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Autore: Elanor Eliniel    10/06/2011    3 recensioni
"Mentre si inoltrava nel giardino, e poi tra le fronde dei boschi di betulle, sentì amaro il sapore del fallimento e della colpa. Una vita dedicata a difendere la Terra di Mezzo ed alte questioni, ma l’incapacità di proteggere colei che amava sopra ogni altra cosa. L’inettitudine a guarirla fino in fondo, l’aver violato la sua mente, quella sensazione di non aver fatto abbastanza, la rabbia, il dolore, la colpa affollavano i suoi pensieri, soffocandolo."
Una fanfiction che cerca di costruire la loro tragica storia, soltanto accennata in vari punti dal Professore. Sono graditissime recensioni!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Elladan, Elrohir, Elrond, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Correva l’anno 1701 ed Elrond il Mezzelfo passeggiava per la terrazza di Imladris in compagnia di Sire Celeborn dai capelli d’argento. L’Elda stava raccontando le vicende dei suoi antenati e di come la Casa di Elmo si divise.
- Allorché Olwë si decise a partire con la sua gente, Elwë era ancora perso nei boschi di Nan Elmoth con Melian la Maia ed Elmo, mio nonno, era tra coloro che non volevano abbandonarlo. Elmo aveva a quel tempo un figlio, Galadhon, che generò me e Galathil, dotati delle chiome d’argento della Casa di Elwë. Galadhon, mio padre era alto e splendente e molto legato allo zio Olwë, inoltre era ostinato di carattere e desiderava ammirare i Due Alberi. Dunque partì, portandomi con sé, mentre Elmo, mia madre e mio fratello Galathil, ancora troppo giovane, rimasero con Thingol.
Molto tempo dopo, Galadhon, nipote del Re, divenne grande tra i Teleri di Alqualondë, un principe del pari dei figli del sovrano, tra cui vi era Earwen, madre di Galadriel. E fu questa parentela che ci permise di incontrarci, lungo le spiagge di Eldamar. –
Mentre Elrond si figurava questi nobili signori, tra cui suoi antenati, scrutava tutta la valle coi suoi occhi grigi. Ad un certo punto, udì un limpido squillo di trombe, ed Erestor, il capo dei suoi consiglieri, lo raggiunse.
- Mio Signore, sono giunte da Lòrien Dama Galadriel e sua figlia Celebrìan, per ricongiungersi al loro sire -
Gli occhi grigi dell’Elfo si spalancarono per la sorpresa, e pieno di gioia corse a riabbracciare le sue donne, mentre Elrond s’apprestò a dare loro il benvenuto.
Elrond conosceva la grande bellezza della Dama del Bosco d’Oro, ma ciò che non sapeva era quali fossero le fattezze della figlia.
Galadriel fu subito tra le braccia del marito, e i suoi leggendari capelli d’oro e argento s’intrecciavano con quelli di lui. Poco dopo apparve una fanciulla, bella come la madre, ma delle morbide onde d’argento, retaggio di suo padre, le ricadevano sulle spalle, e i suoi occhi erano azzurri come le acque del Nimrodel. Eppure, la sua bellezza era più semplice, più tangibile, meno austera, essendo ella per la maggior parte una Teler. Elrond la mirò incantato e muto per qualche istante: ella indossava un abito verde chiaro e al suo collo pendeva una gemma verde con delle ali d’argento, l’Elessar.
- Benvenute nell’Ultima Casa Accogliente mie dame – fece lui per rompere il silenzio e chinando lievemente il capo.
- Bentrovato Mastro Elrond – rispose Galadriel facendo lo stesso – Siamo giunte qui in cerca del nostro signore. Ella è Celebrìan, mia figlia. -
- Benvenuta nella mia umile dimora, nobile dama del lignaggio di Finarfin –
- Dici il vero, Elrond – lo interruppe Celeborn – eppure mia figlia è molto più simile alla mia stirpe-
- Grazie, sire – disse ella, con un filo di voce, senza aggiungere altro.
 
Poco dopo Celeborn accompagnò la sua sposa nella sua camera, essendo stanca per il viaggio, nel frattempo Elrond ordinò che fosse preparato un alloggio anche per la figlia e le mostrò il palazzo, facendole strada tra le colonne d’alabastro e i gradini di marmo.
- Vi piace la mia dimora, mia dama? – chiese il mezz’elfo per spezzare il silenzio caduto tra loro. Non che gli dispiacesse osservarla, anzi avrebbe potuto farlo per ore, si sorprese a pensare.
- Sì, signore – rispose lei indugiando coi suoi occhi sui suoi capelli scuri come la notte e i suoi occhi grigi – Diversa dal Bosco d’Oro, ma non per questo meno bella –
- Siete molto affezionata a quei boschi? Eppure non siete nata lì –
-No – rispose ella gravemente – sono nata nell’Eregion, che più non esiste in quanto reame. Ma l’Eregion era una terra di Noldor, di artigiani, io preferisco i boschi e le acque. Mio padre aveva ragione sul mio conto-
Dopo le prime parole, sembrava prender coraggio e diveniva facile per il mezzelfo discorrere con lei. Allorché giunse davanti ad una porta di legno chiaro, Elrond la aprì e l’Elfa si stupì di trovarvi già lì le proprie cose.
- Beh, sarete provata dal viaggio, e ormai Ithil si alza nel cielo – disse lui mantenendosi sull’uscio– non vi trattengo oltre, buon riposo mia signora-
Si sorprese a pronunciare quelle parole con rammarico mentre guardava i suoi occhi blu.
- No, sono io che nono voglio tediarvi oltre, sire, e vi ringrazio – rispose lei educatamente.
- Nessun disturbo, sono onorato – rispose Elrond, dopodichè fece un cenno del capo e uscì indietreggiando e chiudendo la porta, rammaricandosi di quanto poco tempo avesse impiegato a condurla lì.
Mentre strani pensieri di questa sorta si affaccendavano nella sua mente, varcò i portali uscendo in giardino avvolto nel mantello argenteo svolazzante nella brezza della sera. Alzò lo sguardo verso l’alto e si accorse che Celebrìan era affacciata alla sua finestra e sembrava star osservando proprio lui. Si sorrisero a vicenda, poi lei sparì alla sua vista, non riuscendo a reggere oltre il suo sguardo, imbarazzata. Le onde d’argento svolazzarono e la finestra si richiuse. Un po’ triste per essere stato privato della sua visione, Elrond si allontanò.
 
La mattina seguente il Mezzelfo si svegliò di buon ora per recarsi nel Salone del Fuoco per discutere con i suoi consiglieri, in primo luogo Glorfindel e Erestor, e con Galadriel e Celeborn degli ultimi avvenimenti nella Terra di Mezzo. Al termine, Celeborn dichiarò che, col permesso di Elrond, avrebbe guidato la sua sposa in una passeggiata nella valle. Il signore di Imladris invece si preoccupò che l’altra sua ospite potesse annoiarsi, ed in effetti per tutta la mattinata doveva essere stata sola, dunque decise di recarsi da lei personalmente.
Ma, giunto davanti alla sua camera, un’Elfa lo informò che la Dama non era lì.
Elrond allora s’incamminò verso i giardini perso nei suoi pensieri, inoltrandosi sempre più tra le betulle, fino a giungere in prossimità di una radura ove scorreva un fiumiciattolo tributario del Bruinen.
Gli alberi stavano iniziando a diradarsi, quando udì un canto provenire da quella direzione.
 
Mezzo uomo e mezzo elfo egli era,
i capelli del color della notte in primavera;
per molto tempo nel bosco aveva vagato
finché da lei non era rimasto incantato.
Nelle foreste d’Ossiriand la vide apparire,
coronata dai capelli d’argento, per poi guardarla svanire.
Inseguì a lungo quel Bianco Fiore
E l’adornò con la Nauglamìr, che ne accrebbe lo splendore.
 
Si fece strada tra i rami, sussultando nel sentire quella voce, finché la radura non gli si aprì davanti e la vide. La fanciulla dai capelli d’argento cantava mentre si bagnava nel fiume, era difatti estate. I capelli bagnati la ricoprivano come un manto, ed il suo abito bianco le aderiva sulla pelle chiara mentre volteggiava tra i flutti.
Il Mezzelfo avanzò nella radura rapito da quella vista, senza essere visto e ripensando a quelle parole “Mezzo uomo e mezzo elfo egli era”e “coronata dai capelli d’argento”. Ad un tratto nel suo incedere calpestò un rametto e quel rumore lo tradì: la fanciulla improvvisamente si volse e nel vederlo trasalì. Svelta uscì dall’acqua e poiché indossava un leggero vestito bianco zuppo d’acqua, afferrò il mantello grigio posato sull’erba e vi si avvolse tremante.
- Mi dispiace avervi spaventata, non era mia intenzione – assicurò Elrond come cercando di scusarsi – Io…ho sentito cantare…- e abbassò gli occhi grigi, fissando l’erba. E dire che in pochi riuscivano a sostenere il suo sguardo!
- Cantavo di mia cugina Nimloth, Bianco Fiore dei Sindar e del suo incontro con Dior il Mezzelfo, erede di Thingol – sussurrò lei.
- Naturalmente – soggiunse lui. Per un folle istante aveva identificato diversamente il Mezzelfo e la fanciulla dai capelli argentei. – Oltre ai gemelli Elured ed Elurìn, tra i loro rampolli vi fu mia madre. – lo disse distrattamente, anche perché era ovvio che Celebrìan lo sapesse.
- Sì…si amarono e furono felici, finché la sventura non piombò su di loro – fece lei addolorata.
Per qualche istante anche lui pensò ai magici e tragici eventi della Prima Era, ma si riscosse presto,  ché quella fanciulla era davanti a lui per davvero.
- Venite – disse avvicinandosi a lei e vedendola tremare impercettibilmente – Avrete freddo ora…qui non siamo nei boschi del Sud – aggiunse sorridendo e passandole un braccio attorno alle spalle. Lei non disse nulla, sussultò leggermente a quel tocco e si lasciò guidare verso il palazzo.
Il Mezzelfo la riaccompagnò alle sue stanze, confidando di non incontrare Galadriel e Celeborn. Probabilmente sapevano meglio di lui come la figlia amasse trascorrere le giornate nei boschi, ma non voleva che traessero conclusioni errate vedendo la fanciulla in quelle condizioni. Aveva troppo rispetto e reverenza per quei Signori degli Eldar e si sforzava di vedere Celebrìan come nient’altro che la loro figlia, nonostante a questo mondo non avesse mai visto nulla di tanto prezioso a suo giudizio.
  
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