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Autore: piccolalettrice    11/06/2011    3 recensioni
*storia partecipante al contest "parole e musica" 6° classificata*
ispirata alla canzone "ninnananna" dei Modena City Ramblers.
..."Ma presto o tardi ero certo che ci saremmo ritrovati.
Ne ero certo." 
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Perchè non esistiamo che noi.'
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SPAZIO AUTRICE:

Ehi, lettori! è con immenso piacere che vi annuncio che mi sono classificata 6° (su 10) in questo meraviglioso contest XD... eh, sì, sono migliorata confronto all'altro XD
La giudice è stata corretta e mi trovo daccordo con la sua valutazione.
poi... vi metto qui il link del contest perchè mi è stato chiesto:
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9627607&p=11&#idm111615525 
e vi scrivo anche la canzone, in modo che possiate valutare la sua attinenza con la fic ( ha avuto il massimo dei punti nel concorso x attinenza alla canzone):

Camminavo vicino alle rive del fiume
nella brezza fresca
degli ultimi giorni d'inverno
e nell'aria andava una vecchia canzone
e la marea danzava correndo verso il mare
A volte i viaggiatori si fermano stanchi
e riposano un poco
in compagnia di qualche straniero
chissà dove ti addormenterai stasera
e chissà come ascolterai questa canzone
Forse ti stai cullando al suono di un treno,
inseguendo il ragazzo gitano
con lo zaino sotto il violino
e se sei persa
in qualche fredda terra straniera
ti mando una ninnananna
per sentirti più vicina
Un giorno, guidati da stelle sicure
ci ritroveremo
in qualche ancgolo di mondo lontano,
nei bassifondi, tra i musicisti e gli sbandati
o sui sentieri dove corrono le fate
E prego qualche Dio dei viaggiatori
che tu abbia due soldi in tasca
da spendere stasera
e qualcuno nel letto
per scaldare via l'inverno


 

spero vi piaccia, anche se alcune parti sono un po' bruttine.
piccolalettrice
ps. è ambientata quando Percy finisce su Ogigia, con Claypso >:\ , nel 4 libro


Ci RITROVEREMO:
 
 
Camminavo vicino alle rive del fiume
nella brezza fresca
le stelle brillavano spensierate nel cielo.
Ero felice che loro fossero le mie uniche compagne, le uniche che ascoltassero i miei pensieri.
E forse era giusto così... insomma, con le stelle diventava tutto più romantico, più struggente, no?
Più doloroso, anche.
Quante volte avevo visto quelle stelle con te, Annabeth?
Quante volte avevamo riso quando ti fingevi arrabbiata perchè non riuscivo a ricordare i nomi di tutte quelle costellazioni?
E quante volte quelle costellazioni erano state le testimoni del sentimento innocente che avevo provato, e provavo tutt’ora, per te?
Tante, talmente tante che in quel momento il vuoto mi bruciava.
Nell’aria andava una vecchia canzone, di quelle che mi avevano fatto pensare a noi, sussurrata dalla marea lontana che  danzava correndo verso il mare, una malinconica orchestra naturale di pura nostalgia intrisa di ricordi, con le onde a cantare parole per quello che eravamo stati.
Erano parole diventate vere e reali solo l’ultima volta che ti avevo vista,
con quel bacio, il nostro primo bacio, e quel “Buona fortuna” appena accennato.
Chissà come ascolterai questa canzone, Annabeth, chissà SE l’ascolterai.
 
Mi sedetti sulla riva del piccolo fiumiciattolo che stavo costeggiando, mosso dal senso di nostalgia, ora troppo doloroso per essere colmato dai passi.
La stanchezza di tutto quello che avevo sopportato fino a quel momento mi gravò addosso, così mi abbandonai tra le rocce fluviali,  stanco per continuare la passeggiata notturna o tornare indietro, eppure la mia mente era invasa da quei famigliari pensieri conflittuali  che mi impedivano di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo, come ogni notte, d'altronde.
-Chissà dove ti addormenterai tu stasera-
Mi sembrava strano non poter saperlo... ed ancora più strano il fatto che quando avevo potuto saperlo non ci avevo mai dato tanto peso come ce ne avrei dato in quel momento se avessi avuto quella banale informazione.
Ed era così per ogni singola, piccola cosa.
Ogni istante, malgrado la compagnia di Calypso fosse tanto piacevole, mi ritrovavo a pensare a cosa avresti fatto tu. A come avresti reagito a questa o quella situazione, ti immaginavo lì con me... e infine mi perdevo nei puri ricordi che mi restavano, ricordi dei tuoi capelli dorati, dei tuoi occhi tempestosi, della tua risata cristallina.
Mi sentivo perso in quella fredda terra straniera  e con quelle emozioni che non avevo mai provato: perdita, dolore, rabbia... tutto insieme.
Non avevo ancora conosciuto le gioie dell’amore, perché dovevo provare i tormenti della perdita?
Avrei fatto qualsiasi cosa per sentirti più vicina, per far sì che il ricordo di te non fosse più solo un’immagine, un odore o una sensazione serbato dalla mia mente che si appigliava, sempre, instancabilmente e comunque, con tutte le sue forze, a quei dannati frammenti che mi rimanevano, che mi concedevano di riprendere fiato prima di ritornare in un abisso ghiacciato.
Che mi davano una briciola di vita per poi strapparmela rudemente dalle mani quando tornavo alla realtà, morendo dentro, ogni volta di più.
Sospirai tornando a fissare quel cielo stellato, sempre uguale, eterno, incrollabile, l’unico porto sicuro tra tutti i tumulti e gli imprevisti che mi stavano capitando.
Guardai Ercole, una delle prime costellazioni che mi avevi mostrato, la mia preferita, la fissai sapendo che Un giorno, guidati da quelle stelle sicure ci saremmo riabbracciati, in qualche angolo di mondo lontano o in qualche in qualche distesa di fiori, tra le anime, nei bassifondi di qualche città, tra i musicisti e gli sbandati o in quegli ultraterreni sentieri dove corrono le fate, ci saremmo riabbracciati come semi-dei, come Percy e Annabeth o comeangeli bianchi seduti alla finestra che si affacciava sui ricordi di quello che avevamo passatoinsieme.
 E Pregai il Dio dei viaggiatori affinché potesse far sì che le nostre strade, troppo ripide e scoscese, si incrociassero il prima possibile.
Ma presto o tardi ero certo che ci saremmo ritrovati.
Ne ero certo.
E mi rivolsi a te, come se tu fossi una di quelle stelle lassù nel cielo, come se potessi ascoltare le mie parole: “ ci ritroveremo, Annabeth,” ti dissi “te lo prometto.
Ci ritroveremo”.
  

   
 
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