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Autore: blackpearl_    14/06/2011    2 recensioni
"Mugolò.
«Tanta, tanta rabbia..» balbettò piangendo come un bambino, indicandosi il petto «Ti prego, falla sparire»
Remus Lupin non era mai stato particolarmente credente, e nessuna fede l’aveva mai sorretto nel suo cammino difficile. D’altronde, i maghi sono generalmente atei. Eppure, mai come in quel momento Remus aveva avuto bisogno di credere in qualcosa di superiore, di santo e di buono. Di giusto.
Con le unghie si grattò le guance, dapprima piano, poi sempre più forte. Non si fermò neanche quando un caldo liquido prese a colargli lungo il braccio decisamente troppo magro e denutrito."
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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*
Era forse un trucco?
Era forse un qualche artifizio magico?
L’uomo dal lungo cappotto entrò barcollando nello suo squallido appartamento, situato nei bassifondi di Londra. La pioggia che scrosciava al di fuori delle sporche vetrate gocciolava dai capelli castani dell’uomo, che avanzò per la stanza quasi non fosse esattamente cosciente di farlo. Le scarpe rotte in più punti, dalla suola sfondata e l’aspetto decisamente distrutto, scricchiolavano sinistramente sulle assi di legno vecchio.
Un divano, che un tempo poteva essere stato verde , aspettava Remus Lupin poco lontano. Si trascinò fino ad esso con difficoltà, un respiro spezzato che usciva a rantoli dalle labbra screpolate. Si gettò a braccia aperte, e le molle arrugginite emisero un suono di protesta. Il suo corpo fiaccato e precocemente invecchiato si accartocciò come un foglio roso dalle fiamme. Il capo dondolava di qua e di là, come se fosse tanto pesante da non poter essere tenuto diritto.
E molto probabilmente era così.
Remus si portò una mano alle tempie, incavando le dita nella pelle pallida e leggermente verdognola. Un tuono risuonò al di fuori dell’appartamento.
«Basta, basta» mormorava confusamente il licantropo, agitandosi come in preda ad una feroce febbre.
Le voci non gli davano tregua. Il viso di Sirius, suo amico e fratello, si sovrapponeva a quello di James, di Lily e di Peter. Gemette, figurandosi il suo sguardo folle e sanguinario. Calde lacrime rotolarono sulle sue guance sporche e incavate, mentre il lupo afferrava il cuore del corpo ospite.
Remus si inarcò boccheggiante, mentre una rabbia innaturale –eppure in qualche modo conosciuta- prendeva possesso delle sue facoltà. Strinse le braccia intorno a sé, mordendosi nervosamente le unghie e spostando lo sguardo sulla finestra. I capelli castani gli ricadevano sulla fronte in sparute ciocche; era il ritratto del decadimento.
Mugolò.
«Tanta, tanta rabbia..» balbettò piangendo come un bambino, indicandosi il petto «Ti prego, falla sparire»
Remus Lupin non era mai stato particolarmente credente, e nessuna fede l’aveva mai sorretto nel suo cammino difficile. D’altronde, i maghi sono generalmente atei. Eppure, mai come in quel momento Remus aveva avuto bisogno di credere in qualcosa di superiore, di santo e di buono. Di giusto.
Con le unghie si grattò le guance, dapprima piano, poi sempre più forte. Non si fermò neanche quando un caldo liquido prese a colargli lungo il braccio decisamente troppo magro e denutrito.
«Farò quello che vuoi, Signore» cadde  in ginocchio sul tappeto sfibrato «Ma ti prego, liberami da questa rabbia, da questo dolore»
Chinò il capo fra le braccia e iniziò a dondolarsi, piangendo.
La risata cristallina di Lily gli risuonò nelle orecchie.
Il sorriso contagioso di James era davanti alle sue palpebre serrate.
Lo sguardo triste di Peter poteva accarezzargli la schiena.
E infine Sirius. Sirius, che l’aveva privato delle cose più belle e preziose che aveva –le uniche, a dire il vero-. Sirius, che con quello sguardo sbarazzino era sempre stato il compagno di scherzi ideale. Sirius, il conquistatore. Sirius, il fido amico. Sirius, colui che aveva sfidato le leggi magiche per accompagnarlo nelle notti di Luna.
Sirius, che l’aveva tradito.
«Mi sento tanto solo»
Si alzò a stento, trascinandosi fino alla finestra, rovesciando parecchi mobili –gli unici- nel suo cammino. Con una mano artigliò il vetro, che lasciò baci gelati sulla sua pelle febbricitante. Guardò fuori. Il vento scuoteva gli alberi, le nuvole sovrastavano minacciose il mondo, la pioggia spazzava via tutto, i tuoni risuonavano in lontananza.
Cosa avrebbe fatto quando la tempesta fosse finita?
Avrebbe trovato il coraggio di uscire allo scoperto? La forza di controllare che il cielo fosse azzurro?
La consapevolezza del contrario lo avrebbe distrutto.
Remus si lasciò scivolare lungo il muro, fissando apaticamente il soffitto. Le ombre della notte avvilupparono la sua fragile figura, nascondendola. Un fulmine balenò nel cielo scuro e, per un singolo attimo, alle spalle di Remus si stagliò l’enorme figura di un lupo feroce.
Non gli era rimasto altro.

Amen.



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Devo dire che tutto ciò è più che altro un flusso di coscienza, una trasportare le mie emozioni dentro Remus, che mi sembrava il personaggio più adatto a questo esperimento. Non credo di aver seguito un vero filo logico, anche perchè difficilemente si può dare un ordine ai sentimenti. Soprattutto non si può dare ordine a rabbia e dolore.
Quindi, boh xD Non so, spero vi sia piaciuta. Perdonate eventuali errori. E un ennesimo ringraziamenti a quelli che hanno recensito "Silenzio". Mi fate felice <3

Gin
   
 
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