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Autore: Lady Antares Degona Lienan    12/06/2011    8 recensioni
Nel silenzio più totale, tocca le sue dita per riprendersi ciò che è suo: si chiede se ringraziare comporti la distruzione di quell’attimo di pace miracolosamente nato intorno a loro, che paiono saper creare solo caos.
Uno, due, tre, quattro, mille e un milione. Quanti anni attenderai, prima di dirle che l'ami?
Tutti intorno a te si evolvono. Tu sei rimasto indietro.
Castle/Beckett ; Ryan/Esposito [hints]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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<< E quindi, adesso? >>

<< E adesso niente: andrà in galera e non lo vedremo mai più. >>

Beckett si abbandona stancamente lungo la sedia, la testa reclinata all’indietro a esporre il collo morbido. Castle immagina di farvi scorrere un dito e di respirare ciò che lei esala. È un pensiero dalla carica erotica così prorompente che lo costringe a chiudere per un attimo gli occhi. Beckett abbandonata contro di lui: le sue labbra schiuse e le palpebre che fremono assieme all’ombra tremula delle ciglia sulle gote. << Castle? >>

<< Scusami. Pensavo a quanti anni gli daranno. >> Mentre le porge l’implicita domanda si alza raccogliendo il soprabito. Sorride al pensiero d’essersi quasi guadagnato un posto al distretto di polizia; sorride anche se sa benissimo che il suo posto sarà sempre ufficioso, e mai ufficiale.

Nel lavoro, così come nel suo cuore.

<< Trenta, quaranta, forse l’ergastolo. Castle, non tormentarti troppo. >>

<< Ah, ma non mi tormento affatto. È merito nostro se è in carcere. >>

Da tempo ormai Beckett non muove più nemmeno un sopracciglio quando Castle menziona il lavoro di squadra: un anno prima avrebbe voluto sottolineare l’ovvia sfacciataggine dello scrittore, sei mesi fa si sarebbe limitata a un blando scuotere del capo.

<< Castle, saresti utile solo da morto. Un morto silenzioso! >> squittisce la voce di Esposito. Castle lo vede passare diretto alla sua scrivania e gli sorride. È un sorriso che ha dentro la consapevolezza d’essersi sentito ripetere quella frase più e più volte, due anni prima, quando Kate Beckett ne detestava la sola vista.

<< Esposito, chiudi il fascicolo, archivia tutto. Per oggi basta. >>

<< Sì capo. Comunque aspetto Ryan che è giù in archivio. Serata da uomini oggi!, solo birre e football. >>

Rick Castle si stringe addosso il soprabito in un gesto che pare un’estrema difesa dal mondo esterno, quasi che non volesse veramente intendere ciò che ha sentito: sfumature di dolcezza, toni smorzati. Davvero? Osserva Ryan emergere dall’ascensore e scandagliare l’ambiente alla ricerca dell’amico; quando lo vede gli sorride e lo aspetta, facendogli cenno di correre mentre tiene aperte le porte. Forse è solo uno scherzo della sua mente, ma mentre la fessura di luce si chiude loro davanti vede due mani unirsi.

Davvero?

Davvero.

Scrolla le spalle tornando a osservare Beckett. Le labbra che vorrebbe baciare sono attorcigliate a una cannuccia rossa che quasi si fonde con esse. Un altro sospiro. Si volta un paio di volte per controllare di non aver dimenticato niente. La mano di Kate si tende verso di lui, si accorge solo dopo alcuni istanti del fatto che gli sta tendendo il cellulare. Nel silenzio più totale, tocca le sue dita per riprendersi ciò che è suo: si chiede se ringraziare comporti la distruzione di quell’attimo di pace miracolosamente nato intorno a loro, che paiono saper creare solo caos. Infine scuote la testa, il pensiero che ancora scivola su Ryan ed Esposito. Davvero.

Davvero?

<< Grazie, davvero. L’avrei sicuramente dimenticato altrimenti. Sarei diventato pazzo. >>, dice infine.

Sorrisino sardonico. << Adesso non esagerare, Castle. Ci sono cose al di là della tecnologia. >>, motteggia.

Ci sei tu, per esempio. E le tue labbra socchiuse sull’aria, e quel tuo collo che morderei e tirerei fra i miei denti fino a macchiarlo di rosso e viola. Ci sei tu dentro alla mia testa. << Poche cose ma buone. >>, le concede infine. Decide di essersi torturato abbastanza per oggi, quindi crolla il capo e le dà le spalle per raggiungere l’ascensore.

Nell’attimo in cui lei sparisce dai suoi occhi il rumore scema, tutto tace. Tuttavia non è una quiete piacevole, ma addirittura disturbante.

<< Sai… >>, dice voltandosi di nuovo.

Beckett muove appena le sopracciglia, incuriosita. << Sì Castle? >>

<< … >>

<< Sì? >>

<< … ma niente. Volevo dirti una cosa ma mi sono dimenticato. Magari aspetto cinque secondi che mi torni in mente, avevo il vago sospetto che fosse importante. >>

Si risiede sulla poltrona accanto a lei che lo guarda con fare interrogativo. Mentire a un poliziotto, pessima scelta e ancor peggiore idea. Tuttavia osserva il loro riflesso buttarsi sulla tavola bianca e lucida dei casi ancora aperti e sorride.

Come se fossimo noi il caso da risolvere.

Ergastolo, vostro onore: vorrei l’ergastolo. Lo pretendo. La prego, vostro onore. Una pena infinita, insieme a lei.









Giustamente vi chiederete: e questo?

Nasce dalla sfida tra me e la mia Sis, Anle. In massimo un'ora dovevamo scrivere una fanfiction di massimo mille parole con fandom, genere e pairing che ci venivano forniti dall'altra. Come potete certamente immaginare io ho avuto in sorte: Castle, Ryan/Esposito - Castle/Beckett, Fluff - Malinconico, frase di riferimento - It's better with you around, that's all.

Questo è tutto <3

Ross 

 

   
 
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