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Autore: Deilantha    12/06/2011    4 recensioni
"Sono ferma davanti allo specchio, ad ammirare l’immagine riflessa della donna che sono, di quella che vedono gli altri… ma corrisponde a ciò che vedo in me?"
Una donna allo specchio. Pensieri e considerazioni varie si alternano attraverso un'immagine riflessa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui.

Sapevo che prima o poi mi sarei dovuta fermare a fare il punto della situazione.
Sono ferma davanti allo specchio, ad ammirare l’immagine riflessa della donna che sono, di quella che vedono gli altri… ma corrisponde a ciò che vedo in me?
E chi ha avuto tempo di pensare a se stessa!
Quando hai un figlio piccolo il mondo ruota intorno a lui, tutti i suoi bisogni sono i tuoi, non c’è spazio per l’”Io” personale, perché la tua individualità è assorbita da quella che hai dato alla luce.
Stranamente però oggi mi sono concentrata su me stessa.
“Il tempo di una doccia e torno”
gli ho detto, mettendolo a dormire nella culla.
Di solito esco subito dal bagno, preda della mia ansia smisurata, ma oggi sono particolarmente calma e la doccia è diventata la scusa per una riflessione personale.

Non mi guardavo allo specchio da tanto; assorbita come sono dal mio piccolo tiranno non mi sono nemmeno resa conto dei cambiamenti subiti da quando l’ho partorito.
In questi primi sei mesi da madre ho allattato tutti i giorni, fatto veglie lunghissime e cambiato non so più quanti pannolini, ed ora che mi guardo mi rendo conto che questo lavoro non-stop si è riflettuto sul mio fisico.
Ho trentadue anni, dicono che alla mia età si è nel pieno della giovinezza… ma non è poi così vero: la gravidanza mi ha lasciato delle smagliature sul ventre, e il seno (già non più così florido) inizia a dare segni di cedimento, che di sicuro aumenteranno con le poppate continue che mi aspettano…
I miei capelli sono in uno stato confusionale: è più di un anno che non faccio una tintura!!
E da quant’è che non vado dal parrucchiere?
Le mani sono ruvide e le unghie mangiate, e non voglio nemmeno descrivere cosa c’è sotto i miei occhi!!

Sono davvero un disastro…
Eppure, se solo decidessi di prendermi un po’ cura di me, so che tutto sommato potrei ancora reggere il confronto e tenermi a testa alta sulla piazza…
La verità è che ho volutamente posticipato l’incontro con la mia femminilità, la sensazione di sentirsi donna è ancora troppo legata a lui…
Solo il pensarlo mi provoca ancora un dolore sordo nel petto: è un anno ormai che non ho più sue notizie, da quel mattino splendidamente tragico in cui mi disse che se ne andava, nonostante l’amore, nonostante il nostro bambino in arrivo. Sapevo che sarebbe successo, è sempre stato un’anima errante, un figlio del vento.
Ha sempre rifiutato i legami.
Li anelava ma al contempo li rifuggiva: troppo intensi, troppo dolorosi… non erano per lui, che voleva vivere senza troppi pensieri, senza “seccature”.
Era sempre vissuto solo, e semmai avesse sofferto nell’adolescenza, questo dolore sembrava superato nel raggiungimento della maturità, perché non lo si vedeva mai al centro di un gruppo di persone o nel bel mezzo di una conversazione.

Forse è stato proprio questo ad attirarmi di lui.
Eh sì, la classica crocerossina attratta dal tipo difficile.
E lui è davvero difficile.
Ma chissà come, in qualche modo riuscivo sempre a capirlo, a mettermi nei suoi panni e a comprendere i suoi criptici stati d’animo.
E così c’innamorammo.
Sì, sono certa che mi amasse.
Non è il tipo facile ad esternare i suoi sentimenti, ma in qualche modo io percepivo le sue manifestazioni d’affetto dietro un sorriso mezzo accennato o uno sguardo più intenso e mi bastavano per sentirmi davvero amata.

Sono stata felice con lui.
Ho trascorso momenti indimenticabili e irripetibili, quelli che solo la comunione con un’anima speciale può darti, e so che per quanti uomini possa incontrare, nessuno mai mi darà ciò che mi ha dato lui.

Ecco perché nego la mia femminilità.
Con essa nego la realtà che lui non c’è più, che la donna che è in me dovrà dedicarsi ad un altro uomo se vorrà sentirsi di nuovo amata, ed è un’eventualità che ancora non riesco a tollerare.

L’unico uomo della mia vita ora è mio figlio.
Quel piccolo diavoletto che mi ha fatto disperare per nascere e che mi fa disperare tutt’ora nel crescerlo.
Quell’adorabile cucciolo dal sorriso luminoso così somigliante a quello del padre… il mio legame eterno con lui, la prova vivente del nostro amore…
Forse è questa la causa della mia ansia: non il fatto di essere una ragazza madre, sola e senza un aiuto nel crescere suo figlio, non il fatto di sentirmi totalmente negata a fare il genitore e nemmeno la paura di non essere onnipresente per tutti i suoi bisogni… La mia ansia nasce dalla paura di perdere l’ultimo legame con lui…
Eppure mi rendo conto che il mio ometto non è suo padre: l’ho tenuto in grembo per nove mesi, conosco ogni suo respiro, il nostro legame è più forte di qualsiasi altro!!

Eppure irrazionalmente, prendendomi cura di lui sento di prendermi cura anche di suo padre…
Cielo, quanti capelli bianchi, devo proprio decidermi ad andare dal parrucchiere!
Qual era il colore che gli piaceva così tanto?
Ah sì, il rosso rame, il colore del sole rovente… Un sole al tramonto, un sole che sta per chiudere la pagina della sua giornata…
Dovrei proprio voltare pagina anch’io…




   
 
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