti in ginocchio.

 

Non le ci volle molto per unire le sue labbra a quelle di Nick. Lui, però, non rispose con altrettanto ardore e Faye si allontanò rabbiosamente dalle sue labbra.

 

- A cosa è servita questa discussione?! - Aveva chiesto la Strega.

 

- Non lo so, ma questa volta non finirà così-, rispose lui in un sussurro basso, alludendo al modo in cui Faye l'aveva baciato.

 

- Finisce sempre così!

 

Ed era vero.

 

Avevano discusso su qualsiasi cosa, dalla questione del comportamento che la Congrega avrebbe dovuto tenere con gli esterni, a quella delle leader, e tutto era sempre culminato nella passione che li corrodeva da dentro.

 

- Se tu non avessi quella testa dura che ti ritrovi, non sarebbe necessario fare tutti questi drammi, - disse Nick, una mano che si andava a posare tra il collo e l'incavo della spalla della mora.

 

- E se tu ammettessi che sono più di un semplice corpo da usare tutto sarebbe più facile!

 

In pratica, si era tradita da sola.

 

Aveva perso così tanto tempo a cercare di negare, anche a se stessa, quanto quello strano rapporto le stesse a cuore, e con poche parole, dettate dall’esasperazione, aveva fatto ciò che il buon senso di Nick non era riuscito a fare in più di due mesi.

 

Quasi tremava per la rabbia, leggermente voltata verso la porta del garage, Nick che le impediva di fuggire reggendola per il braccio. C’era stato un lieve tremito nella sua voce, al pronunciare quella frase, ma nessuna lacrima aveva lasciato i suoi occhi: non era facile far piangere Faye Chamberlain.

 

- Perché non… non sotterriamo l’ascia di guerra? - Nick parlò con un tono di voce serio ma calmo, che contrastava con quello freddo di poco prima. - Per me non sei un semplice corpo da usare a piacimento. E non ho problemi a dirlo ad alta voce. L’unico interrogativo, è se anche io lo sono per te. - La trasse leggermente verso di sé e la mano libera, le scostò una ciocca di capelli neri e lucenti dietro la spalla.

 

Quando Nick fece unire le loro labbra in un bacio semplice e casto, Faye rimase quasi di sasso. La ragazza dagli ardenti occhi di falco, era stata colta di sorpresa da quello slancio emotivo.

 

Era sempre stata un tipo molto passionale e fino ad allora non si erano mai scambiati baci di quel tipo, impregnati di un'emozione diversa ma altrettanto forte, e per Faye, del tutto nuova. Tenerezza. Era come se non lo avesse mai baciato prima.

 

Nick era sempre stato un po’ riservato, quasi freddo, ma con quel gesto aveva spalancato una diga di sentimenti mai detti.

 

Con uno scatto di passionalità, Faye aveva baciato ancora il ragazzo cingendo con un braccio il collo e con l’altro la base della schiena, così da far incatenare perfettamente i loro corpi.

 

Lentamente, continuando a giocare con la lingua di Nick, l’aveva spinto verso la parete del garage, un sorriso malizioso che lentamente si dipingeva sulle sue labbra.

 

Quando aveva sulla bocca quel “ghigno”, pensò Nick, non si preannunciava niente di buono.

 

- Qui? - aveva chiesto il ragazzo, con un sorriso tra l’ironico e l’incredulo, quando Faye mise le mani sull’orlo della sua maglia cercando di sollevarla.

 

Lei non aveva risposto, ma come una pantera a caccia l’aveva spinto verso il tavolo di legno dove erano stati gettati alla rinfusa tanti fogli di carta e aveva preso a baciarlo fino a raggiungere il suo lobo dell’orecchio, mordicchiandolo leggermente.

 

Senza attendere oltre, Nick si tolse la maglietta; una Faye molto audace che, sopra di lui, lo spingeva a distendersi sul tavolo: le era sempre piaciuto avere il comando, pensò il ragazzo. Faye si tolse a sua volta senza tanti indugi la maglia, gettandola dietro di sé per poi tornare ad avventarsi sulle labbra di lui.

 

Sto per fare sesso sul tavolo del garage, pensava Nick, non riuscirò mai più a passare di qui senza ricordarlo.

 

Intanto Faye era scesa a lambirgli il petto, alternando baci umidi a piccoli morsi, per poi risalire a mordicchiargli sensualmente l’orecchio facendogli emettere un basso gemito.

 

Nick ribaltò le posizioni con un colpo di reni, guadagnandosi il disappunto della compagna, giustificandosi con un ironico - Non puoi star sopra sempre tu, - e ancora una volta l’aveva baciata.

 

Cominciò a passare le labbra dalla guancia di Faye giù fino al petto e mentre lei si inarcava sotto di lui per il piacere, le tolse il reggiseno con una mossa fulminea.

 

Tra baci, morsi e carezze, presto tutti i vestiti finirono sul pavimento e i due ragazzi rimasero in biancheria.

Faye muoveva sensualmente la sua lingua con quella di Nick in un gioco lussurioso e con le mani smuoveva leggermente i suoi boxer in un chiaro invito a toglierli. Cosa che non accadde, perché il ragazzo era sceso con la bocca, dal petto fino all’ombelico di Faye, su cui simulava una penetrazione con la lingua.

 

Sperarono entrambi che la nonna di Nick ritardasse nel tornare dalla sua consueta partita serale a bridge, dati i suoni poco ben poco casti emessi dalle loro labbra.

 

Faye mosse le mani, che Nick le reggeva sopra le testa, fino a raggiungere il sesso del ragazzo.

 

Nick ormai conosceva l’audacia di Faye e continuando a posare sul suo collo baci e morsi leggerei, si godeva quelle intime carezze.

 

La sensazione di Potere che invadeva Faye quando riusciva a far tremare di piacere anche un tipo come Nick, non aveva nulla da invidiare a quella che la investiva quando era intenta in qualche rituale. La sua mano di muoveva rapida e sicura, ma quando capì che Nick era ad un passo dal venire, privò di quel piacere con il più irritante dei sorrisi stampato sulla faccia.

 

Nick gemette d’insoddisfazione e apri gli occhi puntandoli in quelli della ragazza.

 

- Questa non la passi liscia, - sorrise maliziosamente, per poi assalire il collo di Faye baciandolo e succhiandolo forte, finché, soddisfatto non si spostò verso la spalla.

 

Le aveva lasciato un bel segno rosso sul collo che a breve sarebbe diventato violaceo e si sentì soddisfatto della sua vendetta: Faye non sopportava di ritrovarsi succhiotti addosso.

 

La ragazza però, persa nell’attimo, non se n’era resa conto e d ignara, continuava a godersi il momento.

 

- Prenda appunti, signorina, perché la informo che verrà interrogata a breve - scherzò il ragazzo.

 

Nick avvicinò le sue labbra all’interno coscia delicato della mora per potervi lasciare una scia di baci leggeri e Faye, sempre più eccitata, spingeva quasi inconsciamente il bacino verso di lui.

 

- Nick… non… - le sue labbra soffiavano parole senza senso mentre il ragazzo tentava di portarla all’orgasmo con la bocca, e quando il piacere la colse, ricadde sul tavolo trascinandosi sopra il moro.

 

- Credo di non aver capito bene, - disse Faye con un sorrisetto malizioso, riprendendo le fila della battuta di poco prima; le labbra a pochi centimetri da quelle di Nick, - ma posso sempre darle una dimostrazione pratica.

 

Ribaltò ancora le posizioni, portandosi a cavalcioni su di lui, e issandosi sulle braccia finalmente lo accolse dentro di se.

 

- Vediamo… mi trova preparata? -, chiese cominciando a muoversi sopra di lui.

 

- Dio! - imprecò Nick quando Faye si abbassò rapidamente prendendolo tutto.

 

Nick l’accompagnava nei movimenti, ponendo le mani sui suoi fianchi mentre lei lo cavalcava emettendo gemiti rochi; le palpebre serrate per il piacere.

 

Avevano già sesso fatto sesso prima di quella sera, ma non avevano mai provato quella sensazione; solo eccezionale, bruciante passione. In quel momento, tutto pareva uguale e al tempo stesso diverso. Sapevano di provare entrambi quel sentimento spesso nominato a sproposito, volatile e a tratti crudele, come solo un’ altra forza della natura come il Potere poteva esserlo.

 

Quando Nick sentì avvicinarsi l’apice, aiutò Faye a tornare supina sotto di lui.

 

Il piacere li colse ad occhi aperti, lo sguardo legato a quello l’uno dell’altra.

 

Nick ricadde col capo sul petto della ragazza e rimasero in quella posizione abbastanza a lungo da permettergli di ascoltare il battito del cuore di Faye tornare lentamente regolare.

 

- Dio… - fu di nuovo l'unico suono che riuscì ad elaborare Nick, mentre Faye gli carezzava lentamente capelli, le unghie immancabilmente laccate di rosso, un intrigante contrasto con il nero pece della sua capigliatura.

 

Alzò lo sguardo verso Faye, che sembrava persa nei propri pensieri, e si era disteso al suo fianco, cercando di stuzzicarla - Sai che ti sta proprio bene quel marchio sul collo? Vuol dire che sei mia.

 

- Non quanto tu sei m- cominciò Faye, per poi assumere improvvisamente un’espressione accigliata. - Quale marchio?! Nick, mi hai fatto un succhiotto! - Aveva esclamato indignata ,dopo aver constatato la macchia violacea che faceva bella mostra di sé sulla sua pelle. 

 

- E’ il tuo modo contorto per dirmi che stiamo insieme, non è vero? - chiese Faye, dopo un attimo, senza riuscire a nascondere una lieve sfumatura speranzosa nella voce.

 

- Tu cosa credi?

 

 

__________

 

 

 

Erano distesi sul letto di Faye dopo aver litigato per l’ennesima sciocchezza e, come di consuetudine, si stavano scambiando baci talmente infuocati da far arrossire Casanova.

 

- Credi che potremmo uscire allo scoperto? - chiese Faye al ragazzo, una volta che lui ebbe allontanato le labbra dal suo collo per guardarla negli occhi.

 

- Penso che sarebbe anche il momento, - rispose lui - chissà come la prenderanno, - continuò pensando alle frecciatine che gli avrebbero mandato Chris e Dough.

 

Avevano vissuto la loro relazione nel segreto per altri due mesi senza che nessun membro della Congrega si rendesse conto di niente.

 

Certo, dal tempo che Faye passava in camera di Nick, forse Deborah aveva capito qualcosa, ma non aveva accennato loro nessuna battutina irritante.

 

- Sei preoccupata? - le chiese il ragazzo.

 

- Perché dovrei? - rispose Faye, sicura come sempre. - Sono una delle leader della nostra Congrega, sto con il ragazzo che amo… Non ho paura di una dozzina di ragazzini.

 

- Vediamo se sai cavartela anche con questo qui di ragazzino - aveva ammiccato Nick.

 

- Non mi farò mettere i piedi in testa… -, aveva replicato lei con un sorriso licenzioso, cingendogli il collo e tornando distesa sul materasso, baciandolo con una delicatezza che andò progressivamente trasformandosi in ardore.

 

- Fa’ piano… C’è mia madre di sotto,- disse Faye quando una carezza particolarmente spinta di Nick la fece gemere.

 

- Mmmh -, aveva risposto Nick sorridendole e riprendendo la sua discesa lungo la clavicola della sua ragazza.

 

Se qualcuno, e quel qualcuno rispondesse al nome di Diana, fosse entrata in quell’istante nella camera della cugina, avrebbe notato un piccolo particolare di nome Nick disteso in una posizione piuttosto compromettente tra le gambe di Faye.

 

- Oh Dio! Scusate! - Aveva esclamato infatti Diana, da dietro la porta della camera semiaperta; i grandi occhi verdi sgranati per la sorpresa.

 

La mora poggiò lo sguardo ambrato sulla figura della cugina, prorompendo con tono apparentemente noncurante:- Beh, adesso lo sai. Complimenti, sei la prima, della Congrega, a venirlo a sapere. 

 

- Bene, - aggiunse Nick con un sospiro. - Meno uno.

 

 

FIN

 

Note Autrice

Questa storia è stata completamente revisionata ed ampliata di alcune riflessioni a mio parere fondamentali nel 2016. Spero che vi abbia fatto emozionare anche solo un pochino.

 

[1]Zomboy: La storia è ambientata qualche tempo dopo la conclusione del ciclo di romanzi di LJ Smith, terminato nel 1992, mentre Zomboy ha fatto il suo debutto nel 2011, quindi ho unito due elementi cronologicamente distanti per mio unico gusto personale.

 

[2] Questa è una citazione e adattamento di una frase pronunciata dal personaggio di Alice Morgan nel primo episodio della serie televisiva britannica Luther. “This is a black hole. It consumes matter, sucks it in, and crushes it beyond existence. When I first heard that, I thought that's evil in its most pure. Something that drags you in, crushes you, makes you— nothing.” E’ evidentemente la descrizione di quello che per lei rappresenta un buco nero e ho pensato di metterla in parallelo con quella degli occhi di Nick.


Ho letto inoltre, che una scrittrice diversa da LJ Smith ha realizzato un seguito della saga originale. Ci tengo a dire che la mia storia non prende minimamente in considerazione la seconda serie di libri, che non ho letto né ho intenzione di leggere, ma solo quella originale, che reputo perfetta nella sua conclusione. Con questa mia storia, pertanto, miro solo a portare a compimento ciò che è assente nel canon di TSC: una relazione tra due personaggi così simili e perciò così contrastanti come Faye e Nick.


Grazie per aver letto e se aveste voglia di lasciare un commentino, non temete, non vi cadono le dita! ;)

 

SassyKat

 

   
 
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