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Autore: Il Romanticismo Perduto    12/06/2011    2 recensioni
Serendipità: lo scoprire qualcosa di inatteso e importante che non ha nulla a che vedere con quanto ci si proponeva di trovare o con i presupposti teorici sui quali ci si basava.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Vita Sulla Pelle'
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Serendipità

Serendipità

 

Serendipità: lo scoprire qualcosa di inatteso e importante che non ha nulla a che vedere con quanto ci si proponeva di trovare o con i presupposti teorici sui quali ci si basava.

 

 

Why does it rain, rain, rain down on Utopia? 
Why does it have to kill the ideal of who we are? 
Why does it rain, rain, rain down on Utopia? 
How will the lights die down, telling us who we are? 

Within Temptation – Utopia

 

 

Mosca è un’immensa ed impenetrabile capitale di specchi e ricordo.

Le sue strade, battute da un gelido vento invernale, paiono lunghi serpi d’argento arroccati in quella metropoli deserta, un grande involucro morto a nascondere l’attività febbrile racchiusa al suo interno.

Non c’è nessuno a camminare lungo le sue strade. Solo un piccolo campanello colorato, un gruppo di giovani armati di sciarpe e cappotti per combattere il freddo sta ad ornare come un piccolo contributo umano i pertugi ghiacciati della grande città attraversata dal dirompente fiume Moscova.

Sono in cinque. Due di loro, gli unici ragazzi, si somigliano in maniera impressionante. Sono i gemelli Chopiak. Entrambi hanno un’indomabile chioma castana e profondi e ridenti occhi color miele. Uno di loro tiene tra le dita una sigaretta.

È un piacere proibito, una contravvenzione agli ordini dei padri. Le sigarette sanno di pericolo, di sfida, di arroganza. Sanno di America. E l’America è la nemica di ogni onore.

Accanto al gemello più giovane, nato due minuti dopo il fratello, sta una ragazzina minuta avvolta in un grande cappotto di lana grezza color pesca. Si chiama Lara, e ha tutto il futuro adagiato sulle palpebre. Le sue labbra rosse ridono e profumano di vino.

Accanto a lei, appoggiata al piede sinistro, vi è Artemiya. Sta in silenzio, sorridendo delle battute comiche dei gemelli. Una lunga treccia dorata le attraversa la schiena, spezzando il blu notte del suo cappotto. Ha il naso rosso per il freddo intenso.

In una tasca tiene la mano congelata della giovane che l’affianca. I suoi capelli corvini sono più belli e preziosi della più rara pietra d’Oriente. Ride una risata argentina, civettuola e intrigante, che nasconde la sua grande intelligenza mascherandola per leggerezza.

Magdalina a tratti guarda il viso di Mia, e interrompe le risa per sorriderle affettuosamente e darle un colpetto con la mano posta al sicuro nel suo cappotto.

Le voci dei giovani mitigano il profondo silenzio di quella città immobile e spettrale. Non vi sarebbero altri colori all’infuori del bianco e di qualche pennellata di marrone e grigio se non ci fossero loro là, a scaldare per qualche minuto le vie innevate di Mosca.

Non vi sarebbe suono alcuno, o ombra, o movimento all’infuori di quelli disseminati in giro da spettri e dannati se non fossero lì loro a dare a tutto un nuovo briciolo di…magia.

Magdalina tira lievemente una ciocca di capelli biondi di Mia. Lei si volta, vede il suo sguardo da gatta e si lascia abbracciare. Avverte il calore cheto di quel corpo femminile, e si fa cullare da tutto quel senso di bisogno che traspare dalla figura di Mag.

Un altro scoppio di risa, un altro candore a ricoprire il dedalo incompleto della città. gli occhi di Mag. E poi, ancora, silenzio.

 

Il sole balugina sereno sulla città. Alto nel cielo terso, come un vessillo che indichi a tutti la sola scia: voglia di mare.

Le spiagge assolate sono punteggiate da ombrelloni aperti, asciugamani stesi su sabbia e scogli, bambini intenti a scavare con le pale colorate profonde buche in cui ricreare un mare privato.

Un folto gruppo di persone sta a pelo del bagnasciuga.

Sono una classe liceale. Una decina di ragazzi è a mollo nell’acqua opaca, creando con le mani onde alte e increspate da mandare ad infrangere contro i compagni. Alti urli sovrastano i suoni caotici dell’estate.

Una spicciolata di ragazze è stesa a prendere il sole. Gli occhiali brillano sotto quei raggi, il rumore fondo di pettegolezzi freschi risuona nell’aria libera e vagamente impregnata di caldo. I loro occhi osservano il mondo come fanno i rapaci, aggiungendo l’arroganza di chi non ha mai saggiato la verità della vita sulla pelle.

Quattro ragazzi sono seduti sul bagnasciuga.

Due di loro, due giovani uomini in bermuda colorati, ridono di una ragazzina bassa e tonda appena riemersa dall’affondo subito dai suoi compagni, i visi puliti e semplici di chi sa vivere senza  giudizi e senza repliche.

Le due ragazze al loro fianco stanno in silenzio. La prima ha folti capelli castani, striati di oro scuro che brilla al sole come lingue di cera colata. La sua pelle è già scurita dl sole battente. Le sue gambe, muovendosi, alzano lievi sbuffi d’acqua salata.

La seconda, assorta nell’osservare la linea blu dell’orizzonte, sta ferma. Le sue labbra, naturalmente rosse, sono immobili in una posa seria, come i profondi occhi marroni, pozze di verità assenti e segreti bruniti. La sua pelle bianca è arrossata dai raggi solari.

Angelo, il primo ragazzo della fila, le spruzza addosso un’ondicella considerevole d’acqua, prendendola sul seno, e sul viso di rimbalzo. Lei tira un’imprecazione colorita, mentre gli altri due ridono. Elisa da un violento calcio al pelo dell’acqua e investe tutti e tre.

Scoppia a ridere quando la disputa diventa una vera e propria battaglia del tutti contro tutti. Mariele, lamentando di perdere il costume rosso per colpa delle sue scarse forme, regge la stoffa e combatte con schiaffetti rapidi che la rendono più vittima che carnefice. Elisa si accanisce su Dario, finché Angelo non la getta a capofitto nell’acqua.

Sotto il velo limpido, Elisa alza gli occhi. Incontra il sole che, scomposto in mille frammenti, non ha più la forza di gettare i suoi raggi avidi fin là sotto. È uno spettacolo, vedere come un gigante si disintegri davanti alla venuta di un solo petalo d’acqua.

Elisa riemerge, la battaglia è scemata, Mariele si sta asciugando i capelli con un grande telo azzurro. Angelo e Dario la offendono, scherzosi, e lei soffoca i sorrisi. Elisa esce dall’acqua e si stende sul suo telo. Porta le gambe al petto, sospira. Chiude gli occhi. Silenzio.

 

 

Artemiya allontana con una mano una ciocca di capelli sulla fronte di Elisa. Lei finisce di leggere il rigo che la stava impegnando, poi si gira, le sorride, le prende la mano e la bacia.

- Sai…a volte credo nella predestinazione – dice Mia.

Elisa sorride.

- Tu? – ridacchia, lupesca. – la mia donna perfettamente razionale?

- Sì, io – ribatte Artemiya. – Ti sei mai chiesta come sarebbe stata la tua vita se non ci fossimo incontrate?

Elisa diviene fosca. Il sorrisino ironico le svanisce dal bel viso dai morbidi tratti femminili, muove le labbra nervosamente e sospira.

- Ecco – disse Mia, - la stessa cosa che dico io.

Sorride, la donna russa. Le sue labbra delicate portano il tenue colore del rosa antico.

- Se io non fossi venuta a vivere in Italia, se tu non ti fossi mossa dal tuo paese natale, se quella sera fossi rimasta a casa col mal di stomaco…credo che saremmo ugualmente qua a tenerci per mano.

Elisa fa un sorriso sereno, un po’ timido, ma dolce. La guarda di sbieco. Con le pupille marroni, di quel colore caldo e materno, carezza il suo profilo.

- Dici?

- Magari saremmo in una stanza un po’ diversa, magari nella cucina di un appartamento a San Pietroburgo, oppure tra i profumi del Sud. Ma saremmo comunque compagne. Ne sono certa.

Elisa posa la fronte sull’avambraccio di lei. Avverte il suo calore umano e se ne bea, come se le ultime gocce d’acqua del mondo si fossero posate sulle sue labbra assetate.

- Ti amo, lo sai?

- Ti amo anche io – sorride Artemiya. Le bacia la nuca.

- Anche se…

Elisa alza la testa, indignata.

Mia ride.

- Ma mi ci vedi, a parlarti in dialetto pugliese?

 

°°°

 

Mentre la mia dolce Eriok annaspa vivacemente prima dell’inizio degli Esami, la sottoscritta ha deciso di scrivere quest’accozzaglia di ricordi e pensieri, nata da tribolazioni mentali che mi hanno tenuta occupata qualche giorno addietro.

Perché io so di essere destinata ad amarti, vita mia.

Questa storiella senza capo né coda è dedicata alla donna che mi sta rendendo fiera e felice più di quanto lei stessa pensi. Ti amo, cucciola.

Lettrici e lettori, non scandalizzatevi. Non siete matti, è la storia che non ha senso XD

Augurando a tutti voi un sereno inizio dell’estate, vi saluto J

Adhara

( stranamente senza Eriok a seguito J )

   
 
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