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Autore: Dragana    12/06/2011    5 recensioni
-Questa sì che è saggezza, Ansem il Saggio… a proposito, non te l’ho mai chiesto. Da dove viene questo appellativo?-
Inaspettatamente, Ansem rise ancora di più.
-Guarda, io te lo dico, ma tu non dirlo in giro, anzi, dimenticalo immediatamente!-

Una tranquilla pausa caffè a Radiant Garden.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ansem, Xemnas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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A Solitaire
che ha fatto diventare i nessuno qualcuno.

PAUSA CAFFÈ

Ansem uscì dal laboratorio e si sedette sul divanetto dell’anticamera, deciso a godersi la pausa.
Xehanort lo seguì; aveva già una sigaretta in mano prima ancora di essere fuori dalla stanza. Lasciò la porta socchiusa e aprì la finestra, poi si scaraventò pesantemente di fianco a lui, tirando le prime boccate di fumo con la foga di uno che stava per annegare.
Ansem gli allungò un posacenere.
-Non ho capito perché Braig, Dilan e Aeleus debbano scendere al bar in tre per prendere sei caffè e un succo di frutta, comunque. Si direbbe che persone come loro dovrebbero essere in grado di portare un vassoio, no?-
Xehanort sospirò, buttando fuori una nuvola di fumo. Sventolò pigramente la mano nel vano tentativo di mandarla verso la finestra.
-Perché già che ci sono giocano la schedina, credo. O forse guardano l’arrivo delle corse. Non so, se non è l’una, è l’altra.-
Ansem scosse la testa.
-Ma sì, va bene, lasciamo stare… piuttosto, mi chiedo come mai ci ostiniamo a prendere il caffè anche per Even. Tanto lui dirà qualcosa tipo “adesso ho da fare, lasciatelo lì che lo bevo dopo” e poi non lo berrà mai. Stessa cosa per il prosecchino di stasera.-
-È vero, ma non possiamo non contarlo. Sembra brutto.-
I due tacquero un momento.
Poi si guardarono.
-C’è troppo silenzio in quel laboratorio. Cosa sta facendo il bambino?-
Ansem si alzò per andare a controllare. Ienzo trafficava attorno alla gabbia delle cavie, guardava lo schermo di un computer e prendeva appunti, buono buono. Tornò a sedersi.
-Niente, sperimenta sulle cavie. Chi di voi gli ha regalato quel libro in cui dicono che le cavie sono gli esseri più intelligenti dell’universo? Non vorrei che gli venissero strane idee…-
Xehanort si strinse nelle spalle.
-Gliel’ho regalato io. Mica potevo regalargli quello del topo vestito di verde che fa il direttore di un giornale e cerca di insegnare le cose ai bambini, me lo avrebbe tirato nella schiena.-
-In effetti… -
-Che poi mi chiedo: il direttore di un giornale? Ma chi è che darebbe credito a ciò che dice un topo parlante, insomma?-
Ansem rise.
-Non saprei… guarda, se mai un topo mi parlerà, ti assicuro che non lo ascolterò!-
Anche Xehanort rise.
-Questa sì che è saggezza, Ansem il Saggio… a proposito, non te l’ho mai chiesto. Da dove viene questo appellativo?-
Inaspettatamente, Ansem rise ancora di più.
-Guarda, io te lo dico, ma tu non dirlo in giro, anzi, dimenticalo immediatamente! Non è che un soprannome che mi porto dietro dai tempi dell’università. Bei tempi… eravamo io, un ragazzo proveniente dal deserto che chiamavamo “il Bianco” e un tizio obeso detto “lo Smilzo”. Quanto ci siamo divertiti!-
Xehanort rischiò di strozzarsi dalle risate. Dal laboratorio Even gli gridò, seccato, di finirla con tutta quella confusione.
-Cercherò di dimenticare quello che mi hai detto, anche se temo che dovrebbe succedere qualcosa di davvero molto apocalittico per rimuovere questa informazione dalla mia mente!-
Sempre ridendo, Ansem si alzò per aprire di più la finestra, lanciò un’occhiata distratta dentro il laboratorio, poi qualcosa attirò la sua attenzione. Piombò dentro il laboratorio come una furia; Xehanort, incuriosito, spense la sigaretta e gli andò dietro.
-Ienzo! Se ti vedo ancora scambiare i tappi gialli delle provette con quelli rossi ti estrometto dal progetto! Come te lo devo dire? Gli esperimenti non si fanno così, alla speraindio, si fanno dopo ripetuti test, prima su modelli matematici, poi su animali e infine su persone consenzienti!
-Ma…- provò a ribattere il ragazzino.
-Niente ma. Rifallo, e puoi dire addio al tuo futuro da scienziato, sono stato chiaro?-
Per un momento Ienzo guardò Ansem in un modo stranissimo, sotto la frangia chiara. No, non stranissimo: terrificante. Uno sguardo che non sarebbe dovuto comparire sul viso di un bambino. Uno sguardo che diceva qualcosa del tipo “Se mi ostacoli io andrò avanti comunque, qualsiasi cosa accada, a qualsiasi costo, e farò cose che voi umani non potete neanche immaginare”. Ma durò un instante, e Xehanort non poté essere certo di non essersi ingannato.
-E anche tu, Even, non potresti dargli un’occhiata?- proseguì Ansem. Forse anche lui ha notato quello sguardo, pensò Xehanort.
Even sollevò la testa dal microscopio. Ma lentamente. Con una lentezza talmente ostentata da rendere chiaro cosa pensasse della richiesta prima ancora di aprire bocca.
-Io sono qui per lavorare, non per badare al bambino. Se volete una baby-sitter assumetene una, io non ho tempo da perdere dietro a queste sciocchezze.-
Xehanort sospirò. Non invidiava Ansem. Per nulla al mondo avrebbe voluto ritrovarsi a capo di individui del genere: sarebbe finito a fare cose assurde tipo mettersi su un balcone a monologare alla luna, se lo sentiva.
-Even, se Ansem te l’ha chiesto è perché sa che sei perfettamente in grado di fare entrambe le cose. E poi tu hai molta più esperienza di lui, potrebbe imparare tantissimo da te, non credi?-
Even borbottò qualcosa, il che era un buon segno, perché significava che stava cedendo. Chiamò Ienzo e lo mise al microscopio, spiegandogli seccamente quello che stava facendo.
I due uscirono di nuovo dal laboratorio. Xehanort si accese un'altra sigaretta.
-Non sei un po’troppo severo con Ienzo? È uno scienziato; lo sei anche tu, dovresti capirlo.-
-Ah, no, eh? Non cominciare. Sarà anche un genio, ma è solo un bambino; vorrei vedete te, alle prese con un ragazzino iperdotato che non capisce la differenza tra bene e male!-
Xehanort diede un paio di tiri alla sigaretta.
-Perché, tu la capisci? Qualcuno di noi la capisce? Cosa sono Bene e Male?-
-Senti, adesso risparmiami i tuoi monologhi pseudo-filosofici. Se mi verranno dei dubbi chiederò a un topo, va bene? E se sbaglierò chiederò scusa, come mi ha insegnato quella santa donna di mia madre!-
Risero entrambi, poi tacquero, aspettando che arrivassero i loro compagni con il caffè; li sentirono arrivare dalle scale. Braig e Dilan, perché Aeleus come al solito era in silenzio.
-Guarda che ho ragione io, Dilan. La barista ti stava smaccatamente guardando il culo!-
-Zitto, Braig. Sei fissato con questa storia. Oltretutto guardavi le corse, come fai ad aver visto che mi guardava il culo? Non hai nemmeno tutti e due gli occhi!-
-Fottiti. È che io ho il senso dello spazio e delle dimensioni. Se tu sei limitato sono cazzi tuoi, perché la barista ci starebbe e invece perdi tempo a scrutare la gente in modo truce. Ma offrirle una rosa, ad esempio, no?-
-Detesto le rose.-
Aeleus arrivò per primo. Il vassoio lo portava lui, come al solito.
-Signori, c’è il caffè. Chiamate Even e Ienzo.-
Come previsto, Even fece sapere che sarebbe arrivato, un momento solo. Anche Ienzo lasciò lì il suo succo, quel pomeriggio.
Xehanort si rilassò, fissando il suo caffè. Non lo beveva subito: lo teneva tra le mani, ne respirava l’odore, escludeva per un attimo dalla mente Ansem, il laboratorio, le chiacchiere dei colleghi. Il caffè era la sua tranquilla, rilassante pozza di nulla.
Quel giorno la schiumina, disfacendosi poco a poco, si era disposta in modo davvero strano: sembrava avere la forma di un cuore.






Note:Temo di aver fatto un macello. E il motivo è semplice: non ho mai giocato a KH in vita mia. Tutto ciò che so, lo so grazie a “Exuviae” di Solitaire e i riassunti di Wikipedia.
Ora, dato che in “Exuviae” i protagonisti (dei quali mi sono innamorata, di Vexen in special modo) sono i Nobody, io tendo a considerare secondari personaggini come ad esempio Sora, o Riku. O DiZ. Sul quale ho chiesto informazioni a Solitaire, con parole sue, e lei mi ha raccontato di Ansem, con parole sue.
Ansem il Saggio. Ma voglio dire.
E quindi è nata questa scenetta. Tutta per lei.
Special guest il culo di Xaldin, che sappiamo essere niente male.
I libri di cui si parla sono “Guida galattica per autostoppisti” e “Geronimo Stilton”, che non so se siano disponibili nelle migliori librerie di Radiant Garden, ma facciamo di sì.
Grazie a chi leggerà, si farà due risate, si metterà le mani nei capelli, ma soprattutto grazie a Solitaire per avermi presentato tutti questi biscioni!

   
 
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