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Autore: Deirdre_Alton    13/06/2011    2 recensioni
C'è un piccolo ragno di nome Agravain che tesse la propria tela, nella sua trama saranno in molti a cadere. Sarà l'imprevisto però a far crollare il suo mondo.
C'è un'altra tela, grande, immensa, tessuta da Dio e dalla Dea. Questa trama si espande, oltre il mare, chi ne rimarrà impigliato?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agravaine, Gawain, Mordred, Morgana, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Mi svegliai sentendo il rumore della pioggia che scendeva forte e scrosciante. Stavo bene a letto, tra quelle coperte morbide e calde. Strofinai il volto sul cuscino godendomi quel tepore.
Una mano grande, forte e ruvida per via dei calli mi accarezzò decisa la schiena.
Era la prima volta da quando ci frequentavamo, ovvero quasi sei mesi, che rimanevo per tutta la notte da lui. Avevo sempre pensato che mi sarei dimostrato debole a dormire lì, come se fossimo stati due innamorati. Mi venne da ridere. Non c'era amore tra noi due, di sicuro non da parte sua.
Sagramore era da sempre stato innamorato di mio fratello Gawain.
Sin da quella volta che fummo attaccati dai sassoni. Eravamo in viaggio verso Nord, per visitare nostra madre che viveva a Dunpeldyr, nelle piccole isole sperdute nel freddo mare.
Erano troppi, noi avevamo una piccola scorta. Spensierati, i miei fratelli, oh Dea, anch'io lo ero, non fummo in grado di reagire velocemente.
Sagramore fu una tempesta, quasi ci stordì con il suo impeto. Arrivò urlando in una lingua che sembrava un misto tra il sassone e... una melodia lontana e sconosciuta.
Lui... Dea, era perfetto.
Alto, il volto fiero con tratti decisi, le labbra... generose. Labbra che avrei voluto assaggiare.
I suoi occhi verdi come l'erba in primavera, erano un punto di luce in mezzo al grigio della nebbia che aleggiava tutto in torno.
Mi ero innamorato?
Forse.
I miei sentimenti mi tormentarono per molto tempo.
Lui non mi vedeva. I suoi occhi di smeraldo seguivano ogni passo e le sue orecchie sapevano ascoltate sempre e solo Gawain.
Io ero solo un fratellastro, oscuro e taciturno che non osava nemmeno pensare di attirare la sua attenzione.
Ma Gawain, mia mera consolazione, aveva altro per la testa. Che la Dea ti benedica Gawain, grazie al tuo disinteresse ho avuto un periodo di gloria.
A volte quando Sagramore sta dormendo, dopo esserci dati piacere, lo guardo, con la scarsa luce che entra dalle finestre.
Per quanto tempo mi vorrà ancora?
Per quanto tempo riuscirà ancora a non urlare il suo nome, mentre con gli occhi chiusi fa l'amore con me?

Ero pronto, tutti i giorni, ad essere abbandonato.
Lo sapevo, da come Sagramore guardava Gawain.
Lui non l'aveva mai dimenticato.
***
Da quasi sei mesi, l'avevo fatto mio. Almeno potevo avere il suo corpo, anche se non avevo tutto il resto.
C'era stato uno dei tanti stupidi banchetti organizzati da mio padre per festeggiare qualche insulso cavaliere tornato a Camelot. Gawain come sempre era attorniato da damigelle adoranti, che cercavano esitanti di sfiorarlo, toccare la sua tunica, rubargli un capello.
E Gawain... guardava solo quell'essere inutile di Lancillotto. Lo seguiva ad ogni passo.
Sagramore stava per ruggire di rabbia, si tratteneva a stento, il boccale di peltro nella sua mano stava per essere accartocciato. Io mi avvicinai a lui, fui perfido, volevo vederlo esplodere davanti a me. Volevo che con un colpo di spada eliminasse Lancillotto e che magari preso dalla furia prendesse Gawain con la forza.
Ero... geloso, volevo vederlo reagire.
«Gawain non ha che l'imbarazzo della scelta. Ma lui vuole quello che non può avere», la mia voce era come fiele, versato nelle sue orecchie. Pensai che non mi avesse sentito.
Invece mi rispose, stringeva tremante un pugno lungo il fianco.
«Qual è la soluzione a tutto questo? Cosa devo fare?» in quel momento seppi che avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avessi detto.
Uccidi Lancillotto, fai una strage con la tua furia, la vendetta sarà dolce.
Invece dissi, semplice e quasi supplicante «Puoi avere me.»
Sagramore gettò a terra il boccale, mi guardò serio ed uscì spalancando le porte della sala, non so quanti lo notarono. Ma in quel momento non mi importò. Lo seguii.
Era veloce, svoltò almeno tre volte nei corridoi. Arrivai alle sue spalle ansimando.
Mi scaraventò sulle fredde pietre del muro e mi divorò, fui suo e da quel momento non ebbi altri che lui.
***
Lui mi baciò ancora, insistente sul collo, avvicinò le sue belle labbra al mio orecchio, con voce roca bisbigliò «Quale onore Ser Mordred, è la prima volta che resti qui a dormire», mi voltai, i suoi occhi erano così vicino a me. Lo baciai leggero, lui mi ricambiò, per poi scendere sul mio collo. Mi lasciai sfuggire un gemito.
«Ho scoperto un fianco» dissi fissando l'interno del letto a baldacchino, la tappezzeria era di un rosso cupo, trapuntato di stelle di fili d'oro. Lui si staccò da me, «Come hai detto?» chiese lui, scossi il capo e mi divincolai. Scesi dal letto ed iniziai a raccattare i miei vestiti dal pavimento. Lui rimase sul letto a guardarmi, si massaggiava il collo con fare pensoso.
«Ti sei svegliato male? E' perchè la prima cosa che hai visto è il mio brutto viso?»
Infilai la camicia e lo guardai, lì in mezzo alle lenzuola stropicciate, dove la notte prima e tante notti prima ci eravamo amati, come due persone sole e disperate.
«Non è questo. Non amo dare adito a voci in giro per la corte. Non voglio che girino voci su, bè, su di te» e su di me, ma questo non lo dissi. La verità era che non volevo mostrarmi innamorato, perchè se lui avesse saputo che lo amavo, avrebbe riso di me. Come lo sapevo? Non lo sapevo, ma la pensavo così.
Ero bravo a mentire.
Ma con lui mi riusciva in modo pessimo.
Lui rise divertito.
«Voci? Credi forse che non girino delle voci su noi due Mordred?» scese dal letto, nudo com'era si avvicinò alla finestra che dava sul cortile interno. Sembrò interessato a qualsiasi dannata cosa stesse succedendo laggiù.
Tornò a puntare il suo sguardo di smeraldo su di me «Conosco i tuoi modi lunatici Mordred, oggi hai la luna storta e ti perdono. Ti consiglio di andare a fare colazione, dato che di sicuro non vorrai dividere il pasto con me».
Io me ne andai senza dire nulla, percorsi i corridoi per arrivare alle stanze mie e dei miei fratelli nascondendomi dietro agli arazzi quando sentivo dei passi o delle voci avvicinarsi.
Entrai nella sala principale che collegava le nostre stanze, lì trovai Gawain seduto al tavolo da solo.
Ottimo, la persona che volevo vedere di più al mondo.

   
 
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