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Autore: Eastre    08/06/2011    13 recensioni
chi prende in giro gli altri, spesso, non si rende conto di quanto feriscono le parole.
Questa è la storia di Sara: quella ragazza che tutti consideravano la più brutta della scuola e che invece era la più triste della scuola, e di come tornò a sorridere.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dedico questo capitolo
alle mie amate lettrici
siete fantastiche ragaz-
ze! davvero.


<< grazie Sara >> sorrise Silvia mettendosi la giacca rosa confetto

<< grazie >> squittirono in coro i due cloni, che poi tanto cloni non erano, Sara aveva imparato a conoscerli: Anna e Maria, non erano così male a parte il fatto che ripetevano qualunque cosa dicesse Silvia.

La bionda osservò un ultima volta la mensola dove erano allineati i peluche e si lasciò scappare un furtivo sorriso. Posò la piccola borsa a tracollo e salutò con la mano Sara prima di uscire chiudendo delicatamente la porta.

In quel momento una sensazione di serenità invase l’animo della ragazzina, aveva voglia di accendere la radio a tutto volume o correre per i centri commerciali e comprare tutti i vestiti che potevano andarle bene, ancora non riusciva a crederci! Si stava integrando finalmente! Dopo due mesi passati tra persecuzioni e prese in giro lei. SI. ERA. FATTA. DELLE. AMICHE!

Ed amiche del calibro di Silvia!

Non gli era neanche passato per la testa tutte le cose brutte che le aveva fatto quella ragazza, l’aveva perdonata e basta senza pensarci un secondo, succedeva sempre così del resto. Qualche volta gli era capitato di parlare “civilmente” con qualche compagno ed in quel momento una sensazione di felicità la invadeva e la dolce idea che le cose sarebbero andate meglio…ed invece quel compagno gli si rivoltava contro nel peggiore momento facendo rifondare l’angoscia nel suo stomaco.

Si buttò con le braccia spalancate sul letto che cigolò per il suo peso, ma per una volta non ci fece caso, e sorrise guadando il soffitto rosato spruzzato da qualche nuvoletta bianca.

Un nuovo inizio!

Guardò fuori dalla finestra, era sera, le stelle si potevano vedere scintillanti e radiose come la collana di una bella donna, quante volte Sara aveva sognato di volare via e diventare una bellissima stella?

Le stelle non si odiano a vicenda, le stelle sono tutte belle, sono tutte uguali nel grande cielo della notte

Si disse affacciandosi alla finestra ed assaporando la fresca aria autunnale. Era felice si, aveva voglia di saltare per tutta la stanza, nello stomaco mille emozioni si contorcevano fra loro, era come se nel suo intestino ci fosse un groppo dorato che può sbloccarsi solo urlando un “sono felice finalmente!”

Sorrise ancora girandosi ed osservando la sua camera nascosta nella penombra, la casetta delle bambole sul comodino era piaciuta alle ragazze, si erano divertite giocando a Monopoli, a carte e con i suoi amatissimi peluche…quella giornata non poteva andare meglio di così.

 

Quella mattina l’ansia dell’entrata in aula gli era scivolata via con un semplice e profondo respiro. Quella mattina la paura dei compagni era sparita, adesso poteva entrare e sapere che c’erano tre ragazze pronte a difenderla. Posò la mano sulla maniglia, non le importava neanche della figura fatta il giorno prima con Mario, finalmente aveva delle amiche! Finalmente era felice!  Finalmente….

Ridacchiavano, TUTTI. QUANTI. RIDEVANO. DI. LEI.

Vedeva Tamara indicarla e squittire qualcosa nell’orecchio di Amalia e Diego e Francesco ridacchiare mentre si sedeva sul banco affianco al loro. Ma non erano solo quei ragazzi a ridere, era tutta la classe a ridacchiare sotto i baffi. Alzò lo sguardo verde e già pieno di stupide e cocenti lacrime e cercò Silvia ed i suoi clon…Maria ed Anna. Ma quando le vide il suo cuore ebbe un tuffo, senti le lacrime colargli lungo le guance come lame calde.

RIDEVANO

Quelle che credeva delle amiche stavano ridendo di lei.

Silvia aveva la mano sul petto ed il busto all’indietro e rideva sguaiata mentre dalle labbra dei due cloni uscivano risatine che tentavano in vano di trattenere nascondendole con il libro di storia e tutte quante guardavano lei.

Si sentì sola, abbandonata a se stessa e con la voglia di correre a casa sua e chiudersi dentro per il resto della vita senza farsi più vedere da nessuno.

Si alzò asciugandosi le lacrime, non sapeva perché ridevano…forse aveva qualcosa sulla faccia? o ridevano dei suoi vestiti un po’ infantili? Cosa?! Cosa?! COSA?!

Cosa c’è che non va in me?!

Tirò su col naso. Non sentiva altro che risate ovattate, come separate da un muro fragile ed il suo respiro irregolare farsi sempre più raro a causa dei singhiozzi che le bloccavano i polmoni. Corse in bagno fra i cori di risate più alti e la voce di Bellini che gracchiava beffardo << dove vai principessina? A nascondere la tua brutta faccia? >>

Corse per i corridoi, due ragazze si fermarono ad osservarla e scoppiarono a ridere.

Cos’ho che non va?!

Corse, sempre più veloce, sentiva solo i respiri affannati ed il rumore incessante e doloroso delle risate dei suoi compagni, Si chiuse in bagno in uno scatto, aveva ancora il fiatone e le lacrime agli occhi senza il coraggio di girarsi per vedere se qualche altra ragazza rideva di gusto alla sua vista. Già si immaginava con gli occhi gonfi ed orribili, i capelli ancora più luridi, il corpo grasso e sudato

Che schifo! Mi faccio schifo!

Si accovacciò nell’angolo affianco alla porta ed iniziò a singhiozzare portando le ginocchia al petto e nascondendo il viso fra le mani.

Ti prego, fa che non ci sia nessuno…

Supplicò con tutte le sue forze, sperando che se c’era un Dio almeno, dopo tante sfortune, le esaudisse un piccolo desiderio.

Ed invece no. Sentì de passi su dei tacchi simili a rulli di tamburi un po’ incerti.

NO! NO! NO! Non guardarmi! Esci ti prego!

Aspettò qualche secondo. Cosa le avrebbe fatto? L’avrebbe presa per i capelli e con un ghigno compiaciuto le avrebbe gettato a faccia sotto al lavandino, l’avrebbe costretta ad aprire la bocca e poi una sua amica avrebbe aperto il lavandino facendo entrare l’acqua a fiumi nella sua bocca spalancata? Era già successo e ricordava benissimo le risate di quelle tre mentre urlavano “bevi maiale!”.

Ignorami! Ignorami! Ignorami!

Supplicò tra se. Ma la ragazza non se ne andava, sentiva una presenza a pochi passi da lei, quella era in piedi davanti a lei .

Deglutì e con uno sforzo inumano alzò lo sguardo gonfio pensando che tanto peggio di così non poteva andare. Si aspettò di incontrare un malefico ghigno e due occhi cattivi.

Ed invece incontrò due occhi tristi e contrariati ed una smorfia esitante dipinta sul bellissimo volto di una ragazza che le era vagamente familiare.

La ragazza rimase li rimettendosi a posto una ciocca rossa scappata alla mollettina che teneva poco sopra all’orecchio.

Sembrava voler dire qualcosa, alzò la mano come per posarla sulla sua spalla ma non lo fece, la ritrasse come se avesse appena ricordato una cosa importante e se ne andò facendo rimbombare nell’aria l’eco dei suoi tacchi a spillo insieme ai singhiozzi si Sara.

 

<< stupidi dementi! >> gracchiò Silvia tra se si Silvia avviandosi a parso nervoso verso il bagno, glielo aveva detto almeno venti volte di non ridacchiare..bha! non si ci poteva fidare di nessuno in quella classe di sgualdrine e cretinetti deficienti.

Aprì la porta del bagno con un sospiro e – come da programma – Sara era intenta a piagnucolare in un angolo

<< tesoro >> iniziò sedendosi affianco a lei. Non la degnò di uno sguardo, continuò a singhiozzare.

Ma chi me lo sta facendo fare?!

<< ascolta >> iniziò sforzandosi di ottenere un tono mieloso, e – come da programma – posò una mano sulla spalla grassa e viscida della ragazzina, un brivido la percorse e la familiare espressione schifata le si dipinse sul volto, deglutì cercando di farla scomparire

<< Saruccia non so tu cosa abbia capito ma noi non ridevamo certo di te! Come ti viene in mente!>>

La sfigata alzò lo sguardo (schifosamente gonfio ed arrossato…BLEA!) e per un attimo su quegli occhi si dipinse la speranza.

Dentro di se Silvia ghignò, fuori di se Silvia sorrise rassicurante.

<< ma certo che no! Io e te siamo amiche come puoi pensare che noi tutti ridevamo di te? >>

<< da…davvero? >> balbettò con un sorriso ancora più speranzoso.

<< ma certo! >> esclamò Silvia dandole un buffetto sulla guancia (schifosamente umida ed arrossata…BLEA! )

<< anzi! >> iniziò tirandosi su e porgendo la mano all’ “amica” (schifosamente sudaticcia e molle…BLEA!)

<< anzi, sai una bella cosa? Sta sera ci sarà una festa a casa mia, compra un bel vestito, pettinati, lavati, truccati ed alle nove fatti trovare a casa, sai qual è giusto? Quella grande verso via delle Mimose, non puoi sbagliare, numero 18. e ricordati, li per le 21.30, in punto >>

 

Sara si guardò alla specchio, non le era mai piaciuto guardarsi allo specchio, vedere quelle cosce grasse, quella pancia sovrabbondante, la faccia grassa…eppure quella sera si sentiva bene. Le sembrava quasi di vedersi più bella stretta in quel vestito da sera nero che sembrava affinare il suo fisico sgraziato, anche il leggero trucco le sembrava perfetto per l’occasione. Tutta la tristezza e l’angoscia di quella mattina a scuola erano sparite, adesso pensava solo a come si sarebbe divertita alla festa di Silvia…la musica, i balli il cibo…si! era veramente felice!

 

La musica si sentiva anche dalla via buia, usciva ovattata e sfacciata credendosi più forte del muro che la teneva rinchiusa.

L’aria sapeva di sudore, di fumo e di alcol. Sara si sentiva fuori posto, come sempre, lei che non aveva mai fumato una sigaretta, lei che era andata solo ai tranquilli compleanni delle sue amichette quando era piccola, lei che trovava il sapore della birra per niente buono. Già, in mezzo a quella massa di ragazzi urlanti ed ubriachi che saltavano al ritmo di quella che non poteva essere definita musica, non si trovava per niente bene, se ne stava in disparte in un angoletto a sorseggiare coca-cola con l’ansia di qualcuno che le chiedesse di bere una birra o le offrisse una sigaretta…cosa avrebbe fatto? Avrebbe detto di si per far capire che anche lei era una “giusta”? avrebbe detto di no facendo, per l’ennesima volta, comprendere che lei era una sfigata? Cosa? Cosa?! COSA?

<< hey Saruccia >> la ragazza sentì improvvisamente tutto il sangue defluirle dal corpo, in quel momento doveva assomigliare ad un cadavere, con gli occhi sgranati e la bocca tremante mentre alzava lo sguardo timoroso e stringeva convulsamente la borsetta di stoffa scura

<< Ma..Mario >> balbettò dopo una lunga pausa. Il ragazzo sorrise mettendo in mostra i denti sbiancati dal dentista generosamente pagato da papà. Si sedette affianco a lei e sospirò << Sai Sara, mi dispiace per quello che ho fatto, io non volevo dire quelle cose, volevo solo far ridere Carlo e sai una cosa…ti trovo molto carina >>

<< Da…Davvero >> un sorriso dolce si dipinse sulle sue labbra e le gote le si arrossirono dandole un aria felice e gioiosa.

Anche Mario sorrise e con un gesto della mano la invitò ad alzarsi. Poi comparvero Silvia ed i due clo...le due amiche Maria ed Anna. Quella serata non poteva andare meglio di così! Adesso era veramente felice…

<< no >> rise Mario

<< no cosa? >> chiese perplessa lei guardando interrogativa Silvia. In risposta la ragazza le lanciò un sorriso cattivo e corse verso il palco sorpassando la folla di ragazzi che ballavano e spintonando qualcuno mentre lei la osservava sempre più perplessa.

Sara si guardò spaesata intorno. La musica era improvvisamente cessata e tutti i ragazzi guardavano la slanciata figura di Silvia che svettava sul palchetto e prendeva con grazia il microfono dalle mani di un ragazzetto brufoloso

<< vi state divertendo? >> chiese con enfasi. Un coro affermativo ed ubriaco si diffuse nell’aria facendo dipingere sul bel volto della ragazza un sorriso affermativo.

<< bene, allora dovete sapere una cosa >> lanciò un rapido sguardo in direzione di Sara che fu colta da quella strana sensazione alla bocca dello stomaco come se tanti piccoli sassolini lo stessero facendo scoppiare.

<< ho stretto amicizia con una ragazza, si chiama Sara >> iniziò prendendo in mano il telecomando ed azionando il maxischermo alle sue spalle

<< non sei affatto carina >> sussurrò crudele e spietato Mario nel suo orecchio. Le immagini iniziarono a scorrere sul grande monitor fra le risate di tutti. C’era la sua camera rosa, con tutti i peluche e la casetta delle bambole. Cha stupida! Sara non aveva pensato che la sua amata cameretta potesse essere motivo di presa in giro!

E poi il colpo di grazia. Sul grande schermo passò un immagine di lei ritoccata al computer con un vestito da sera disegnato in malo modo col colore rosso ed una corona gialla ed a grandi lettere cubitali sopra la sua testa albeggiava la scritta “LA PIU’ BRUTTA DELLA SCUOLA” .

Gli occhi le si riempirono di lacrime.

<< davvero credevi che io potessi diventare amica di una come te? >> rise sguaiatamente Silvia sovrastando i risolini di tutti i presenti << ho ricorso a tutte le mie forze per non suicidarmi mentre mi facevi vedere la tua collezione di “merdosi Peluche” >> poi sul suo volto si dipinse un ghigno di soddisfazione come se da quella distanza potesse vedere le lacrime calde e spietate di quella “perdente” cadergli lungo le guance.

I suoi amatissimi cuccioli di stoffa definiti “merdosi peluche”.

La sua amata cameretta derisa da tutti.

Ma non era ancora finita, mentre le immagini continuavano a passare incessanti e taglienti. Silvia estrasse dalla borsetta un orsetto dal manto di stoffa bianca con un sorriso dipinto sulle labbra e due grandi occhi dolci

<< no >> supplicò tra i singhiozzi. Quello che Silvia stringeva fra le unghie tinte di rosso era il suo amato orsetto che le aveva regalato la nonna quando era piccola, l’ultimo ricordo che aveva di lei, Silvia non poteva…

STRAP

<< ops! >> esclamò Silvia portando le mani alla bocca fingendosi dispiaciuta dopo aver rotto il braccio all’orsetto

<< ops! >> disse di nuovo strappandogli crudelmente la testa

<< ops! >> ed alla fine anche la gamba mentre un ghigno divertito le si dipingeva sulle labbra rosso fuoco.

Le lacrime non cessano Mai ...

Per un secondo, nella mente della piccola Sara, scomparvero le risate della folla, gli strappi che Silvia infliggeva al suo amato orsetto e Mario che rideva a squarciagola al suo fianco, rimase solo l’immagine senza suono di Silvia che gettava come se fosse spazzatura il suo orsetto nella porta aperta del bagno a pochi passi dal palchetto.

 

Sara si chinò tra i singhiozzi raccogliendo la poltiglia grigiastra abbandonata sulle gelide mattonelle del bagno che era diventata il suo orsacchiotto. Lo strinse forte al petto singhiozzando sempre di più.

Si girò per uscire e correre a casa, ma quando alzò lo sguardo incontrò due occhi blu che la squadravano incolore. La ragazza dai capelli rossi era sul ciglio della porta e la osservava pensierosa. Che volesse umiliarla ancora? Che volesse prenderla in giro?

Scappò via superandola asciugandosi le lacrime di dolore e continuando a correre tra le risate dei ragazzi che la indicavano sghignazzando, corse in mezzo alla strada, lontana da quel mondo che non era suo.

 

Rovesciò la casetta delle bambole con un singhiozzo, buttò a terra il divanetto rosa confetto tra le lacrime, lanciò sul pavimento gelido i suoi peluche allineati ordinatamente sulla mensola  e si lasciò andare sul letto soffocando i singhiozzi nel cuscino

<< perché?! >> urlò alzando lo sguardo ed incontrando quello che della luna, dolce e materna che regnava sulle stelle << luna perché devo soffrire tanto? Perché quei ragazzi senza cuore non smettono di umiliarmi?! Ti prego luna, ti prego aiutami…>>

Si addormentò piangendo tra i singhiozzi ignara del fatto che il suo desiderio stava per essere esaudito.


angolo autrice.
questo capitolo finisce con una frase di speranza, si perchè da questo momento in poi Sara tirerà fuori la grinta con l'aiuto di qualcuno e forse alcune di voi avranno capito di chi. Ringrazio ancora tanto chi ha recensito, non è da tutti lasciare un segno del proprio passaggio, e voi siete semplicemente UNICHE.

  
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