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Autore: manubibi    08/06/2011    1 recensioni
Tutti sappiamo che Dave Karofsky ha un grande segreto. Ma se non fosse l'omosessualità, o meglio, se non fosse solo quella? Kurtofsky un pò fantascientifica, che parte dal canon per poi svilupparsi in modo alternativo. Spero vi piacerà! (Avviso, il rating potrebbe cambiare man mano che la scrivo!)
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo parecchi minuti David fissò gli occhi in quelli immobili di Kurt, che era rimasto a guardarlo sull'attenti, forse temendo un altro fenomeno simile e magari uno scatto più feroce. Perché aveva definitivamente capito che David non era in sé, ma c'era qualcosa di terribilmente strano e sbagliato. Con il buonsenso poi aveva capito che non poteva biasimarlo. E che in quel momento erano definitivamente usciti dal campo del razionale, e questo lo destabilizzava. Kurt non credeva all'Inferno ed al Paradiso, non credeva negli alieni, non credeva nemmeno negli angeli o in altre ipotesi incerte. Ora era costretto a considerare come probabili tutta una serie di ipotesi talmente ridicole ma vere che si sentiva il pavimento sparire da sotto i piedi. Non pensava che il modo di dire 'sentirsi mancare la terra sotto i piedi' potesse essere così letterale. Sentiva tutto il corpo formicolare come quando il sangue smette di circolare in una gamba ed il malessere tipico dello svenimento, eppure per qualche motivo era ancora lì a fissare il viso immobile e pallidissimo di Dave.

"Ti... Cioè, ti prego, non dirlo a nessuno" Lo supplicò David, deglutendo e riprendendo giusto un pò di colore in viso, essendo riuscito a rompere il silenzio che pesava quasi fisicamente sulle loro spalle.

Kurt impiegò qualche altro secondo prima di parlare, sentendo dei conati di vomito spingere lungo la trachea.

"Cosa... Cos'era?" Chiese, facendo un passo indietro e stringendo i pugni. Si sentiva minacciato anche se l'aspetto di David ora era quello che non aveva mai mostrato prima. Era imbarazzato, ma soprattutto impaurito e non sapeva come reagire, specialmente a se stesso. Ora era certo che ci fosse qualcosa che non andava, ma non sapeva ancora cosa.

"Non lo so..." Ammise, deglutendo e chiedendosi effettivamente cosa fosse successo. Sapeva solo che improvvisamente aveva visto tutto bianco in una maniera innaturale, il viso di Kurt ad una risoluzione sovrumana, tanto da poter vedere ogni singolo poro della sua pelle. Ed aveva provato l'istinto quasi incontrollabile di... Andare a casa, per esprimerlo a parole, solo che la 'casa' della quale aveva intuito l'esistenza non era quella a due piani con le tende a decorazioni greche di Lima. Era da un'altra parte. Ma di tutto questo aveva solo una vaga impressione. Dave sapeva solo che quella poteva essere una risposta alla sua costante nostalgia di qualcos'altro. 

"Gli occhi ti sono diventati tutti neri" Balbettò Kurt, respirando leggermente più in fretta e facendosi prendere da un altro breve attacco di paura, col cuore che batteva forte contro la cassa toracica. 

Dave lo fissò, come se all'improvviso Kurt si fosse messo a parlare aramaico ed arabo nello stesso momento. "Cosa?" Esclamò, per poi ammonirsi da solo di abbassare la voce. Dopotutto erano ancora in orario scolastico e qualcuno sarebbe potuto entrare mentre discutevano di occhi che si anneriscono. Kurt si allontanò di un altro passo, iniziando a tremare lievemente, scaricando la tensione. Si stava pian piano convincendo che David non gli avrebbe più fatto del male. Effettivamente, aveva tutta l'aria di un uomo sul patibolo nel momento del pentimento.

"I tuoi occhi... Cioè, sono diventati tutti neri, era come... Non lo so, non si vedeva più il, cioè, la cornea, cioè, capisci cosa intendo?" Rispose Kurt, appiattito contro un armadio.

Dave si irrigidì di nuovo, provando un crampo allo stomaco. Ora anche lui sentiva i conati di vomito, iniziando a sudare col cuore che correva fino alla gola. Deglutì per spingerlo di nuovo al suo posto ed ansimò. "Non... Cioè, non per davvero... Vero?". 

"Ti sto dicendo quello che ho visto, Karofsky!" Esclamò Kurt, battendo un pugno contro lo sportello dell'armadietto per il nervosismo accumulato. 

David zittì, sedendo su una panchina e prendendosi la testa fra le mani, coprendosi gli occhi come a voler evitare di vedere di nuovo in quel modo spaventoso.

Kurt invece fuggì qualche minuto dopo, assicurandosi che non sarebbe stato seguito e ucciso. Certo, non aveva pensato che David avrebbe potuto ucciderlo davvero, ma la paura era quella. 

Dopo un lasso di tempo indefinito ma sicuramente lungo, Dave si alzò in piedi, tastando il terreno per assicurarsi che non sarebbe svenuto. Certo, sentiva ancora un malessere in fondo allo stomaco ma ora sapeva di aver fatto un passo avanti nell'enigma che sentiva dentro di sé. Lentamente, con la testa satura di pensieri e paure, prese l'auto e la strada di casa, cercando di tornare nei suoi panni abituali, ma la paura di smascherarsi anche di fronte a Paul finì per ingannarlo lo stesso, perché il padre si accorse dal primo momento che c'era qualcosa che non andava.

"David?" Chiese, distogliendo gli occhi dalla televisione ed alzandosi faticosamente, raggiungendolo con un paio di passi claudicanti, prendendo il viso del figlio fra le mani. "E' successo qualcosa a scuola? Che c'è?"

David deglutì, spaventato anche di guardarlo negli occhi, e scosse la testa per liberarsi, senza però reagire in altro modo. "Niente pà, sono stanco, oggi ho giocato".

Paul si accigliò, notando anche il pallore sul viso del figlio e rendendosi conto che non era affatto stanco. Anzi, sembrava fin troppo sveglio.

"Sicuro?" Insistette, fissandolo inquisitorio. 

"Sì, papà, Dio santo!" Scattò, facendo qualche passo indietro e sbuffando, colpevolizzandosi già e rifugiandosi su per le scale, in camera, chiudendo la porta e girando la chiave nella toppa. Paul fissò le scale per un pezzo, prima di decidersi a dimenticare la scena. Dopotutto non era la prima volta che David scattava in quel modo, così tornò a fare zapping alla tv.

David invece si buttò sul letto, respirando a fondo qualche volta e passandosi le mani grandi sul viso, massaggiandosi le palpebre prima di rilassarsi un pò e mettersi a fissare il soffitto. Prese l'iPod dalla tasca dello zaino e si mise ad ascoltare in riproduzione casuale. Non gli importavano le canzoni, gli importava sovrastare il silenzio, così sarebbe riuscito a concentrarsi. Si accigliò e prese a pensare. Kurt aveva detto che gli occhi erano diventati tutti neri. Ipotizzò, dal poco che sapeva, che le pupille si fossero espanse innaturalmente fino a coprire tutta la cornea. Ma non era possibile! Era ridicolo, eppure aveva un suo senso. Si spiegava l'estremo dettaglio con cui aveva potuto vedere il viso di Kurt, coi colori perfetti ma soprattutto un'illuminazione altissima, tanto che per un momento aveva visto tutto bianco, prima di mettere a fuoco per quel secondo in cui era successo il fatto. Insomma, era successo qualcosa che, escludendo alcuni fattori, era probabilmente spiegabile. Ma ancora, perché aveva provato tutte quelle sensazioni contrastanti che l'avevano fatto sentire sull'orlo dell'esplosione? Perché per un attimo aveva creduto di aver intravisto la soluzione a quella domanda che aveva avuto dentro di sé per anni?

Chiaramente la domanda fondamentale era diventata un'altra. Cioè, ora si faceva in lui il dubbio di non essere del tutto umano. Cioè, che qualcosa in lui lo rendesse unico. E, con un moto di paura, realizzò di essere anche solo. E non dipendeva solo dagli occhi che si ingrandivano a dismisura, ma c'era anche quella seconda personalità che, considerò, aveva influenzato il suo modo di agire e le sue scelte da tutta una vita. Non che ora ne sapesse molto di più. Non sapeva se considerarsi pazzo o sfortunato, non sapeva se un giorno se ne sarebbe liberato, non sapeva cosa sarebbe successo ed improvvisamente tutto il suo futuro appariva come una nebula spaventosa. Era un caso isolato? O sarebbe successo di nuovo? Ed esattamente, cosa era successo? Tutte queste domande lo spaventavano, perché aveva scoperto di non avere idea di chi fosse dentro. Spingere tutti i suoi quesiti sotto una maschera era servito solo a farle diventare più grandi e gli aveva impedito di conoscersi. Realizzò che c'era una creatura in quella stanza della quale non sapeva niente. Non sapeva se era malintenzionata, se era buona o meno. E quella creatura era lui.

   
 
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