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Autore: julienne    09/06/2011    1 recensioni
Una giovane giornalista deve occuparsi di un caso di strani e spaventosi omicidi... le vittime sono squartate in un modo mai visto. Ma chi è l' assassino? e se non fosse umano? e se il motro si innamorasse di lei?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Come tutto ebbe inizio. Qualcosa irruppe prepotentemente nella stanza, una luce così accecante che per un attimo Claire pensò di essere morta. Ma poi si accorse – con un pizzico di rammarico – che si era solo scordata di abbassare le tapparelle quando era tornata a casa quella notte. Sospirò : un’ altra giornata stava per cominciare, e si sentiva già stanca… Si stiracchiò sotto le coperte, come un gattino che fa le fusa, e sbadigliò; poi si alzò dal letto, dirigendosi come uno zombie verso la cucina con l’ intenzione di prepararsi una bella colazione. Inciampò sui suoi stessi passi, cadendo (a??) carponi. Si scoprì a ridere mentre malediceva il momento in cui si era ubriacata la sera prima. Mangiò uova e pancetta come se non vedesse cibo da mesi, rivolgendo l’ attenzione alla finestra della cucina che dava sull’ esterno, come ogni giorno. Hey, un giovane era proprio di fronte casa sua! Non ricordava di conoscerlo… Lo fissò. La stava guardando? Quegli occhi azzurri non le facevano venire in mente nessuno. No, non lo conosceva, era sicura. Il giovane sostava a pochi metri dalla sua finestra, in piedi, con degli occhi spaventosamente azzurri. Ma chi…? Bevve un sorso d’ acqua, distogliendo per un attimo lo guardo da lui. Poi tornò alla finestra, pronta ad aprirla e a chiedere al giovane cosa volesse. Peccato che lui fosse già scomparso. Doveva smetterla di bere, si disse, le faceva venire le allucinazioni! Smantellò in fretta la colazione e decise di farsi una doccia: le piaceva stare sotto l’ acqua e cantare a squarciagola. Si spogliò e siede un’ occhiata veloce allo specchio del bagno. I suoi capelli erano davvero indomabili, pensò mentre si aggiustava un ciuffo ribelle della frangetta bionda. Odiava anche le sue lentiggini, nonostante il suo ragazzo le avesse giudicate come << la cosa che mi fa più impazzire >> di lei. Almeno aveva dei begli occhi verdi che compensavano. Fece le boccacce allo specchio – aveva sentito dire che dava tonicità alla pelle – e poi entrò nella doccia. Dieci minuti dopo aveva già finito, e andò in camera sua per vestirsi. Dopo varie prove, decise di mettersi dei jeans, dei tacchi non troppo alti e una maglietta con il collo a V,accorgendosi che – accidenti, era già in ritardo in redazione! Laura, il suo capo, ormai ci era abituata, e non la sgridava più di tanto. Dio, in realtà Laura era stata un dono del cielo. Aveva assunto Claire nella redazione del suo giornale subito dopo che lei si era laureata, giovane e senza esperienza; ma << vedo in te un grande potenziale >>, così le aveva detto, prima di stringerle sorridente la mano. Da quel giorno erano passati due anni, e da allora Claire aveva fatto tutto il possibile per non deluderla: ogni volta che scriveva un articolo si preoccupava che fosse assolutamente perfetto. Infatti fino ad allora Laura non aveva mai avuto nulla da ridire sul suo modo di lavorare. Si pettinò, si lavò i denti e si mise sugli occhi un leggero strato di matita. Un rumore la fece sobbalzare. Accidenti, si era ripromessa mille volte di cambiare suoneria al cellulare! Era un messaggio, “Buongiorno, amore mio. Ben.” Sorrise, consapevole che anche il suo fidanzato era un dono del cielo. In fondo, pensò, quella giornata non era cominciata poi così male. A fine giornata si sarebbe ricreduta. Qualche ora dopo era appena uscita dalla redazione. Aveva ancora in testa le parole di Laura << qui c’ è bisogno di qualcosa di nuovo, qualcosa di eclatante! Altrimenti, sul serio, non so come faremo a tirare avanti. Vi dovete mettere d’ impegno, ragazzi. Trovatemi uno scoop, una cosa che nessun altro giornale abbia già scritto. Da ognuno di voi voglio un’ esclusiva! >> E lei, di cosa avrebbe potuto occuparsi? Prima di tutto aveva bisogno di un caffé, poi ci avrebbe pensato. Meno male che lì vicino c’ era il bar di Le-ray… Parcheggiò la sua macchina vecchia di un mese un paio di isolati prima e si diresse verso l’ Open Space Bar. Ci entrò, e una voce elettronica partì con un BIP.Benvenuto, Benvenuto, Benvenuto… << Le-ray? >> chiamò l’ amica, non vedendola. Solo allora osservo davvero l’ interno del bar : era cambiato, le pareti erano di un altro colore, e i tavoli nuovi di zecca. In effetti era un po’ che non andava a trovare la sua amica. << Le-ray? >> riprovò incerta, avvicinandosi al bancone. Si sporse e vide un ragazzo inginocchiato per terra che era indaffarato con delle bottiglie. << Ehm, scusa? >> gli domandò, ma quando il ragazzo si voltò le parole le morirono in gola. Era il giovane che aveva visto quella mattina di fronte casa sua! Allora non se l’ era inventato! Gli sorrise. Prima o poi gli avrebbe chiesto che ci stava facendo di fronte casa sua qualche ora prima. << Cercavo Le-ray. >> gli spiegò. Il ragazzo aggrottò la fronte. << E’… morta. Non lo sapevi? >> Cosa? Non poteva essere possibile. Assolutamente. << Dai, non scherzare. Dimmi dov’ è. >> rispose, cercando disperatamente di apparire tranquilla. << Nessuno scherzo, dico sul serio. >> i suoi occhi azzurri la penetrarono di nuovo, come era accaduto quella mattina. Si alzò e si mise di fronte a lei. << Ora il nuovo proprietario sono io, Axel. >> Era così difficile da credere che una persona così squisita come Le-ray con ci fosse più, erano diventate buone amiche negli ultimi tempi. L’ aveva appena scoperto e già le mancava. << E come, come è… morta? >> le parole le uscivano a fatica, si sentiva la bocca impastata. << Non lo so. >> le rispose lui improvvisamente scontroso. Poi senza degnarla di uno sguardo si diresse verso un cliente appena entrato. Benvenuto. Benvenuto. Ben- Ben! Gli avrebbe mandato un messaggio da lì a poco. << Cosa le porto? >> stava dicendo Axel al nuovo arrivato, il suo tono era tornato gentile. << E’ stata uccisa. >> una voce alle sue spalle attirò l’ attenzione di Claire. Si voltò. Una signora di mezza età le si era avvicinata. << Dice davvero? Come lo sa? >> chiese, ma chissà perché una voce dentro di lei le disse che forse non voleva saperlo realmente. << Perché sono stata io a trovare il corpo. Era stato squartato. >> Omiodio. << Ma non è il primo caso di omicidio del genere; ne ho sentiti di vari uguali, ultimamente. >> << Quindi lei pensa che sia sempre opera dello stesso individuo? >> La signora annuì con sicurezza. Quindi qualche maniaco omicida girava incontrollato per la città di Londra… Hey, poteva essere un articolo perfetto! E sarebbe riuscita a incastrare l’ assassino di Le-ray. Glielo doveva. << Senta, signora. Io sono una giornalista, mi chiamo Claire Smith. Se volesse raccontarmi quello che ha visto, quello che è successo, mi sarebbe di grande aiuto. Prometto che lei rimarrebbe nell’ anonimato. >> << Va bene. Anche perché vorrei sapere anch’io chi è l’ artefice di tutto questo. >> Rispose tranquilla la signora. << E’ stato il Signore delle Ombre! >> disse dal suo tavolo un’ anziana signora, che evidentemente aveva seguito la conversazione. << Cosa intende? >> le domandò confusa, prendendo un foglio e una penna dalla sua borsa per annotare tutto. Si diceva che il Signore delle Ombre fosse un assassino che agiva con il buio, prevalentemente di notte, che dopo aver rapito i malcapitati li squartava e li abbandonava per strada. Povera Le-ray… << E’ molto pericoloso! >> continuò la vecchia. << Per questo sarebbe meglio non intromettersi. >> disse secco Axel, che Claire ritrovò accanto a lei all’ improvviso. Da quanto tempo era lì ad ascoltare? << Per questo qualcuno deve fare qualcosa. >> ribatté con un sorrisetto. << Potresti cacciarti in grossi guai. >> sussurrò Axel. Perché quell’ avvertimento suonava come una minaccia? Non le piaceva affatto il tono con cui lui aveva parlato. << Fa parte del lavoro di giornalisti, il cacciarsi nei guai. >> Axel non disse niente, preferì tornare dietro il suo bancone con aria sorniona. Allora lei, la signora giovane e quella anziana si sedettero ad un tavolo e cominciarono a dire ciò che sapevano. Una cosa in particolare colpì Claire : questo Signore delle Ombre sembrava essere presente anche cinquant’ anni prima. Com’ era possibile? << Lui non è umano. >> affermò la vecchia, ma a quel punto Claire non le credette. Era come San Tommaso, “non vedo non credo”. Non riuscì comunque a contenere un moto di entusiasmo : aveva avuto un’ idea fantastica! Vedeva già il titolo dell’ articolo – Il Signore delle Ombre, fra leggenda e realtà. Cosa, e chi c’ è dietro gli strani omicidi che dilaniano Londra? – e non vedeva l’ ora di scriverlo. Il cellulare in tasca le vibrò. Era un altro messaggio di Ben, “ Mi manchi. Ci vediamo domani? ” “ Anche tu mi manchi… Okay, ci mettiamo d’ accordo domani. Ora sto lavorando ad un articolo che spacca! ” “ Mi fa piacere! Anche se mi farebbe maggiormente piacere se tu passassi più tempo con me che in redazione.” Se Ben non avesse messo una faccina sorridente alla fine del messaggio, Claire avrebbe pensato che era deluso e arrabbiato. “ lo so, hai ragione. Però ora devo andare… non posso perdere neanche un minuto. A domani! Ti amo! ” “Anch’ io ti amo, piccola. Ciao.” Axel arrivò con le tazze di caffè che lei e le due signore avevano ordinato. Con un gesto maldestro fece cadere le tazzine sui fogli dove Claire stava scrivendo. << Accidenti, che peccato! Proprio sui miei appunti… >> disse, in un attimo di sconforto. << Scusa, non l’ ho fatto apposta. >> rispose lui, ma Claire ebbe l’ impressione che lui non si stesse sforzando abbastanza per sembrare credibile. << Fortuna che ho la brutta copia in tasca! >> esclamò gaia, sorridendogli. Fregato! << Già, proprio una fortuna… >> fece lui a denti stretti, tornandosene verso il bancone. << Ve ne porto un altro. >> disse, riferendosi al caffé rovesciato. La giornata volò, e senza neanche accorgersene si era fatto tardi. Aveva sonno, in fondo era ancora reduce dalla sbronza del giorno prima. << Va bene, basta così, per ora. Ho tutto quello che mi serve. Farò giusto qualche ricerca su internet, per aggiungere informazioni. Mi siete state di grande aiuto, vi ringrazio sul sero. >> disse, rivolgendosi alle due signore sedute al tavolo con lei. << Si figuri, signorina. Per noi è stato un piacere. >> Le salutò e poi uscì dal bar. Di Axel nessuna traccia. Il tempo si era rinfrescato : nonostante fosse Maggio c’ era un vento molto forte, e Claire non poté fare a meno di maledire il suo giubbotto troppo leggero. Stava per raggiungere la macchina quando una figura le si parò davanti nel buio, per poi andarle alle spalle e stringerla fra due braccia possenti in meno di due secondi. L’ uomo – perché di un uomo di trattava, ne era sicura, era troppo forte per essere una donna – le mise un fazzoletto sulla bocca, impedendole di gridare. << Te l’ avevo detto di non intrometterti. >> una voce conosciuta ma non familiare all’ orecchio, poi l’ uomo le spinse ancora di più il fazzoletto sulla bocca e le tappò il naso, impedendole di respirare. Dimenandosi, l’ unica cosa che riuscì a intravedere alla luce di un lampione erano degli occhi azzurri. Poi svenne.
  
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