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Autore: _Li_    07/06/2011    6 recensioni
Una piccola storiella senza pretese, nata per liberare la mia mente dai ricordi.
Ringrazio Lady Emily Uchiha e il suo "Diario di un ex allenatore" per l'inconsapevole ispirazione.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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RICORDI...
 

Guardo l’ora sul display del computer: 23.55.
Non ho voglia di andare a letto, ma so che tra poco ci andrò lo stesso, a meno che non voglia sentire un urlo stile Tarzan propagarsi per la casa.
Decido di dare un’ultima occhiata ad internet e mi metto a spulciare nel sito di EFP.
I miei occhi si posano su una storia dal titolo un po’ strano: Diario di un ex allenatore.
Ciò che mi incuriosisce di più non è però il titolo, quanto il commento sotto di esso:
Prendete il vostro Gameboy. Accendetelo.
Vi ricordate di quel mondo popolato da creature chiamate Pokémon, che per molti erano una parte della loro infanzia?
Vi ricordate di Ash, Brock e Misty?
Oppure, con l'adolescenza, avete rimosso tutto?
A tutti coloro che amano i Pokémon,
sempre e comunque!

Clicco, incuriosita, e mi metto a leggere.
 
Guardo allibita le prime frasi: andiamo! Come si può credere che i Pokemon siano legati al satanismo?
Scemenze!
Continuo a leggere e mi accorgo però che le scemenze si fermano qui: il resto sono tutte parole vere. Purtroppo.
Ridacchio alla battutina su Tepig. Mi dispiace un po’ per lui, però la ragazza ha ragione!
Poi finisco la lettura e mi appoggio allo schienale della sedia con un sospiro.
I Pokemon.
Quanti ricordi.
 
La mia mente improvvisamente ritorna all’età di 9 anni, quando da bambina guardavo l’orologio e finalmente mi dedicavo alla mia attività pomeridiana preferita: la merenda.
Con un panino alla nutella in una mano e il telecomando nell’altra aspettavo con ansia l’inizio dei Pokemon, dimenticando per alcuni minuti tutti i compiti.
Sorrido a quel pensiero.
L’altro giorno, vagando per i canali, mi sono imbattuta per caso in una sigla dei Pokemon. L’ho riconosciuta solo per il nome scritto in maiuscolo, perché delle vecchie sigle musicali ed allegre non aveva nulla. Solo immagini digitali ed una stupida canzoncina di sottofondo.
Di guardare il cartone non se ne parla neanche. Troppo scontato, troppo monotono.
I personaggi (vecchi e nuovi) non sono più spassosi ed originali come un tempo.
Sembrano attori falliti costretti a recitare ogni giorno la stessa parte.
E dire che un tempo guardare i Pokemon mi riempiva di gioia, curiosità ed invidia. Quanto avrei voluto essere parte di quel cartone, vagare libera per il mondo (niente scuola!) accompagnata solo da quei buffi animaletti.
Purtroppo sapevo che non era possibile. L’unico modo per sentirsi un po’ allenatori era giocare con il Gameboy.
Sorrido nuovamente e ripenso al giorno in cui ho ricevuto il mio meraviglioso Gameboy Color, un Natale di molti anni fa. Dopo aver scartato il pacchetto mi sono subito fiondata nel lettone dei miei genitori a mostrar loro la meravigliosa sorpresa ricevuta da Babbo Natale.
No aspetta. Corrugo la fronte ed alcuni particolari ritornano nella mia mente: un tavolo, carte da pacchi e fiocchetti e la scatola di un gioco per il Gameboy lì in mezzo.
Ora ricordo! È stato proprio a causa del Gameboy, trovato in mezzo ai regali da incartare, che ho scoperto che i pacchetti sotto l’albero li mettevano i miei genitori e non Babbo Natale!
Che tristezza...
Vabbè. Mi rimaneva comunque la gioia di avere finalmente il mio meraviglioso Gameboy e l’orgoglio di averlo originale, diverso dagli altri: non era colorato, ma era fatto di plastica viola e trasparente, che lasciava intravedere i meccanismi elettronici presenti al suo interno (ringrazio la mia adorata sorellona per la magnifica scelta!).
Il giochetto non era quello che desideravo ma fortunatamente ci ha pensato mio zio a regalarmi Pokemon Argento, il primo (e l’unico) che abbia mai avuto.
 
Ridacchio tra me e me. Era da tempo che non ripensavo a queste cose.
Poi ritorno con la mente al giochetto: ricordo ancora il momento in cui ho iniziato a giocare.
Il mio nome era Ash (che fantasia) ed il mio starter era Cyndaquil: lo trovavo adorabile con quel buffo musetto e le fiamme sulla schiena! Totodile era troppo esaltato per i miei gusti ed odiavo profondamente Chikorita (effetti collaterali dell’anime).
Ripenso a tutte le emozioni legate ad esso, alla gioia provata nel camminare virtualmente attraverso la regione di Johto, lo stupore con cui guardavo ogni Pokemon apparso sullo schermo (tutti ovviamente già conosciuti grazie al cartone), tutta la soddisfazione provata nel battere gli altri allenatori, soprattutto l’avversario numero uno (ladro ed ora padrone di un Totodile) che nella mia infinita innocenza di bambina avevo chiamato Cretino (povero... Ripensandoci ora un po’ mi dispiace per il nome che gli avevo affibbiato!).
 
Il mio ricordo poi inevitabilmente si sposta, rivedendo tutte quelle piccole scemenze legate al gioco che hanno ancora il potere di farmi sorridere.
       
Ripenso ad alcune delle innumerevoli catture (non sufficienti però per completare il Pokédex): un Dratini femmina, un Pokemon che adoravo (e adoro) e che desideravo con tutto il cuore possedere. Un Larvitar, apparso casualmente davanti a me all’interno di una grotta e di cui, fino a quel giorno, avevo ignorato totalmente l’esistenza. Un Weedle, unico Pokemon shiny trovato durante la mia intera carriera da allenatrice. E dire che mi sta pure antipatico.
         
Ripenso alla fatica nel trovare Lugia, disperso in quel labirinto che (per me) sono le Isole Vorticose.
          
Ripenso alla soddisfazione provata dopo aver sgominato la banda del Team Rocket presente ad Azalina e a Fiordoropoli.
         
Ripenso con gioia ai momenti in cui assistevo ad una nuova evoluzione di un Pokemon o alla schiusa di un uovo.
       
Ripenso alla sorpresa avuta scoprendo che superando l’acqua vicino a “casa mia” si arrivava in una regione totalmente nuova.
         
Ripenso alla spensieratezza con cui ho affrontato Rosso la prima volta.
Pensavo fosse un allenatore qualunque e, come prevedibile, ho perso miseramente. D’accordo. Ho perso miseramente per 13 volte. Ricordo però anche la gioia provata dopo averlo battuto! Che soddisfazione!
Ammetto però che la sua sconfitta risale a circa 4 mesi fa. Un po’ tardino considerando che avevo iniziato il gioco a 10 anni ed ora non sono più una bambina. Anzi, tra un po’ non sarò neanche più un’adolescente.

Sospiro.
Poi ridacchio nuovamente ripensando al mio ricordo preferito in assoluto, legato alla Lega Pokemon (questa si l’ho battuta da bambina!).
Ci ho messo settimane per riuscire a sconfiggere Karen, Pino, Koga e Bruno (Wow! Ricordo ancora i loro nomi! Sperando che siano giusti...).
Ero a letto, prima di andare a dormire, e finalmente ero riuscita a battere l’ultimo Pokemon ombra dell’allenatrice bionda (lei e quel suo dannatissimo Umbreon!).
Non sono riuscita a trattenere un grido di gioia e mi sono messa a ballare sotto le coperte.
Continuavo a pensare alla mia squadra, mezza morta per permettermi quella vittoria, ed ero talmente felice che non riuscivo a smettere di sorridere.
A farmi smettere ci ha però pensato Karen con quelle famose parole.

“Vai. Il Campione ti aspetta.”
Campione? Quale Campione? Questa si chiama Lega dei Superquattro. SUPERQUATTRO. Vuol dire che ci sono 4 persone super! Nessuno ha mai parlato di un Campione!
Sorrido nuovamente ripensando alla mia ignoranza ed alla disperazione provata in quel momento: tanto lavoro per nulla!
Naturalmente in seguito sono riuscita a batterlo: finalmente ero io il Campione!
Che poi non ho mai capito perché, essendo io il campione, ogni volta, puntualmente, dovevo sconfiggere di nuovo Lance. Vabbè, tralasciamo.
 
Ridacchio e riguardo nuovamente la storia che ho appena letto. Quanti pensieri e quanti ricordi sono nati grazie a lei!
Decido di lasciare un commento: se l’è proprio meritato, solo per avermi fatto rivivere tutte queste emozioni.
Però forse sono un po’ troppe cose da scrivere in una recensione.
 
Idea!
Potrei scriverci una storia...
Fisso per un istante lo schermo del computer.
Poi sorrido, per l’ennesima volta, ed apro Word.

 
 
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Buonasera, anzi buonanotte a tutti!
Scusate ma quando l’ispirazione prende non c’è nulla da fare.
Penso non ci sia altro da aggiungere a questa storiella, nata per divertimento e per nostalgia. Avevo troppi pensieri e ricordi per la testa e così ho deciso di metterli per iscritto.
 
Ringrazio moltissimo Lady Emily Uchiha che mi ha (inconsapevolmente) ispirato. Consiglio a tutti di leggere prima la sua storia, senza la quale questa non sarebbe nata.
Che altro dire?
Buonanotte a tutti!
_Li_
  

  
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