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Autore: Envy99    09/06/2011    2 recensioni
Mi tira dolcemente fino a farmi oltrepassare la soglia. Quando la tenda sfiora la mia guancia destra, capisco cosa sta succedendo e quasi mi spavento, che ci faranno mai in questo locale?
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Envy, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mmmh...mamma mia, non mi convince per niente!
Premetto che io amo il burlesque...almeno sapendolo non mi scambierete per una malata o non penserete che vivo al Moulin Rouge! XD
Spero vi piaccia, buona lettura!
P.S. oooh! Basta EdxRoy! Sono troppe! C'è crisi di ExE!!!


Respiro profondo e via! Come quando si deve fare un tuffo nell'acqua gelata della piscina.
Attorno a me si erge un quartiere singolare, non so se al mondo ce ne siano altri simili a questo. L'atmosfera è giocosa e ci sono luci ovunque, sembra Las Vegas.
La cosa che mi ha stupito di più però, non sono i night che si possono trovare a due metri di distanza l'uno dall'altro per tutto il quartiere, non è la gente che se ne va per la strada con, diciamo con una concezione molto personale di ciò che vuol dire "vestito", non sono nemmeno le richieste osè che mi vengono poste con una media di dieci volte all'andata e dieci al ritorno, no.
A stupirmi sono state due cose:
tutti lo trovano normale, e tra tutti quelli che esercitano i vari mestieri che qui vanno per la maggiore, sembra esserci una forte solidarietà.
Inoltre, nulla è volgare. O meglio, nulla supera una certa soglia di volgarità.

Ok, non fraintendetemi.
Dopo essermi trasferito, ho scoperto che per accorciare la strada, guarda caso, dovevo passare da questo amabile postribolo, avrei perso il treno altrimenti.
Inizialmente prendevo davvero un respiro profondo prima di varcare la soglia che divide, come con una linea, la città da questo posto.
Non sono mai stato bigotto, ma non pensavo che la realtà potesse cambiare così radicalmente in un singolo quartiere.
L'atmosfera sa proprio di Moulin Rouge.
Apparte i negozi che vendono merce "particolare", ci sono locali in cui si può con facilità passare una notte con una bella donna, ma la cosa più sorprendente è che qui nessuno è costretto a fare quello che fa. Io avevo un'immagine molto diversa della prostituzione, anche se qui usare questa parola non è contemplato. Insomma, dov'è il tizio che, per i suoi bassi fini, costringe povere ragazze a fare cose indicibili? Mi aspettavo di trovarne ovunque, ma semplicemente non ci sono.
Per curiosità, ho chiesto spiegazioni al barista che gestisce uno dei locali, quello che sembra più normale e che, a offerte, si ferma al cibo ed alle bevande.
Apparte il suo aspetto discutibile, e le svariate volte che mi si è riferito con "tesoro", non è una cattiva persona.
Dalle sue parole ho capito che, in un modo un po' contorto, tutti quelli che abitano e lavorano qui, fanno parte di una grande famiglia. Tutti si aiutano ed il primo che crea problemi viene sbattuto fuori.

-Teeesooorooooo!!!- esulta per l'ennesima volta vedendomi entrare.
Tornando dall'università sono sempre affamato. Se non puoi batterli unisciti a loro, così ho iniziato a fermarmi qui sulla strada di casa.
I saluti sono sempre molto calorosi, per non dire altro.
Il suo fisico è massiccio, ma si tiene in forma e ha dei muscoli spaventosi, il tutto è però annullato dagli abiti lilla o rosa svolazzanti che indossa. Capelli corti, basette eccentriche, rossetto rosso e trucco vistoso, non mi stupisco che sembri così attratto da me.
-Vieni da Mr.Garfiel tesoro! Ho preparato il solito proprio come piace a te!- mi fa sedere cinguettando e mettendomi in imbarazzo.
-Scusi, ma si comporta così con tutti i clienti?- domando guardandolo storto, anche se ormai mi sto abituando a questo trattamento.
-Solo con quelli carini tesoro!- esclama malizioso.
Sono sicuro che mi sta squadrando da capo a piedi ora che sto uscendo col pranzo in mano in un sacchetto.
Lo sento, sento il suo sguardo piantato sul mio culo!
Una cosa è certa però, mi ha tranquillizzato prendendosi la briga di spiegarmi come funziona la vita qui.
Oltre a chi vende il suo corpo per soldi, c'è anche chi si limita allo streaptease o a spettacolini succinti, ma effettivamente tutti lo fanno perchè lo vogliono fare. E' una scelta, ed è questo che mi lascia più sbigottito ma, fino a che non ho problemi, non mi tange poi molto la cosa. Sono sempre stato un tipo molto aperto.

Mi rendo conto che non tutto in questo posto è così basso e volgare. Passo ogni giorno davanti ad un locale nel quale si viene semplicemente accuditi e coccolati da bellissime donne, avvolte da sensuali vestaglie di seta.
Proprio davanti a questo, immerso nei miei pensieri inciampo cadendo rovinosamente e sporcandomi maglietta e viso.
Quando mi rialzo sbuffando infastidito, vedo una donna sulla trentina davanti a me. Sorride, un sorriso accattivante e dolce al tempo stesso, su quelle labbra morbide dipinte di rosso.
-Ti sei fatto male?- mi domanda con voce melliflua passandomi una mano sul volto togliendo la polvere.
Dolcemente passa alle mie spalle dando lei leggeri colpi sulla mia t-shirt.
-N...no...- balbetto imbarazzato davanti al suo corpo prosperoso coperto da una vestaglia floreale che ricade morbida sui fianchi, stretta in vita da un fiocco.
-Quanto sei bello...- sussurra passandomi una mano tra i capelli, forse l'unica cosa abbastanza eccentrica da collegarmi a questo piccolo mondo.
Risplendono tra le sue dita mostrando i riflessi verdastri.
Non riesco a rispondere inebriato dal suo profumo. I capelli neri, lunghi le ricadono in dei boccoli perfetti sulle spalle, incorniciando il viso candido.
-Vieni a trovarci qualche volta, chiedi di me, mi chiamano Lust qui.- sorride gentilmente salutandomi con la mano per poi sparire dietro una tenda.
Mi rendo conto che questo è un modo per attirare altri clienti, ma credo sia difficile rimanervi insensibile pur sapendolo.
Sospiro e mi avvio verso casa pensando che potrei indugiare in un locale del genere, infondo si tratta solo di essere coccolati per un'oretta sorseggiando un drink.
Mi trovo circa a metà strada, nel centro del quartiere dove, più che altro, ci sono molti locali di streaptease e cose del genere. Cerco di non pensarci troppo, ma il mio sguardo cade su un piccolo edificio. Stretto, si sviluppa in altezza, sembra una casa vecchia rimessa a nuovo. Da un grazioso terrazzino scendono delle piante rampicanti con dei fiori rossi, illuminati ad intermittenza dall'insegna di un rosa abbagliante.
"La Maison Burlesque".
Dalla porta escono sia ragazzi che ragazze e, per ultima, una giovane ragazza dai capelli castani, scortata da un ragazzo biondo.
Si scambiano un sorriso e lei sussurra qualcosa che sembra un "tornerò".
Il ragazzo le prende la mano posandovi un bacio -ti aspetterò- risponde carezzandole i capelli.
Quando si incammina e lui resta per un attimo fermo sull'uscio, non capisco perchè, ma resto a fissarlo dall'altra parte della strada come un idiota. Impossibile che non riesca a notarmi.
Il suo fisico è perfetto, Dio solo sa quanto si deve allenare per mantenerlo. Porta soltanto un paio di pantaloni neri e un papillon dello stesso colore stretto al collo. Senza la camicia non ha senso, ma credo sia una di quelle cose che piace tanto a quelli che frequentano quel genere di posto.
Si, mi ha notato direi.
In poco tempo lega i capelli biondi in una treccia, il tutto fissandomi con aria maliziosa mentre l'elastico è stretto tra le labbra.
Si avvicina lentamente a me, mentre io inizio a sentirmi leggermente a disagio. Quando è a circa tre metri, stacca con un movimento veloce il papillon dal collo, i cui gancetti si rompono. Sembrava l'inizio di uno spogliarello, con uno di quei movimenti quasi animaleschi, come se stesse per strapparsi tutti i vestiti. Arrossisco e quasi arretro, ma vedo che me lo lancia, così mi affretto a prenderlo per non farlo cadere.
Non proferisce parola, solo uno sguardo che dice tutto ed un occhiolino. Torna indietro con passo lento e sensuale passando una mano tra i capelli.
Non so perchè, ma inizio a correre come se stessi scappando da qualcosa e sento il suo sguardo soddisfatto su di me.

Arrivo a casa chiudendomi la porta alle spalle con il fiatone. Accendo velocemente la luce e rimango immobile a fissare quel maledetto papillon che mi ha scosso così tanto. Sul laccetto, dietro, è ricamato il nome con un filo dorato "Edward".





Nei giorni seguenti mi sono dato dell'idiota più volte sentendomi trascinare da una forza misteriosa vicino a quel locale. Indugiavo passandovi davanti, camminavo lento e, per quanto non lo volessi ammettere, speravo che lui uscisse.
Lo so, Edward, quel tuo sguardo penetrante mel'ha fatto capire. Sei un bastardo e non uscirai fino a che non sarò io a venire da te, vero?
So di avere ragione, sono tre giorni che spero di vederlo. Torno a casa ogni volta deluso e odio questa cosa. Non di non averlo visto, per quello che può importare, ma di essere rimasto stregato a questo modo da quel qualcosa che non riesco a definire.
E' agghiacciante che mi abbia fatto questo effetto senza dire nemmeno una parola, non so nemmeno che suono ha la sua voce.
Non so neanche che cosa faccia lì dentro, non so proprio nulla di lui. A guardarlo, con quel faccino, sembra anche un bravo ragazzo, non diresti mai di poterlo vedere esibirsi in un locale di quel genere.
Qualcosa mi mette paura. So che quando avrò sentito la sua voce, so che quando avrò annusato il suo profumo, sarò messo peggio di adesso. Se solo i suoi occhi mi hanno stregato così, non so cosa potrà farmi il suo comportamento.


Oggi sono uscito prima dall'università. Studio letteratura da due anni e, fino ad ora, non avevo avuto molte distrazioni dallo studio, apparte una ragazza con la quale avevo avuto una relazione tra un anno e l'altro.
Le cose con lei non erano andate bene, anche perchè trasferendomi saremmo stati molto lontani e, sinceramente, non ne valeva la pena.
Sento ancora quel qualcosa che mi spinge verso quell'insegna rosa. Potrebbe essere la bettola più malfamata del mondo, ma quello sguardo, quegli occhi, che darei per incrociarli ancora.
Sono confuso.
Sembra che l'atmosfera libertina di questo posto mi abbia intossicato. Mi è già capitato di provare attrazione per un ragazzo, ma non così. Non ho mai incontrato uno che a prima vista mi abbia fatto quest'effetto.
Dovrei pensare a studiare, non ad un tizio di cui so solo il nome. Nulla, è più forte di me.
Con oggi sono passati cinque giorni, e continuo lo stesso ad allungare il collo come un ossesso solo per vedere che cosa succede dentro quel posto. Anche questo mi incuriosisce.
Eccoci, manca poco. Scorgo qualcuno davanti alla porta, non vorrei sbagliarmi, ma sembra indossare un frac con le code di rondine ed il cappello a cilindro.
Io non ci passo più per di qua, ogni giorno una cosa più strana dell'altra!
E' lui, ora riesco a vederlo.
Accoglie le clienti, posa leggermente una mano sulla loro schiena e sussurra qualcosa, probabilmente la solita frasetta romantica e sexy al punto giusto per farle sentire uniche al mondo. C'è solo un dettaglio, la dice a tutte.
Mentre è occupato con una ragazza dai capelli rossi, mi avvicino sempre di più così che, quando lei è ormai entrata, si gira e rimane sorpreso nel vedermi a pochi metri di distanza.
Devo ammettere che anche vestito così è affascinante.
Restiamo fermi per un attimo a guardarci negli occhi, quando una giovane donna bionda gli si avvicina, toccandolo all'altezza del colletto.
-Che maleducazione. Non sai come si accoglie una signora, dov'è il tuo papillon?- lo rimprovera con un sorriso malizioso.
Distoglie lo sguardo da me per prenderle la mano e baciarla.
-Chiedo perdono, mi farò perdonare, Milady-
Ecco, lo sapevo, la sua voce è calda e avvolgente, giovane e aggressiva quanto basta.
Ha ovviamente fatto un'allusione al suo "lavoro", qualsiasi esso sia, con quella risposta.
Solo ora noto il cartello che pubblicizza la serata in stile ottocentesco, ora mi spiego il suo abito ed il suo linguaggio.
La donna entra nel locale. Col movimento della tenda, cerco di vedere all'interno, senza successo.
Inizio ad agitarmi, so che ora la sua attenzione si sposterà dinuovo su di me.
I suoi occhi si piantano nei miei, mentre la mano destra si posa sul suo collo, come per ricordarmi che è per me che il suo aspetto non è impeccabile. Come se non avesse un altro papillon, lo ha fatto apposta.
Si avvicina lentamente a me, con uno sguardo ammaliante.
-Già- sussurra, ormai di fronte a me -dov'è il mio papillon? Sono stato sgridato a causa tua, dovresti quanto meno offrirmi da bere.-
Non è lui che lavora nel locale?
Sto impazzendo. Non capisco se lo fa per indurmi ad entrare e spendere soldi per Dio solo sa cosa, o perchè è davvero interessato a me.
-io...- balbetto e so di essere arrossito. D'istinto apro una delle cerniere del mio zaino.
Segue la mia mano con lo sguardo, sempre così malizioso e attento. I suoi occhi si illuminano di soddisfazione quando capisce che l'avevo con me.
-Lo porti sempre con te? A cosa devo questo onore?- sussurra avvicinandosi sempre di più.
Mi accorgo che uscire dall'atmosfera di questo posto, mi sarà impossibile.
In quel momento arriva un gruppo di clienti, cinque ragazze. Noto che rimangono a fissarmi. Sembra che il filo dorato con cui è ricamato il suo nome, le avesse abbagliate come la luce di un faro.
Hanno l'aria di chi sta per uccidere qualcuno.
Una di loro prende la parola, guardando verso di lui con il broncio.
-Come mai ha il tuo papillon?-
Lui risponde con uno dei suoi sorrisi facendo spallucce.
Dopo un breve silenzio, iniziano tutte a dargli addosso squittendo come scoiattoli.
-Dopo tutte le volte che tel'ho chiesto!-
-Avevi detto che l'avresti dato a me!-
Centinaia di frasi del genere si affollano le une sulle altre creando un brusio fastidioso.
A quanto pare non lo fa con tutte, la cosa mi fa arrossire vistosamente. Rimango immobile a fissare senza motivo la luce intermittente riflettersi sul muro e, quando mi rendo conto di ciò che ho realizzato, noto che è riuscito in qualche modo a calmarle.
Un sospiro quasi mi strozza quando sento le sue mani calde sul mio collo, me lo sta allacciando, anche se con la t-shirt non so quanto possa centrare. Resto immobile come un idiota e lo lascio fare, mentre inizia a parlare.
-Trattalo bene, è molto prezioso. Dico sul serio, ci sono ragazze qui dentro che lo comprerebbero a prezzi vertiginosi solo per averlo.-
Appena finisce di allacciarlo, fa scorrere le dita sotto il mio mento per poi andare ad aggiustarsi la giacca, facendo un inchino.
-La prego di seguirmi signor...- si interrompe dopo aver preso la mia mano, aspettando di conoscere il mio nome.
-E...Envy.- Sussurro con un filo di voce.
-Envy- ripete in modo più deciso sfiorandomi il viso con una mano.
Mi tira dolcemente fino a farmi oltrepassare la soglia. Quando la tenda sfiora la mia guancia destra, capisco cosa sta succedendo e quasi mi spavento, che ci faranno mai in questo locale?




HoHoHo!!! Asgargagafff!!!! *3*
Non so...continuo ad essere perplessa! Se fa schifo la cancello!
So che all'inizio non si capiva chi era il narratore XD ;P
Ditemi che ne pensate! Alla prossima!

Mega OOC, lo so! E' voluto!XD
  
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