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Autore: Fiery    15/06/2011    6 recensioni
Ma Jenna chi era, se non la zia divertente che rideva del falso documento d’identità di Jeremy e consigliava Elena su come conquistare Matt? Non era adatta a prendersi cura di loro. Per niente.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elena, Gilbert, Jenna, Sommers, Jeremy, Gilbert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Stringimi ora, che il tempo non ci aiuterà'
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Fandom: The Vampire Diaries

Timeline: la sera prima del pilot 1x01.

Challenge/Prompt/Note/Scleri:

- TVG!Fest @ vampiregeometry.

- Prompt Elena/Jenna/Jeremy - Non poteva occuparsene nessun altro.

- Le parti in corsivo tra virgolette appartengono al film “Quando meno te lo aspetti”, che mi ha dato l’ispirazione per terminare questa one-shot che galleggiava nei meandri delle mie cartelle da secoli.

- Secondo me è meglio la versione di Laura quindi cliccami-sono-una-shot-stupenda-che-merita-tante-belle-recensioni ok, momento pubblicitario terminato.

Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).

 

 

Per questo ho scelto lei

 

 

Quando Jenna rientrò in casa, con le borse sotto gli occhi, un mal di testa atroce e una rabbia incontrollabile contro il professore della facoltà, il suo unico pensiero fu mettere sotto ai denti qualcosa. Appese la giacca all’appendiabiti convinta che sia Elena che Jeremy stessero già dormendo, ma dal salotto buio proveniva una debole luce e delle voci. Entrò piano nella stanza, dove trovò il televisore acceso ed Elena addormentata, con una penna in mano ed una coperta a coprirle le gambe. Le si avvicinò con un sospiro e fece per svegliarla, quando il suo sguardo venne catturato dalla copertina verde del diario della nipote, aperto e rovesciato ai piedi del divano.

Lo raccolse – evidentemente era caduto ad Elena quando si era addormentata – ma inevitabilmente, mentre lo capovolgeva dal diritto, captò alcune parole.

“Hanno scelto Jenna per prendersi cura di noi.”

Si morse un labbro: non era giusto sbirciare nel diario di Elena, era violazione della privacy e se lo avesse saputo l’avrebbe evitata per giorni; magari sarebbe arrivata addirittura ad odiarla. Aveva già perso troppe cose, per vedersi strappare anche quel piccolo rifugio in cui si rinchiudeva giorno dopo giorno, da mesi.

Jenna non era mai stata brava a farsi i fatti propri, specialmente se questi riguardavano la propria famiglia. Era curiosa, fino al limite dell’inverosimile: da piccola origliava le telefonate della sorella adolescente. Fortunatamente, però, non era ancora arrivata ad impicciarsi nella vita dei nipoti.

Chiuse il diario, per poi appoggiare una mano sulla spalla di Elena e scuoterla sussurrandole di svegliarsi. La ragazza sobbalzò appena, stringendo le palpebre per focalizzare l’ambiente intorno a sé. Fece per aprire bocca, gli occhi luminosi, quando si rese conto che era stata Jenna a svegliarla. La donna sentì un tuffo al cuore, non appena il sorriso della nipote morì lasciando spazio ad una tetra espressione piena di rassegnazione.

«Ah… sei tu, zia Jenna.» mormorò, tirandosi su a sedere.

«Tieni.» le porse il diario, con uno scatto così veloce da far sobbalzare una seconda volta la ragazza, «Ti era caduto.» disse solo, dopodiché riversò il contenuto della borsa sul tavolino, per lavorare alla tesi, «Scusa se non sono tornata per cena, ma dovevo rimanere in biblioteca.»

«Tranquilla… abbiamo ordinato una pizza.» la tranquillizzò Elena, prendendo sottobraccio il diario e alzandosi dal divano, su cui invece Jenna si era appena seduta con un voluminoso libro tra le braccia, «Tu hai mangiato? Vuoi che preparo qualcosa?»

«Vai pure a dormire.» non alzò neanche lo sguardo, «Domani è il primo giorno di scuola, non vorrai svegliarti tardi.»

Elena aprì bocca per ribattere, ma la donna non era intenzionata a darle retta: si acquattò contro con un bracciolo, iniziando a scarabocchiare appunti ad un lato della pagina. Con un sospiro le passò la coperta, «Buonanotte, zia.» augurò con un filo di voce, per poi salire di corsa al piano superiore lasciandosi indietro lo sbuffo esasperato della donna.

Jenna chiuse il libro di botto, buttandolo lontano da lei, e osservò per qualche minuto il vuoto con occhi lucidi. Le sfuggì un singhiozzo, che placò portando una mano alla bocca per tapparsela e non far uscire altri gemiti incontrollati.

 

“Sicuramente sai per esperienza che quando ti tocca scegliere una terza persona che cresca i tuoi figli nessuna sembra quella giusta.”

 

Corrugò le sopracciglia, fissando la televisione accesa sul film che stava vedendo Elena prima di addormentarsi. Con le lacrime agli occhi ascoltò ogni parola di quel discorso, ripensando a sua sorella Miranda, all’incidente che aveva avuto, alla sua decisione di affidarle Elena e Jeremy secondo il testamento. Più volte si era chiesta per quale diavolo di motivo Miranda e Grayson avessero scelto proprio lei, invece di affidare i due figli ai nonni o a John. Quest’ultimo non era uno stinco di santo, non era neanche così affidabile, ma lei… cosa c’entrava lei con la vita complicata di due adolescenti in piena crisi ormonale? Forse erano persino più responsabili e maturi di lei, chissà. Elena si era dimostrata tante volte più tranquilla e matura rispetto alle ragazze della sua età, mentre Jeremy viveva nel mondo dell’arte e aveva un carattere che preannunciava un solido e promettente Gilbert.

Ma Jenna chi era, se non la zia divertente che rideva del falso documento d’identità di Jeremy e consigliava Elena su come conquistare Matt? Non era adatta a prendersi cura di loro. Per niente.

 

“E così scegli qualcuno che più ti assomiglia, qualcuno che gli darà l’idea della loro vera mamma. La mamma che hanno perduto e che non hanno mai conosciuto veramente.”

 

Sorella, hai sbagliato persona. Quel pensiero la tormentava da mesi, da quando aveva riattaccato in faccia il telefono all’avvocato, che l’aveva appena informata sul testamento: era diventata l’unico tutore dei ragazzi. Più volte aveva pensato di rifiutare quell’incarico, se ne sarebbe persino fregata di quanto John ne sarebbe uscito soddisfatto – dannato Gilbert – ma nel momento in cui aveva trovato il coraggio di informare Elena e Jeremy della propria decisione, si era bloccata. Le parole erano rimaste incastrate in gola, tanto che Jeremy aveva sollevato le sopracciglia e commentato quel silenzio con un “sei stata molto eloquente, ora possiamo mangiare?”.

Non ce l’aveva fatta, in qualche modo sapeva che era sbagliato voltare loro le spalle e abbandonarli.

Ascoltando le parole della protagonista del film, non riuscì a fare a meno di chiedersi se non fosse quello il motivo per cui Miranda e Grayson avessero scelto proprio lei. Certo, era stupido fare paragoni tra la sua vita e quella di un film qualunque, ma lei e Miranda avevano più cose in comune di quanto ci si aspettasse. A parte l’innata responsabilità e serietà della più grande, entrambe erano capaci di ironizzare, sdrammatizzare quando ce n’era bisogno e prendere in mano la situazione nel momento in cui questa raggiungeva il suo limite.

Miranda era di certo la madre perfetta, quella che aveva sempre la parola giusta, che non mischiava mai i panni colorati e bianchi nel cesto della lavatrice, ma un motivo doveva esserci se aveva scelto proprio lei per prendersi cura dei figli nel caso in cui sarebbe venuta a mancare. E ricevendo l’approvazione di Grayson, oltretutto.

 

“In tante cose io e Helen siamo così simili. Per questo ho scelto lei.”

 

«Che diavolo…?» Jeremy quasi cadde dal letto quando Jenna accese di colpo la luce della camera, stordendolo completamente. Ficcò la testa sotto il cuscino, ma la donna non si arrese e con un sorriso entusiasta lo afferrò per un braccio, cercando di spingerlo giù dal letto.

«Giù dal letto, forza!» afferrò un secondo cuscino e glielo sbatté sulla schiena, prima di fiondarsi in corridoio e bussare ripetutamente sulla porta chiusa della camera di Elena, «Sveglia, sveglia! Sono solo le dieci!»

Elena aprì la porta, in pigiama e mezza assonnata, «Zia Jenna… che ti prende?»  domandò con un filo di voce. La donna l’afferrò per un braccio e passò davanti alla camera di Jeremy, quest’ultimo era in piedi e addormentato con la testa appoggiata allo stipite della porta.

«Sono solo le dieci e state già dormendo. Ma non vi ho insegnato proprio niente?» ribatté dando un colpetto con il piede dietro al ginocchio del nipote, il quale barcollò e sbarrò gli occhi, riuscendo miracolosamente a non cadere con la faccia a terra.

«Non mi pare il caso di…»

«Tutti giù, avanti!» Jenna indicò risoluta le scale, interrompendo Elena nel bel mezzo della frase, «C’è una cosa che dobbiamo vedere!»

 

“Certo avrà molti scontri con i ragazzi, ma troverà il modo di riconciliarsi. Lo so, a volte combina dei pasticci e commette grossi errori…”

 

«Datemi un letto.» borbottò Jeremy, accoccolato su un lato del divano.

«Sonno.» rincarò la dose Elena, mentre Jenna trafficava con il videoregistratore, ignorandoli totalmente, «Non possiamo farlo domani?»

«Voglio dormire!» esclamò Jeremy, nuovamente, con la faccia premuta contro il bracciolo del divano.

«Ve l’hanno mai detto che siete terribilmente noiosi?» Jenna afferrò il telecomando e si sedette tra i due nipoti, alzando il volume, «Smettetela di blaterare e guardate, ne vale la pena.» concluse, dando una botta leggera con il telecomando sulla schiena di Jeremy, che si alzò a sedere a fatica, gli occhi ridotti a due fessure verso il televisore. L’espressione irritata scivolò via dal suo viso in meno di pochi secondi, così come quella annoiata di Elena.

Nello schermo del televisore, una giovane Miranda Sommers, all’epoca sedicenne, indossava un buffo cappello rosso con dei pon pon colorati appiccicati sopra e ballava sulle note di una vecchia canzone dance, che in quegli anni molto probabilmente andava forte. Jenna, seduta sul divano, la canticchiava, ricordandone a perfezione le parole.

«Quella non è nostra madre.» disse Elena, sconvolta.

«È un’aliena!» concordò Jeremy, scioccato quanto lei. In tutti quegli anni loro madre si era dimostrata sempre simpatica e aperta al dialogo, ma mai l’avevano vista conciata in quel modo: in pigiama, con i pon pon sul cappello, e un pennarello come microfono.

«Che sta… oddio!» spalancò la bocca sorpreso, mentre Elena si portava le mani agli occhi scoppiando improvvisamente a ridere. Miranda Sommers, loro madre, era appena salita sul tavolo della cucina e ballava a piedi nudi.

«Aspetta! Ora arriva il meglio!» Jenna afferrò per un braccio Elena, ridendo con lei.

Jeremy, di fronte alla madre che incitava la sorella a salire sul tavolo e ballare con lei sulle note di una poco probabile salsa, afferrò il telecomando e mandò avanti, non osando vedere quel pezzo a velocità normale, «Avrò gli incubi tutta la notte!» affermò con sicurezza.

Osservò Elena e Jenna, che stavano per rotolare giù dal divano dal ridere, e scosse la testa, «Avanti, Jeremy! Dopo questo ti toccherà vedere tuo padre vestito da John Travolta!» lo informò Jenna con le lacrime agli occhi dal ridere.

Elena, a quelle parole, rise più di prima lasciandosi andare a commenti come “ti prego, dimmi che non si mette a ballare!”. Jeremy, invece, dopo un momento di incertezza sorrise divertito e scosse la testa, mentre Jenna si alzava e cambiava cassetta ridendo ancora.

Lanciò un’occhiata ai due nipoti, che ridevano tranquillamente sul divano commentando il balletto della madre, e le sue risate si trasformarono in un sorriso. Forse un motivo per cui Miranda l’aveva scelta c’era.

 

“D’altro canto si riprende sempre alla grande.”

  
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