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Autore: Ekija89    15/06/2011    4 recensioni
“Ma che cosa si aspetta”penso Hermione” che Ron chiuda i libri si alzi e vada con lei dentro quello squallido sga…..”
Proprio in quel momento Ron poggio il libro sul prato e si alzo in piedi.(Dal capitolo 1)
Sto riscrivendo la storia. Leggete in tanti e ditemi che ne pensate.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Lavanda Brown | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il mattino dopo Hermione si svegliò di buon ora nonostante avesse passato tutta la notte a piangere e parlare con Ginny.

La sua migliore amica si era mostrata incredula quando le aveva raccontato del comportamento di Ron e di come avesse riso di lei, ma poi aveva cominciato a inveire contro di lui promettendogli una bella scarica di fatture orcovolanti. Alla fine la riccia aveva finto di addormentarsi così Ginny le aveva rimboccato le coperte e l’aveva lasciata un po’  sola con i suoi pensieri.

Dopo aver pianto tutte le lacrime che aveva Hermione si era ripromessa che mai più avrebbe pianto per Ron, ma era consapevole che all’inizio non sarebbe stato facile trovarsi negli stessi posti dove si trovava lui così aveva studiato i piani per la giornata in modo da non incrociarlo mai.

Avrebbe fatto colazione presto e  sarebbe rimasta tutta la giornata in biblioteca dove era certa di non trovare persone indesiderate.

Così un po’ di malavoglia si alzò dal letto e si vestì facendo più in fretta possibile, per poi scendere a fare colazione.

 

Quando Ron aprì gli occhi il sole era già alto in cielo. Non c’era più nessuno nel suo dormitorio. Ricordava vagamente che Harry aveva cercato di svegliarlo, ma non riuscendoci lo aveva preceduto a per la colazione.

Si stiracchiò mentre le immagine della sera precedente riaffioravano nella sua mente.

Per un momento aveva pensato si trattasse di un sogno. Tutta quella assurda situazione nello spogliatoio con Hermione, le cose stavano andando così bene, e poi lei lo aveva colpito. Istintivamente si portò la mano sulla guancia continuando a pensare a quello che era successo il giorno prima. Le donne erano davvero un mistero per lui, ed Hermione lo era in particolar modo.

Scosse il capo cercando di tornare al presente.

“Ho deciso, ora la trovo e ci parlò” disse ad alta voce per convincere se stesso. Così orgoglioso di quella sua decisione si vesti in fretta e scese in sala comune.

 

Una volta sceso trovò la sala poco affollata, d'altronde era una bella giornata quindi dovevano essere tutti fuori.

Stava dirigendosi verso il buco del ritratto quando notò due figure di sua conoscenza sul divano.

Harry e Ginny erano seduti a chiacchierare, ma non appena lo videro smisero.

“Ciao Ron” lo salutò l’amico.

“Buongiorno Harry, Ginny” rispose Ron rivolgendosi ai due.

“Buongiorno stronzo” rispose la rossa lanciandogli una delle sue occhiate peggiori.

Ron rimase per un attimo sorpreso poi si rivolse alla sorella.

“Si può sapere cosa ti ho fatto?”

“A me niente stupido troll.”

“Adesso basta offendere”

“Offendere? Sto solo usando dei sinonimi e non sono dei peggiori che mi sono venuti in mente.”

“Senti Ginny adesso la devi smettere altrimenti..”

“Altrimenti cosa?” disse la rossa alzandosi in piedi.

“Ok ora basta” si intromise Harry alzandosi a sua volta. “Sono sicuro che c’è una spiegazione a quello che è successo.”

“Spiegazione?L’unica spiegazione che può esserci al suo comportamento è  che gli hanno sostituito il cervello con quello di un troll.” Ribatte Ginny sempre più irritata.

“Ma io non ho fatto niente” urlò Ron esasperato.

“Quindi per te ridere in faccia alla tua migliore amica, ferirla, umiliarla, equivale a non fare niente?” urlò la rossa a sua volta estraendo la bacchetta. Stava quasi per scagliare una fattura orco volante al fratello, ma qualcosa nel volto di quest’ultimo la fermò.

Ron era rimasto immobile, con le braccia lungo i fianchi e l’espressione confusa, quasi sconvolta dalle notizie che aveva appena appreso.

Ginny si girò a guardare il fidanzato con sguardo interrogativo, ma lui le rispose con un alzata di spalle.

Passarono pochi secondi, poi Ron sembrò tornare in se.

“Io non ho mai riso di Hermione, non lo farei mai.” Disse tutto d’un fiato.

“Vuoi dire che Hermione si è immaginata tutto?” chiese Ginny ancora acida.

“No..beh, ecco..ho riso.. ma non stavo ridendo di lei.”

“E perché stavi ridendo allora’” chiese Harry.

“Io..veramente..ecco..” balbettò il rosso.

“Allora?” lo esortò la sorella spazientita.

“Ero contento” disse Ron arrossendo vistosamente.

Harry e Ginny si guardarono nuovamente, poi la ragazza si avvicinò al fratello e lo prese per mano.

“Vieni con me, dobbiamo parlare” disse trascinandolo verso il dormitorio dei ragazzi.

“Su Harry, vieni con noi” esortò il fidanzato “abbiamo bisogno di te e della mappa del malandrino.”

Il ragazzi la seguirono senza fare domande, sapevano entrambi che quando Ginny era così determinata era inutile cercare di dissuaderla.

 

*********************************************************************

 

Hermione era in biblioteca già da diverse ore , ma la pergamena davanti a lei era ancora bianca fatta eccezione per il titolo della traduzione di antiche rune.

Nonostante la materia fosse una delle sue preferite quel giorno non riusciva proprio  a concentrarsi. Di solito le traduzioni le occupavano completamente il cervello impedendole di pensare a qualunque altra cosa, ma quella mattina la sua mente era troppo piena di immagini della sera precedente e in nessun modo era riuscita a mandarle via.

Era da quando si era seduta a quel tavolo quella mattina che un ricordo in particolare la ossessionava, una risata: la risata di Ron.

La sentiva nelle orecchie ogni qualvolta cercava di iniziare la traduzione. Ormai aveva letto centinaia di volta la prima frase, l’aveva mandata a memoria,punteggiatura compresa, ma la traduzione non le veniva proprio in mente.

Questa situazione la faceva sentire terribilmente frustrata. Per lei lo studio era sempre stato una valvola di sfogo. Anche se tutto nella vita le andava storto lei poteva sempre cercare riparo nello studio e nei suoi libri che non l’avrebbero mai tradita. Ora Ron le aveva rovinato anche questo.

Ripensare a lui, riportare alla mente anche solo il suo nome  le faceva troppo male. Aveva rischiato già più volte di scoppiare in lacrime. Ma si era trattenuta dal farlo ripensando alla sua promessa.

“Maledizione” urlò non riuscendo a trattenersi.

“Shhhh” fece subito Madama Pince sbalordita dal comportamento di una delle sue allieve preferite.

“Mi scusi” rispose Hermione imbarazzata pensando che anche quella era colpa di Ron.

“Ora basta pensare a lui” bisbigliò tra se e se. Così dicendo riprese tra le mani il libro di antiche rune decisa a cominciare la traduzione.

Rimase ad osservare il libro, ,a qualcosa non andava. Si accorse solo dopo un po’ che stava tentando di leggerlo al rovescio.

Povera me” pensò “guarda come mi sono ridotta!” e nel farlo appoggiò la testa sul tavolo e chiuse gli occhi.

“Hermione, allora sei qui?!” chiese una voce familiare. Quando alzò il capo vide Ginny a pochi passi da lei che la guardava.

“Ciao Gin” la salutò “ che ci fai qui? Pensavo che fossi fuori a goderti questa splendida giornata di sole.”

“Sono qui appunto per questo” rispose la rossa allegra “ sono venuta a chiederti se volevi venire con me.”

“Mi piacerebbe, ma ho questa traduzione da finire” rispose mostrandole la pergamena.

“Vorrai dire iniziare.”

“Hai ragione, ma stamattina non riesco proprio a  concentrarmi..”

“Immagino” disse Ginny poggiandole una mano sulla spalla “Mio fratello è un idiota, ma non credi che ti farebbe bene distrarti un po’  e non pensare più a lui?”

“Il modo migliore che conosco per distrarmi è qui, in biblioteca, con i miei libri.”

“Senza offesa Hermione, ma non penso che oggi i tuoi libri ti serviranno a molto.”

“D’accordo, sono un po’ indietro, ma questo non vuol dire che non riuscirò a farcela.”

“In situazioni normali sarei d’accordo con te, ma oggi credo che faresti meglio a cercare distrazioni altrove.”

“Perché dici questo?” chiese Hermione.

“Non volevo dirtelo, ma credo che Ron e Harry verranno qui.”
“Cosa?” fece la riccia agitandosi “Come? Quando? Perche?”

  “Centro” pensò Ginny, poi si affrettò a rispondere “Harry ha detto che la professoressa Cooman gli ha assegnato una punizione e hanno bisogno di certi libri per farla.”

“Ok, dobbiamo andare via di qui, immediatamente!” disse Hermione iniziando a raccogliere tutte le sue cose. “Possiamo andare nel dormitorio.”

“No, dai, vieni con me al parco” la pregò Ginny”

“Io veramente vorrei” iniziò la riccia.

“E dai, sono sicura che non li incontreremo li, e poi se andiamo di sopra corriamo il rischio di incrociarli.”

Hermione che era ancora indecisa si lasciò convincere da quell’ultima frase.

“Va bene andiamo, però facciamo in fretta.

“La mia parte l’ho fatta” pensò Ginny aiutando l’amica a sistemare le sue cose “ora sta tutto a lui.”

 

 

Il parco era affollato come non mai. Il sole quella mattina aveva attirato tutti gli studenti fuori dalle mura del castello. I ragazzi erano impegnati nelle più disparate attività. C’era ci studiava, anche se erano in pochi , alcuni chiacchieravano con gli amici, altri prendevano semplicemente il sole e quelli più attivi giocavano con gobbiglie e freesbe zannuti.

Appena oltrepassata la porta del castello Hermione si portò una mano agli occhi per coprirli dal sole. Non appena abituata alla luce  non poté fare a meno di pensare che sarebbe stato proprio uno spreco non uscire a godere di quella bella giornata.

Il sole splendeva alto nel cielo e una leggera brezza spirava di tanto in tanto dando sollievo alle guancie arrossate dei ragazzi.

“Allora, non si sta proprio bene qui?” chiese Ginny.

“Già” rispose l’amica “credo proprio che qui riuscirò a studiare.”

“Possibile che tu abbia ancora voglia di studiare” rise la rossa “con questo tempo è l’ultima cosa sulla mia lista.”

“D’accordo penso di poter dedicare un po’ di tempo anche a te. Dai andiamo a sederci.” E così dicendo si avviarono verso la loro quercia preferita.

Vi si sedettero e cominciarono a chiacchierare del più e del meno. Hermione voleva sapere come andavano le cose tra lei ed Harry, ma Ginny rispondeva in maniera frettolosa e continuava a guardare l’orologio.

“C’è qualcosa che non va?” chiese la riccia notando il comportamento dell’amica.

“Beh, veramente mi sono appena ricordata di aver dato un appuntamento a Luna e sono in ritardo” rispose alzandosi.

“Dove avete questo appuntamento?”

“Di la, dentro, vicino alle scale.”

“ok, allora andiamo.”

“No, non preoccuparti, vado io e la porto qui.”

“Non c’è problema” ribatté la riccia” ti faccio compagnia volentieri.”

“No insisto” disse Ginny “e poi è tardi e devo andare di corsa.”

“Ma..”iniziò Hermione.

Però Ginny era già partita senza aspettare la risposta dell’amica.

Rimasta sola Hermione cominciò a guardarsi intorno. Un gruppetto di persone appena attivate si stava dirigendo verso le serre abbandonate.

Con suo enorme disgusto si accorse che in testa al gruppo c’era Lavanda Brown seguita da Calì che reggeva in mano un foulard dall’aspetto familiare.

Subito Hermione tornò con la mente ai ricordi dell’ultima volta che era stata in quel parco. Anche quel giorno c’era il sole e anche quel giorno Lavanda era lì con un foulard per iniziare uno stupido gioco. Quel giorno però li c’era anche Ron; Ron che l’aveva baciata dando il via ad una serie di eventi che erano finiti in maniera tragica.

“Devo andare via di qui” pensò la riccia con le lacrime agli occhi. Si alzò, raccolse la sua borsa e si avviò verso il castello. Fece solo pochi passi prima di sentire una voce che la chiamava.

“Hermione, vai già via?”

Si voltò e si trovò di fronte Luna Lovegood vestita, se è possibile, in maniera più strana del solito.

Aveva un vestito completamente giallo con delle margherite appuntate qua e la, in testa portava uno strano cerchietto con una specie di antennina e inforcava degli occhiali da sole con doppie lenti in tinta.

La riccia decise di sorvolare sullo strano abbigliamento dell’amica; con Luna era meglio non fare domande.

“Che ci fai qui?” le chiese invece “Non avevi appuntamento con Ginny?”

“Non avevo nessun appuntamento” rispose Luna con voce trasognata “stamattina sono uscita presto per cercare dei sole spilli acrobati. Durante le giornate di sole ci sono più possibilità di trovarli, sai?”

“No, non ne avevo idea” disse Hermione trattenendosi a stento dal dirle cosa ne pensava di quelle creature. “Quindi sei sicura che non dovevi vederti con Ginny?”

“Sicurissima, a meno che non siano passati dei Gervasi scordanti” rise da sola.

“Allora dove diavolo è andata Ginny?” chiese più a se stessa che all’amica.

“Beh, non lo so, perché non provi a chiederlo a Ron” rispose però lei indicando un punto alle spalle di Hermione, poi si voltò probabilmente per ricominciare le sue ricerche.

Una sensazione di panico si impadronì istantaneamente di Hermione. Senza riuscire a trattenersi si girò verso il punto indicatole dall’amica e si sentì quasi svenire non appena i suoi occhi si posarono su una chioma rossa.

Lui era li ad una trentina di metri di distanza, ma si avvicinava velocemente.

La riccia rimase per un attimo a guardarlo, poi si girò dandogli nuovamente le spalle.

Il cuore ormai aveva raggiunto i mille battiti al minuto, si sentiva bruciare tanto si era fatta rossa per la rabbia e la vergogna.

“Stai calma, si impose facendo un lungo respiro “ce la puoi fare, ormai di lui non ti importa niente.”

“Ma che dico, devo andare subito via di qui. Non sono ancora pronta per vederlo.” Pensò subito dopo. Le sue gambe però non volevano saperne di muoversi.

Impegnata  com’era a cercare di controllare l’attività motoria, si accorse dei passi alle se spalle solo quando furono molto vicini.

Trattenne il fiato quando sentì l’ultimo passo posarsi a terra poco distante. La ragazza rimase immobile, in ascolto, non sapendo cosa aspettarsi. Fino all’ultimo aveva sperato che Ron non fosse li per vedere lei, ma ora non c’erano più dubbi.

“Ciao”disse all’improvviso una voce alle sue spalle; era più vicino di quanto si era immaginata.

“Hermione posso parlarti?” Un brivido le percorse la schiena. Le parole di Ron erano state un sussurro nel suo orecchio tanto si era avvicinato.

“Va via” ruggì Hermione stringendo i pugni e facendo un passo in avanti per allontanarsi da lui.

“Ti prego, voglio spiegarti” disse lui avvicinandosi nuovamente e afferrandole dolcemente il braccio.

“Non mi toccare” quasi urlò lei e nel farlo tirò via il braccio e si girò per fronteggiarlo. Era ardente di rabbia, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di Ron per un attimo si intenerì.

“Ascoltami, ti prego. L’altra sera..non è come pensi tu..” le disse.

“Che cosa dovrei ascoltare? Non ci sono spiegazioni per quello che hai fatto. Tu mi hai ferita e umiliata” rispose mentre le lacrime le salivano agli occhi.

“Mi dispiace Hermione, io non volevo assolutamente offenderti io..”

“Beh l’hai fatto!” urlò lei.

“No, non era per offenderti, è solo che tu non hai mai baciato nessuno e io..”
“Allora? E’ un buon motivo per ridere di me? E’ un problema? Bene, non preoccuparti per me, non sarà così ancora per molto.” Detto questo si girò e iniziò a correre verso le serre.

Ron rimase immobile non aspettandosi quella fuga. Chiamò la ragazza un paio di volte e la seguì con lo sguardo chiedendosi quali fossero le sue intenzioni.

Hermione intanto era arrivata alle serre e si era portata al centro del cerchio dove i ragazzi stavano scegliendo il prossimo giocatore da bendare.

“Dammi quel foulard, ora entro io.” Disse con tono deciso rivolgendosi a Lavanda.

“Qui nessuno ti ha invitata..”iniziò Calì che fu però interrotta da Lavanda stessa.

“No, lasciala andare” disse lei passando il foulard alla riccia.

“Hermione fermati” gridò Ron da lontano. Aveva appena capito cosa voleva fare la ragazza e si stava avviando verso le serre.

La ragazza non gli prestò la minima attenzione. Era già davanti alla porta dello stanzino, si bendò velocemente ed entrò nello stanzino chiudendosi la porta alle spalle.

La prima cosa che notò non appena la porta si chiuse fu l’incredibile silenzio. Il vociare dei ragazzi e i rumori del campo erano spariti, qualcuno doveva aver fatto un incantesimo insonorizzante.

Cercò a tentoni il muro e vi si appoggiò ripensando alla conversazione appena sostenuta. Quello stupido l’aveva respinta solo perché non aveva esperienza? Più andava avanti quella storia più Ron si dimostrava diverso da come l’aveva sempre creduto. E ora per colpa sua si trovava in quella assurda sensazione.

“Cazzo” disse ad alta voce. “Ora devo baciare qualcuno.”

Solo in quel momento si rese conto di quello che effettivamente implicava l’essere entrata in quello sgabuzzino e di quanto non le andasse.

“Ok Hermione che vuoi che sia” si fece coraggio “sette minuti passano in fretta.”

Proprio in quel momento sentì la porta aprirsi. Ascoltò i passi di qualcuno che entrava e poi il rumore della porta che si richiudeva lentamente.

“Sono pronta” pensò la riccia, ma nemmeno un secondo dopo sentì la riccia che la contraddiceva.

“Ascolta, non so chi tu sia, ma non me la sento. Se vuoi quando usciamo puoi dire quello che vuoi però” disse tutto d’un fiato. “Mi dispiace” aggiunse poi.

“A me non dispiace affatto e non ho intenzione di dire niente a nessuno.” Rispose il ragazzo.

Il cuore di Hermione perse un battito; conosceva bene quella voce.

“Ron? Che ci fai qui?”

“Non avrei permesso a nessun altro di entrare.”

“E Lavanda ti ha lasciato entrare senza fare storie?” disse con tono acido.

“Diciamo che Ginny è arrivata al momento giusto.”

“Credo che sia arrivato il momento di andare, a meno che tu non voglia ridere ancora di me.” Disse Hermione cercando a tentoni la porta.

“Ferma” fece il ragazzo afferrandole la mano che aveva quasi trovato la maniglia.

“Basta lasciami andare”disse la riccia tentando di levarsi la benda con la mano libera.

Il rosso però le bloccò anche l’altro braccio.

“Si può sapere che cosa vuoi da me? Non ho già sofferto abbastanza?!” gridò cercando di divincolarsi.

“Voglio solo che mi ascolti un attimo,d’accordo? Devo solo dirti una cosa e poi potrai decidere di non parlarmi mai più e io non ti darò più fastidio.”

“D’accordo, parla.” Disse la ragazza dopo un po’ di esitazione.

Hermione smise di agitarsi e pia piano la presa di Hermione si fece più leggera.

“Ti devo chiedere scusa” cominciò il ragazzo   “mi sono comportato come un vero stupido e non solo nello spogliatoio, ma anche quando ti ho baciata nel parco e probabilmente ho cominciato a fare lo stupido molto prima di allora. Perdonami”la pregò.

Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime ed emise un singhiozzo. Ron si era pentito di tutto e ora pensava di risolvere la situazione con delle semplici scuse. Cercò nuovamente di dirigersi verso la porta, ma il ragazzo fu più veloce di lei e la blocco tra il muro e il suo corpo.

“Aspetta” disse “è vero che ti devo delle scuse, ma non è per quello che pensi tu.”

A Hermione tremavano le gambe. Ron era tanto vicino da poterne percepire l’odore. Fu contenta di avere una benda sugli occhi e ne fu ancora più contenta quando il ragazzo continuò.

“Io non ho riso di te, ho riso perché ero felice, ed ero terribilmente felice perché avevo scoperto che Krum non ti aveva avuta, che non lo avevi mai baciato. Io sono geloso di te, come non lo sono mai stato di nessuno. Quindi ti chiedo scusa per la mia gelosia.” Concluse prima di sfiorarle la guancia.

La ragazza fu percossa da un nuovo brivido. Non poteva ancora credere alle parole che aveva appena udito. Non sapeva bene cosa dire, sapeva solo che le sembrava di avere il petto più leggero, era come se l’avessero appena liberata da un enorme macigno. Era stato tutto un malinteso, non aveva mai perso il suo amico, Ron era quello di sempre.

Fece per aprir bocca anche se non sapeva ancora cosa avrebbe detto, ma Ron la interruppe poggiandole una mano sulla bocca.

“Ascoltami ancora un attimo” le disse “ho quasi finito. Ti voglio chiedere scusa anche per il bacio. Ti ho già detto perché l’ho fatto. Io mi sento molto protettivo nei tuoi confronti e quindi faccio cose che non spetterebbe ad un amico fare. Per questo ti chiedo scusa se in passato qualche mio atteggiamento ti ha dato fastidio.”

“Mi puoi perdonare per queste due cose Hermione? Mi perdonerai mai?” le chiese asciugandole qualche lacrima dalle guancie. “dimmi solo se lo farai.”

La riccia era sempre più incredula. Ron non era mai stato così sincero e maturo. Rispose alla sua domanda con un debole si perché la sua voce era resa roca dal pianto.

“Bene” disse il rosso “perché ora devo chiederti scusa per la cosa più importante. Sono stato veramente stupido negli ultimi anni e mi sono comportato male con te. Ti chiedo scusa per questo, per i nostri continui battibecchi; per non averti invitato al ballo del ceppo; per aver anteposto il mio orgoglio ai miei sentimenti; e per non aver capito dal primo momento in cui ti ho vista sul treno che eri quella giusta per me. Io ti amo Hermione. Ti amo da non so più quanto tempo e ti amerò per sempre, qualunque cosa accada. Scusami se ho aspettato tanto a dirtelo.”

Il ragazzo smise di parlare lasciando lo stanzino nel silenzio.

Anche Hermione rimaneva in silenzio mentre le lacrime continuavano a rigarle il volto, stavolta però erano lacrime di gioia. Il cuore le batteva all’impazzata mentre cercava di organizzare i migliaia di pensieri che aveva nella mente.

“Ora come promesso vado via e ti lascio in pace.”  Disse Ron all’improvviso. Si era allontanato da lei, la sua voce non era più così vicina.

La riccia sentì il rumore di una mano che afferrava la maniglia.

“No” quasi gridò mentre si levava la benda dagli occhi. Ron era in piedi, fermo, con una mano sulla maniglia. Buttò la benda in terra e senza neanche aspettare di riabituarsi alla luce si fiondò verso la porta e si gettò tra le braccia del ragazzo. Lo abbracciò stretto e senza nemmeno dargli il tempo di parlare poggiò le labbra sulla sue. Il rosso rimase fermo per alcuni secondi, poi lasciò la maniglia e cinse la ragazza con entrambe le braccia. Il  bacio, che dapprima era stato quasi casto, cambiò di intensità. I due ragazzi si cercavo famelici, non potendo fare a meno l’uno dell’altra dopo tutti quegli anni.

Dopo un tempo indeterminato si staccarono, entrambi affannati. A Hermione girava la testa, ma non era mai stata così felice in vita sua. Alzò il viso per incontrare gli occhi di Ron desiderosa di perdersi ancora in quel blu. Il ragazzo le stava sorridendo e lei gli sorrise di rimando.

“Per caso con questo bacio hai cercato di dirmi che mi perdoni?” chiese Ron prendendola in giro.

“Scemo” fece Hermione scherzosamente tirandogli un buffetto sul braccio.

Ron le afferrò il braccio e la attirò a lei abbracciandola nuovamente.

La ragazza affondò il viso nel suo petto respirando il suo odore. Le sarebbe piaciuto rimanere lì in eterno, ma si ricordò che aveva ancora una cosa da fare.

A malincuore sciolse l’abbraccio e tornò a guardare il rosso.

“Ron, anche io ti amo.” Le disse seria guardandolo negli occhi. “Non c’è mai stato nessun altro per me”

“E mai ci sarà se dipende da me” disse Ron cercando ancora di avvicinarla a lui.

La ragazza fece un po’ di resistenza, ma poi si lasciò trascinare nuovamente tra le sue braccia. Dopo pochi minuti furono interrotti da un rumore che li fece voltare. La porta si spalancò rivelando Harry e Ginny che se la ridevano di gusto. Hermione si allontanò da Ron leggermente imbarazzata, ma Ron le prese la mano per non farla allontanare.

“Mi dispiace interrompervi ragazzi” disse Ginny continuando a ridere “ma qui fuori c’è la fila. Reclamano lo stanzino, ormai lo state occupando da più di mezz’ora.”

“Mezz’ora?” fece Hermione “così tanto?”

“Eh già, il tempo vola quando ci si diverte.” S’intromise Harry guardando gli amici.

“E io che pensavo che non ti piacessero questi giochi Hermione” continuò Ginny.

“Si cambia idea” rispose Hermione arrossendo mentre Ron le posava un bacio sulla guancia.

“Su andiamo” aggiunse subito la riccia “Credo che sia quasi ora di pranzo.” E così dicendo trascinò il ragazzo, il suo ragazzo verso l’uscita.

“Cos’è tutta questa attività fisica ti ha messo fame?” chiese Ginny non appena i due li raggiunsero.

“Ginny, smettila” l’ammoni Hermione.

“E dai si scherzava un po’.” Disse Ginny prima di allontanarsi con Harry alla volta del castello.

“Allora ora ti piace questo gioco eh?” la stuzzicò Ron non appena la sorella fu abbastanza lontana.

“Diciamo di si”

“Bene, perché credo che si potrebbe attrezzare la stanza delle necessitò come sgabuzzino e continuare a giocare.”

“Allora credo che diventerà il mio gioco preferito.” Disse Hermione arrossendo.

I due continuarono a stuzzicarsi per tutta la strada fino al castello, continuando a baciarsi e tenersi per mano.

Ormai i malintesi e le liti degli ultimi giorni erano acqua passata, da oggi in poi ci sarebbero stati solo loro e nessuno li avrebbe più separati.

 

 

Ciao a tutti! Finalmente dopo tanti anni sono riuscita a finire la storia. Vi chiedo scusa per averci messo tanto a finirla, ma spero che vi piaccia leggerla come  a me è piaciuto scriverla.

Se vi va lasciatemi una recensione e ditemi che ne pensate.

Un saluto a tutti. Alla prossima.

Annaclaudia

   
 
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