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Autore: Alison_95    05/06/2011    13 recensioni
"Le persone credono nel destino. Non importa che esse si affidino ciecamente ad esso, che credano in una storia già scritta o che decidano di costruirselo con le proprie mani, ma il destino è sempre presente nelle nostre vite."
Ma ora c'è un ultima prova da affrontare, le guerriere ce la faranno? Bunny ce la farà?
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seiya, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Capitolo XI: Semplicemente esseri umani
 
Le ragazze avevano affrontato la prova. Era finito il periodo concesso dal destino. Ora tutto sarebbe tornato alla normalità e tutte avrebbero vissuto quel futuro, che non sarebbe più cambiato.
Questa è una storia, la storia di semplici ragazze con dei superpoteri, la storia di quello che sarà il loro destino.
Non date nulla per scontato perché l’amore, qualche volta, non basta.
 
 
Ami stava per entrare in classe. Il foglio era davanti a lei, lesse tutte le tracce dei problemi e iniziò a risolverli poi, alla fine dell’ora, consegnò. Non era per niente convinta, sentiva dentro di lei un vuoto che le creava un nodo in gola; sapeva che l’ultimo esercizio era scorretto: aveva dimostrato l’ortocentro anziché dimostrare la perpendicolarità e questo le avrebbe sicuramente ridotto il punteggio, l’avrebbero superata, non sarebbe stata più la prima e avrebbe perso la battaglia.
Notava i suoi compagni che, allegri, chiacchieravano e pregavano per una sufficienza. Lei non era così: per lei un voto che andasse leggermente sotto il massimo non era plausibile, avrebbe comportato una punizione. Si infliggeva ulteriore studio, si sdraiava sul letto e pensava a cosa avesse fatto di male per sbagliare, prendeva la calcolatrice e freneticamente digitava i numeri per fare la sua media. “100, 98, 99, 100, 100 e se prendessi 85? Sarebbe un disastro!”
Non poteva permetterselo. Guardava i suoi compagni andare a pranzo e chiederle “Ami, è andata bene come al solito vero?” e rispondeva “Ho sbagliato qualche piccolo calcolo nell’ultima dimostrazione”. I commenti erano molteplici e variavano da “Dai! Anziché 100 avrai preso 95!”, a “Pensa noi che ci accontentiamo del 60!”, a “Sempre la solita!”.
A Ami non importava di aver preso 95, lei voleva il 100, non voleva accontentarsi di un 60, ma perché non la capivano? Lei studiava, aveva bisogno dei risultati eccellenti per sentirsi bene e detestava essere superata.
Era malata, malata di perfezionismo, malata perché voleva essere la migliore, malata perché prendeva ogni giorno in mano la calcolatrice per fare la sua media scolastica. E si agitava quando qualcosa non andava secondo i piani, quando c’era il rischio di essere superata e quando si sentiva inferiore. Si sentiva sempre inferiore perché non voleva deludere le aspettative di nessuno.
Tornò a casa e si sdraiò sul letto, decise per un momento di non pensare alla giornata appena trascorsa e chiamò Taiki per andare al cinema. Decise che nelle due ore precedenti l’appuntamento avrebbe riposato, si sarebbe comportata normalmente. Ma non lo fece. Si alzò, prese la calcolatrice e ricominciò a digitare numeri freneticamente. L’avrebbe fatto per il resto della sua vita, ogni giorno avrebbe cercato di essere la migliore perché aveva solo l’intelligenza a distinguerla, sarebbe stata un Sailor. Aveva Taiki, aveva l’amore, doveva proteggere la sua principessa ma avrebbe sempre ricordato con nostalgia la matematica, la scuola e la competizione, avrebbe impiegato ore a fare calcoli solo per passare il tempo.
Ami sarebbe stata per sempre l’incompresa.
 
Rea aveva dormito molto male quel giorno. Le capitava sempre più spesso di avere degli incubi, sogni così tremendi ma che sembravano così veri. Alcuni di essi si erano avverati – ricordava ancora il treno, lo schianto tremendo e Bunny che perdeva la memoria – altri no.
Ormai non sapeva più a cosa credere, che cosa ne sarebbe stata della sua mente. In qualche modo, era grata di avere quelle visioni perché la aiutavano a comprendere gli eventi futuri, la mettevano in allerta e la facevano sentire speciale, diversa dagli altri.
Fece colazione, dopo andò a scuola e nel tardo pomeriggio vide il tramonto con Yuri. Ancora le sembrava impossibile di essersi presa una bella cotta eppure stare con lui la faceva sentire bene, piena di attenzioni e protetta. Lei stessa, a sua volta, avrebbe protetto la sua principessa nel suo futuro, ora che aveva ricordato. Doveva assolutamente parlarle. Le Outer l’avevano avvisata e lei si era sentita sollevata perché non c’era più nessun problema col destino che pesasse sulle loro spalle, però si chiedeva come Bunny avesse reagito. Doveva proteggerla perché quello era il suo ruolo, ma voleva anche essere protetta da qualcuno.
Guardava il tramonto, visibile nonostante le numerose nuvole, che assumeva sfumature sempre più rosse. Il rosso. Il suo colore. Una fiamma che brucia, che arde. Le sue visioni le comunicavano uno stato di precarietà, di insoddisfazione.
Rea guardava l’uomo al suo fianco e non aveva più paura perché ora c’era qualcuno a cui avrebbe confidato tutto, pronto a salvarla, a soccorrerla nel momento del bisogno, pronto a starle accanto.
Rea avrebbe sposato Yuri. Avrebbe protetto la sua principessa. Nel futuro le sue visioni sarebbero continuate: belle o brutte che fossero, disegnavano sempre uno stato di solitudine che circondava Crystal Tokyo. La gente non capì mai il significato di quelle visioni e non capì mai la vera Rea.
Rea sarebbe stata per sempre la pazza.
 
Morea aveva passato l’intero pomeriggio a preparare la cena. Alla fine Moran sarebbe andato a casa sua, avevano optato per qualcosa di più intimo e così sulle note della sua canzone preferita cucinava piatti prelibati. Prendeva la farina, la impastava col lievito per creare la pasta soffice della torta alle fragole con panna: la sua preferita.
Amava la cucina e aspirava ad aprire un ristorante tutto suo; nel tempo perso si divertiva a provare nuove ricette ma recentemente aveva avuto ben poco tempo. La scuola, la sua missione e i ricordi di Bunny avevano occupato completamente le sue giornate e non aveva l’umore giusto per sbizzarrirsi in cucina. Riaccendeva i suoi amati fornelli dopo ormai mesi che non lo faceva e sentiva un gran calore che le pervadeva il corpo, gli occhi le brillavano e un sorriso sereno appariva sul suo volto. Era davvero la sua passione. Amava il profumo che aveva il cibo mentre veniva scaldato, amava tagliare le fragole, amava stendere la panna su quel perfetto pan di spagna: sentiva un odore dolce, l’odore di ciò che amava fare.
Ora che aveva Moran al suo fianco, aveva qualcuno con il quale condividere le sue creazioni, qualcuno che le sarebbe rimasto accanto per tutta la vita. La sua missione non l’aveva dimenticata, era ben fissa in mente ma Morea sapeva che si possono fare più cose nella vita. Avrebbe protetto la sua principessa, avrebbe collaborato con il cuoco, forse avrebbe aperto un ristorante tutto suo.
No, niente di tutto ciò sarebbe mai successo.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’Incoronazione, Morea sarebbe stata per sempre felice con Moran, ma non avrebbe più toccato un mestolo; lei doveva proteggere la sua regina, era una reale e non poteva permettersi di cucinare, disse addio per sempre alla cucina.
Morea sarebbe stata per sempre l’insoddisfatta.
 
Marta si svegliò con un dolce sorriso sulle labbra, dettato dalle circostanze. Presto sarebbe diventata una stella della musica e aveva al suo fianco il ragazzo di cui si era innamorata, Yaten.
Ciò di cui non si rese conto la guerriera di Venere era degli ostacoli ai quali andava incontro. Troppo spesso Marta aveva nascosto ciò che davvero provava, quando sorrideva e il mondo intero pensava che stesse bene, che fosse tutto a posto, quando rideva di gusto non era altro che un modo per scacciare la malinconia, la malinconia di non aver raggiunto i suoi obiettivi. Lei era l’unica consapevole tra le Inner di cosa avrebbe portato il destino e aveva sempre finto di vederlo come una cosa positiva anche se, per lei, non era così. Avrebbe visto spegnersi tutti i sogni, non voleva perderli, non voleva vedere tutto ciò per cui aveva lavorato, tutto ciò che amava andare in frantumi.
Così si arrese alla prima occasione: la verità è che aveva sviluppato una repulsione per le maschere che aveva indossato per tutta la vita, a tal punto che iniziò a scacciare dalla sua mente il pensiero di fare l’attrice. Arriva un momento in cui sei stufa di fingere e devi essere te stessa; Marta aveva imparato a sue spese cosa significasse essere qualcun altro, aveva quindi già perso i sogni e le aspirazioni.
Avrebbe inciso qualche canzone con Yaten e dopo avrebbe fatto un provino: il regista ne rimase colpito a tal punto che eliminò dalla selezione tutte le altre e le assegnò la parte, dicendole “Reciti così bene che sembra che tu abbia finto per tutta la vita.” Così Marta rifiutò la parte: doveva prima imparare a essere se stessa, a non avere complessi, a sentirsi bene non agli occhi degli altri, ma ai suoi occhi.
Avrebbe vissuto un grande amore con Yaten, avrebbe protetto la sua principessa ma non avrebbe più guardato le foto del suo provino, non avrebbe più toccato un copione, però avrebbe continuato a mentire sulle sue condizioni, si sarebbe dimostrata sempre allegra anche quando non lo era, non si sarebbe mai accettata.
Marta sarebbe stata per sempre l’insicura.
 
Heles ricordava bene le parole di Bunny, il suo sguardo perso nel vuoto, le lacrime che scendevano lungo il suo volto. Le aveva viste tante volte, ma mai le avevano fatto quell’effetto.
Compassione. Pena. Sofferenza.
Ricordava bene le parole di Seiya. Così guardava Milena e si chiedeva cosa avrebbe fatto lei al posto del ragazzo dal codino o al posto della sua principessa. Lei non aveva di questi problemi perché Milena era sua a prescindere, senza vincoli, senza destini, senza patti, senza ostacoli.
Era terribilmente combattuta, sapeva che restituire la memoria a Bunny aveva dato la possibilità di far proseguire quel destino già scritto, ma aveva privato una persona della libertà di scegliere.
L’aveva privata dei suoi ultimi cinque anni come essere umano. Ma forse loro esseri umani non lo erano mai stati.
Heles capì che da quel momento in poi avrebbe dovuto farsi perdonare per gli ostacoli che aveva imposto alla persona che avrebbe dovuto proteggere. Aveva sempre visto la sua missione come il motivo della sua esistenza, ma forse loro erano nate per vivere e non per raggiungere uno scopo.
In fondo si sarebbe sempre sentita in colpa per ciò che aveva fatto, per aver bruciato le tappe, per averLe affidato una decisione da prendere in un giorno anziché in cinque anni. Forse si sarebbe dovuta scusare anche con Seiya perché non si era mai fidata e l’aveva sempre visto d’intralcio, ma aveva capito quanto fosse buono. E’ raro fidarsi e per lei era quasi impossibile.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’incoronazione alla quale avrebbe assistito insieme alla sua amata Milena. Poi avrebbe protetto la sua principessa, si sarebbe per sempre sentita in colpa, sarebbe stata schiva come sempre e non avrebbe mai imparato a fidarsi.
Heles sarebbe stata per sempre la scontrosa.
 
Milena aveva deciso che quel pomeriggio sarebbe andata in piscina per fare una nuotata, per sentirsi meglio. L’acqua cancellava tutte le sue preoccupazioni, tutti i suoi tormenti.
Anche lei si sentiva in pena per la sua principessa perché per tutta la vita si era dedicata con anima e corpo alla sua missione e ora capiva che ci sarebbero state tante altre cose da fare.
Arrivò al punto di rimuginare sull’amicizia con le Inner. Non era mai stato un legame, lei non aveva mai desiderato ardentemente la loro compagnia, eppure in quel momento sì. Se avesse potuto avrebbe ricominciato da capo, avrebbe parlato con le sue compagne, non si sarebbe chiusa nel suo mondo, sarebbe stata vicino alla sua principessa. Ma indietro non si può tornare e si rimane per sempre con i rimpianti e i rimorsi.
La sua dolce eleganza e la sua bellezza erano riconosciute da moltissime persone eppure lei si sentiva vuota, vuota dentro. Dietro a quella perfezione esterna, si nascondeva un animo tormentato, un animo che non riusciva a legare con nessuno, che non riusciva a esternare i sentimenti.
Nuotando Milena si sentiva di poter parlare con qualcuno che non fosse Heles, parlava con l’acqua, l’amica che ascoltava i suoi dolori, ma non rispondeva.
Le aveva parlato del legame con le Inner, un legame che non avrebbero mai avuto veramente, le aveva parlato della missione, una missione che l’aveva esclusa dal mondo reale, le aveva parlato del suo carattere, un carattere chiuso e schivo che non riusciva a cambiare.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’Incoronazione e lei sarebbe stata presente con la sua Heles; avrebbe protetto la sua principessa ma non avrebbe più nuotato, avrebbe spezzato il legame indissolubile con l’acqua, avrebbe provato ad aprirsi con qualcun altro, ma non ci sarebbe riuscita.
Milena sarebbe stata per sempre la fredda.
 
Ottavia era sdraiata sul letto e pensava alla precedente serata. Anche se il suo corpo era quello di una bambina, aveva l’animo di un’adolescente e stava ancora crescendo, quindi capiva perfettamente ciò che era giusto e sbagliato.
Giusto era seguire il destino per dare la pace agli abitanti della Terra, sbagliato era non lasciare vivere. La vita è fatta di controsensi e contraddizioni. Ogni piccola cosa ha entrambe le facce: è positiva e negativa, è giusta e sbagliata, è buona e cattiva, …
Non c’è mai un’unica definizione, neanche per le persone. E lei era una contraddizione. Con un colpo poteva salvare il mondo e distruggerlo, era talmente potente da poter decidere le sorti dell’umanità.
I bambini voglio avere i superpoteri eppure lei che era tanto potente, avrebbe voluto non esserlo. Quel potere la faceva sentire sola, estranea a tutto ciò che la circondava. La sua unica famiglia erano le Outer, ma forse anche loro la temevano. Per una volta nella vita avrebbe voluto vivere normalmente e, per la prima volta, comprese ciò che intendeva Bunny la sera precedente. Bunny voleva scegliere perché è quello che fanno gli esseri umani. Ottavia voleva sentirsi normale perché è come sono gli esseri umani.
Ma lei non lo era, era destinata a vivere chiusa in un guscio, protetta da un’invisibile barriera che allontanava tutti.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’Incoronazione e lei avrebbe aspettato con ansia l’arrivo di Chibiusa per poter giocare con lei, una delle poche persone che l’avessero mai trattata come un’amica e non come un oggetto di distruzione. Ottavia non si sentì mai integrata completamente e tutti coloro che la vedevano al di fuori del castello la salutavano maestosamente per timore o, nella maggior parte dei casi, neanche la vedevano, abbassavano lo sguardo e procedevano avanti per la loro strada.
Ottavia sarebbe stata per sempre l’ignorata.
 
Sidia passeggiava per il parco consapevole che presto avrebbe detto addio a tutti, sarebbe tornata a casa. Ma quale era la sua casa? Le porte del Tempo.
Era difficile chiamarla casa. Casa è quel posto dove ti senti bene, dove c’è qualcuno ad accoglierti, qualcuno che ti ama, con il quale condividi affetto. Lei era sola, sola a controllare il passaggio temporale e nessuno le faceva mai visita, a eccezione della piccola Lady. Ma ogni volta che vedeva i suoi occhi ricordava quelli del suo amato Endymion, il consorte di Serenity, l’uomo che amava e che non sarebbe mai stato suo, che avrebbe guardato con nostalgia, nostalgia di qualcosa che non avrebbe mai avuto.
Pensava a Bunny: se avesse voluto, avrebbe potuto non restituirle i ricordi, spingerla tra le braccia di Seiya e provare a consolare Marzio. Ma non l’aveva fatto. Perché la sua missione era quella di guardiana del tempo e perché l’uomo che amava, era innamorato di un altra e lo sarebbe sempre stato. E lei voleva vederlo felice perché chi ama davvero, gioisce della felicità altrui. Soffre, piange, si dispera ma vuole il meglio per colui che le ha preso il cuore.
Sidia lo amava e non lo poteva avere. Era un’ingiustizia, ma era la vita. La vita è un’ingiustizia. L’unico contatto che le sarebbe rimasto, sarebbe stato Chibiusa, così simile a lui, sua figlia, il frutto dell’amore con una donna che non era lei. Eppure Sailor Pluto amava quella bimba come se fosse sua.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’incoronazione e lei avrebbe partecipato per poi tornare a custodire le Porte. Raramente avrebbe parlato con qualcuno, raramente avrebbe visto le sue amiche, la Piccola Lady. Mai più avrebbe rivisto Endymion.
Sidia sarebbe stata per sempre la sola.
 
Era ormai tardo pomeriggio e Bunny guardava il cielo nuvoloso fuori dalla finestra della sua camera, mentre ascoltava il suo carillon. Non aveva ancora deciso.
Prima di Seiya, Marzio era il passato, il presente e il futuro, ora lo era diventato il cantante. Come poteva decidere se amava entrambi? Marzio era il padre di sua figlia, di Chibiusa, quella dolce bambina che amava più della sua stessa vita e Seiya era il ragazzo di cui si era innamorata da semplice umano.
I ricordi si susseguivano nella sua mente, non aveva pace eppure una parte del suo cuore aveva sempre saputo che il cantante le aveva dato tutto. Amore, conforto, allegria, gioia e anche dolore. Tutte le sensazioni erano racchiuse nel suo rapporto con Seiya, lo desiderava disperatamente, se solo avesse potuto trascorrere quei cinque anni con lui… Ma se lo avesse fatto, si sarebbe innamorata ancora di più e non lo avrebbe più lasciato andare. Infatti non voleva che partisse, non voleva dirgli addio. Erano le sei e cinquanta.
Scese di fretta le scale, iniziò a correre più in fretta che poteva. Chibiusa. Seiya. E poi c’era anche Marzio. Ma voleva sentirsi libera per una volta, voleva scegliere e non essere vincolata a uno stupido destino.
Mentre correva, perse l’equilibrio e scivolò. Alzò lo sguardo e vide una bambina dinnanzi a sé: aveva degli occhi dolcissimi, guardava il papà e la mamma e si sentiva a casa perché era con i suoi genitori. Bunny iniziò a piangere, ricordando tutti i momenti trascorsi con la sua dolce Chibiusa e il suo cuore fremeva, si spezzava perché aveva capito ciò che sarebbe successo.
Scattarono le sette e un minuto, Bunny guardò l’orologio e rimase ferma a guardare il cemento. Non riuscì neanche ad alzare lo sguardo per vedere una luce che si faceva largo tra le nuvole e che puntava verso un’altra galassia, una galassia diversa da quella della sua dolce Testolina Buffa.
Bunny aveva scelto, ma era stato ancora una volta il destino a decidere per lei. Le aveva procurato varie ferite sul corpo che erano guarite, una tra i ricordi che era guarita e una sul cuore: quella non sarebbe mai guarita.
“La vita è fatta di addii”. Sì, lei lo sapeva perché aveva appena detto addio alla persona che amava.
Aveva sempre avuto paura dei cambiamenti e se ne sarebbe pentita per tutta la vita, ma almeno avrebbe avuto Chibiusa.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’Incoronazione, si sarebbe sposata con Marzio e avrebbe sorriso al suo popolo. Avrebbe vissuto quella vita perfetta senza rivedere mai più l’unico che l’aveva fatta sentire diversa, umana.
Bunny sarebbe stata per sempre l’infelice.
 
Erano pronte. Avevano affrontato la prova e non l’avevano superata.
Perché le Sailor non avevano mai saputo, non sapevano e non avrebbero mai saputo essere semplicemente esseri umani.

FINE.


Angolo dell'autrice: Ok, ragazze non uccidetemi! Lo so benissimo che è finita non male, malissimo! Ma questo era il progetto fin dall'inizio, l'avevo iniziata per metter in risalto quella parte delle Sailor che non viene mostrata e che secondo me impedisce di vivere una vita normale. Tutte hanno l'amore ma non saranno mai completamente felici e anche la nostra Bunny lascia che la sua stella cadente voli via. Mentre la scrivevo ho pianto e mi dicevo "magari posso ancora cambiarla" ma non avrebbe più avuto il senso che volevo.
Spero che vi sia piaciuta e a me dispiace molto sia terminata perchè, tra tutte quelle che ho scritto, questa è la storia che ho sentito di più perchè ci ho messo parte di me e con le vostre recensioni mi avete reso la persona più felice del mondo.
Spero di non avervi deluso, forse vi ho rattristato e mi dispiace.
Ragazze, un grazie enorme per le favolose recensioni, per la lettura.
Grazie, grazie, grazie!
Un bacio^^
Alison_95
  
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