Fandom: The
Vampire Diaries
Timeline: la
sera prima del pilot 1x01.
Challenge/Prompt/Note/Scleri:
- TVG!Fest @ vampiregeometry.
- Prompt
Elena/Jenna/Jeremy
- Non poteva occuparsene nessun altro.
- Le
parti in corsivo tra virgolette appartengono al film “Quando meno te lo
aspetti”, che mi ha dato l’ispirazione per terminare questa
one-shot che galleggiava nei meandri delle mie cartelle da secoli.
- Secondo
me è meglio la versione di Laura quindi cliccami-sono-una-shot-stupenda-che-merita-tante-belle-recensioni
ok, momento pubblicitario terminato.
Disclaimer: I
personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo
fossero sarei taaaanto felice, sì :D).
Per questo ho scelto lei
Quando
Jenna rientrò in casa, con le borse sotto gli occhi, un mal di testa
atroce e una rabbia incontrollabile contro il professore della facoltà,
il suo unico pensiero fu mettere sotto ai denti qualcosa. Appese la giacca
all’appendiabiti convinta che sia Elena che Jeremy stessero già
dormendo, ma dal salotto buio proveniva una debole luce e delle voci.
Entrò piano nella stanza, dove trovò il televisore acceso ed
Elena addormentata, con una penna in mano ed una coperta a coprirle le gambe.
Le si avvicinò con un sospiro e fece per svegliarla, quando il suo
sguardo venne catturato dalla copertina verde del diario della nipote, aperto e
rovesciato ai piedi del divano.
Lo
raccolse – evidentemente era caduto ad Elena quando si era addormentata
– ma inevitabilmente, mentre lo capovolgeva dal diritto, captò
alcune parole.
“Hanno scelto Jenna
per prendersi cura di noi.”
Si
morse un labbro: non era giusto sbirciare nel diario di Elena, era violazione
della privacy e se lo avesse saputo l’avrebbe evitata per giorni; magari
sarebbe arrivata addirittura ad odiarla. Aveva già perso troppe cose,
per vedersi strappare anche quel piccolo rifugio in cui si rinchiudeva giorno
dopo giorno, da mesi.
Jenna
non era mai stata brava a farsi i fatti propri, specialmente se questi
riguardavano la propria famiglia. Era curiosa, fino al limite
dell’inverosimile: da piccola origliava le telefonate della sorella
adolescente. Fortunatamente, però, non era ancora arrivata ad
impicciarsi nella vita dei nipoti.
Chiuse
il diario, per poi appoggiare una mano sulla spalla di Elena e scuoterla
sussurrandole di svegliarsi. La ragazza sobbalzò appena, stringendo le
palpebre per focalizzare l’ambiente intorno a sé. Fece per aprire
bocca, gli occhi luminosi, quando si rese conto che era stata Jenna a
svegliarla. La donna sentì un tuffo al cuore, non appena il sorriso
della nipote morì lasciando spazio ad una tetra espressione piena di
rassegnazione.
«Ah…
sei tu, zia Jenna.» mormorò, tirandosi su a sedere.
«Tieni.»
le porse il diario, con uno scatto così veloce da far sobbalzare una
seconda volta la ragazza, «Ti era caduto.» disse solo,
dopodiché riversò il contenuto della borsa sul tavolino, per
lavorare alla tesi, «Scusa se non sono tornata per cena, ma dovevo
rimanere in biblioteca.»
«Tranquilla…
abbiamo ordinato una pizza.» la tranquillizzò Elena, prendendo
sottobraccio il diario e alzandosi dal divano, su cui invece Jenna si era
appena seduta con un voluminoso libro tra le braccia, «Tu hai mangiato?
Vuoi che preparo qualcosa?»
«Vai
pure a dormire.» non alzò neanche lo sguardo, «Domani
è il primo giorno di scuola, non vorrai svegliarti tardi.»
Elena
aprì bocca per ribattere, ma la donna non era intenzionata a darle retta:
si acquattò contro con un bracciolo, iniziando a scarabocchiare appunti
ad un lato della pagina. Con un sospiro le passò la coperta,
«Buonanotte, zia.» augurò con un filo di voce, per poi
salire di corsa al piano superiore lasciandosi indietro lo sbuffo esasperato
della donna.
Jenna
chiuse il libro di botto, buttandolo lontano da lei, e osservò per
qualche minuto il vuoto con occhi lucidi. Le sfuggì un singhiozzo, che
placò portando una mano alla bocca per tapparsela e non far uscire altri
gemiti incontrollati.
“Sicuramente sai
per esperienza che quando ti tocca scegliere una terza persona che cresca i
tuoi figli nessuna sembra quella giusta.”
Corrugò
le sopracciglia, fissando la televisione accesa sul film che stava vedendo
Elena prima di addormentarsi. Con le lacrime agli occhi ascoltò ogni
parola di quel discorso, ripensando a sua sorella Miranda, all’incidente
che aveva avuto, alla sua decisione di affidarle Elena e Jeremy secondo il
testamento. Più volte si era chiesta per quale diavolo di motivo Miranda
e Grayson avessero scelto proprio lei, invece di affidare i due figli ai nonni
o a John. Quest’ultimo non era uno stinco di santo, non era neanche
così affidabile, ma lei…
cosa c’entrava lei con la vita complicata di due adolescenti in piena
crisi ormonale? Forse erano persino più responsabili e maturi di lei,
chissà. Elena si era dimostrata tante volte più tranquilla e
matura rispetto alle ragazze della sua età, mentre Jeremy viveva nel
mondo dell’arte e aveva un carattere che preannunciava un solido e
promettente Gilbert.
Ma
Jenna chi era, se non la zia divertente che rideva del falso documento
d’identità di Jeremy e consigliava Elena su come conquistare Matt?
Non era adatta a prendersi cura di loro. Per niente.
“E così
scegli qualcuno che più ti assomiglia, qualcuno che gli darà
l’idea della loro vera mamma. La mamma che hanno perduto e che non hanno
mai conosciuto veramente.”
Sorella, hai sbagliato
persona. Quel pensiero la tormentava da mesi, da quando aveva
riattaccato in faccia il telefono all’avvocato, che l’aveva appena
informata sul testamento: era diventata l’unico tutore dei ragazzi.
Più volte aveva pensato di rifiutare quell’incarico, se ne sarebbe
persino fregata di quanto John ne sarebbe uscito soddisfatto – dannato Gilbert – ma nel momento
in cui aveva trovato il coraggio di informare Elena e Jeremy della propria
decisione, si era bloccata. Le parole erano rimaste incastrate in gola, tanto
che Jeremy aveva sollevato le sopracciglia e commentato quel silenzio con un
“sei stata molto eloquente, ora
possiamo mangiare?”.
Non ce
l’aveva fatta, in qualche modo sapeva che era sbagliato voltare loro le
spalle e abbandonarli.
Ascoltando
le parole della protagonista del film, non riuscì a fare a meno di
chiedersi se non fosse quello il motivo per cui Miranda e Grayson avessero
scelto proprio lei. Certo, era stupido fare paragoni tra la sua vita e quella
di un film qualunque, ma lei e Miranda avevano più cose in comune di
quanto ci si aspettasse. A parte l’innata responsabilità e
serietà della più grande, entrambe erano capaci di ironizzare,
sdrammatizzare quando ce n’era bisogno e prendere in mano la situazione
nel momento in cui questa raggiungeva il suo limite.
Miranda
era di certo la madre perfetta,
quella che aveva sempre la parola giusta, che non mischiava mai i panni
colorati e bianchi nel cesto della lavatrice, ma un motivo doveva esserci se
aveva scelto proprio lei per prendersi cura dei figli nel caso in cui sarebbe
venuta a mancare. E ricevendo l’approvazione di Grayson, oltretutto.
“In tante cose io e
Helen siamo così simili. Per questo ho scelto lei.”
«Che
diavolo…?» Jeremy quasi cadde dal letto quando Jenna accese di
colpo la luce della camera, stordendolo completamente. Ficcò la testa
sotto il cuscino, ma la donna non si arrese e con un sorriso entusiasta lo
afferrò per un braccio, cercando di spingerlo giù dal letto.
«Giù
dal letto, forza!» afferrò un secondo cuscino e glielo
sbatté sulla schiena, prima di fiondarsi in corridoio e bussare
ripetutamente sulla porta chiusa della camera di Elena, «Sveglia,
sveglia! Sono solo le dieci!»
Elena
aprì la porta, in pigiama e mezza assonnata, «Zia Jenna… che
ti prende?» domandò
con un filo di voce. La donna l’afferrò per un braccio e
passò davanti alla camera di Jeremy, quest’ultimo era in piedi e
addormentato con la testa appoggiata allo stipite della porta.
«Sono
solo le dieci e state già dormendo. Ma non vi ho insegnato proprio
niente?» ribatté dando un colpetto con il piede dietro al
ginocchio del nipote, il quale barcollò e sbarrò gli occhi,
riuscendo miracolosamente a non cadere con la faccia a terra.
«Non
mi pare il caso di…»
«Tutti
giù, avanti!» Jenna indicò risoluta le scale, interrompendo
Elena nel bel mezzo della frase, «C’è una cosa che dobbiamo
vedere!»
“Certo avrà
molti scontri con i ragazzi, ma troverà il modo di riconciliarsi. Lo so,
a volte combina dei pasticci e commette grossi errori…”
«Datemi
un letto.» borbottò Jeremy, accoccolato su un lato del divano.
«Sonno.»
rincarò la dose Elena, mentre Jenna trafficava con il videoregistratore,
ignorandoli totalmente, «Non possiamo farlo domani?»
«Voglio
dormire!» esclamò Jeremy, nuovamente, con la faccia premuta contro
il bracciolo del divano.
«Ve
l’hanno mai detto che siete terribilmente noiosi?» Jenna
afferrò il telecomando e si sedette tra i due nipoti, alzando il volume,
«Smettetela di blaterare e guardate, ne vale la pena.» concluse,
dando una botta leggera con il telecomando sulla schiena di Jeremy, che si
alzò a sedere a fatica, gli occhi ridotti a due fessure verso il
televisore. L’espressione irritata scivolò via dal suo viso in
meno di pochi secondi, così come quella annoiata di Elena.
Nello
schermo del televisore, una giovane Miranda Sommers, all’epoca sedicenne,
indossava un buffo cappello rosso con dei pon pon colorati appiccicati sopra e
ballava sulle note di una vecchia canzone dance, che in quegli anni molto
probabilmente andava forte. Jenna, seduta sul divano, la canticchiava,
ricordandone a perfezione le parole.
«Quella
non è nostra madre.» disse Elena, sconvolta.
«È
un’aliena!» concordò Jeremy, scioccato quanto lei. In tutti
quegli anni loro madre si era dimostrata sempre simpatica e aperta al dialogo,
ma mai l’avevano vista conciata
in quel modo: in pigiama, con i pon pon sul cappello, e un pennarello come
microfono.
«Che
sta… oddio!» spalancò la bocca sorpreso, mentre Elena si
portava le mani agli occhi scoppiando improvvisamente a ridere. Miranda
Sommers, loro madre, era appena
salita sul tavolo della cucina e ballava a piedi nudi.
«Aspetta!
Ora arriva il meglio!» Jenna afferrò per un braccio Elena, ridendo
con lei.
Jeremy,
di fronte alla madre che incitava la sorella a salire sul tavolo e ballare con
lei sulle note di una poco probabile salsa, afferrò il telecomando e
mandò avanti, non osando vedere quel pezzo a velocità normale,
«Avrò gli incubi tutta la notte!» affermò con
sicurezza.
Osservò
Elena e Jenna, che stavano per rotolare giù dal divano dal ridere, e
scosse la testa, «Avanti, Jeremy! Dopo questo ti toccherà vedere
tuo padre vestito da John Travolta!» lo informò Jenna con le
lacrime agli occhi dal ridere.
Elena,
a quelle parole, rise più di prima lasciandosi andare a commenti come
“ti prego, dimmi che non si mette a ballare!”. Jeremy, invece, dopo
un momento di incertezza sorrise divertito e scosse la testa, mentre Jenna si
alzava e cambiava cassetta ridendo ancora.
Lanciò
un’occhiata ai due nipoti, che ridevano tranquillamente sul divano
commentando il balletto della madre, e le sue risate si trasformarono in un
sorriso. Forse un motivo per cui Miranda l’aveva scelta c’era.
“D’altro
canto si riprende sempre alla grande.”