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Autore: crimsontriforce    06/06/2011    2 recensioni
Wander muove i primi passi nella terra dei miracoli e il giocatore con lui. Sensazioni parallele, piccole e rarefatte si disperdono in un cielo più grande.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vecchissimo progetto portato a termine grazie al COW-T. E quando dico vecchissimo dico 2006 (contando che il gioco è di fine 2005...). Un ennesimo atto d'amore verso l'Ancient Land, dovuto allora come oggi. Al momento credo di aver finito le idee per Wanda, a meno che non vogliate leggere del mio Colosso Mary Sue che se la scialla nelle foreste nord-orientali, ma chissà. :) Poi col Grifoncino in arrivo...












Nove pensieri dal confine del mondo






1.
La prima cosa che Wander aveva notato, sconfinando in quella terra alla fine del mondo, era che il cielo era più grande. La consapevolezza della diversa lucentezza, dell’estraneità del vento sarebbero venute dopo; in quel momento era solo più grande. Gli spazi acquisivano un significato diverso sotto quella cupola sconfinata, le nuvole stesse potevano perdersi.
In un cielo così grande doveva per forza esserci spazio per un miracolo.
Ma il corpo di Mono era freddo e pesante.

2.
Esitò ad abbandonare la protezione del tempio. Camminò nel suo ventre osservando la doppia fila di statue che simboleggiava il percorso che avrebbe intrapreso – o c'era un legame più sottile, e il mostro era il simbolo e la statua l'essenza, ma a Wander non serviva la risposta. Vide che Agro si abbeverava nel fonte che avevano oltrepassato all'ingresso e lo imitò, storcendo la bocca per il sapore di ferro e di fermo. Il buio era sicurezza, un luogo di inizi, una speranza intonsa. Era Mono immobile sulla soglia dell'altare.
Il muro di luce al di fuori lo attendeva.

3.
Respirò l'aria fresca di quella terra, che sapeva di erba umida e muschio e imprese impossibili. La luce del giorno lo accecò e gli fece aprire gli occhi oltre alla disperazione della sua missione: Wander si buttò in sella ad Agro, si lanciò al galoppo nella piana e per la prima volta, col vento che gli fischiava nelle orecchie, sentì di poter toccare con mano i fantasmi che aveva inseguito. La possibilità era concreta ed era reale e le parole di Dormin riecheggiavano ancora nella sua testa: avrebbe trionfato o sarebbe perito nell'intento e qualunque esito l'avrebbe portato, alla fine del viaggio, fra le braccia della sua Mono.

4.
C'era calore nella pietra, c'era calore nella terra. I suoi occhi non riuscivano ad abituarsi al chiarore del cielo, con il suo sole nascosto dietro a una cortina di foschia che lo rifletteva fino all'orizzonte. Sembrava un giorno eterno e artefatto, ma sentiva il calore dei sassi su cui si sedeva nelle pause del viaggio. Il sole di casa faceva lo stesso. Era lo stesso. Cercò di non dimenticarlo.

5.
E quel giorno che pareva eterno non poteva che essere incastonato nello scorrere del tempo, in qualunque modo esso scorresse sotto la maledizione di quelle terre, perché trovava frutta matura sugli alberi, assieme a germogli e foglie secche.

6.
Le lucertole potevano permettersi di oziare al caldo, non lui. Si rialzò e montò in sella.

7.
Aveva visto le nuvole per la prima volta dal grande ponte che collegava quelle terre al continente. Non erano meno imponenti se osservate dalla base dei suoi pilastri, da una spiaggia o seduto con la schiena appoggiata ad Agro. La volta celeste era più grande e conteneva più nuvole: non c'era altra spiegazione. Un angolo bianco veniva segnato dalla riga netta di un cumulo più denso, illuminato dal sole, mentre il vento disperdeva alte linee sottili. La terra al di sotto (anch'essa più vasta, per reggere così tanto cielo) conteneva altrettanti strati di misteri.

8.
Era sicuro di aver preso una direzione errata. Si trovò a contemplare il mare, che non si buttava nell'abisso oltre le spiagge della fine del mondo ma continuava la sua distesa fino a un altro orizzonte. Era possibile che contenesse altre terre oltre a quell'ultima? E che segreti terribili dovevano contenere, per essere state così segregate dal mondo degli uomini?
Credette di aver visto una macchia scura in lontananza, ma era solo il riflesso del sole sugli occhi.

9.
Si risvegliò al tempio dolente, lottando contro i suoi stessi muscoli per rimettersi in piedi, senza poter pensare, senza voler pensare, inebetito dal fetore di cui era intriso e di cui serbava ricordi troppo vaghi. Aveva vinto. Un nemico era caduto. Il resto era nebbia.
Zoppicò fino all'altare appoggiando sulla spada il peso dei suoi passi sbilenchi e crollò in ginocchio a braccia conserte al fianco di Mono. Una colomba si levò in volo. Fuori era sera. Una colonna di luce si levava solitaria dagli altipiani meridionali.








   
 
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