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Autore: Mizar19    07/06/2011    11 recensioni
[Prima classificata al contest "Nice to meet you" di Bellis e DataLore e vincitrice del premio Stile]
Lupo si era unita ufficialmente alla banda armata nel giugno del 1944. Si era immediatamente distinta per la sua abilità non solo con le armi, di cui pareva persino più esperta di molti degli altri uomini, ma anche per la rapidità e le silenziose movenze del suo portamento. Era riuscita a rubare i gradi ad un soldato fascista e grazie a ciò aveva ottenuto la piena fiducia della brigata partigiana della collina. [...] Stachys aveva visto Lupo per la prima volta alla fine di maggio: arrivava dalle montagne con il bruciante desiderio di offrirsi per il suo Paese in nome della Libertà, ideale ormai calpestato e scomparso dall’immaginario nazionale. Calzava costantemente stivali marroni in cuoio e procedeva con un’andatura decisa e sicura, ostentando fiera tutta la sua forza. La scintilla che brillava nei suoi occhi era più incandescente della brace, così pensava Stachys osservandola mentre, seduta su un grosso sasso dalle venature metallizzate, fumava distrattamente una sigaretta.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Prima classificata a parimerito al Nice to meet you contest indetto da Bellis e DataLore e vincitrice del premio Stile.

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Titolo: Lupo
Autore/i:
Mizar19
Fandom: Originale
Genere: Storico, Drammatico, Sentimentale
Avvertimenti: Femslash, One-shot

Le note al fondo per evitare spoiler!

Questa storia è dedicata a due persone che hanno combattuto da partigiani per la nostra Italia.

 

LUPO

 

Lupo si era unita ufficialmente alla banda armata nel giugno del 1944. Si era immediatamente distinta per la sua abilità non solo con le armi, di cui pareva persino più esperta di molti degli altri uomini, ma anche per la rapidità e le silenziose movenze del suo portamento. Era riuscita a rubare i gradi ad un soldato fascista e grazie a ciò aveva ottenuto la piena fiducia della brigata partigiana della collina.

Nella Langa piemontese[1] i fascisti avevano il controllo di tutti i centri principali, costringendo gli uomini della resistenza a trovare rifugio nella campagna, oppure ad essere ospitati da coraggiose anime piagate dall’orrore della dittatura. Non era necessario essere eroi per diventare partigiani, l’unico requisito, oltre alla dimestichezza con le armi, era l’odio verso quel cancro che aveva contaminato il Bel Paese.

Lupo aveva vent’anni, o almeno così sosteneva, e la graziosa Stachys si fidava ciecamente delle sue parole. Anche Stachys, temeraria e idealista sedicenne, apparteneva alla banda partigiana con l’importante ruolo di staffettista: il suo compito consisteva nel trasportare i messaggi da una collina all’altra, dunque era di primaria importanza. Era stata scelta non solo in quanto suo padre era a capo della banda armata e sua madre nascondeva una famiglia ebrea in una stanza segreta dietro la credenza, ma anche per quel suo essere normale, con lunghi capelli castani ed espressivi occhi scuri, la carnagione abbronzata a causa della quasi perenne esposizione al sole. Un’anonima bellezza dall’animo virtuoso.

Stachys aveva visto Lupo per la prima volta alla fine di maggio: arrivava dalle montagne con il bruciante desiderio di offrirsi per il suo Paese in nome della Libertà, ideale ormai calpestato e scomparso dall’immaginario nazionale. Calzava costantemente stivali marroni in cuoio e procedeva con un’andatura decisa e sicura, ostentando fiera tutta la sua forza. La scintilla che brillava nei suoi occhi era più incandescente della brace, così pensava Stachys osservandola mentre, seduta su un grosso sasso dalle venature metallizzate, fumava distrattamente una sigaretta. Se la portava alle labbra trattenendola con delicatezza fra pollice e indice, per poi appoggiarla fra le labbra dischiuse, inspirando in maniera appena percettibile.

Mentre Lupo acquisiva dimestichezza con la banda armata e la sua politica interna, Stachys continuava a svolgere la staffetta, attraversando la campagna per raggiungere altre brigate partigiane. Durante il tragitto, spesso si soffermava a riflettere su Lupo: non sapeva quale fosse il suo vero nome, quello di battaglia le era stato affidato a causa della sua origine montanara, e forse non voleva nemmeno saperlo. Lei era un lupo, una creatura solitaria e forte, pronta a morire per una patria sotto le ceneri della quale s’intravedeva ancora il bagliore di una speranza, la Speranza che gli Alleati sarebbero presto arrivati a liberarli, la Speranza che Mussolini venisse catturato e ucciso. Forse allora le cose sarebbe cambiate.

Stachys consegnava i suoi messaggi e poi correva indietro, rapida come un leprotto nei prati, agile come un grillo, di quelli che frinivano la sera sulla riva del fiume dove Lupo parlava con Stachys. Sarebbe rimasta per ore con lei su quella riva, pendeva dalle sue labbra, incantata da quelle parole ammaliatrici, dal suo sorriso seducente ma privo di malizia, dal movimento elegante delle sua sopracciglia che si animavano assieme al suo volto. Eppure si animavano solo quando parlava con lei.

Lupo era tricotillomaniaca e questa sua ossessione si esprimeva in un continuo arrotolarsi una lunga ciocca di capelli scuri che sfilava apposta dalla coda, pronta ad attutire lo stress della ragazza, che altrimenti sarebbe parsa imperturbabile. La sua famiglia non le mancava, non era per questo che arrotolava sistematicamente e convulsamente quella ciocca corvina; Stachys non ne comprendeva la ragione e l’unica parte del corpo che avrebbe potuto essere rivelatrice era fredda come il ghiaccio e del suo stesso colore.

Stachys sapeva che Lupo era molto coraggiosa, non temeva i soldati fascisti né gli ossessivi burocrati del regime, e che con il suo aiuto i partigiani erano riuscita ad aumentare considerevolmente il numero di sabotaggi e incursioni ai danni dei galoppini della dittatura. Ogni volta che Lupo partiva per una di queste spedizioni, Stachys attendeva in riva al fiume con il cuore in gola, assordata dai battiti del suo cuore, angosciata dalla concreta possibilità che quel suo caldo ed intimo sorriso, quelle sua grandi mani dalla presa salda che spesso l’avevano afferrata per le spalle, che tutto di lei venisse inghiottito dalla morte.

Ma Lupo era sempre tornata e la sera ascoltavano insieme il canto dei grilli. Talvolta Stachys cantava una canzone e Lupo osservava la notte, lo sguardo perso nelle tenebre ma le orecchie completamente rivolte alla sua preziosa amica.

Quella riva non solo aveva significato confidenze per entrambe, ma aveva permesso a Stachys di vedersi svelato il corpo di Lupo quando si sedevano sulle rocce, la vita immersa nell’acqua. Un rossore innocente le aveva tinto le guance scorgendo per la prima volta il seno candido dell’altra e aveva desiderato con prepotenza di sfiorarlo con i polpastrelli.

Settembre era il mese in cui Stachys avrebbe compiuto diciassette anni e per festeggiare Lupo la portò in riva al fiume dove suonò un brano che aveva composto apposta per lei. Stachys ignorava che Lupo sapesse suonare il flauto, come ignorava cosa significasse amare qualcuno. Quel sentimento che provava per la silenziosa ragazza non poteva essere altro che Amore.

Lupo amava leggere, gliel’aveva insegnato suo padre, maestro della scuola elementare del piccolo paese da cui proveniva, e la sera spesso si portava appresso raccolte di componimenti o romanzi da leggere a Stachys, coricata nell’erba con la testa sul suo grembo. Lupo le carezzava i capelli castani mentre le parole di inchiostro e carta diventavano suoni elaborati e musicali. Era un momento di estrema pace, una bolla di sapone fra gli irti aculei della guerra, loro erano l’aria racchiusa al suo interno.

Stachys sapeva che Lupo avrebbe ucciso qualcuno prima o poi e questo avvenne all’inizio di novembre, un freddo pomeriggio dal cielo grigio e dall’acqua torbida, la quale pareva osservare Lupo con severità, o almeno questo lei credeva. Sparare con un fucile o una pistola era diverso, un omicidio freddo e distaccato, vigliacco. Lupo non aveva mai pugnalato a morte nessuno. Stachys la trovò così, gli occhi stretti, la sigaretta accesa fra le labbra, le mani candide sporche di un sangue che era stato lavato nel fiume. Lupo non aveva mai riflettuto abbastanza seriamente sulla morte, sull’omicidio; ora che le sue mani erano sudicie come la sua coscienza lo comprendeva.

C’è un equilibrio nel cosmo, un bilanciamento naturale dell’ordine delle cose, per cui al male corrisponde il bene, al bianco il nero, e via discorrendo. Lupo lasciò cadere il mozzicone di sigaretta, curandosi di schiacciarlo con la suola dello stivale. I suoi occhi di ghiaccio trapassarono Stachys, che attendeva con aria ansiosa, la mani strette al petto e la gonna che le svolazzava attorno alle gambe infreddolite. Non le chiese il permesso perché già ne era certa. La baciò come un uomo bacia una donna, come suo padre baciava sua madre prima che i tedeschi li portassero via. Lupo si sentiva intoccabile, invincibile fintanto che stava con Stachys, stampella emotiva e silenziosa spettatrice del suo complicato mondo di affanni e vendetta.

Lupo non aveva paura di nulla, su questo Stachys poteva giurarci: quella giovane donna emanava un’aura di sicurezza e protezione tale che Stachys avrebbe potuto credersi eterna e intoccabile. Lei e Lupo trascorrevano ogni serata sicura alla riva, dove non solo Stachys cantava per Lupo e questa suonava per lei uno strumento musicale, ma si amavano in ogni modo e forma. La diciassettenne non poteva fare a meno delle sue attenzioni, delle premure, di quella speciale parte di sé, calda e morbida, che si apriva solamente per lei, come una bella di notte sul far della sera. Il calore trasmessole da quei baci le ustionava il ventre.

La voce di Lupo era profonda e resa roca dal fumo, come una nota bassa e vibrante che correva sulla sua pelle costringendola a rabbrividire. Solo attraverso quell’amore, Stachys era riuscita a conoscere davvero Lupo, perché la giovane donna usava trattenere quel lato passionale e caldo, che riversava totalmente sulla ragazza.

Il padre di Stachys, Pentro, non sapeva dell’affetto che legava le due giovani, né poteva tantomeno supporre dai modi gelidi e dalla spigolosa personalità di Lupo che potesse davvero provare un sentimento diverso dalla vendetta. Pentro sapeva che era migliore di molti suoi uomini e sapeva che avrebbe giocato un ruolo decisivo per la loro salvezza.

L’inverno trascorse fra gli stenti e il freddo, continuamente minacciati dai fascisti, colpiti da più d’un rastrellamento. Con l’inizio di marzo Lupo ebbe modo di affrontare la più grande sfida della sua vita. La fronteggiò con orgoglio e disprezzo, i polsi legati dietro la schiena e la ciocca sciolta a carezzarle il volto, mantenendo fede a quegli ideali per cui aveva abbandonato le montagne. Stachys assistette impotente alla sua fucilazione di fronte alla chiesa del paese, il sangue scarlatto a macchiare la stella bianca di porfido, al centro della quale era avvenuta l’esecuzione.

 

FINE

 

Note:

·      I nomi comuni con la lettera maiuscola indicano le personificazioni (Libertà, Speranza, etc.). La storia conta 1500 parole esatte, titolo, note a piè pagina e specchietto esclusi (almeno questo dice il contatore di Word, faccio fede a lui!).

·      Per quanto riguarda il fatto qua di seguito descritto, è tratto da una storia vera che mi raccontò mia nonna, staffettista partigiana; mi sono solamente presa la libertà di cambiare il sesso di Lupo.

·      Il luogo in cui è ambientata la storia è La Morra, un paese medievale sul cucuzzolo di una collina, profondamente coinvolto nella lotta partigiana, come tutta la zona delle Langhe. La piazza descritta, con il porfido dipinto di bianco disposto a formare una stella di fronte alla chiesa, esiste davvero e fu teatro di numerose fucilazioni.

·      Il finale brusco e improvviso è espressione della precarietà della condizione di chi lottava contro il regime fascista: i rastrellamenti erano repentini e sistematici, non sapevi quando sarebbero arrivati, né in quanti, né era possibile prevedere eventuali tradimenti.

 



[1] Le Langhe sono una regione storica del Piemonte situata a cavallo delle province di Cuneo e di Asti, confinante con altre regioni storiche del Piemonte, ossia il Monferrato e il Roero e costituita da un esteso sistema collinare definito dal corso dei fiumi Tanaro, Belbo, Bormida di Millesimo e Bormida di Spigno.

 

   
 
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