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Autore: Silver Pard    15/06/2011    5 recensioni
Scrive delle liste e poi le brucia, come se bastasse questo a dimostrare che non siano mai esistite.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’arte dell’autoinganno





Dice che la sua vita finisce con la partenza di Edward. Non dice proprio nulla, in realtà, lascia che il suo silenzio parli per lei.
Nel posto prima occupato da Edward c’è ora un vasto spazio vuoto, in cui risuonano echi; si è svuotata, corrosa, e senza Edward a riempirla è ridotta a niente.
Aveva sempre considerato l’amore che provava per lui come un qualcosa di irrevocabile, immutabile – autodistruttivo e passionale, epitomo di tutto ciò che l’amore dovrebbe essere. Non avrebbe dovuto generarsi dolore, allora, una volta venutane meno la fonte?
Non sente male, non – lei non sente niente. Normale. Si sente… normale. Non dovresti provare dolore, quando il cuore ti si sradica dal petto e scappa via?
È grazie a questo che sa che il suo cuore è ancora lì, che lui non se l’è portato con sé. È grazie a questo che sa di non amarlo quanto aveva creduto.
Ed è per questo che per mesi e mesi non riesce a pensare, a sentire, a vedere, a provare emozioni, perché se solo l’avesse fatto avrebbe dovuto guardarsi in faccia, avrebbe dovuto ammettere che-
« Sono tanto debole » mormora.
« Come? » chiede Jacob.
« Niente » risponde.
Lei è una nullità, è vuota, è priva di consapevolezza. È disastrosamente innamorata, perché l’alternativa è inconcepibile.




Bella ha sempre evitato Dracula.
È difficile – per essere una creatura senza riflesso, la somiglianza balza veramente all’occhio – ma non è possibile che intravedere scorci fugaci.
Il suo primo incontro con lui è dunque uno shock: si immerge nel libro della sua collana economica di classici, e ad accoglierla trova un vecchio con i baffi e un volto da falco, dalle unghia affilate e dai palmi ammantati di peluria, che schiude le labbra rosse sugli smaglianti denti aguzzi in un sorriso che, con sua somma incredulità, non spinge Harker a scappare via.
« Benvenuto nella mia dimora » dice nel suo inglese appena accentato. « Entri liberamente e di sua spontanea volontà. »
Il punto sta tutto lì, decide – è una scelta. Lei è l’ultima persona che possa dare dello stupido ad Harker per aver fatto un passo avanti; non ha forse fatto la stessa identica cosa?
Ma Edward (sorride come una tigre conscia delle ferite della propria preda) è bellissimo, Edward (la invita ad avvicinarsi a lui a ogni suo ammonimento) non vuole ferirla, Edward è… bellissimo. Tremendamente bello.
Cos’avrebbe Edward in comune con Dracula, che riposa in una bara rigonfia di sangue rubato?
In cosa sarebbe diverso?
Attraverso il filtro di un altro orrore, Bella arriva quasi a comprendere cosa c’è di tanto spaventoso nei vampiri.
Poi scaraventa il libro contro la parete e torna a Heathcliff e Cathy, e anche lì si impedisce di riconoscere la verità.




Prende un foglio di carta, lo divide con cura a metà.
motivi per diventare un vampiro, scrive in cima, e la sua penna rimane sospesa per un lungo istante sotto la colonna dei ‘contro’.
Alla fine si sposta a sinistra e scrive prima stare con Edward, ed essere bellissima poi, perché preferisce pensare a se stessa come a una martire per amore piuttosto che come a un’adolescente qualunque, ansiosa di sentirsi all’altezza di qualcuno, chiunque egli sia.
Scrive: forza, velocità, sensi potenziati, potere.
Scrive: eternità.
Sarà se stessa, ma meglio. Sarà una pari di Edward; potrà tenere alta la testa. Non invecchierà, né morirà. (Non crescerà, né cambierà.)
Non scrive nulla nella colonna negativa, ignora i sussurri di Jonathan Harker al suo orecchio. Il Conte ha trattato il suo ospite con tutti i riguardi. Talmente tanto da non volere che se ne andasse più.
(Quest’uomo appartiene a me!)
Quanto detesta rivedere Edward lì, nel comando autocratico di Dracula, nel suo carattere, nella sua furia possessiva, nella sua totale padronanza della situazione, di Harker, delle spose e di se stesso.
Controbatte così: in fin dei conti, il Conte sta solamente proteggendo Jonathan da se stesso, proprio come Edward la protegge dalle decisioni sbagliate che potrebbe prendere.
Harker è stato informato fin dall’inizio delle porte sbarrate; gli è stato detto fin da subito dei luoghi non di suo interesse a cui gli era proibito accedere. Ha ignorato l’ordine sensato (irragionevole) ed è stato causa dei suoi mali, proprio come lei sarebbe causa dei propri se ignorasse Edward.
Edward è bellissimo, altruista, meraviglioso, perfetto, e a lei ci tiene davvero, e che importa se alle volte diventa iperprotettivo. Lei ne è innamorata, e ha un grande bisogno di essere protetta da se stessa.
Non vuole sapere per quanto tempo Dracula (Edward) abbia vegliato sul suo ospite addormentato (una ragazza che aveva appena conosciuto), ascoltando il cuore che martellava tenue nel suo petto, combattendo la fame con la logica, con il ricordo dei suoi piani – delle case e delle casse di terra, delle tradizioni, delle lingue, e di tutto il sangue che lo attendeva in Inghilterra (combattendo la fame con – con cosa? Perché Edward non le ha squarciato la gola?)
Scrive: amore. Lo sottilinea. amore.
Edward la ama, e per il suo amore potrebbe perdonargli qualsiasi cosa. A lui non dà fastidio che sia banale e sgraziata, o che si impunti stupidamente sulle cose sbagliate.
E a lei non dà fastidio che sia possessivo e autoritario. È convinta che lui la amerà di più (che lei si piacerà di più) se sarà sua pari in forza e bellezza, nonostante Edward cerchi di farle capire in tutti i modi che dovrebbe essere contenta della sua mortalità.
In fondo, non è certo finita in un racconto dell’orrore. È finita in una storia d’amore in cui il caso ha voluto che le parole per sempre siano da intendersi più alla lettera.




motivi per non diventare un vampiro

— Sarò morta
Chissà come, questo concetto non attecchirà se non quando un giorno si porterà la mano alla gola, ai polsi, al petto, alla ricerca di un battito che non troverà.
Aveva dimenticato, chissà come, che la velocità, la forza e una pelle che non si spezza – che tutte queste caratteristiche appartengono a un cadavere senza scopo alcuno eccetto un’altra notte di vita alle spese di qualcos(qualcun)’altro.

— Dovrò bere il sangue
Sviene alla vista del sangue. Sviene alla sua vista e dice (È quello che voglio.)

— Avrò voglia di uccidere le persone
Londra, umida, grigia e chiassosa; ucciderà il suo primo uomo sotto i fiochi lampioni gialli, leccherà il sangue dal marciapiede sudicio come un gatto, troppo dilaniata da fame-bisogno-necessità per esserne turbata.
Dopo, aspetterà di provare qualcosa per quello che ha fatto, ma il rimorso non arriverà mai.

— Non potrò fermarmi a lungo da nessuna parte
Diventerà un problema soltanto dopo qualche decade, quando finalmente si sarà resa conto che in realtà una persona non è una casa, che sarà stanca e avrà voglia di fermarsi da qualche parte per più di due o tre anni, quando vorrà riposarsi un po’.
Sarà immutabile; desidererà che il mondo rispecchi il suo tedio, che la smetta di essere così vivo, deridendo la sua scelta.

— Vivrò più a lungo della mia famiglia e dei miei amici
Dieci anni dopo la morte dell’ultimo familiare rimastole, si chiederà il perché di una fitta improvvisa, come se il cuore congelato le si fosse contorto nel petto.
Solo cinque anni prima l’avrebbe riconosciuta come voglia di piangere.

— È irreversibile; non posso permettermi di cambiare idea
Questa è una storia felice: Isabella Swan nasce. Cresce. Conosce delle persone; si innamora e gli amori passano.
Quando si sposa, lo fa perché lo vuole, perché crede ne valga la pena. Potrebbe andarle male; dovrebbe affrontarne le conseguenze, ma non per l’eternità.
Suo marito è un brav’uomo, la loro relazione si consolida equamente nell’amore, nella fiducia e nel rispetto.
Fanno lavori che amano; hanno amici e hobby per conto proprio, e amici e hobby che condividono. Il sesso è bello, e quando quello perde importanza, resta l’amore.
Ha una vita gratificante, niente di più e niente di meno. Muore. Fine.
Questa è una storia infelice: Isabella Swan nasce. Cresce. Conosce delle persone; si innamora e gli amori passano, si spezza ripetutamente il cuore a furia di scegliere il ragazzo sbagliato.
Si sposa, ha dei figli. Va male; hanno un divorzio catastrofico e logorante che lascia distrutta lei e sconquassati i suoi figli.
È ferita, e tale rimane per un po’. Le ossa rotte guariscono storte, ma guariscono. Avrà innumerevoli opportunità di rompersele di nuovo.
Ha cinquantasei anni ed è segnata dalle preoccupazioni quando comincia a dimenticare le cose. Un giorno suo figlio le concede una delle sue rare visite e lei non lo riconosce. Lui assume delle persone perché si occupino di lei; assolto il suo dovere filiale, la abbandona.
Il mondo le scorre davanti in una coltre di pillole e voci professionali che appartengono a donne che vede ogni giorno e accoglie come nuove amiche ogni mattina.
Vive una vita lunga, resa più lunga e sola dalla mancanza di memoria. Muore. Fine.
Questa è una storia vera: Isabella Swan nasce. Cresce. Racchiude dentro di sé un potenziale infinito; potrebbe fare e essere qualunque cosa, se solo lo volesse potrebbe cambiare il mondo.
Muore. Il suo potenziale viene troncato.
Una possibile appendice potrebbe essere questa: Isabella Swan torna in vita. Il suo potenziale resta troncato.
Non per nulla, l’esistenza di un vampiro viene definita non-vita o non-morte: non riesce in nessuna delle due cose.

— sarò morta
Scrive: forza, velocità, sensi potenziati, potere. Non scrive cadavere.

(Beh, pazienza. È la lista di Jonathan, questa, non la sua.
Tutte queste cose impallidiscono di fronte al sorriso di Edward.)




« Scegli la vita » dice Jacob, come se stesse scegliendo la morte, e non Edward.
« Perché? »
« Perché? » ripete lui, come se lei gli avesse appena dato uno schiaffo. « Perché? Bella- »
« Non ho bisogno di sentirmelo dire, okay? » dice, una rabbia irrazionale per le sue premure e la sua apprensione.
Perché non ce n’è bisogno. Non ha bisogno di sentirsi dire che vale la pena vivere per certe cose, che crescere (invecchiare) non è l’orrore che immagina.
Potrebbe farsi una vita: un’istruzione, una carriera, un marito che invecchi con lei. Potrebbe maturare, potrebbe ritrovarsi in posti inaspettati, potrebbe avere amicizie e famiglie e un amore senza sangue.
Solo che non vuole.
Perché essere normali quando si può essere di più? Perché accontentarsi di una vita sola, quando c’è la possibilità dell’eterno?
È sulla bocca di tutti: ci sono cose per cui vale la pena morire.
« Edward è ciò che voglio. Tu questo non poi cambiarlo, Jake. »
« Lui ti ha lasciato » le fa notare, frustrato. « Ti ha fatto a pezzi senza pensarci due volte e ha lasciato che gli altri rimettessero insieme i cocci. »
« Io lo amo » ribatte lei con semplicità, come se questo risolvesse tutto. E forse per lei è così.
« Morire è la scelta più facile, quella del codardo. » l’avverte lui, andandosene. « È vivere che è difficile. »
« Io potrei vivere per sempre » dice lei all’imbrunire, fissando lo sguardo nel sole del tramonto.




motivi per amare edward

— lui (dice che) mi ama

— è bellissimo

— era destino

— mi protegge

— ho bisogno di lui

— senza di lui sono vuota

— (mi perdo dentro di lui)

— io

Cos’abbiamo in comune, quali passioni condividiamo, cosa piace a lui che piaccia anche a me, cosa piace a me che piaccia anche a lui, dov’è che le nostre vite si intersecano in un punto diverso da noi stessi?
Brucia il foglio. Perciò non è mai esistito.




« Lo amo » dice, come se questo risolvesse tutto.
« Lo amo » dice, come se nessuno avesse mai amato prima o potesse mai capire.
« Lo amo » dice, talmente tanto spesso che le parole perdono significato. Significato che però, forse, non ha mai capito appieno.
« È quello che voglio » dice. Non ci sono alternative; non cambierà idea. Questa è una storia d’amore, non un racconto dell’orrore.
Questa è l’unica cosa che Dracula abbia centrato: a un invito corrisponde una scelta.
E la sua scelta sarà sempre di attraversare la soglia e prendere Edward per mano.




Questa è una storia vuota: Bella Swan ha diciassette anni quando incontra il primo grande amore della sua vita.
Non avrà mai l’opportunità di averne un altro. Muore.
Torna a vivere, cristallizzata nel tempo, nella maturità, nell’amore.
Vive una lunga, lunghissima non-vita. Guarda il mondo cambiare, ma rimane la stessa.
La fine non c’è.
   
 
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