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Autore: ArtemisiaSando    11/06/2011    0 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima ff ^^ e spero davvero che sia gradita! Innanzitutto la storia segue abbastanza fedelmente la sequenza di eventi di AC 2, brotherhood e possibilmente dovrebbe seguire anche quelli del futuro Revelations. Ovviamente è incentrata sul personaggio di Ezio che si confronterà con una nuova conoscenza :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Repubblica Fiorentina- 1472

Quando la vidi per la prima volta avevo solo tredici anni. Mio padre mi aveva rinchiuso in camera per l’ennesima volta quel mese, e aveva strettamente vietato a me e mio fratello Federico di giocare assieme poiché sosteneva che la sua presenza da fannullone matricolato influenzasse anche me, troppo tardi oserei dire.
Anche se ancora in tenera età mi aveva già insegnato tutto quello che sapeva sulle risse, sullo scalare edifici a mani nude, sul rubare e quant’altro.
E perciò mio padre si disperava visto che ad almeno uno di noi due avrebbe dovuto lasciare la gestione della banca di famiglia, ma né io né mio fratello maggiore davamo l’idea di volerne sapere qualcosa.

Ero affacciato alla alta finestra in pietra meditando di scappare e andare gironzolando qua e là per Firenze per qualche ora prima di cena, quando all’improvviso qualcosa si mosse velocissima fra i tetti che oscuravano la visuale dalla mia finestra.
Cercai di vedere meglio, poiché mi era seriamente parso che fosse l’ombra di qualcuno, sarà mio fratello pensai.
Ma mi dovetti ricredere quando una donna dai lunghi capelli neri, affacciata ad un ampio balcone di granito poco distante, gridò verso di me:- Estel! Estel torna qui! Per l’amor del cielo! Scendi!- la donna si sporgeva tentando di vedere qualcuno ed allora, seguendo la traiettoria del suo sguardo, la vidi.

Ad un tetto di distanza dalla mia finestra, quella che, di sicuro, ora era una ragazzina, era atterrata aggraziatamente su un piede completamente nudo, se non per le sottili fasciature bianche che lo ricoprivano abbracciando anche la caviglia e il polpaccio.
La osservai intontito per un attimo, era una scena quasi troppo strana per essere creduta vera.
Lei non si scompose al richiamo, invece alzò lo sguardo verso di me, come se avesse sempre saputo che fossi lì. Era vestita solo di un corsetto di pelle, di aderenti brache alte fino al ginocchio dello stesso materiale e un mantello lacero che le copriva quasi interamente il corpo esile, eppure il suo sguardo mi stritolò il cuore. Aveva occhi che nessun altra creatura al mondo avrebbe mai posseduto, occhi d’oro liquido.

I capelli color mogano ramato lunghissimi e lisci le cadevano scomposti eppure stranamente aggraziati sul viso delicato e armonioso, esaltando il colore pallido dell’incarnato. Sembrava proprio un uccellino pronto a spiccare il volo, con quegli occhi vitrei e il corpo teso. Forse fu per questo che non ci pensai su un istante a scavalcare il davanzale e correrle incontro. Lei ne fu sorpresa, ma non troppo, perché non si mosse.
–Prendetela voi, messere! Svelto!- mi gridò la bellissima donna al balcone. La ragazzina, che fino a quel momento non aveva distolto lo sguardo dal mio, si distrasse per guardare la sua persecutrice e fu allora che aggraziatamente saltò ancora più in là, atterrando su un tetto poco distante. Avrei voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa per fermarla, ma stranamente la mia mente era vuota.
Corsi e saltai più veloce che potevo per raggiungerla, ma non appena mi avvicinavo lei si allontanava un altro poco, solo quando parlai gridandole:-Ehi, aspetta!- lei si lasciò prendere, proprio quando stava per saltare ancora le afferrai la mano esile e morbida, trattenendola. Lei sembrò scioccata dal contatto e perse l’equilibrio facendo cadere entrambi.

Incrociai le gambe seduto sulle tegole di terracotta scaldate dal sole e scoppiai a ridere. Lei mi guardò un istante, incuriosita, poi sorrise. Era davvero la cosa più bella che avessi mai visto, e di belle donne a Firenze ce n’erano.
– Ahi, ahi! Finalmente ti sei fermata.- risi strofinandomi la schiena:- Perdonatemi, messere.- disse piano lei, abbassando gli occhi d’oro. Sentii un battito irregolare:- Ma no! Non fa niente, puoi chiamarmi Ezio. – dissi imbarazzato, lei alzò di nuovo lo sguardo sorridendo:- Voi siete il figlio di messer Giovanni Auditore, vi vedo sempre con vostro fratello uscire la sera. – rise piano lei, aveva una voce straordinariamente delicata e melodiosa:- E voi chi siete?- le risposi furbo, in realtà volevo solo sentirla parlare ancora.
– Io? Io messere sono solo un’orfana. Mi chiamo Estel Caine.- rispose leggermente:- Caine? Non sono nomi italiani…-  le dissi disorientato, in effetti non aveva certo tipici tratti del mio paese, soprattutto quegli occhi dal colore dell’oro puro. Lei sorrise di fronte al mio sgomento, forse pensando che ero davvero di vedute ristrette:- Sono di madre Spagnola, mentre mio padre era Giapponese.- rise piano mentre sgranavo gli occhi:- Giappone? Ma, ma è dall’altra parte del mondo!- gridai quasi. Estel sollevò gli occhi verso il cielo, il vento le mosse appena i lunghi capelli roventi:- Già, è lì che sono nata. – e dal suo tono capii che non era un argomento piacevole per lei:- Hai detto che tuo padre era … - chiesi cercando di essere il più delicato possibile. Per un attimo strinse appena gli occhi, poi tornò a sorridere:- La guerra … se li è portati via tempo fa, io sono venuta qui con madonna Edea. – doveva essere la donna alla finestra, pensai.


Stare con lei era piacevole, essere seduti su tegole di cotto oppure su un letto non avrebbe fatto alcuna differenza eppure qualcosa ancora mi turbava:- Come sai fare queste cose? Dove le hai imparate? Chi sei davvero?- le chiesi attirando di nuovo il suo sguardo, il sole stava tramontando e l’aria rossa intorno a noi faceva risplendere i suoi occhi in modo soprannaturale. – In Giappone ci chiamano Sando.- rispose lei improvvisamente seria.
–San- do?- scandii io perplesso, non conoscevo altra lingua oltre l’italiano visto che studiare non era certo il mio forte:- Che … ?- domandai, ma prima che potessi finire la frase lei mi interruppe. Stava sorridendo eppure i suoi occhi erano di nuovo vitrei:- Significa … assassina.- disse in tono piatto. Pensai di aver capito male, per un attimo sul suo viso avevo intravisto qualcosa di oscuro e doloroso, avrei voluto chiedere di più ma la voce della donna del balcone risuonò di nuovo:- Estel! Bravo messere, l’avete presa!- rialzandomi salutai la donna con un cenno, poi mi rivolsi di nuovo alla ragazza:- Credo sia ora di andare.- sorrisi, lei annuì piano il viso illuminato da un tenue sorriso:- A proposito, come mai stavi scappando?- le chiesi aiutandola a rialzarsi:- Ci sono momenti in cui … non riesco a sopportare la gabbia.- rispose leggera. Eravamo uguali, avrei voluto dirglielo ma mi mancò il cuore, sembrava già soffrire abbastanza per conto suo.

Raggiungemmo insieme il balcone in granito dell’orfanotrofio Santa Maria de le Grazie, madonna Edea abbracciò convulsamente la ragazza:- Questa è l’ultima volta che scappi così, mi farai morire.- sussurrò preoccupata, Estel la rassicurò con un sorriso poi rivolse di nuovo i suoi occhi d’ambra a me.
– Firenze è molto bella. Anche voi lo siete, messer Ezio Auditore.- sorrise furba, sapeva che avrebbe fatto battere il mio cuore, come mai prima di quel momento.
– Grazie, mio signore. Manderò un servo domani a vostro padre per fare le mie scuse. Sono davvero dispiaciuta per il disturbo che vi abbiamo arrecato, ma siamo arrivate da poco ed Estel è uno spirito libero, lei è come il vento.- sospirò la bellissima dama, il gioiello che aveva intrecciato nella chioma risplendette ai riflessi del sole rosso.
–L’avevo notato. Eheh, non vi dovete preoccupare madonna è stato un piacere per me. – risi piano scostandomi i capelli dal viso. Lei mi guardò attentamente, poi spinse la ragazza nella stanza. La guardai allontanarsi senza lasciare il mio sguardo, il mio cuore era fuori controllo, correva nel petto come un cavallo imbizzarrito.
– Addio…- sussurrò a fior di labbra poi la vidi scomparire fra le tende che coprivano le vetrate. Tende che, da quel giorno, Estel non chiuse mai più.

La donna mi trattenne un braccio, con gentilezza ma la sua mano era ferma:- Messer Ezio, sono una donna ma non sono una sciocca. Voi dimostrate più anni di quanti ne avete, i vostri modi sono di un uomo che ha già conosciuto una donna. Non vi innamorate di lei … non fatelo, messer Auditore. – sussurrò lei guardandomi con i suoi penetranti occhi gialli.
– Ma voi … - cercai di dire, ma i pensieri correvano veloci, certo era una ragazza strana ma perché doveva essere un divieto per me? Cosa nascondeva? La voce di Annetta ci interruppe e non potei chiedere ulteriori informazioni:- Messer Ezio entrate per carità, è ora di cena! Non fate torto a vostro padre!- a malincuore lasciai il balcone e fu allora che notai che le pesanti tende di broccato perla erano rimaste aperte.
Quella notte rimasi a lungo sul punto più alto del tetto di casa a riflettere. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella finestra, le candele rimanevano spente eppure sapevo che lei era lì.
Estel si era insinuata nel mio cuore, non potevo negare che la sua presenza fosse stata un fulmine a ciel sereno, eppure alla fine presi coscienza del fatto che, se madonna Edea mi aveva ammonito a non innamorarmi di lei, di sicuro ci doveva essere una buona ragione, e di sicuro non avrei mai potuto fare nulla per ferirla. Così decisi di seppellire i miei sentimenti, di esserle amico, il più caro così da poterle rimanere accanto, almeno finché non avessi avuto le forze necessarie per essere un vero uomo e poterle offrire il mio cuore.


La luna era alta nel cielo quando sentii passi dietro di me:- Ezio. – mi sentii chiamare, mi voltai sorridendo: -Fratello. – salutai Federico, che a quanto sembrava era riuscito ad eludere meglio di me la sorveglianza di nostro padre e di Annetta.
– Che fai qui tutto solo? Guarda che Cristina Vespucci stasera era fuori con la nutrice. – sorrise furbo, lo guardai perplesso, già, Cristina, una delle donne che a dire il vero desideravo, ora sembrava lontana:- Ah, si?- dissi distratto. Lui indietreggiò sconvolto:- No, no, no e no fratellino! Sei così giovane, innamorarsi a questa età non va bene. Devi cambiare molte donne prima di poter dire di esserlo.- disse teatralmente. Alzai un sopracciglio:- Hai ragione. Domani ti devo presentare una persona.- sorrisi, se i miei sentimenti sarebbero arsi ancora a distanza di anni Estel sarebbe stata la donna che avrei sposato.

Il giorno seguente presentai Estel a mio fratello Federico, ne rimase colpito, ma era diffidente riguardo le sue capacità e visto che ero intenzionato a portarla con noi nei nostri giri “panoramici” della città, la mise alla prova. Ovviamente rimase di sasso e la accolse volentieri tra noi.
– Ci sono due sole condizioni, fratellino. Lei mi piace sul serio, voglio dire … è … insomma … comunque non può partecipare a qualsivoglia rissa perché a questo punto non le chiederò di esaminare anche questa capacità, sono convinto però una donna che combatte come un marinaio sarebbe uno scandalo. Secondo, niente bordello, perché tu ci verrai fratellino, ohh, ci verrai ma lei non so che potrebbe fare nel frattempo.- disse furbo guardandola, nei suoi occhi scuri c’era approvazione.
– Va bene, mi sembra ragionevole, messer Federico.- sorrise lei, bellissima. Lui annuì:- Un’ultima cosa … io sono Federico e lui Ezio, da oggi sei nostra sorella.- rise lui divertito, gli occhi di lei brillavano:- Grazie Federico. Grazie Ezio. – disse piano commossa prendendo le mie mani tra le sue, esili e calde. Il mio cuore, dove era finito?
   
 
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