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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    10/06/2011    10 recensioni
Paring: KakaTsu/SasuSaku/NaruHina/ShikaTema/NejiTen/SaiIno/Itachi/orochimaru
Konoha è fortemente divisa al suo interno, non esistono più chunin, jonin o hokage ma soltanto un gruppo di ninja che ha preso il sopravvento sul Villaggio e lo ha trasformato in una vera e propria dittatura monarchica, retta dal suo capo Orochimaru. E poi ci sono le kunoichi, le donne e le ragazze che non hanno alcuna intenzione di sottostare al volere maschile e per questo vivono rintanate nei sotterranei e negli angoli più bui e segreti di Konoha, nel tentativo di riuscire a prendere il sopravvento: sono le ribelli, le insorgenti, capitanate da Tsunade.
Entrambi gli schieramenti sono disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono, ma cosa accadrà se a spaccare quel muro di battaglie e vendette saranno i sentimenti, le emozioni, l’attrazione che un uomo prova per una donna e viceversa?
Tra rapimenti, violenze e strategie d’attacco i nostri protagonisti saranno coinvolti in un giro di passioni e battaglie che li costringerà, prima o poi, a fare una scelta.
PS. Non è un trattato femminista!! Non tutti i maschi sono “cattivi” diciamo, così come non tutte le femmine sono “buone”… Apparentemente la situazione può sembrare tale ma non sarà assolutamente sempre così!
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsunade, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Avventure!'
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La luna si ergeva alta sopra Konoha illuminando quell’oscurità da cui era avvolta, donando anche solo per poche ore la sua luce tenue e consolatoria, quasi come fosse timida di esporsi alle battaglie che ogni giorno insanguinavano le strade del villaggio.
 
Pochi erano ancora gli abitanti che risiedevano in quelle case, pochi erano coloro che avevano il coraggio di formare una famiglia composta da un uomo e da una donna, pochi erano rimasti all’interno di quel circolo vertiginoso che aveva creato una spaccatura tale da impedire ad un ninja di avvicinarsi ad una kunoichi se non per ucciderla o farla prigioniera.
 
Non c’era la vita in quel villaggio, c’era la guerra.
Una guerra civile che affliggeva quel luogo ormai da tempo e che regnava indisturbata negli animi dei combattenti delle due fazioni, intenti a liberarsi l’uno dell’altro ma allo stesso tempo costretti a trovarsi faccia a faccia ogni giorno di più.
 
Alcuni passi rapidi e decisi avanzavano lungo una delle vie più solitarie e periferiche del villaggio, silenziosi a tal punto da non essere quasi udibili ad un orecchio affrettato mentre talvolta si poteva sentire il suono di una pozza d’acqua dimenticata dalla tempesta precedente che veniva appena sfiorata da quella corsa rapida e silenziosa.
I manti scuri si muovevano veloci nell’oscurità lasciando dietro di sé soltanto un leggero frusciare di stoffa, mentre alcune figure si affrettavano a raggiungere un punto preciso di Konoha.
 
Ad un tratto, i passi si fermarono di colpo dinnanzi ad un muricciolo piuttosto alto che delimitava il confine tra due case, una delle quali quasi completamente distrutta mentre l’altra lasciata abbandonata ormai da diverso tempo.
Una mano pallida ma decisa si appoggiò delicatamente su uno dei mattoni davanti a sé, leggermente più marcato e sporgente rispetto agli altri ma impossibile da notare nel buio della notte: soltanto i componenti di una particolare fazione potevano conoscere quel punto preciso e utilizzarlo a loro favore.
 
Le due figure dietro di lei indietreggiarono di qualche passo quando il terreno davanti a loro si mosse con un cigolare sordo e fastidioso: un quadrato malformato di terra si spostò lateralmente, andando ad incassarsi sotto il terreno circostante e lasciando spazio ad un passaggio segreto nel terreno.
Le tre ombre scesero le fredde e umide scale che conducevano nei sotterranei segreti del villaggio, mentre sopra di loro il terreno si richiudeva con un altro suono grave e piuttosto rumoroso, immergendosi nel buio più totale.
 
Scesero i gradini per qualche minuto, fin quando non giunsero ad una galleria semi-illuminata da qualche rara torcia attaccata alla parete, per consentire così alle tre di vedere dove stessero andando: anche se ovviamente lo sapevano benissimo.
Erano incappucciate, probabilmente per nascondere ulteriormente la loro identità, mentre una di loro reggeva sulle spalle il corpo svenuto di un ragazzo piuttosto malconcio e magrolino: se si trattava di un uomo, era evidente il fatto che fosse un prigioniero.
E se non lo avevano ucciso, significava che non fosse uno qualunque.
 
Arrivate dinnanzi ad una porta in legno massiccio, piuttosto robusta e umidiccia, di nuovo quella mano pallida ma delicata si mostrò picchiettando un certo numero di volte su di essa: dopo tale gesto, questa venne aperta permettendo alle tre di entrare definitivamente in uno dei nascondigli che le insorte avevano creato occupando le zone più buie e segrete di Konoha.
 
Una volta richiusa la porta massiccia, la prima del gruppo si tolse il cappuccio, mostrando il suo limpido viso alla luce di una delle torce: era una ragazza dagli occhi verde acqua e dai capelli rosa corti alle spalle, quanto bastava per permetterle di muovere agilmente il collo e la testa senza l’impiccio di una chioma consistente. Portava sulla testa il tipico coprifronte con il simbolo del Villaggio della Foglia, con l’unica differenza che questo avesse un sole scalfito sul fianco: il loro non era un rinnegare il proprio villaggio quanto più quello di sperare in qualcosa di meglio, nel tramonto di quella dittatura intollerabile e nella nascita di un nuovo sole, così come era impresso sul loro segno d’identificazione da parte di Konoha.
 
- Avete fatto presto. -
 
Una ragazza dagli occhi color del cielo accolse le compagne con un sorriso appena accennato, segno che fosse sollevata nel vederle tornare ma comunque consapevole della situazione in cui si trovassero e quindi costretta a mantenere un certo comportamento.
 
- Sì, non è stato difficile, era solo. -
- Bene, bisogna portarlo nelle prigioni allora. -
- Me ne occupo io. -
 
Una terza voce, più mansueta e pacata, si introdusse nel breve dialogo delle due presentando una ragazza dagli occhi lilla ed i capelli neri come la notte più brillante: si era tolta il cappuccio pochi attimi prima ed ora avanzava nella stanza sino a raggiungere una porticina dalla parte opposta, seguita dall’altra ninja che reggeva sulle spalle il corpo del ragazzo.
 
- Va bene, Hinata, ma fa attenzione! -
 
Le disse la ragazza dai capelli rosa confetto qualche attimo prima che questa sparisse rassicurandola con un sorriso ingenuo appena accennato, mentre le due ripresero a parlare avviandosi per un corridoio poco illuminato.
 
- Avete trovato il documento che cercavamo? -
- Sì, era nel suo borsello, anche quello è stato molto facile da trovare. E’ stato tutto fin troppo semplice… -
 
disse la ragazza abbassando sempre di più il tono di voce, come ragionasse fra sé e sé mentre la compagna comprendeva il suo turbamento e si apprestava a darle conforto.
 
- Non ti devi preoccupare, Tsunade-sama ne avrà tenuto conto e saprà come agire.-
- Certamente, però tutto questo continua a non piacermi… -
 
La ragazza affianco a lei lasciava che i suoi capelli lunghi e biondi si muovessero sinuosi ad ogni suo passo, fin quando non giunsero dinnanzi ad un’altra grande porta e a quel punto si fermarono, come attendessero che quell’atmosfera di angoscia che per tanto tempo le aveva accompagnate svanisse tutto d’un tratto, ma sapevano bene entrambe quanto quella speranza fosse vana.
 
-  Anche io vorrei che queste battaglie finissero, Sakura, tutte lo vorremmo… -
 
La rosa volse il suo sguardo verso quello malinconico dell’amica, la quale tornò a fissarla con i suoi occhi azzurro celeste che racchiudevano in sé tutta la nostalgia e la sofferenza che quella situazione così incerta e violenta aveva comportato.
 
- Ma finché questa tirannia non verrà fermata niente di bello di tutto ciò che conoscevamo potrà tornare. -
 
Si scambiarono un’ultima rapida occhiata quando la porta si aprì scricchiolando, lasciando che la luce della stanza delineasse le figure delle due giovani kunoichi e mostrasse quella di una donna dai capelli corti e neri ed una corporatura più mingherlina e minuta, ma non certo priva di energia.
 
- Aspettavamo il tuo ritorno con ansia, Sakura! Entra. -
 
La donna l’accolse con un sorriso e le permise di entrare, mentre la compagna tornò a percorrere il corridoio malamente illuminato da luci fioche e sparse: non le piaceva vivere nascosta, non le piaceva vivere nel buio, non le piaceva vivere uccidendo quanti più uomini riusciva…
Non le piaceva per niente quella situazione, e proprio per questo continuava a lottare nel tentativo di cambiarla.
 
La porta si richiuse lentamente alle spalle della giovane kunoichi che ancora teneva sulle spalle il manto nero della missione, mentre la ninja che l’aveva accolta si avvicinava lentamente ad un grande tavolo in legno massiccio posto quasi al centro di quella stanza abbastanza grande ed illuminata, nella quale erano riposti diversi libri in un’ampia libreria e molte carte erano appese alle pareti.
A questa era seduta una donna che apparentemente sembrava sulla trentina, dal bel viso e dagli occhi color ambra che venivano messi in risalto dai capelli biondi e lunghi che le ricadevano sulle spalle: nonostante l’aspetto potesse dare l’idea di una donna dolce e molto bella, l’espressione del viso e il portamento lasciavano intuire chiaramente una certa determinazione e forza d’animo che risiedevano in lei e le permettevano così di essere al comando di quella che era la fazione di ribellione più importante del villaggio.
 
- Salve, Tsunade-sama. La missione è riuscita perfettamente e, come lei aveva previsto, il ragazzo era solo e con il rotolo. -
 
Nonostante la lieta notizia la donna non si scompose e rimase a fissare la ragazza con uno sguardo intenso, come volesse penetrare nei meandri della sua mente e venire a conoscenza di qualunque cosa lei desiderasse.
 
- Questo significa soltanto che quel rotolo non vale poi molto e di conseguenza il nostro piano successivo potrebbe risultare ulteriormente più difficile da mettere in atto. -
 
La sua voce, per quanto pulita fosse, appariva roca e composta, come stesse continuamente riflettendo su quello che stesse dicendo mentre Sakura continuava ad osservarla con rispetto ed ammirazione: se non fosse stato per quella donna così forte, ora tutte loro sarebbero state delle schiave nelle mani di quei pazzoidi al servizio del dittatore.
La donna in piedi affianco alla scrivania intervenne, come se avesse il permesso di interferire nei pensieri della bionda e la sua voce risuonò nella stanza con fare moderato ma abbastanza sicuro.
 
- Signorina Tsunade, sapevamo che il ragazzo si trovasse solo: il rotolo che doveva consegnare ai suoi collaboratori era di estrema importanza e proprio per questo hanno voluto mandare soltanto un ninja piuttosto che un’intera scorta, per dare meno nell’occhio. C’è chi si è sacrificata per queste informazioni… -
 
Un velo di tristezza invase quell’atmosfera già piuttosto inquieta ma il silenzio venne quasi immediatamente spezzato dalla voce decisa del capo delle kunoichi: sapeva bene che non avesse alcun senso continuare a piangere sulle vittime che quell’inutile battaglia aveva portato, per cui decise che fosse meglio continuare a lottare per la propria libertà.
 
Le lacrime non avrebbero riportato in vita le persone a loro più care e questo lei lo sapeva bene, per questo cercava di non trasmettere le sue angosce a quelle giovani ninja che tanto si battevano per un mondo migliore.
 
- Ne tengo conto, Shizune, ma questo non mi convince ugualmente. Orochimaru sa quanto possiamo essere abili nel ricavare informazioni e non mi stupirebbe il fatto che avesse appositamente reso tutto ciò più semplice del normale per invitarci a compiere quella missione. Neanche questo è da escludere. –
 
Restarono in silenzio per qualche minuto fin quando Sakura non prese l’iniziativa e appoggiò sulla scrivania della donna quel rotolo nero che aveva rubato ad uno dei seguaci del nemico: per quanto tempo ancora avrebbero dovuto vivere in quel modo?
 
Tsunade osservò i movimenti lenti della ragazza, prima di riprendere a parlare rivolgendosi alla persona a lei più fidata, ovvero quella donna dagli occhi neri che sembrava essere il suo tesoro più prezioso, nonostante l’apparente poca considerazione.
 
- Convoca i tre capigruppo più in gamba che abbiamo, voglio discutere anche con loro i dettagli della missione di domani. E’ probabile che vi partecipi anch’io, se non mi sentirò sufficientemente sicura. -
- No signorina Tsunade, lei non deve esporsi così tanto! E’ il nostre leader, se dovessero prenderla noi… -
 
Non finì la frase, forse perché sapevano bene tutte quanto sarebbe stato difficile per loro eleggere un’eventuale nuovo capo all’altezza della situazione, ma la bionda non sembrava della stessa opinione e pur restando con lo sguardo concentrato e serio si voltò verso Shizune con una certa severità.
 
- Non voglio che altre di noi muoiano, Shizune. Se il piano sarà sufficientemente efficiente allora resterò ancora nascosta, mentre in caso contrario interverrò. Sai bene quanto io detesti stare chiusa qua sotto senza poter infliggere direttamente anche solo un piccolo danno a quel bastardo… -
 
Strinse involontariamente i denti pur cercando di restare con un tono moderato e pacato: erano evidenti la sua rabbia e la sua tristezza, ma la consapevolezza di essere al centro del ciclone le impediva di fare scelte avventate.
 
Sakura sorrise dentro di sé nell’udire quelle parole: a causa di quella guerra lei, come tante altre, aveva perduto la sua famiglia ed il suo unico punto di riferimento era quella donna che all’apparenza sembrava così fredda e determinata ma dentro nascondeva un affetto ed un senso di maternità immenso. La faceva sentire protetta e questo le quietava un poco l’animo, pur lasciandole quella fastidiosa angoscia addosso.
 
- D’accordo, andrò subito a chiamarle… -
 
Dopo una lieve riverenza col capo Shizune uscì dalla stanza, lasciando la ragazza sola con il capo delle kunoichi. Il silenzio regnava mentre Sakura si sentiva leggermente in imbarazzo: non sapeva cosa dovesse fare o dire, non sapeva bene come comportarsi a dire il vero e questo le dispiaceva.
Ad un tratto, Tsunade si alzò lentamente dalla sedia e si avvicinò a lei, tenendo i suoi occhi color ambra fissi su quelli verdi e limpidi della ragazza: non era uno sguardo aggressivo, non era uno sguardo invadente… Era… Affettuoso.
La donna le mine una mano sulla spalla, come volesse dimostrarle di esserle vicina pur dovendo mantenere una certa distanza e autorità.
 
- Tutto questo finirà, Sakura. Te lo prometto. -
 
 
 
Qualche ora dopo, a molti chilometri di distanza da quel nascondiglio segreto, in quello che originariamente era il palazzo dell’Hokage trasformato poi in una vera e propria fortezza, risiedeva il dittatore, il despota: colui che aveva causato quel mare di sangue e ingiuste battaglie.
 
Era comodamente seduto su una grande poltrona rossa, il viso grigio ed i capelli lunghi e neri gli ricadevano sulle spalle mentre nel suo viso si mostravano due occhi gialli ed accesi: erano minacciosi, sottili, viscidi, mentre anche il resto del corpo, benché fosse magro ma piuttosto muscoloso, trasmetteva a chi lo osservava un involontario senso di oppressione e paura, terrore…
Orochimaru sapeva che nessuno si sarebbe mai messo contro di lui, nessuno avrebbe mai obiettato alle sue decisioni, nessuno! A parte quella banda di ribelle che continuamente lo mettevano in difficoltà, con la vana speranza di riuscire a distruggere il suo potente e forte governo totalitario.
 
Il fuoco davanti a lui bruciava con avidità gli ultimi legni rimasti, donandogli almeno apparentemente un calore che non riusciva a sentire: il suo era un corpo morto almeno quanto la sua anima dannata, mentre la sua mente fin troppo brillante metteva a dura prova chiunque osasse sfidarlo o anche solo rivolgergli uno sguardo.
 
La porta di fronte a lui si aprì con una certa violenza e dinnanzi a lui comparve una figura snella dai capelli grigi: il giovane ninja portava un paio di occhiali tondi dietro i quali si nascondeva un’espressione minacciosa e sottile almeno quanto quella del suo capo e maestro.
 
- Il rotolo non è arrivato, signore. Naruto è stato intercettato e rapito dalle insorgenti. -
 
A queste parole Orochimaru reagì con un istintivo gesto, ma piuttosto contenuto, stringendo con una certa rabbia e forza i braccioli della poltrona rossa: manteneva comunque un’espressione apparentemente rilassata ed un sorrisetto ironico si fece spazio sul suo viso magro e lungo.
 
- Era abbastanza prevedibile che accadesse questo, anche se sinceramente non ci contavo troppo. -
 
Continuava a guardare l’aggressività e l’ardore del fuoco davanti a lui, senza rivolgere nemmeno lo sguardo a quello che sembrava il suo più fidato collaboratore, o meglio dire servitore, quando fu quest’ultimo a proferire parola nuovamente.
 
- Non avevamo una copia di quel rotolo e in questo modo avranno la piantina del battistero: anche se non è completa e particolareggiata, resta comunque un ottimo punto di partenza per poter organizzare un eccellente colpo al suo interno. -
 
Orochimaru continuava a restare apparentemente impassibile, come se quelle parole non gli importassero davvero ma fosse preso da tutt’altro: non sopportava che qualcuno si fosse messo contro di lui e continuasse a provocarlo in quel modo, non lo tollerava assolutamente!
Inoltre il fatto che i ribelli fossero delle donne gli metteva ancora più rabbia addosso…
 
- Certamente organizzeranno un colpo, e noi ovviamente non potremo sapere quando e in che modo lo metteranno in atto… Tuttavia possiamo prevederlo. Organizzati con gli uomini che ritieni più adatti a questo tipo di cosa, come i Nara ad esempio la cui intelligenza potrebbe esserti piuttosto utile. -
- Come volete, signore. -
 
E così dicendo, il ninja dagli occhiali si avviò verso la porta mentre Orochimaru si mordeva leggermente un labbro: lo irritava quella situazione ma non aveva intenzione di concentrarsi per sventare l’ennesimo colpo dei ribelli, sarebbe stato tempo prezioso sottratto alle sue manie di grandezza.
 
Tuttavia, era consapevole del fatto che non potesse essere un vero e proprio monarca finché ci fossero state quelle kunoichi a mettergli continuamente i bastoni fra le ruote: già era difficile tenere a bada tutti i componenti maschi del villaggio, dato che non tutti appoggiavano in pieno i suoi metodi, figuriamoci credere di poter essere un dittatore a tutti gli effetti con quelle ribelle tra i piedi.
No, non doveva adottare un metodo più sbrigativo ed efficace per metterle almeno momentaneamente in disordine e disorientarle, così da renderle più vulnerabili.
 
- Ah Kabuto, ho bisogno di uno dei nostri Ninja Speciali per una missione piuttosto delicata. Mandamelo immediatamente.-
 
Il giovane si fermò qualche centimetro prima di aprire la porta e tornò a voltarsi verso il suo maestro, il quale ancora una volta non gli rivolgeva alcuno sguardo.
 
- Intendete Kakashi Hatake? -
- No, di lui non mi fido molto, lo puoi prendere con te se pensi che possa esserti utile. Mandami l’altro. -
 
E dopo aver udito queste parole Kabuto uscì dalla stanza, silenzioso e determinato tanto da mettere una certa inquietudine mentre Orochimaru rifletteva sulla sua decisione: no, non poteva affidare una missione così delicata a quel ninja dai capelli argentei e dall’occhio sinistro perennemente bendato, di lui non si fidava completamente. Aveva messo in discussione più di una volta, sebbene in modo lieve, i suoi ordini e questo non lo tollerava: l’unico motivo per cui non lo aveva fatto decapitare all’istante era che fosse uno dei ninja più in gamba che avesse a disposizione.
 
Dopo pochi minuti la porta della stanza si aprì nuovamente, questa volta con fare meno affrettato e precipitoso ed avanzò la figura impassibile e composta di un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi rossi, di ghiaccio: sembravano privi di vita e quel portamento fin troppo composto ma autoritario lasciavano sicuramente pensare ad un ninja di alto livello e piuttosto importante per il suo compito.
 
Sentendo quei passi, per la prima volta in quella notte Orochimaru distolse lo sguardo da quel fuoco apparentemente eterno e lo poggiò sulla figura di quel giovane ninja dall’espressione fin troppo fredda e sicura di sé: si fissavano, si studiavano, si analizzavano. Sapevano bene di essere l’uno un grosso pericolo per l’altro, date le loro potenti abilità e forse, ma la gerarchia che quel dittatore aveva imposto sembrava essere stata accettata da quel ninja fin troppo potente.
 
- Sei stato veloce, Itachi Uchiha. -
 
Pronunciando quel nome persino il vento si quietò e la fiamma del fuoco cominciò ad ardere sempre meno, mostrando quasi con timidezza il suo rossore, mentre Orochimaru si compiaceva del suo fidato e potente servitore: sapeva che quel giovane non avesse principi, non avesse regole se non le proprie, non avesse un’anima… Ma piuttosto fosse in balia dell’oscurità e di tutto ciò che sembrava pericoloso e sanguinario: proprio per questo lo aveva scelto, proprio per questo sapeva che non lo avrebbe mai tradito: condividevano la medesima oscurità e questo li rendeva più simili che mai.
 
- Sarai già al corrente della situazione, per cui evito di perdere tempo a spiegartelo. -
 
Disse con voce gelida ma pacata il tiranno, costringendo così il suo servitore (perché era così che lo considerava) a prestargli una maggiore attenzione.
 
- Qual è la mia missione, quindi? -
 
Chiese il ragazzo senza tuttavia apparire troppo impaziente: non gli era mai piaciuto aspettare, ma sapeva che se Orochimaru lo aveva chiamata significava che la missione era certamente di un’importanza rilevante e questo lo induceva ad essere più paziente…
 
L’uomo dalla pelle di serpente lo fissò dritto negli occhi, aggredendo quel viso limpido ma impuro e macchiato e bramando con tutto se stesso quel rosso sangue che si specchiava nelle sue pupille: lui voleva porre fine a quelle battaglie soltanto per ottenere il potere assoluto, dopodiché avrebbe dichiarato guerra ad un altro paese senza pensarsi troppo.
Non gli importava quale, non gli importava nemmeno del motivo: a lui interessava vedere guerra, sangue, dolore… E voleva stravincere su tutto questo mostrandosi superiore ed impassibile: questo era il suo governo, questo era il suo credo ninja.
 
- Devi rapire il Capo delle kunoichi, delle insorgenti, di quelle pezzenti! Sono consapevole del fatto che sia pressoché impossibile trovare il loro nascondiglio e penetrarlo, ma tu conosci un certo numero di tecniche utili a questo scopo e sai come far parlare un prigioniero mantenendolo in vita… Per questo tu sei il ninja più adatto a questa missione, puoi usare tutti i metodi che ritieni opportuni, senza farti alcuno scrupolo. -
 
Itachi rimase impassibile di fronte a quelle parole, senza abbassare il suo sguardo e senza lasciare che alcuna espressione gli comparisse in viso: si limitò a sbattere gli occhio una volta soltanto, per poi voltare le spalle al suo signore e dirigersi verso la porta.
Non gli importava nulla, né della missione, né delle battaglie, né di ciò che avrebbe fatto e del destino di quelle ribelli… Non gli importava niente di niente, soltanto saziare la sua perenne sete di sangue: e quello di servire quel despota era un buon modo per farlo.
 
Prima che il giovane ninja uscisse completamente dalla stanza venne fermato nella penombra dalle ultime parole di Orochimaru, il quale era tornato a posare lo sguardo sul fuoco ardente con le vene che si mostravano sulla pelle tesa, mentre il suo viso sembrava piuttosto innervosito dalle stesse parole che stava per pronunciare.
 
- Voglio quella donna incatenata nella mia personale stanza degli interrogatori entro tre giorni. Usa i mezzi che vuoi, approfitta di qualsiasi situazione che ti aggradi. MA PORTAMELA. - 

  
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